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-o- Too late to die young -o-
21 Gennaio 2010

Coesiamoci coesi in una coesa coesione

In questo blog ci si occupa poco della politica nostrana, dal momento che il palcoscenico in cui i nostri rappresentanti si muovono è un palco di periferia, in cui si inscenano recite e pantomime grottesche e ripetitive.
Tra i vari ruoli che nella recita trovano luogo, però, quello che nei decenni spicca per boriosità è il personaggio che di volta in volta deve impersonare il “Presidente Super Partes”, il Capo dello Stato Garante dell’equilibrio e dei Sacri Valori Laici su cui si fonda la Repubblica (maiuscole obbligatorie).

Un ruolo ingrato, sotto certi punti di vista, reso a malapena sopportabile da un umile stipendio di qualche milione di euro.
La maschera del Garante della Costutizione costringe infatti l’attore ad una interminabile esposizione di triti luoghi comuni, un continuo proferire il nulla assoluto condendolo di una sfilza di retorici barocchismi.

Il Paese è coeso“, “Occorrono regole condivise“, “La discussione sulle riforme non deve prescindere da un civile e sereno confronto parlamentare“, e via baroccando sul nulla spinto.
Curiosamente, qualsiasi personaggio venga chiamato ad interpretare il ruolo del “Capo dello Stato” come per magica transfigurazione mistica diviene immediatamente “equilibrato, autorevole, ponderato”, e le sue parole sono sempre ascoltate con ossequio e devozione.
Si tratta di un vero e proprio Sacerdote Laico.

Nel filmato che segue, l’ultimo in ordine di tempo di questi attori chiamati ad impersonare il ruolo del Sacerdote Laico si esibisce in una chiara dimostrazione di coesione e condivisione delle regole, e di umile rispetto nei confronti dei cittadini di cui di lì a qualche anno sarebbe diventato primus inter pares.


Nell’ intervista, risalente all’epoca in cui l’attuale Capo dello Stato svolgeva la missione di europarlamentare, un giornalista della Tv tedesca chiede conto della disparità tra il costo del biglietto aereo con cui il nostro si recava a Bruxelles e il rimborso spese da lui intascato.
Il futuro Garante della Costituzione risponde in modo poco coeso e poco sereno.
In nome della trasparenza.

(grazie a Tristantzara per la segnalazione del filmato)

9 Gennaio 2010

La terra dei liberi


Trattando degli Stati Uniti, vi è a parere di chi scrive un dato molto significativo che non viene mai tenuto nella giusta considerazione, ovvero la percentuale della popolazione detenuta nelle carceri nazionali.
Più di un cittadino adulto su 100 dell’unione vive infatti dietro le sbarre, una percentuale di per sé elevatissima, che sale ulteriormente se si prendono in considerazione le persone di colore: circa un nero su 15 infatti negli Stati Uniti si ritrova in carcere(più del 6 %).
Per fare un paragone, in Italia il numero dei carcerati nel Settembre del 2009 era di 64.000 persone, ovvero circa lo 0.15% della popolazione adulta.
Tralasciando tutte le considerazioni sui sistemi giudiziari differenti, risulta chiaro che l’origine di tale disparità vada ricercata in cause più profonde.
Il 25 % dei carcerati di tutto il mondo si trova negli Stati Uniti, mentre la popolazione totale degli states rappresenta solamente il 5 % del totale della popolazione mondiale.

Un sistema di governo che priva delle libertà più basilari più di un cittadino su 100 è chiaramente un sistema che di quella libertà di cui si dice portatore non conserva nemmeno le apparenze.

(cliccare qui per una risoluzione maggiore)
30 Novembre 2009

Ipocrisia Svizzera


In Svizzera a quanto pare sarà vietata la costruzione di nuovi minareti, in seguito allo svolgimento del referendum in cui la maggioranza degli elettori elvetici si è detta d’accordo con tale divieto.
Tale provvedimento è a parere di chi scrive di una barbarie imbarazzante.
La costruzione dei luoghi di culto, con tutti i loro simboli, dovrebbe essere competenza delle varie comunità che ne sentono l’esigenza.
Dove ci sono musulmani dovrebbero esserci anche moschee e minareti, la questione è incredibilmente banale, per quanto è semplice.
Se mille musulmani di Berna decidono di costruirsi una moschea, finanziandola con i loro risparmi, non si capisce per quale motivo un pastore della valle del Simmental debba aver da ridire sul minareto.
In Grecia, ad esempio, dove addirittura la religione Cristiano Ortodossa è religione di stato, nessuno si sognerebbe mai di protestare contro le moschee e i minareti della Tracia, dove risiede una numerosa minoranza musulmana.
Ancora una volta, ci sono i musulmani, e di conseguenza ci sono le moschee e i minareti; nessuno può arrogarsi il diritto di impedire loro di costruire i loro luoghi di culto come meglio credono.
Il divieto sancito dal referendum elvetico invece è ancora più paradossale dal momento che ha avuto luogo proprio in Svizzera, dove la chiamata alle urne è stata promossa dai movimenti nazionalisti che volevano tutelare l’identità e la tradizione della nazione elvetica.

