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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
16 Luglio 2009

Sadness e la porta degli inferi

“Le vecchie regole ed abitudini devono essere rifiutate ed abbandonate, così che qualcosa di nuovo possa essere creato.”
Michael Cretu
Nell’anno 1990 il compositore rumeno Michael Cretu pubblicava un album destinato a lasciare una impronta indelebile sulla produzione musicale internazionale degli anni 90.
Michael Cretu diede al suo progetto musicale il nome di Enigma, e il primo disco prodotto con tale gruppo fu MCMXC a.D.
Sadness, il primo singolo estratto dall’album, raggiunse il vertice di tutte le classifiche di vendita mondiali, divenendo il brano di maggior successo di quell’anno ed uno dei più fortunati singoli degli interi anni 90.
La commistione tra suoni elettronici di orientamento pop con inserti di canti gregoriani, all’epoca una vera innovazione, era destinata ad influenzare innumerevoli gruppi, alcuni tra i quali ebbero un notevole successo di pubblico, come i Gregorian Masters of Chant, che reinterpretavano dei classici della musica rock e pop in chiave “gregoriana”.

La stampa specializzata per descrivere questo nuovo genere coniò il termine “New Age music”, indicando nell’album di esordio degli Enigma una delle pietre miliari del genere stesso.
Tra le poche voci critiche vi furono quelle di alcune radio di orientamento cattolico, che stigmatizzarono quello che definirono il carattere apertamente blasfemo delle commistioni operate da Cretu.
Si trattò comunque di opinioni isolate, dal momento che il successo del progetto Enigma mise d’accordo pubblico e critica, facendo di MCMXC a.D uno dei dischi fondamentali degli anni 90, ed il singolo Sadness rimane tutt’ora uno degli esempi più evidenti del modo in cui le tematiche occulte possano essere diffuse ad una larga fetta della popolazione per mezzo della musica commerciale.

Occorre anche notare come l’intera operazione venne portata avanti in maniera esplicita, ed il video che accompagnò il singolo rappresentò una perfetta integrazione del testo, testo che si presenta come un omaggio al marchese De Sade; come si vedrà, la figura del celebre filosofo libertino funge solamente da filo conduttore per narrare di temi ben più complessi.
Sadness: l’analisi del video

La canzone è introdotta da un coro di monaci, che nel classico stile gregoriano recitano alcuni versi in latino:

 

Procedamus in pace
In nomine Christi, Amen…
Cum angelis et pueris, fideles inveniamur
Attollite portas, principes, vestras
et elevamini, portae aeternales
et introibit Rex Gloriae
Qius est iste Rex Glorie?Procediamo in pace
nel nome di Cristo, Amen
Con gli angeli e i bambini, troveremo i fedeli
Sollevate, porte, i vostri frontali
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi e questo re della Gloria?


Gli ultimi quattro versi  fanno parte del salmo 23 (24), intitolato “Ingresso nel tempio”.

Il concetto centrale è quello della porta, della soglia, concetto intorno al quale si sviluppa il video che accompagna la canzone stessa; in modo significativo Cretu ha scelto quale introduzione al proprio testo un canto cristiano che si conclude con una domanda, ed ovviamente la risposta che in seguito suggerirà sarà assai diversa da quella indicata dal salmo.
Le  immagini del video si aprono mostrando un giovane studente di un’ epoca passata, intento a compilare un testo servendosi di una penna e di un calamaio.

Lo studente di seguito si addormenta, ed al suo risveglio si ritrova all’interno di una cattedrale gotica in rovina, un chiaro riferimento ad un culto, quello cristiano, descritto come appartenente al passato, un culto del quale non rimangono che rovine.

 

Si vede quindi il giovane, che ora indossa un mantello con cappuccio rosso, mentre si avvicina ad una grande porta nera.
Giunto di fronte alla porta guarda verso l’alto, dove da uno squarcio sul soffitto si intravede la luce del cielo.

 

Vengono qui rappresentate le due vie della ricerca spirituale, la strada celeste e la via infera, simboleggiata dalla porta scura, una riproduzione della Porta dell’Inferno scolpita da Auguste Rodin sul finire del XIX secolo.
Il giovane studente appare titubante, e si sofferma impaurito ma anche incuriosito dinnanzi alla porta degli inferi.

