Blessed be

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rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
30 Settembre 2007

Ponerologia - La scienza del male

di Carolyn Baker

La canadese Red Pill Press ha recentemente pubblicato il libro dello psicologo Andrew M. Lobaczewski, intitolato Political Ponerology [Ponerologia politica, ndT]  nel quale l’autore spiega sulla base di proprie osservazioni come durante i suoi anni di lavoro clinico in Polonia abbia notato un’alta correlazione fra gli atti che molta gente etichetterebbe come “cattivi” e varie patologie.
La classificazione diagnostica più adatta per questi individui nel moderno gergo psicologico sarebbe sociopatico, la cui più importante caratteristica è l’apparente assenza di una coscienza o empatia in relazione agli altri esseri viventi.Lobaczewski e alcuni dei suoi colleghi est-europei che lavoravano sotto l’impero sovietico decisero di intraprendere questo studio ad un livello più alto e investigarono il ruolo che la sociopatia giocava nel governo, negli affari e in altri gruppi sociali.
La Ponerologia politica (dalla parola greca poneros, male) è una scienza sulla natura del male adattato per scopi politici che all’estremo di una più vasta scala risulta in una patocrazia.

La ricerca indica che i sociopatici si trovano in tutte le razze, etnie e religioni e che nessun gruppo è immune ad essi.
I sociopatici costituiscono, secondo l’autore, circa il 6% della popolazione in qualsiasi gruppo. L’editore di Red Pill afferma che “Political Ponerology è un libro che offre un orribile sguardo dentro la struttura sottostante ai nostri governi, le nostre corporazioni più grandi, e anche il nostro sistema giudiziario”.
Dopo aver letto questo libro, una gran quantità di domande assillanti sulle linee di condotta e le pratiche dei funzionari governativi e aziendali hanno cominciato a trovare una spontanea risposta dato che le analisi di Lobaczewski vanno al cuore del perché il governo degli Stati Uniti sia divenuto un’impresa criminale che fa di tutto per dominare il mondo e per annichilire grandi quantità di esseri umani sia all’interno che nel mondo. [….]

Innanzitutto Lobaczewski fa notare che le società sono più vulnerabili al male nei tempi buoni. “Nei tempi migliori”, scrive, “la gente perde di vista il bisogno di una profonda riflessione, di introspezione, di conoscenza degli altri, e di una comprensione delle complicate leggi della vita”. […]
“Durante i tempi buoni, la ricerca della verità diventa scomoda perché rivela fatti sconvenienti”.
D’altra parte, afferma, “La sofferenza, lo sforzo e l’attività mentale durante i periodi di amarezza imminente portano ad una progressiva, generalmente elevata, rigenerazione dei valori perduti, che risulta nel progresso umano”.
Al contrario, “Il ciclo di tempi felici e pacifici favorisce un assottigliamento della visione del mondo e un incremento dell’egocentrismo…”.
[…]
È esattamente in quei tempi di ego-delirio che le nazioni si sottopongono sorde, mute e cieche a sociopatici senza coscienza che le seducono in pratiche e politiche letali per esse stesse e per il resto del mondo.
La mancanza di riflessione produce per definizione esseri umani privi di discernimento.
[…]egli sottolinea che i cosiddetti individui “normali” non possono comprendere la mente o il comportamento del sociopatico e sono quindi particolarmente vulnerabili ad esso – da qui il motivo principale per scrivere un libro sulla Ponerologia, esattamente per informare i non-sociopatici sulla patologia.

L’autore usa il termine “spellbinders” [incantatori, ndt] per descrivere gli incantatori di serpenti psicologici che sembrano saggi, illuminati pensatori/politici, anche attivisti che si presentano come i possessori di conoscenze basate su ricerche svolte unicamente da loro o su informazioni ottenute attraverso canali straordinari ai quali nessun altro ha accesso. […]
Tuttavia l’autore avverte il lettore che i nostri stessi processi inconsci possono portarci a bloccare le “bandiere rosse” che potrebbero saltar fuori quando si ha a che fare con dei sociopatici.