Quale identità e quale tradizione?
Una nazione che ha fondato la sua ricchezza sulla sua capacità di chinarsi ed accogliere tutto il marcio che si forma nel mondo, prona nei secoli dinanzi ai capitali più sporchi.

Dall’oro degli ebrei raccolto da Hitler fino ai miliardi dei più sanguinari dittatori del mondo, i tesori più sudici trovano calorosa accoglienza nei forzieri elvetici.
Uno stato che in tutto e per tutto si è venduto a Mammona, e che ora rifiuta la costruzione dei minareti in nome della propria “tradizione”.
L’ipocrisia ormai regna sovrana nei nostri tempi, e i paradossi più grandi sfilano dinanzi ai nostri occhi in un carosello sempre più affollato.
15 Ottobre 2009

Mussolini, Hitler e gli investimenti democratici


Alcune testate online hanno riportato nella giornata di ieri una delle più curiose notizie delle ultime settimane:

Mussolini pagato dall’intelligence inglese

“Reclutato dal MI5: il nome è Mussolini. Benito Mussolini”.
Sulla prima pagina del Guardian, oggi, la rivelazione di uno storico inglese, Peter Martland, che studiando i documenti desecretati dell’intelligence di Sua Maestà britannica ha scoperto le tracce di pagamenti a favore di Mussolini a partire dal 1917.
All’epoca Mussolini era un brillante giornalista di 34 anni, capace di dar voce, con il Popolo d’Italia alle correnti interventiste del Partito Socialista. Gli storici hanno portato alla luce il contributo determinante del Resto del Carlino e dei socialisti francesi e belgi nella nascita del quotidiano diretto da Mussolini.
Che a partire dall’autunno del 1917, però, ricevette un assegno settimanale di 100 sterline (circa 6500 euro di oggi, ndr.) per la campagna stampa interventista. I pagamenti proseguirono per almeno un anno: a parlarne per primo fu l’uomo che allora coordinava l’intelligence britannica a Roma, Sir Samuel Hoare, che nelle sue memorie già nel 1954 aveva raccontato del sostegno finanziario britannico a Mussolini.
Adesso Martland, scrive il Guardian, ne ha trovato le prove nelle carte del MI5.

Mussolini tra l’altro assicurò Hoare che un manipolo di veterani dell’esercito avrebbe impedito con la forza una manifestazione per il non intervento legata ad uno sciopero delle fabbriche a Milano. “Cento sterline a settimana (26mila euro di oggi al mese) per un giornalista non erano poche – scrive Martland – ma per la Gran Bretagna, che allora spendeva 4 milioni al giorno per la guerra, erano poca cosa”.

La storia del XX secolo non smette di riservare sorprese.
Dopo Hitler finanziato dai banchieri di New York, si viene ora a scoprire che anche l’altro terribile dittatore di quegli anni ebbe per un periodo l’appoggio delle potenze democratiche dell’epoca.
Si direbbe che queste potenze occidentali, i buoni della storia, puntino sempre sui cavalli sbagliati, sostenendo personaggi che poi gli si ritorcono contro.
Una gran sfortuna, si direbbe.
Se invece, solo per pochi istanti, e per pura ipotesi, si dovesse supporre che in fondo i detentori del vero potere non trovino poi tanto disdicevole lo scoppio di guerre totali con annessi milioni di morti, allora, in tal caso, i loro investimenti si sarebbero dimostrati perfettamente riusciti.

25 Settembre 2009

La filosofia della libertà

Definire in cosa consista la libertà, e quali possano essere i fondamenti per una società veramente libera, è compito evidentemente non semplice.
E sono innumerevoli i tentativi, da parte di persone in buona fede o meno, di definire quale debba essere il migliore “sistema” che gli esseri umani possano attuare affinché la convivenza risulti il più possibile soddisfacente per sé e per i propri simili.
Spesso, in tali tentativi, quello che realmente viene meno è la riflessione sui fondamenti della libertà stessa e della dignità di ogni uomo, e peggio ancora si cercano delle regole che possano funzionare per delle imprecisate masse, perdendo di vista la singolarità di ogni essere umano, che in ogni caso dovrebbe avere la priorità su ogni ulteriore ragionamento.In questo breve filmato vengono elencati, in modo semplice ed intuitivo, i diritti inalienabili e fondamentali di ogni persona, e viene descritta in maniera altrettanto diretta la ragione per cui i problemi che affliggono la nostra società e le nostre forme di governo emergono nel momento in cui tali diritti vengono meno.
Concetti semplici che danno vita ad un vero e proprio manifesto della libertà, una pacata e difficilmente confutabile critica contro il dominio dei pochi sui molti, così come contro quello dei molti sui pochi; un dominio non meno odioso, quest’ultimo, nonostante quanto sostengano le retoriche dei governi democratici e collettivisti.
A seguito del filmato, segnalato sull’ottimo sito di riferimento
La mappa del Pirata, ho riportato la trascrizione dei vari passaggi, per coloro che volessero riprendere e diffondere il testo.