Fa quindi la sua comparsa una figura femminile, una giovane e avvenente donna, una delle forme per mezzo delle quali secondo il folklore medioevale Satana si manifestava nelle vesti di tentatore, che si rivolge al giovane in modo seducente:

Sade, dit moi…
Sade, donne moi…
Sade dit moi qu’est ce que tu vas chercher ?
Le bien par le mal ?
La vertu par le vice ?
Sade dit moi pourquoi l’evangile du mal ?
Quelle est ta religion ou` sont tes fide`les ?
Si tu es contre Dieu, tu es contre l’homme.
Sade es-tu diabolique ou divin ?Sade, dimmi…

Sade, dammi…
Sade, dimmi: cosa vai cercando?
Il bene per mezzo del male?
La virtu’ dal vizio?
Sade, dimmi perche’ predichi il male?
Qual’e la tua religione, dove sono i tuoi fedeli?
se sei contro Dio, sei contro l’uomo.
Sade, sei diabolico o divino?

La figura del marchese De Sade, a cui le domande sono rivolte, è qui utilizzata per introdurre delle questioni a sfondo teologico.
In particolar modo, la prima domanda cela il tema centrale dell’intero testo: cosa vai cercando? Il bene per mezzo del male?
La possibilità del raggiungimento della salvezza per mezzo del peccato, del bene assoluto per via del perseguimento del male, sintetizza il fondamento di una contro-teologia che è stata fatta propria da diversi movimenti “eretici” nel corso dei secoli, una teologia alternativa che influenza tuttora alcuni culti chiave della modernità.
L’idea di fondo di tale credenza è che l’anima incarnata nel corpo terrestre per poter sollevarsi dalla propria condizione debba prima sperimentare la caduta più profonda, passando per la violazione delle leggi morali e la pratica di tutto ciò che nel proprio tempo è giudicato “peccato”.

L’anima in altre parole deve trasgredire ogni riferimento morale per poter raggiungere il punto più basso della propria natura.
Tale pratica nell’ambito esoterico è detta “via della mano sinistra”, e rappresenta propriamente una parodia del percorso iniziatico regolare per come è descritto dagli autori tradizionali, un percorso in cui simbolicamente l’iniziando passa attraverso una fase “nell’ombra”, simboleggiata dalla caverna, prima di riemergere nella luce con una nuova consapevolezza.
Nella via regolare il passaggio nell’ombra simboleggia la “morte” della vecchia consapevolezza e l’abbandono  degli antichi pregiudizi, in attesa di ricevere una nuova conoscenza.

La differenza tra la via regolare e la via della mano sinistra consiste nel fatto che mentre nel primo caso il passaggio nell’ombra è un atto simbolico di transizione, nel secondo caso diviene il fine pratico dell’intera esistenza reale.
La vita stessa si trasforma quindi in una continua serie di violazioni delle leggi morali, come nel caso del messia apostata Sabbatai Zevi, che predicò apertamente ai suoi seguaci tale concezione, oppure come nel caso dello stesso marchese De Sade che della trasgressione fece una vera e propria teologia.
E’ importante osservare come il concetto secondo il quale sia possibile perseguire la salvezza per mezzo del peccato rappresenti propriamente il fondamento ideologico e filosofico del satanismo più elitario.
Non a caso, la prima messa nera di cui si ha notizia nei testi letterali è descritta proprio dal marchese de Sade.

Nel video di sadness, a questo punto viene mostrato il giovane che dopo aver superato la sua titubanza spalanca le porte degli inferi, e si ferma ad osservare, sorpreso ed intimorito, lo spettacolo che si apre dinanzi ai suoi occhi.
Dopo la visione, impaurito, fugge dalla soglia, ma presto si blocca e si ferma a riflettere.
Occorre a questo punto ricordare una considerazione dello studioso dell’esoterismo René Guénon, che nel suo scritto Iniziazione e contro-iniziazione ebbe a dire:

“Nell’ esoterismo islamico, è detto che colui che si presenta ad una certa porta, senza esservi pervenuto attraverso una via normale e legittima, vede questa porta chiudersi davanti a lui ed è costretto a tornare indietro, peraltro non più come un semplice profano, il che è ormai impossibile, ma come saher (stregone o mago); non sapremmo esprimere più nettamente ciò di cui si tratta.”