“I processi psicologici inconsci superano il ragionamento cosciente, sia nel tempo che nell’interesse, il che rende possibili molti fenomeni psicologici”.
Così il rifiuto che proibisce ad alcuni individui di vedere le verità più oscure in ciò che un sociopatico cerca di promuovere, ad es. “Il nostro governo non ci farebbe mai del male; il nostro governo ha nel cuore i nostri migliori interessi; nessun presidente potrebbe sfuggire a questo; il principio della legge è ancora al lavoro in America; il fascismo non potrebbe attecchire qui; il governo degli Stati Uniti non può avere orchestrato gli attacchi dell’11/9; se l’11/9 fosse stato orchestrato dal governo degli Stati Uniti, troppa gente dovrebbe essere coinvolta per mantenere ciò segreto”, e così via all’infinito.
[…]
L’autore afferma che “una rete sempre più forte di psicopatici e individui correlati inizia gradualmente a dominare, oscurando gli altri”.
La situazione degenera rapidamente in una patocrazia, o un sistema dove una piccola minoranza patologica prende il controllo di una società di gente normale.
L’editore del libro, Laura Knight-Jadczyk, nelle sue note a piè di pagina non esita a indicare Karl Rove, Disk Cheney e Donald Rumsfeld, sotto l’insegnamento di Leo Strauss, come i principali attori nella patocrazia americana del ventunesimo secolo.
Tragicamente, secondo l’autore, “La patocrazia progressivamente paralizza ogni cosa (e) … progressivamente si intromette ovunque, soffocando tutto”.
[…]
Political Ponerology è un lavoro di inestimabile valore che ogni essere umano proteso alla coscienza dovrebbe leggere, non soltanto per la sua esposizione della patologia degli individui che attualmente comandano il governo degli Stati Uniti, ma anche per la luce che potrebbe fare sugli individui a noi più vicini, alcuni dei quali potrebbero essere amici, compagni attivisti, leader civici o negli affari.
Lo scopo del libro non è incitare alla paranoia, ma coltivare il discernimento e rafforzare la nostra fiducia nella nostra innata intuizione allo scopo di navigare tra le deprimenti manifestazioni del male che ci circondano nel ventunesimo secolo.

articolo completo :LA SCIENZA DEL MALE E IL SUO USO PER SCOPI POLITICI


39 comments to Ponerologia – La scienza del male

  • messier

    A noi fanno un po’ credere che costoro siano psicopatici, invece no, non sarebbero in grado di tenere quelle posizioni, di adattarsi alle telecamere e ai microfoni. Sono ‘solo’ sociopatici. Ma è interessante: essendo tali, non riuscirebbero a condividere alcuna cosa tra di loro, non un vertice, un summit, un rito, una decisione… Invece dimostrano una ‘lealtà’ verso le direttive intraprese, e le persone che incarnano le stesse direttive… Ciò potrebbe dimostrare che la cooptazione di questi individui funziona solo aggregando le loro menti come si aggregano i polli in un cortile elettrificato; solo che questa recinzione non la vede nessuno di noi

  • anonimo

    nono messier, non sono d’accordo. Sono psicopatici in piena regola, han qualcosa che non va nel cervello “sti qua”. I normali esseri umani sono caratterizzati da gradi più o meno alti di simpatia ed empatia (perfavore, occhio all’etimologia. Non sto dicendo che i normali esseri umani sono dei compagnoni). L’egocentrismo totale di tali malati mentali ha spazzato via ogni residuo di questa caratteristica umana fondamentale, e da loro forza. E torniamo pure alla demonologia.

    Santa, eccellente articolo ed argomento. Ripeto in altra forma quello che ho scritto l’altro giorno: io costituirei dei “gruppi di lavoro” e andrei un pò più a fondo degli argomenti. Post come questo, interessantissimi, andrebbero più che sviscerati. No?

    (lo so che tempo non ce n’è)

    Andrea

  • Santaruina

    Devo dire che mi trovo d’accordo con Andrea.

    Anche se sono piuttosto “perplesso” per quanto riguarda la psicologia, credo che questo studio tocchi un tema essenziale.

    L’essere umano generalmente è in grado di provare “empatia” verso i suoi simili, la crudeltà gratuita è cosa rara.

    Esiste, ovviamente, ma non è certo la norma.

    Questi personaggi sono del tutto privi di qualsiasi sentimento “empatico”, vedono realmente il resto del genere umano come un qualcosa di diverso da loro, pedine sacrificabili per i loro scopi, anzi, a volte i loro scopi consistono proprio nell’eliminare il numero più alto possibile di esseri umani.

    La distruzione di altri esseri umani non solo come mezzo, il che già è mostruoso, ma proprio come fine, il che è ancora più spaventoso, demoniaco, si potrebbe dire.

    E’ un tema sicuramente da sviscerare .

    Blessed be

  • anonimo

    forse perché si autoconvincono di perseguire il bene, quindi in realtà loro non credo di comportarsi male e i sacrifici servono a perorare una buona causa. Bah, tema assai complesso e la psicologia non mi convince. La mia domanda “perché lo fanno” rimane, per me, ancora senza risposta.

    vincenzo

  • PaulTemplar

    Il fascino oscuro del male,or Dr Jekyll an Mrr Hyde.

    Ne parlavo qualche giorno fa……

    Lo leggerò.