 

di Ken Schoolland 

La filosofia della libertà è basata sul principio della proprietà di se stessi.
Noi siamo i proprietari della nostra vita.
Negarlo significa che altri hanno sulla nostra vita una pretesa maggiore di quella che abbiamo noi.
Nessuna altra persona, o gruppo di persone, è proprietario della nostra vita, e nemmeno noi possiamo esserlo della vita di altri.
Noi esistiamo nel tempo, passato, presente, futuro.
Perdere la vita è perdere il futuro.
Perdere la libertà è perdere il presente.
E perdere il frutto della nostra vita e della nostra libertà è perdere quella parte del passato che l’ha prodotto.Un prodotto della vita e della libertà è la proprietà.
La proprietà è il frutto del nostro lavoro, del nostro tempo, delle nostre energie  e del nostro talento.
La proprietà è quella parte della natura che noi trasformiamo in qualcosa di utile e che ha valore.
La proprietà è anche la proprietà di altri che ci viene data attraverso uno scambio volontario e consensuale.
Due persone che scambiano la proprietà volontariamente ne hanno un vantaggio altrimenti non lo farebbero.
Solo loro possono prendere questa decisione per se stessi.
Talvolta qualcuno usa la forza o la frode per sottrarre beni ad altri, senza la loro volontà e senza il loro consenso.

Usare per primi la forza per togliere la vita agli altri è omicidio.
Togliere la libertà è schiavismo.
Togliere la proprietà è furto.
E’ lo stesso se tali azioni sono compiute da un singolo, da molti contro pochi, o anche da funzionari pubblici in eleganti uniformi.

Noi abbiamo il diritto di proteggere dall’aggressione di altri la nostra vita, la nostra libertà e la proprietà, legittimamente acquisita.
E possiamo chiedere ad altri di aiutarci a difenderci.

Ma non abbiamo il diritto ad usare per primi la forza contro la vita, la libertà e la proprietà di altri.
Ugualmente, non abbiamo il diritto a incaricare altri di dare inizio alla forza per conto nostro.
Noi abbiamo il diritto di scegliere chi ci guidi, ma non abbiamo alcun diritto di imporre governanti ad altri.

Indipendentemente da come vengono scelti i funzionari pubblici sono solo degli esseri umani, e non hanno alcun diritto a pretendere di essere considerati superiori a noi.

Indipendentemente dalle fantasiose etichette date alla loro funzione, o dal numero di persone che li sostengono, i pubblici funzionari non hanno diritto di uccidere, di rendere schiavi o di rubare.Non possiamo concedere loro alcun diritto che noi stessi non abbiamo.
Siamo noi i proprietari della nostra vita, e ne siamo i responsabili.
La nostra vita non l’abbiamo presa in prestito da altri che possono pretendere da noi obbedienza.
Né siamo gli schiavi di altri che possono pretendere il nostro sacrificio.
Siamo noi a scegliere i nostri obiettivi, basati sui nostri valori.
Il successo e il fallimento sono stimoli necessari per imparare a crescere.
L’azione in nome di altri è virtuosa solo quando deriva da una scelta consensuale e reciproca.
Dal momento che la virtù può esistere solo se vi è libera scelta, questa è la base per una società veramente libera.
Non è solamente il fondamento più utile per le azioni umani, ma anche il più etico.

I gravi problemi che gli stati provocano usando per primi la forza hanno una soluzione.

La soluzione, per i popoli della terra, è di cessare di chiedere ai rappresentanti degli stati di dare il via all’uso della violenza in loro nome.

Il male non nasce solamente dalle persone realmente cattive, ma anche da quelle buone che tollerano l’uso della forza da parte di altri come mezzo per raggiungere i loro fini.
In questo modo,nel corso della storia, i buoni hanno messo il potere nelle mani dei cattivi.Credere in una società libera è affidarsi al processo di scoperta nel mercato dei valori, piuttosto che a una visione e a un traguardo imposto da altri.
Permettere che lo stato usi la forza per imporre una determinata visione è inerzia mentale, e in genere ha conseguenze indesiderate e perverse.
Perseguire una società libera richiede il coraggio di pensare, di parlare e di agire.
Specialmente quando è più facile non far niente.