Blessed be

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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
6 Ottobre 2008

Bollettini di guerra

…non potevamo immaginare…

Da qualche settimana il primo sito che consulto la mattina, e l’ultimo che leggo prima di dormire, è quello di Wall Street Italia.
Sito ben fatto, con agili articoli, accessibile anche ai non addetti ai lavori, segue passo dopo passo le vicissitudini economiche che stanno tenendo col fiato sospeso le nazioni del mondo intero.
A dire il vero i siti che trattano di economia appaiono più come dei bollettini di guerra, di questi tempi. Ho anche ripreso a seguire i telegiornali.
C’è sempre qualche economista autorevole o giornalista-del-soleventiquattrore che ci spiega che la situazione è preoccupante, che non si attendevano tali dimensioni, che i governi devono intervenire per normalizzare la situazione, che comunque i correntisti non hanno nulla da temere.
Uno spasso.
Le interviste agli economisti competenti non me le perdo per niente al mondo.

… non potevamo immaginare…

Ci sarebbe davvero da sedersi in poltrona con i popcorn e godersi lo spettacolo, se non fosse che alla fine della tempesta  a pagare saranno come sempre gli ultimi.
Nel frattempo attendiamo speranzosi.

 



Qualche link utile per tenersi informati:

–  Usemlab.
(ottime analisi macroeconomiche, per scoprire le radici profonde della crisi)

–  Disastro o cospirazione? Discussione sulla crisi economica in corso
(l’evolversi della crisi seguito minuto per minuto sul forum di Luogocomune)

La voce del Gongoro
 (i migliori contributi che si possano trovare in rete per comprendere cosa sta effettivamente accadendo)

 



30 Settembre 2008

Ok, Panico

wallstreetitalia

Cortocircuito tra Washington e New York, il no alla Camera affossa Wall Street. Dow Jones -777 punti (peggior crollo di sempre), Nasdaq giu’ 9.14%. Record negativo: il valore di borsa scende di $1.2 trilioni (il costo della guerra in Iraq).
Si apre cosi’ all’improvviso il peggiore degli scenari possibili per l’economia degli Stati Uniti: il credito rimane assolutamente congelato (dai prestiti interbancari, ai mutui immobiliari, al leasing di auto), le banche vengono salvate o falliscono con ritmi frenetici, il caos politico a Washington e’ totale, la Casa Bianca di George Bush non ha credibilita’ ne’ potere, mentre un’elezione presidenziale cruciale si terra’ in poco piu’ di un mese. La crisi americana si avvita su stessa, l’America e’ in ginocchio.

 

18 Settembre 2008

A che ora è il crack?

Quando avevo sette anni mi capitò un giorno di vedere in un servizio del telegiornale una immagine che mi sarebbe rimasta impressa a lungo nella mente.
Il servizio trattava di economia, e l’analisi del giornalista di turno era accompagnata  da un video che mostrava una macchina che stampava banconote a ritmi elevati.
Rimasi letteralmente a bocca aperta.
Ovviamente conoscevo il valore dei soldi, e i miei genitori non facevano che ripetermi che occorre fatica per guadagnarseli.
Vedere tante banconote create così velocemente senza alcuno sforzo mi lasciò molto perplesso.
Feci allora a mio padre una domanda che all’epoca mi parve ovvia:
“Papà, ma se esiste una macchina che fa i soldi, allora perché non se ne stampano tanti da darli a tutta la gente, così che nessuno poi sarà povero?”
Mio padre mi guardò comprensivo, e sorridendo mi disse solo: 
“Perché se si stampano tante banconote  poi alla fine non avranno più alcun valore, testina…”

Mio padre non aveva una laurea in economia, e il suo mestiere all’epoca era quello di caposquadra edile.
La sua risposta era dettata semplicemente dal buon senso, quel buon senso che invece manca del tutto alle persone che occupano i gradini più bassi dell’ attuale civiltà umana, ovvero i banchieri centrali.
Sarebbero passati circa venti anni prima che mi rendessi conto che mio padre con quella semplice constatazione mi aveva spiegato il meccanismo dell’inflazione, quel meccanismo che schiere di laureati delle più autorevoli facoltà di economia mondiali stentano a comprendere.
Perché alla fine sarebbe bastato il buon senso per rendersi conto che una economia basata sul denaro creato dal nulla (slegato da qualsiasi bene materiale), ed un sistema finanziario totalmente svincolato dal mondo della produzione reale siano destinati al crollo, a breve o a lungo termine.