    Buona settimana

    Paul

  • messier

    Lo psicopatico è un individuo che non riesce a controllare -a volte nemmeno a vedere- il centro del proprio ego. La sua ‘malattia’, congenita, indotta o riflessiva, gli impedisce sostanzialmente di partecipare alla vita in quasi tutte le sue forme sostanziali. Però non gli impedisce -anzi- di essere fortemente (e magari in modo incontrollabile..) empatico verso il prossimo. Uno psicopatico può essere sociopatico. Un sociopatico è molto spesso perfettamente ‘normale’: riconosce, vede, e controlla benissimo il suo ego. Hitler era più psicopatico che sociopatico. Altri personaggi contemporanei, sono certamente sociopatici a tutto tondo. La psicopatia porta a dipendere da qualcosa… La soiopatia porta alla slealtà verso ogni forma di vita esterna… I nostri cari dominatori del mondo, quelli Visibili intendo, sono sleali e nemici nei nostri confronti, ma non lo sono verso la loro corporazione: questo significa che c’è qualcosa di molto potente che li tiene dentro un recinto invisibile ed inviolabile, e che in un certo senso li costringe ad essere quelli che sono.

  • messier

    ops… volevo scrivere, alla riga 5: “uno psicopatico può NON essere sociopatico”…. (lapsus di uno psicopatico? può darsi)

  • anonimo

    Caro Santa,

    perché “si potrebbe”? Si deve dire che è demoniaco. Sennò, che cospirazionista sei? Mai come in questo caso gli psicopatici sono indemoniati, a tutti gli effetti. Non vedi la stessa trama, dalla liberazione di chi avrebbe dovuto starsene chiuso in un manicomio alla scomparsa della figura dell’esorcista? La sapevi questa, no? E sapevi dell’abolizione della preghiera conclusiva di ogni Messa, quella a san Michele arcangelo?

    Tempi duri.

    Beato chi non ha figli.

    Ciao. Ipo

  • messier

    Caz ricordo una volta sentivo radio radicale e il leader storico parlava con addriano sofri. C’era appena stato il g8 di genova e sofri a un certo punto chiese al leader storico: “ma ecco, tu non provi un grumo di rabbia, disperazione e sofferenza, a vedere quelle persone massacrate di botte?”. E il vecchio trombone fece un tiro di sigaretta, e poi si mise a parlare placidamente di Ventotene, Altiero Spinelli e dell’Aborto….

    Un’altra breve considerazione: guardate agli speaker dei telegiornali, anche loro secondo me sono scelti apposta per la particolare assenza di empatia nel dare certe notizie…fateci caso, non è solo self-control professionale

  • anonimo

    ok messier, ammetto la mia ignoranza. Io volevo solo sottolineare che erano dei malati mentali :-D

    Ipo, qualche link?

    Andrea

  • anonimo

    Le posizioni di potere attirano di più i criminali che i non criminali.

    Cioè l’umanità si divide in due:

    chi vuol costringerti a fare quello che lui vuole (e se necessario secondo il suo punto di vista è anche disposto a massacrarti se dici no);

    gli altri.

    L’analisi è un po’ semplicistica ma rende l’idea.

    Padella

  • Vi0la

    Ah! Lo leggerei se già non fossi di mio in un momento di crisi di rigetto, anzi a pensarci bene molto dei motivi potrebbero davvero trovarsi racchiusi in questo libro, il che non spieghrebbe tutto ma tante cose si!

  • anonimo

    Ipo, anche tu ti ricordi dell’invocazione a San Michele !

    L’ho postata su LC qualche mese addietro, ma non hanno apprezzato.

    Invece io sono convinto che solo Lui ci può aiutare e guidare nello scontro con questi diavoli incarnati opsss “simpatici” psicopatici sociopatici.

    Sandro

  • Santaruina

    Vincenzo, la domanda perchè lo fanno è quella che spinge a cercare di capire.

    Io una risposta comincio ad intravederla.

    Ciao Paul, fascino indubbio del male, specialmente quando si camuffa…

    Messier, comprendo il tuo discorso.

    Come dicevo personalmente sono un po’ perplesso di fronte alle definizioni “psicologiche”; quello che è importante da cogliere è una sostanziale “diversità” rispetto alle persone “normali”

    Ora, diversità e normalità possono apparire termini fallaci, eppure, il sentimento “umano” esiste, e benchè ogni uomo abbia in sé sia le componenti distruttive che quelle costruttive, questi personaggi si distinguono per portare agli estremi i caratteri più nefasti.

    E probabilmente ha ragione Ipo quando dice che bisogna chiamare le cose con il loro nome.

    Padella, nella sua semplicità la tua analisi sottolinea un fatto credo inoppugnabile: la struttura del potere è tale da permetterne la scalata esclusivamente agli elementi peggiori della società.

