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-o- Too late to die young -o-
12 Dicembre 2008

Sugli schemi Ponzi danzan i gonzi

Markets makers’ profit have never been grater.
Bernie Madoff

L’arresto di Bernard Madoff, ex presidente del Nasdaq, rappresenta una delle notizie più interessanti degli ultimi giorni.

Pare che Madoff abbia ideato una truffa da 50 miliardi di dollari (50.000.000.000 di dollari).
Alla base di questa maxi truffa vi stava il classico schema Ponzi, un meccanismo truffaldino reso celebre da Charles Ponzi, un nostro connazionale che fece fortuna negli Stati Uniti nei primi anni del XX secolo.
Tale schema si basa su di un meccanismo estremamente semplice, e forse proprio questa sua semplicità ne ha decretato il successo e la longevità.
Come spiega l’amico Felice Capretta:

In uno schema Ponzi, il truffatore raccoglie risparmi per – diciamo – 100 euro per quota. E promette di restituire quei 100 euro a fine periodo, più una certa somma annuale di interessi, diciamo 5 euro. Funziona più o meno come ogni altro strumento finanziario e come i titoli di stato di cui al precedente post. In teoria il truffatore dovrebbe investire quei soldi in attività economiche ed ottenere un guadagno tale da poter pagare gli interessi e restituire il capitale a fine periodo. Questo in un mondo normale, non dico perfetto, semplicemente normale, in cui gli strumenti finanziari servono a finanziare le attività economiche.
In uno schema Ponzi il truffatore non investe quei soldi, anzi li spende e si diverte alla grande.
Fin qui, roba da truffatori di strada.
Quello che distingue uno schema Ponzi dalla truffa da strada è che in uno schema piramidale il truffatore usa i soldi dei nuovi risparmiatori per pagare gli interessi dei primi.
In questo modo il gioco può durare relativamente a lungo. Il gioco prosegue finché la raccolta dei risparmi continua a crescere. Ed in effetti cresce, perché tutti sono soddisfatti degli investimenti.
C’e’ fiducia ed il sistema continua ad alimentarsi.
Poi, un brutto giorno, qualcuno di troppo inizia a verificare se tutta questa fiducia è fondata, e chiede indietro il capitale. A questo punto si scoperchia il vaso di Pandora ed il fortunello risparmiatore scopre che non ci sono più soldi, perché i soldi che ha dato al truffatore sono serviti al truffatore solo per pagare gli interessi dei risparmiatori precedenti.

La società truffatrice, ormai insolvente, risulta essere una scatola vuota, i risparmiatori perdono tutto e il truffatore finisce in galera.
Oppure diventa ministro del tesoro.
All’attento lettore non sfuggirà infatti che i titoli di stato USA, così come quelli italiani e quelli della maggior parte degli stati, sono ormai assimilabili a schemi Ponzi – che reggono finché c’è fiducia e la raccolta tiene.


Consiglio di soffermarsi e riflettere sulla conclusione dell’estratto riportato.
Saluti felici.
23 Novembre 2008

La crisi reale


Le borse in picchiata fino a qualche settimana fa sembravano raccontare le vicissitudini di un mondo distante, di una realtà parallela, lontana da noi.
Numeri e grafici, operatori preoccupati, esperti che invitavano alla prudenza e alla fiducia.
Problemi e questioni dell’alta finanza, sembrava.
E mentre i maggiori esperti facevano a gara nel rassicurare il popolo sul fatto che il peggio fosse alle spalle, un’ombra scura e concreta si avvicinava giorno dopo giorno sopra le nostre teste.
Un’ombra reale, questa volta, lo spettro della crisi che invadeva la cosidetta “economia reale”.

Ora questa ombra ci ha raggiunto, e nemmeno l’ottimismo e le rassicurazioni più accorate possono mutare la situazione.
La crisi ha invaso l’economia reale, la produzione, il lavoro delle persone comuni, e tutti sembrano guardarsi intorno smarriti.
Piccole imprese edili si fermano da un giorno all’altro, fabbriche siderurgiche si vedono annullare gli ordini dei prossimi mesi, da un momento all’altro tutto pare bloccato.
Ormai non si tratta più di fare previsioni, di essere ottimisti o pessimisti; adesso è solo questione di guardarsi incontro, perchè questo scenario è ormai reale.
Tutto pare fermo; le ditte mettono gli operai in cassa integrazione, gli ultimi arrivati assunti con contratti a tempo determinato vengono lasciati a casa, si continua a produrre accumulando merci nei magazzini in attesa che la situazione migliori.
Questo è forse l’aspetto più tragico della situazione: il mondo della produzione si è messo in attesa, aspettando che il trend si ribalti.
Ma questo non avverrà, perchè questa è la crisi terminale di un sistema finanziario fondato sul debito e su capitali virtuali.
Forse occorrera prenderne atto, prima o poi.
E regolarsi di conseguenza.