Negli ultimi anni le transizioni borsistiche hanno vissuto in un mondo a parte, un mondo immaginario fatto di numeri irreali che si materializzavano e scomparivano su dei monitor.
Una ricchezza fittizia che per qualche tempo ha dato l’illusione di potersi tramutare in ricchezza materiale, attraverso l’uso indiscriminato e l’abuso del credito facile e dell’indebitamento.
Diversi analisti, spesso non economisti, già in tempi non sospetti avevano lanciato l’allarme sulla vacuità di un tale sistema, e sulla sua inevitabile fine.

Bollati all’epoca come catastrofisti e come nemici del progresso, quando ancora questi epiteti costituivano una grave offesa, si sono rivelati negli anni semplicemente persone dotate di buon senso, il solito vecchio  buon senso del tutto estraneo a chi davvero aveva creduto che la ricchezza si potesse creare e moltiplicare dal nulla, meramente giocando con dei numeri su degli schermi.
E fanno davvero sorridere le parole  di un Greenspan, per anni a capo della Federal Reserve, quasi sorpreso dalle dimensioni dell’attuale crisi.

“Non potevamo immaginare”, sarà il mantra che ripeteranno per molto tempo gli esperti del settore.
Quello che migliaia di semplici internauti sanno da anni, semplicemente informandosi ed andando oltre le menzogne preconfezionate dei media mainstream, a quanto pare giunge come una inaspettata sorpresa  per i più grandi guru dell’economia mondiale.
Gli eventi dell’ultima settimana rappresentano il triste epilogo di un meccanismo corrotto e fallace fin dalle sue fondamenta, un sistema che si espandeva e prosperava mentre  il conto alla rovescia che già ne indicava la fine procedeva inesorabile.

E a poco serviranno le pezze che le varie banche centrali tenteranno di applicare sulle falle che si susseguiranno: queste operazioni serviranno solo ad allontanare di poco il momento della resa dei conti, rendendo ancora più doloroso il momento della caduta.
Nel frattempo, vecchi articoli ironici appaiono sempre meno scherzosi.

13 Novembre 2007

Mutui e barzellette II

Il nostro consueto bollettino del buonumore:

CRISI MUTUI: BERNANKE, FED NON VEDE RISCHIO RECESSIONE

L’economia Usa rallentera’ il passo ma la Fed non vede il rischio di recessione ne’ di ritornare alla ‘stagflazione’ degli anni ’70. Lo ha detto il numero uno della banca centrale Usa, Ben Bernanke, nel corso di un’audizione al Congresso, sottolineando che l’economia americana riprendera’ a crescere a un tasso “piu’ ragionevole” dalla prossima primavera.

USA;PAULSON:
New York, 10 nov. (Apcom) – Il segretario al Tesoro americano Henry Paulson ha detto di aspettarsi una crescita continua dell’economia, nonostante i moltissimi problemi generati della crisi del mercato immobiliare.
Come ha spiegato all’agenzia di stampa Dow Jones, Paulson ritiene non ci siano “dubbi sul fatto che entro un ragionevole periodo di tempo i nostri solidi fondamentali economici riporteranno la luce”
Nel Frattempo in Europa:


CRISI MUTUI: DEUTSCHE BANK, PERDITE FINO A 400 MLD DLR

(AGI) – New York, 12 nov. – Le perdite legate alla crisi dei mutui Usa e collegate al settore dei subprme potrebbero arrivare fino a 400 miliardi di dollari.
Lo rivela uno studio di Mike Mayo, analista della deutsche Bank Securities, secondo il quale le perdite sui presititi collegati ai mutui subprime potrebbero oscillare tra 150 e 250 miliardi di dollari e quelle sui derivati legati all’indebitamento dei subprime potrebbero essere di altri 150 miliardi di dollari.
Anche david Hider, analista di bear Stearns stima le perdite legare ai mutui subprime tra i 150 e i 250 miliardi di dollari. “Le svalutazioni – scrive – stanno peggiorando”.