    Ciao Vi0la, nel libro credo si possano trovare delle intuizioni non banali.

    A presto :-)

    Blessed be

  • Santaruina

    Sandro, sono in effetti temi difficile da trattare, ma si può provare.

    Blessed be

  • Paxtibi

    Ottima segnalazione.

  • anonimo

    La nipote di Freud anni fa, rispondendo ad alcune domande di un giornalista, disse che suo nonno era pari se non peggio di Hitler. Dati i risultati della psicologia non posso che trovarmi d’accordo con la gentile signora.

    Data questa premessa, cavalcando i dubbi di Santa, vedo tal libro come un boomerang. Non farà altro che asservire i signori che vorrebbe smascherare e altri non nominati (mi riferisco al video che come nella maggior parte di questi casi è schierato politicamente e quindi ben lontano da voler indicare la strada della Verità! Ma solo propaganda e guadagni). Questo è purtroppo il gioco della psicologia moderna. Chissà quante persone sane di mente verranno additate per psicopatiche o sociopatiche (cosa che già avviene) dopo queste rivelazioni.

    Qualche vegano potrebbe pure additare come sociopatico chi si fa un uovo sodo, visto che ultimamente han tirato fuori che chi non segue la loro dieta è “da evitare in tutti i sensi” (malvagio, da eliminare!?)!

    Welcome to the land of confusion!

    -Z-

  • Santaruina

    E’ un rischio concreto, questo a cui ti riferisci, -Z-.

    C’è sempre chi “cavalca” un certo tipo di sentimenti in maniera molto interessata.

    Blessed be

  • anonimo

    Sto per leggere un libro trovato su una bancarella poco tempo fa:

    Alex Comfort: “Potere e delinquenza”, Elèuthera, 1996.

    Riporto dalla quarta di copertina, che mi ha spinto all’acquisto:

    Dal titolo, “Potere e delinquenza”, sembrerebbe uno scritto sull’Italia dei nostri giorni, sugli intrecci, sovrapposizioni ed identificazioni che vanno sempre più palesandosi tra criminalità organizzata, potere politico, terrorismo, servizi segreti… In realtà questo saggio di “psicopatologia del potere” è stato scritto nel 1950 ed è ormai un classico della psicologia sociale. Comfort argomenta e documenta come comportamenti devianti -considerati inaccettabili tra “normali” esseri umani- siano viceversa la norma nelle istituzioni politiche e militari. Andando ben oltre l’adagio secondo cui il potere corrompe, la tesi di Comfort è che il potere politico seleziona positivamente, nell’ascesa alla sua scala gerarchica, personalità psicopatiche e sociopatiche.

    Nella breve biografia dell’autore, medico e biochimico specializzato in gerontologia, compaiono queste altre “chicche”:

    A suo modo di vedere, la situazione dell’epoca [anni ’40 e ’50] è un esempio estremo di barbarie sociale, un modello inaccettabile di società irresponsabile basata sull’obbedienza. La civiltà può essere difesa, o sviluppata, solo se esiste una capacità di resistenza individuale, solo se esistono individui che diventano responsabili attraverso la disobbedienza.

    (Su questo tema, consiglio il romanzo “L’uomo in bilico” di Saul Bellow, del 1944)

    Una citazione di Alex Comfort:

    Io credo in un principio etico, e cioè nella solidarietà tra gli uomini contro la morte e contro gli alleati umani della morte, quelli che stanno dalla parte del Potere.

    Giusto per capire il tipo :)

    Lo leggerò e ti farò sapere com’è.

    _gaia_

  • Santaruina

    Sempre preziosa. :-)

  • anonimo

    scusate…ma in pratica questo libro servirebbe a capire che i malvagi esistono e sono effetivamente malvagi (assenza di rimorsi, ecc.)…e con ciò ? Non lo sapevamo già? SI vorrebbe trasmettere l’idea che la malvagità è una malattia…ma chi definisce chi è malato e chi no ? Quelli che sono i buoni? E poi, scusate, questi discorsi li faceva già il nostro machiavelli nel Principe…sai che scoperta che i potenti mentono e fanno porcate inconcepibile per la “persona comune” ! Ok… in questo libro gli si vorrebbe dare una veste “scientifica”…e poi…? Mha… a me sembra che il problema è che noi buoni semplicemente non osiamo, non sgobbiamo, semplicemente non ci crediamo abbastanza nel “bene” da rafforzarci, coordinarci e mandare i casa i cosiddetti sociopatici al governo (quelli sì, invece, che hanno ben chiari i loro laidi obiettivi). Quindi interessante questo libro, ma mi sembra più che altro una “curiosità” (che comunque non ho letto, lo ammetto). …le mie osservazioni vi sembrano fuori luogo?