Il solo affacciarsi, simbolicamente, dinnanzi a questa soglia rappresenta quindi secondo le scienze esoteriche un rischio enorme per l’individuo, e la sua anima ne rimane irrimediabilmente compromessa.
Nel video stesso si vede infatti il giovane smaterializzarsi, ed il suo mantello rosso venire “risucchiato” oltre la porta degli inferi, un chiaro riferimento alla dannazione della sua anima.
Le immagini si concludono con il giovane protagonista che si sveglia dal sogno ed inquieto si guarda intorno, soffermandosi infine ad osservare la luce che proviene dall’alto, forse domandandosi se l’esperienza che ha vissuto lo abbia definitivamente compromesso.

5 Luglio 2009

Lo spirito dei tempi e l'iniziazione della giovane Rihanna

You’re part of my entity, here for infinity

La cultura musicale e lo spirito dei tempiVi sono due canali principali attraverso i quali gli etat d’esprit sono diffusi nella società: l’istruzione e la musica.
Non vi è alcun mistero in questo.
Con l’istruzione la popolazione fin dalla giovane età viene indotta ad assorbire le regole delle gerarchie del potere, e ad assimilare i miti laici su cui si fonda il potere prestabilito.
Il rispetto della democrazia, il senso dello stato, l’idea che il concetto di “collettività” sia superiore nella scala dei valori alla dignità dell’individuo sono i fondamenti indiscutibili su cui l’educazione si basa, e la libertà di pensiero del futuro cittadino sarà massima a patto che queste premesse siano mantenute.
Parallelamente, per mezzo dell’industria musicale agli stessi giovani vengono trasmessi le mode e i valori a cui occorrerà uniformarsi per essere parte integrante della società circostante.
La musica è il mezzo più potente che possa influenzare un essere umano, dal momento che interagisce direttamente con la sfera non razionale della personalità.

In questo modo, le immagini e i valori associati ad una determinata performance acquisiscono una forza che non potrebbero avere se comunicati solamente attraverso delle argomentazioni “razionali”.
Ancora una volta, non vi è alcun mistero in tutto questo.

Basta osservare, per fare un esempio, come una stessa scena possa essere recepita in modo positivo o meno  a seconda che sia accompagnata da una colonna sonora trionfante, romantica o angosciante, per rendersi conto del potere emozionale di cui la musica è capace.
Così come non si dice nulla di nuovo se si osserva come la proposizione costante di certi modelli di successo fatti propri dalle celebrità musicali diventino di conseguenza anche gli ideali di riferimento dei fruitori delle loro proposte musicali.
La classica immagine del “cafone” che ostenta le proprie ricchezze, sempre per fare un esempio,  è diventata nel tempo accettabile e ambita, fino a diffondersi in gran parte dell’universo giovanile: quello che appariva deprecabile fino a pochi anni fa, almeno nelle apparenze, diviene così accettabile dal momento che tale modello viene diffuso e sdoganato dai protagonisti dell’industria musicale, indubbiamente il principale punto di riferimento per i giovanissimi.
Si tratta di semplici constatazioni, probabilmente banali, e non vi è in esse alcun moralismo: la stessa corrente “alternativa” e critica nei confronti della cultura dei consumi diffusasi negli anni 70 era altrettanto figlia delle medesime suggestioni, ancora una volta trasmesse al grande pubblico per mezzo dei medesimi canali.
Nel mezzo della vasta produzione catalogata sotto l’espressione di “musica commerciale”, si celano però a volte anche suggestioni più sottili, meno dirette, che rivelano in parte la natura più profonda dell’intera operazione.

Ovviamente, non bisogna immaginare l’intera industria discografica come impegnata in un gigantesco complotto.
Occorre sempre tenere presente che gli etat d’esprit si propagano come per osmosi, e la percentuale di coloro che sono realmente consapevoli dell’operazione in corso è minima: la stragrande maggioranza degli operatori del settore seguiranno la moda del momento perché quello sarà il modo più redditizio e soddisfacente per svolgere il proprio mestiere.
Le persone assimilano lo spirito del tempo col respiro, e questo non vale solo per i fruitori, ma anche, e soprattutto, per i creativi.

Così, in questa continua operazione che si autoalimenta, diviene interessante individuare qualcuno di quei pochi che con cognizione contribuiscono ad indirizzarlo, questo spirito.