E in Italia:

MUTUI, BOOM PIGNORAMENTI NEL 2007

ROMA  – E’ boom dei pignoramenti immobiliari, complici l’aumento dei mutui e la difficoltà delle famiglie di far fronte ai crediti. T
ra il 2006 e il 2007 l’incremento ha superato il 20% in tutte le principali città italiane, a cominciare da Roma (+21%) e Milano (+22%), con aumenti che sfiorano il 29% a Napoli e Venezia e arrivano al 27% a Macerata, al 26% a Como, al 25% a Firenze e Monza, al 24% a Torino e Bari, toccando un picco del 41% a L’Aquila.
Dove l’incremento è più contenuto, si tocca comunque una percentuale di aumento del 18-19%, come a Padova, Rovigo e Mantova. Il quadro emerge dalle cifre raccolte dall’Adusbef attraverso un monitoraggio in alcuni dei maggiori Tribunali italiani.
Se il trend resterà questo, a fine anno lo scarto medio rispetto al 2006 dovrebbe attestarsi al 23%. Secondo i calcoli dell’associazione dei consumatori, le procedure immobiliari o i pignoramenti sarebbero pari al 3,5% del totale dei mutui, corrispondente, in valori assoluti, a circa 120 mila casi su 3,5 milioni di mutui erogati.

Si segnala anche un ottimo articolo di Gianluca Freda : Economia Quantistica

10 Novembre 2007

Con la data di scadenza

Lo stereo che tengo in camera venne comprato nel 1993.
All’epoca decisi di spendere qualche lira in più, sempre nei limiti delle possibilità delle finanze famigliari, puntando sulla qualità che avrebbe garantito, oltre che prestazioni dignitose, una certa durata nel tempo.
Più di 14 anni dopo  funziona ancora alla perfezione, in maniera commovente, ripagando in tal modo quella spesa.
Pensavo oggi allo stereo che tengo in camera leggendo un articolo di Emanuela Zuccalà sulle pagine dell’inserto del Corriere della Sera, quotidiano che ogni tanto si intrufola in casa.
La giornalista analizzava il fenomeno dei nuovi elettrodomestici progettati appositamente per avere una durata limitata, affinché la produzione e il consumo degli stessi possa procedere a ritmi sempre elevati.
Ed in particolar modo per il settore degli apparecchi tecnologici, l’obsolescenza è raggiunta in tempi molto rapidi: i telefoni cellulari sono pensati per avere una durata di due anni al massimo, come i computer e in generale tutta la tecnologia che ci circonda.
Uno stereo del 1993 ancora funzionante in questo contesto rappresenta una anomalia; ed effettivamente molti settori produttivi andrebbero in grave crisi se tali durate fossero la norma.
Eppure, non può non trasparire una illogicità di fondo in tutto questo, in una era come la nostra tecnologicamente così avanzata che però non sfrutta le conoscenze acquisite fino in fondo, laggiù dove ci si attenderebbe che venissero applicate; televisori progettati per durare 30 anni, macchine studiate per consumare poco e durare per una generazione, tostapani insensibili allo scorrere del tempo: non si tratta di utopie.
Il fatto che tali oggetti non esistano sul mercato è frutto di una scelta ben precisa.
E’ noto ad esempio come la Fiat pose fine alla produzione delle prime 500 perchè troppo resistenti.
Erano costruite come una macchina andrebbe costruita, e non si rompevano mai.
E quindi non venivano cambiate, e la produzione di nuove autovetture tendeva a fermarsi.
Attualmente gli oggetti “di consumo”, termine orrendo, sono studiati per essere deperibili rapidamente.
C’è una perversa illogicità in tutto questo.
Sicuramente una tendenza che non potrà durare a lungo.

(nell’immagine in alto il commovente stereo del curatore del blog)