  • Santaruina

    L’aspetto interessante in questo libro è il mettere in evidenza il rapporto tra la sociopatia e l’esercizio del potere.

    I malvagi esistono, e questo è noto, ma è importante capire che un certo genere di “malvagi” ha molte più possibilità di raggiungere le alte sfere del potere rispetto agli “uomini di buona volontà”.

    E se questa può apparire una considerazione banale, non altrettanto banali sono le deduzioni che si possono fare una volta preso atto di questa realtà.

    Blessed be

  • anonimo

    …giusto…ma questo è appunto quello che si evince già dalla lettura di un testo come il Principe di Machiavelli dove si dimostra che ” tutto considerato, ci sono qualità aventi l’apparenza di virtù, che conducono il principe alla rovina, e qualità aventi l’apparenza di vizi, che lo conducono invece alla sicurezza e al benessere”, cioè al fatto di “restare in sella”… e tutto questo nel 1513. Ora, d’accordo , possiamo dare al tutto una veste di scientificità, aggiungendovi tra l’altro la questione della sociopatia (così noi buoni ci sentiamo migliori) ma non credo che ci siano molte novità “pratiche” nel discorso “ponerologico”. Tu parli di deduzioni non banali…vorrei sapere cosa ne pensi in proposito…perchè a me proprio non ne vengono in mente…a meno che tu non intenda che una volta letto il libro noi uomini e donne di buona volontà ci diciamo: caspita! abbiamo dei pazzi forsennati al potere…questo sì che un buon motivo per rimboccarci le maniche! (il mio tono non vuole essere una mancanza di rispetto…un po’ acceso magari sì…perchè secondo me non questo modo di porre il problema non porta molto lontano).

    Grazie per l’attenzione comunque.

  • Santaruina

    Il fatto è che tali considerazioni possono apparire banali a noi, ma se pensi che più dell’80% delle persone si reca alle urne, ci si rende conto che forse queste riflessioni tanto banali non lo sono.

    Ed è questo che intendo.

    Se davvero le persone nella maggioranza prendessero atto della struttura del potere, si smetterebbe di legittimarne i rappresentanti e di seguire il loro esempio deleterio.

    L’intero impianto su cui si fonda la nostra schiavitù e il loro dominio cesserebbe di esistere da un momento all’altro.

    semplicemente con una consapevolezza diffusa della struttura del potere e del carattere dei suoi rappresentanti.

    Non sarebbe certo una cosa da poco.

    Ovviamente rendere evidente la struttura dell’inganno non è cosa semplice, perchè bisognerebbe raggiungere moltissime persone, e in seguito mostrare loro questi meccanismi.

    Ma nel nostro piccolo si cerca di fare un po’ di questo lavoro, una goccia nel lago.

    A presto

  • anonimo

    Temo che la storia dimostri, ma anche l’attualità, come il potere sia infinitamente più abile (è soprattutto più dotato di mezzi) nel manovrare l’opinione pubblica nella considerzione che deve avere dei propri rappresentanti (oppure semplicemente approfitti dell’ignavia dei più) di quanto possiamo fare noi con la nostra opera di svelamento dell’inganno. Comincio a pensare, osservando anche le recenti esperienze “movimentiste”, che non sia semplicemente sufficiente limitarsi a raccontare la verità,e che questa avrà effetto solo perchè è la verità. Comincio a pensare che quell’80 per cento ti aiuterà solo in casi eccezionali (certo da sfruttare) e non certo perchè li hai tirati dalla tua parte raccontando come stanno veramente le cose…comincio a credere che solo le minoranze organizzate possano sperare di avere qualche possibilità…minoranze disposte a giocare su quel terreno della “potenza” che normalmente è il campo di gioco dei cosiddetti sociopatici al governo. Se internet serve a qualcosa non è per “diffondere la consapevolezza” , ma per rendere pià facile, per quelle persone che condividono una certa “sensibilità” , incontrarsi ed eventualmente formulare un qualcosa di condiviso, da poi “testare” in uno scontro pragmatico con gli avversari in campo…per questo continuo a ritenere che un libro come quello non aggiunga granchè…perchè quello che lo leggeranno probabilmente saranno già d’accordo in partenza con le sue conclusioni (che differenza poi volete che faccia il fatto che si sappia che i potenti sono anche malati di mente?).

  • umargamal

    A mio avviso sapere la natura della malattia serve sia al paziente che al medico.

    Al paziente per aiutarlo a guarire, nel caso volesse farlo.

    Al medico per curare.

    In questo caso, il paziente si ciba della sua malattia, un po’ come fanno le cellule tumorali impazzite che si mangiano tutte quelle sane sino a che esse stesse non muoiono.