I grandi media nel frattempo continuano nel loro compito ipnotico, raccontando di un mondo che ha pochi punti in comune con quello che gli spettatori vivono giornalmente.
Per i telegiornali si tratta quasi esclusivamente di una questione di PIL, che scenderà dello 0,1% invece di crescere dello 0,2.
E i consumi hanno subito un calo, del 6 o forse 7%.
Gli esperti non nascondono la loro preoccupazione, e prevedono che la ripresa arriverà solo verso il 2010, o giù di lì.
Mentre il Titanic affonda loro ci parlano della vernice della ringhiera del salone centrale che presenta tracce di ruggine.
E subito dopo mandano in onda un servizio sulla difficoltà di trovare un buon vino per accompagnare la cena nel ristorante escusivo nel ponte di prima classe.
L’acqua intanto sale, ma l’importante è non parlarne.
Non bisogna spargere il panico.

27 Ottobre 2008

Non la solita crisi

Il periodo che stiamo vivendo sarà probabilmente ricordato nei libri di storia come la grande crisi del 2008.
E in un momento come questo, risulta difficile porre attenzione su un altro qualsiasi avvenimento che non sia direttamente collegato con il crollo del sistema finanziario.
Mentre i telegiornali continuano a mostrarci i vari Manhattan Veltroni che organizzano manifestazioni, e i rappresentanti del governo che rassicurano, e che continuano a varare “misure” per “far quadrare i conti”. E c’è grande agitazione nel mondo dell’istruzione per i drastici tagli alle scuole, ed ognuno ha le sue ragioni.
Eppure, nessuno dei rappresentanti democratici eletti si è ricordato di porre al governo la domanda più ovvia:
“se per far quadrare i conti del bilancio dello stato si è costretti a tagliare i fondi all’istruzione, da dove spunteranno fuori quei 20-30-50 miliardi di euro che il governo stesso ha garantito per salvare le banche e di conseguenza i soldi dei correntisti, in caso di estrema necessità?” Per il semplice fatto che quei soldi non esistono, e il governo italiano che “assicura” di essere in grado di farsi carico dei debiti delle banche mente sapendo di mentire.
Se i cittadini fossero consapevoli della reale entità della crisi che stiamo attraversando, probabilmente il panico si sarebbe già diffuso da tempo.
I media fanno quello che possono per tranquillizzare e minimizzare la situazione, ma prima o poi la dura realtà farà il suo ingresso in scena.
I segnali si moltiplicano ed è difficile persino tenerne il conto.
Nell’attesa di fare il punto della situazione, penso sia interessante conoscere a tal riguardo il parere di chi legge queste pagine.

Secondo voi, come si evolverà la situazione?
Ci aspettano davvero tempi duri, o ci si sta forse lasciando andare ad un allarmismo ingiustificato?

24 Ottobre 2008

Un'altra Saga Islandese


Sul fronte internazionale gli eventi si susseguono ad un ritmo decisamente spedito, sembra quasi che all’approssimarsi del burrone il macchinista pazzo abbia deciso di far procedere  il treno a velocità sempre più elevata.Nell’attesa di fare il punto della situazione, si seguono con una certa apprensione le sorti della piccola Islanda, il primo stato sovrano che si è arreso di fronte alla crisi.
L’ Islanda ha dichiarato bancarotta, e l’agenzia Reuters riporta che le scorte di cibo nell’isola basterebbero ancora per  circa 3 o 5 settimane.
L’Islanda importa infatti il 50% del cibo di cui la sua popolazione ha bisogno, e da quando le banche principali del paese sono fallite e lo stato ha dichiarato bancarotta, i fornitori stranieri si rifiutano di fare ulteriore credito ai nordici isolani.
Costernazione e stupore, ovviamente, tra i guru dell’economia; forse se nel marzo del 2006 avessero letto articoli come questo di Blondet si sarebbero posti qualche domanda.
O forse no. Nessuno ovviamente poteva sapere, nessuno a parte i “complottisti” che si divertono da anni a questa parte a fare le “cassandre”; Greenspan stesso si dice “scioccato” per le dimensioni raggiunte dalla crisi.
Le menti migliori dell’economia mondiale colte di sorpresa.
Succede.
Nel frattempo gli islandesi stanno per essere i primi a scoprire cosa succede quando le conseguenze della crisi finanziaria si ripercuotono nell’economia reale.

Avevano uno dei redditi pro capite più alti al mondo, adesso forse dovranno tornare a pescare, come facevano i loro avi, o forse rimetteranno in piedi qualche drakkar e riprenderanno a solcare i mari.

9 Ottobre 2008

La cacciata dei mercanti

…non potete servire a Dio e a Mammona…  

La Cacciata dei mercanti dal Tempio, Cecco del Caravaggio 


Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che vendevano e compravano nel primo cortile, rovesciò i banchi dei cambiamonete e i seggi dei venditori di colombe, dicendo loro: “Sta scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera; ma voi ne avete fatta una spelonca di ladri”
[Matteo 21, 12].

Entrando nel tempio, si mise a cacciare quelli che vendevano e quelli che compravano, rovesciò i banchi dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe, nè permetteva che si attraversasse il tempio portando dei carichi.
E insegnava dicendo loro: “Non è forse scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera da tutte le genti? Voi ne avete fatto una caverna di briganti!” Essendo venuto ciò a conoscenza dei grandi sacerdoti e degli scribi, essi cercavano come farlo morire; ma avevano paura di lui, perchè tutta la folla era ammirata dal suo insegnamento.
[Marco 11, 15]

I Vangeli ci narrano di un Gesù che vive e predica con grande serenità, sempre amichevole e ben disposto, anche di fronte ai peggiori peccatori.
Gesù mantiene la sua calma fermezza anche nei momenti più difficili, persino di fronte al sinedrio, persino nell’episodio dell’ultima cena, quando si trova di fronte a quello che per ogni uomo rappresenta uno dei dolori più grandi: il tradimento di un amico.

Ma vi è un episodio, un unico episodio, in cui Gesù abbandona la sua proverbiale pacatezza e reagisce con estrema energia, ovvero quando entrato nel Tempio vi trova i mercanti.

La veemenza di Cristo non si abbatte genericamente sui “mercanti”, ma, come ci viene espressamente detto da Matteo e Marco, colpisce i cambiamonete e i venditori di colombe.

Un episodio che può offrire dei profondi spunti di riflessione, specialmente alla luce del periodo che stiamo attualmente vivendo.

Come molto attentamente osserva Padella:

Che cosa facevano in realtà questi cambiavalute e questi venditori di colombe?
Perchè meritavano un’ira così accesa, una reazione così esplosiva?
Gesù non reagì così con i soldati che lo arrestarono nell’Orto dei Gezzemani, e nemmeno davanti al Sinedrio, che quanto a corruzione morale aveva pochi eguali.
In fondo Gesù era un non violento. O no?
E’ arrabbiato coi “mercanti” semplicemente perchè fanno del commercio in luogo sacro?
E’ il commercio di per sè attività così empia?
Ebbene questi cambiavalute speculavano sul denaro, governandone la scarsità o l’abbondanza.
La monetazione circolante all’interno dell’Impero Romano a quei tempi non era uniforme.
Circolavano, regolarmente accettati da commercianti ed artigiani, monete romane, greco-ellenistiche, mediorientali, locali giudaiche.
Ed era ovviamente ancora usatissimo il baratto.
Il fisco imperiale però accettava in pagamento delle tasse (che fra l’altro erano molto più basse delle nostre attuali) solo monete romane in argento, con tanto di effige imperiale (“Date a cesare quel che è di Cesare”; o meglio parafrasando “Date a Cesare quello che ha l’effigie di Cesare” ).
Questi cambiavalute, ricchissimi, erano in grado di fare incetta sul mercato delle monete romane circolanti, e ne creavano la scarsità al momento del pagamento delle decime.
A quel punto artigiani, commercianti e popolino erano costretti a pagare cifre esorbitanti, in altre valute, beni, proprietà, per poter “acquistare” la moneta che i romani avrebbero accettato in pagamento delle imposte.
In pratica questi speculatori, che controllavano il denaro, erano in grado di manipolare la pressione sanguigna sociale.
Si nutrivano immoralmente della linfa vitale della popolazione, depredandola fraudolentemente della propria ricchezza.
La povertà conseguente a questi atti di vampirismo può portare alla disperazione, alla pazzia, alla violenza, all’omicidio.
In quest’ottica, i cambiavalute, oltre ad essere dei ladri, erano anche dei veri corruttori di uomini.
Per quanto riguarda i venditori di colombe, questi pure erano speculatori.
Gli ebrei usavano fare sacrifici di sangue durante le liturgie.
Portarsi buoi, capre e colombe da casa, per chi doveva affrontare giorni e giorni di viaggio per raggiungere il Tempio, era faticoso e costoso.
Così i fedeli acquistavano le bestie per i sacrifici direttamente presso il tempio … a prezzi esorbitanti.
E’ inutile dire che i sacerdoti del tempio avevano le loro royalties su questo empio commercio: i “mercanti”, cambiavalute e “colombari”,  pagavano una commissione per svolgere le loro attività speculative.
Un vero sistema a delinquere costituito da speculatori, autorità politiche e autorità religiose a spese della povera gente.
Gesù va contro tutta questa associazione a delinquere.

E infatti il pezzo dell’evangelista Marco lascia intendere che è proprio questo gesto di violenta contestazione contro i “mercanti del tempio” che spinge sacerdoti e scribi a condannare Gesù a morte.
Gesù ha sfidato il sistema e deve morire.
Ma “il re è sempre nudo di fronte ai governati”, e Gesù gode del favore popolare.
Sarà necessario ingannare il popolo, distoglierne l’attenzione per potersi  sbarazzare del Messia…
In duemila anni le cose non sono cambiate in meglio…

Davvero, in duemila anni poco è davvero mutato.
I cambiavalute con i loro trucchi continuano ad appropriarsi della ricchezza dei poveri, fedeli servitori del loro dio, quel Mammona che Gesù scacciò dal tempio di suo padre.
Gesù che sempre indulgente di fronte a tutti i peccatori, vide nei cambiavalute coloro che avrebbero trascinato i suoi fratelli nel peggiore dei baratri.
Come effettivamente è successo.
Un baratro in primo luogo morale, ed in seguito concreto.