    Indi possiamo dedurre che questo è un caso di malato che non intende gauarire poichè la sua vita dipende dal danno che procura ai suoi simili.

    Al medico però serve sapere qual’è la sua malattia perchè ad un certo punto le forze del malato verranno a mancare.

    La sua volontà sarà perciò più debole e allora toccherà al medico intervenire, o dando la morfina se non c’è più nulla da fare perchè la metastasi è ormai inguaribile oppure recidendo chirurgicamente, o con altri mezzi possibili, il tumore stesso.

    Separandolo cioè dal resto del corpo che, povero malato impazzito, credeva di poter dominare a suo piacimento.

    Ciao a tutti

  • Santaruina

    La penso anche io come Umar.

    Inoltre, se non si è consapevoli che una malattia esiste, non si potrà nemmeno pretendere di trovarne una cura.

    A presto

  • anonimo

    si ma io volevo sottolineare che in questo caso ai “medici” sapere di più di questa malattia nei termini che propone la ponerologia (i potenti sono malati di mente) non serve praticamente a nulla, perchè il dato rilevante è sapere che il malvagio è malvagio (a questo serve il giornalismo sano) e non che il malvagio è ANCHE malato di mente. Io insisto su questto punto perchè questa analisi ponerologica svia risorse intellettuali verso risultati insignificanti per la cura della malattia…esiste forse uno psico-farmaco per curare selettivamete la malvagità ? No ( e si rammenti la problematicità nel definire precisamente il bene e il male). Esiste una psicoterapia adeguata ? No (ve lo immaginate Cheney che va sul lettino per farsi curare la sua sociopatia?). Secondo il risultato principale di un libro come questo è di far sentire migliore chi si sente buono…e non mi sembra un risultato molto produttivo, a fronte dell’investimento in capitale intellettuale che questo filone di pensiero richiede. Quanto alla storia della consapevolezza della malattia, mi sembra più rilevante leggersi un bel libro di storia più che un trattato che induce l’equazione potenti=matti…sarà anche vero ma che aggiunge? Insomma – ripeto – io insisto su questo tasto perchè secondo me queesto modo di impostare il problema (in chiave di ispirazione per nuove azioni sociali) è fuorviante e fallimentare….aggiungo anche che sei fossi al potere sarei ben lieto che i miei potenziali oppositori (cioè i miei schiavetti che mi mantengono in sella) impegnassero le loro risorse intellettuali nel discutere di quanto io sono malato e di quanto loro sono sani, invece di preoccuparsi DA SUBITO delle strategie concrete per mettermi alla porta e imporre il LORO programma.

  • Santaruina

    Non so se possano esistere delle “strategie concrete” per metterli alla porta.

    E’ la parola strategia in questo caso a lasciarmi un po’ perplesso.

    Ma ripeto, quello che occorre capire non è il fatto che esistano persone malvagie, e nemmeno che negli alti piani del potere ve ne siano.

    E’ essenziale comprendere che il sistema detto attualmente democratico è strutturato in maniera tale per favorire l’ascesa di questo tipo di persone.

    Già rifiutarsi di parteciparvi quindi toglierebbe loro i mezzi attuali per arrivare in cima, e non sarebbe un passo da poco.

    Ripeto, il problema non è progettare chissà quale strategia, ma semplicemente prendere atto della fallacia del sistema attuale e cessare di alimentarlo.

    A presto

  • anonimo

    per strategie concrete intendo (ri)cominciare a porsi il problema in termini pragmatici, soprattutto attraverso la costituzione di gruppi di analisi per individuare schieramenti in campo e possibili alleanze, dandosi una linea e arrivando a intraprendere azioni concrete (anche attraverso una gerarchizzazione, indispensabile, che piaccia o meno, in una organizzazione che voglia dotarsi di “costanza e unità degli sforzi”). Comunicare che il sistema è marcio e seleziona i marci non serve, perchè è un messaggio compreso solo da chi già condivide un certo giudizio a priori. Non partecipare in massa sarebbe già qualcosa ma (posto di giungere ad un tale livello di consenso, il che mi sembra improbabile data la forza della propaganda in campo) non basterebbe anche perchè non affronta il problema del cosa fare dopo ll’eventuale allontanamento dei loschi figuri sociopatici. Le strategia vanno pensate e poi calate nel fluire della realtà sociale, osservano le reazioni e aggiustando il tiro ( e rischiando di sbagliare)…sarò più chiaro: la presa di coscienza collettiva (come la si intende qui) non è cosa (purtroppo) di questo mondo, e la storia temo lo dimostri con chiarezza…quindi va bene riflettere qui di “ponerologia” ma guai, a mio avviso, farne un cavallo di battaglia per il proprio impegno “là fuori”.

  • Santaruina

    Spero che mi perdonerai (a proposito, un nick? :-) , ma sono per natura allergico a concetti quali costituzione di gruppi di analisi, oppure schieramenti in campo, per non dire darsi una linea.

    Non dico che siano concetti in sé sbagliati, nemmeno che non abbiano una loro valenza.

    Solo che io ne soffro al solo menzionarli, ci sto male fisicamente.

    Mi intristisco, mi incupisco e perdo il sorriso.

    E’ un mio limite, lo ammetto.

    Detto questo, ognuno nel suo piccolo fa quello che può, e che crede giusto.

    Io tratto di argomenti che reputo interessanti, che penso debbano essere, il più possibile, conosciuti.

    A presto

  • anonimo

    ok…questione di gusti…ma ti dico una cosa…anche a me questi concetti (gruppi, linea…)un tempo mi davano un po’ fastidio, mi sembravano meccanismi per imbrigliare la mia libertà di azione e pensiero (quanto agli schieramenti…mi spiace ma qui si impone un dato di realtà: i gruppi di interesse ci sono e si fronteggiano, e questo si vede nella realtà di tutti giorni, dalle politiche economiche alle liti di condominio)…sta di fatto che mi sono convinto che non c’è semplicemente altro modo per affrontare il probleema della giustizia e del perfezonamento della società…una moltitudine di individui “liberi” e solo occasionalmente vicini (magari in una chat su internet) non potranno mai sognarsi di sfidare organnizzazioni complesse, disciplinate…e non sto mica parlando di schiavi…parlo di gente che ha scelto di darsi una legge e di rispettare una linea di pensiero (non la condividi? bye be e amici come prima….ma l’unione e la costanza è necessaria per almeno tentare di portare a casa qualcosa…). Un individuo da solo fa ben poco, ma quando si unisce ad altra in un’impresa, coordinandosi, allora sì che può cominciare a sognare… per fare un esempio è come per le cellule di un corpo che si dividono i compiti per arrivare a compiere le azioni di un uomo. Il punto è che bisogna accettare (liberamente, è ovvio) una limitazione della propria libertà di “svolazzare di fiore in fiore” (e questo non è sarcasmo in direzione di chicchesia) per almeno arrivare a provare sul campo la bontà di una propria idea…per una cosa del genere, in campo sociale,semplicemte un singolo non basta. Questo per chiarire l’uso dei termini (a proposito, perchè hanno questi malevoli effetti su di te?) che ho usato, e anche per essere sicuro di non incorrere in equivochi, ti assicuro che non sono nè un “nostalgico rosso” nè un “nostalgico nero”, semplicemente ho visto quello che è successo ai cosiddetti movimenti e ai loro appelli per la pace e la giustizia. Nico

  • Santaruina

    Ciao Nico

    non ritengo il tuo un discorso errato, al contrario.

    Penso che quelle da te espresse siano considerazioni di buon senso.

    Come ho detto prima, il limite è sicuramente mio.

    Magari riuscirò anche a superare questo scoglio, prima o poi.

    A presto

  • anonimo

    ok…ti dirò…il tuo commento mi ha spiazzato per bene…però devo dire che mi piacerebbe sapere perchè i concetti di cui mi dicevi ti fanno stare male…mi interessa il tuo punto di vista perchè era in parte da me condiviso un tempo (e anche perchè mi sembrano temi abbastanza cruciali) .Se mi vorrai rispondere…te ne sarò grato…comunque grazie per la cortesia delle risposte. Nico

  • umargamal

    Quando parliamo di individui che allo stesso sono psicopatici e sociopaciti

    dobbiamo operare un distinguo

    fra essi e i semplici psicopatici

    o i semplici sociopatici.

    Mi spiego: se uno psicopatico,

    con dosi tollerabili di inevitabile sociopatia, andasse al potere potrebbe fare un certo danno ma limitato.

    Un sociopatico, ma non psicopatico oltre naturale misura, idem.

    Chi fa veri danni sono gli psico-sociopatici totali.

    Prendiamo un Berlusconi o un Chavez per esempio: sono psicopatici ma poco sociopatici.

    Oppure un Putin o un Assad, sono dei sociopatici ma poco psicopatici.

    Grave è il caso dei citati Bush, Livni e compagnia bella, tutti malati profondi, inguaribili.

    Quando parliamo di psiche parliamo di anima.

    Quando parliamo di società parliamo di corpo.

    Il problema che pochi si pongono è l’importanza e il vero valore dello spirito, cioè dell’intelletto, del cuore se vogliamo semplificare.

    Berlusca è malato nella sua anima ma non nel corpo, con esso suona, canta, parla, balla, mangia e scopa bene. Non odia la società, i tramonti che possono vedere anche i suoi simili, caca bene.

    Ciò che ha in disordine è l’anima che non riesce a frenare e lo porta ad esser egocentrico, gli manca la disciplina interiore ma non è epidermicamente, naturalmente, costituzionalmente razzista e satanico (opposto al vero).

    L’animale che ha dentro di sè è un cane pastore non un pitbul.

    Sarebbe persino addestrabile.

    Al contario Putin è assetato di potere e gloria, disprezza la gente comune che dentro di sè ritiene molto più animale di quanto lo sia lui stesso, vorrebbe una vera tirannia, un vera dittatura

    ma la sua anima,

    retta ed educata da una forte mente capace di dominarla e imporle una disciplina,

    comprende

    il gioco del potere e le regole della politica,

    per cui cerca un equilibrio,

    si allena ad esser normale,

    quasi come farebbe un atleta,

    e resta dunqin un certo modo sana, almeno per scongiurare gli effetti disastrosi della psicopatia, della pazzia euforica.

  • umargamal

    Ho schiacciato qualcosa che non dovevo ed è partito prima del tempo il messaggio che ora finisco:

    Eravamo a Putin.

    Putin caca male, si vede, la Merkel anche. Ma almeno pensano.

    Bush caca male e pensa male, questo è il nostro problema.

    O addirittura non pensa,

    o addirittura ancora, mai stupirsi della scienza, non caca.

    Il suo cane è suo e basta.

    Dio è suo e basta.

    E qui arriviamo allo spirito.

    Le ripercussioni che l’anima (l’ego) e il corpo malato hanno sullo spirito sono direttamente proporzionali alle incomprensioni profonde, all’ignoranza, alla paura che l’essere ha di sè stesso.

    Quando fosse capace di vedersi davvero quel che è,

    cioè un sacco di merda con un pc che lavora per lui ficcato nella scatola cranica da quel Dio che creato Lui da solo ogni cosa, ecco che l’immagine riflessa di uomo

    comparirebbe davanti ai suoi occhi (di carne e non) e allora si arrenderebbe, si sottometterebbe a Dio stesso. Non accettando come veri altro che i Suoi comandamenti e ridendo di cosa il mondo offre nei suoi innumerevoli giri fatti di sentimenti, saltimbanchi, splendidi tramonti, tanta cacca, tante parole,

    tante passioni, tanti film, tanti soldi, tanto oro, tanto sesso, tantissime illusioni, etc.

    Tutte cose che di per sè non sarebbero male ma che lo diventano quando lasciate all’idolatria (o all’egoismo che è un suo piccolo nipote).

    Cari saluti

  • Santaruina

    Ciao Nico

    esattamente non saprei come risponderti, è una cosa innata che mi porto dietro.

    Ogni qual volta mi immagino qualcosa che somiglia ad un “gruppo di lavoro che decide una linea da seguire”, oppure un “movimento” comincio a sentirmi a disagio.

    Potrebbe essere la riluttanza al rinunciare alla propria individualità, o forse la ritrosia di dover accettare un “pensiero comune” e a dovercisi adattare.

    Così qualsiasi cosa che possa evocare questo rischio, anche alla lontana, mi trova molto guardingo.

    Portando all’eccesso questo timore, confesso che il mio incubo peggiore è quello di ritrovarmi “inquadrato” dentro un “partito”, con delle lunghe sedute in cui si decide “la linea da tenere”.

    Ora smetto di evocare queste situazioni nefaste perchè mi sto incupendo.

    Ovviamente le tue proposte sono molte lontane dagli scenari apocalittici che ho descritto, ma visto che hai fatto una domanda ho ritenuto corretto risponderti.

    A presto :-)

    _______________

    Umar

    davvero una ottima analisi la tua, a mio parere.

    Ed anche le descrizioni che fai dei vari “uomini di potere” associandone i comportamenti alle diverse “patie” penso che siano molto azzeccate.

    Ottimo contributo.

    A presto

  • Giovanni

    Ottimo contributo davvero! Stavo cercando questo articolo da un po’ di tempo, me ne ero quasi dimenticato, ma fotunatamente è stato ricondiviso di recente sui social e altrove. Secondo me sapere qualcosa in più è sempre meglio di niente. Political Ponerology spiegherebbe ad esempio perché è ora di finirla di fare distinzioni di razze e religioni o quant’anche di mentalità o moralità camuffata da ipocrisia e ignoranza, quando il problema più grave è altrove e molto più subdolo.

    Quello che non conosci ti invade sempre come un virus prima o poi, ma se non c’è il ‘dottore’ non te ne accorgerai mai e finirai per pensare e ragionare con la testa di un altro che magari ti vuole solo sfruttare.

    Grazie! Ciao

  • Grazie a te Giovanni, a presto

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