La parabola di Rihanna

Rihanna “solare”, all’inizio della sua carriera

Nel 2007 il singolo musicale di maggior successo a livello mondiale fu la celebre hit Umbrella, interpretato dalla giovane Rihanna, originaria delle isole Barbados.
Il percorso della giovane cantante, l’interprete femminile emergente di maggior successo degli ultimi anni nel campo dell’industria musicale, ripercorre uno stereotipo più volte riproposto dallo show business contemporaneo, ovvero quello della ragazzina acqua e sapone innocente che si trasforma in icona della trasgressione e della provocazione.
E’ il caso, ad esempio, delle due giovani artiste femminili che maggiormente hanno caratterizzato il mondo del pop degli anni 90, ovvero Brintey Spears e Cristina Aguilera, che hanno esordito entrambe in programmi della Disney rivolti ai bambini per poi acquisire una immagine sensuale e trasgressiva nel proseguo della loro carriera.

Nel caso di Rihanna il passaggio è stato ancora più evidente, sottolineato anche dal titolo del suo terzo album, Good girl gone bad, proposito chiaro che non lascia spazio a fraintendimenti.
In questo modo Rihanna, dopo aver esordito mostrando una immagine tutto sommato solare ed “innocente”, raggiunge la maturità conformandosi ai modelli del successo ispirati dall’etat d’esprit contemporaneo, e tale passaggio è ulteriormente rimarcato nel video musicale che accompagna il singolo che consacra ufficialmente la sua popolarità, ovvero il già menzionato Umbrella.



Il video è introdotto da Jay Z, probabilmente il rapper-produttore più influente dell’industria musicale statunitense, che in questo caso svolge il ruolo di traghettatore-officiante.

Jay Z rappresenta qui la figura dell’attore consapevole e perfettamente inserito nel sistema, totalmente conscio dei valori in gioco, e come un antico sacerdote-iniziato ha il compito di “battezzare” la sua protetta.
Il video narra di un vero e proprio rito di iniziazione, o forse sarebbe più corretto dire “contro-iniziazione”.
Dopo una breve introduzione, in cui Jay Z si vanta del proprio successo e chiama Rihanna, ha luogo il primo momento importante della cerimonia, quello del battesimo (contro-battesimo) per mezzo dell’acqua.
Rihanna appare vestita di bianco, simbolo della purezza non ancora smarrita, mentre viene investita da getti di fluido scuro, che la ragazza tenta di scansare ma dai quali viene colpita.
L’acqua è elemento essenziale di molti riti di iniziazione, non ultimo il battesimo cristiano, ma in questo caso il liquido non è limpido, ma appare scuro e vischioso; l’usare elementi iniziatici mutandone le proprietà è una nota caratteristica dei riti contro-iniziatici, che fanno della parodia il loro elemento distintivo.


A conferma di ciò, immediatamente dopo il “battesimo” Rihanna si presenta vestita di nero, ad indicare la purezza smarrita.
Ha luogo quindi un balletto in cui la nuova Rihanna si mostra consapevole del passaggio, mentre si muove entro un limite definito da due lucernari che spiccano sulla parete dello sfondo, la cui collocazione riprende la disposizione delle due colonne del tempio.

Seguono una serie di stacchi in cui Rihanna si mostra nuda e si mette in posa all’interno di un triangolo bianco su sfondo nero.
Il triangolo è notoriamente un altro elemento dal profondo significato simbolico.
E proprio grazie ad una delle pose assunte dalla giovane cantante viene infine svelato anche il significato del testo della canzone stessa.
La frase ripetuta nel ritornello, under my umbrella, può essere interpretata infatti  come “sotto la mia protezione”, ed è interessante in questo senso notare la figura che emerge da un breve frammento del video:

Si tratta di due singoli fotogrammi, il secondo dei quali consiste nel negativo del primo, che formano una figura che appare di sfuggita e che può essere colta appieno solo per mezzo di un fermo immagine (minuto del video 2.41).
Rihanna appare in ginocchio col capo chino all’interno del triangolo, mentre tende le mani in alto in una posizione innaturale.
Le ombre generate dalle spalle della ragazza sono inoltre state accentuate per apparire come orbite oculari, e dare all’insieme dell’apparizione una somiglianza abbastanza marcata con la celebre raffigurazione del Bafometto dell’occultista ottocentesco Eliphas Levi, associato nella cultura popolare con la figura di Satana:

Anche sovrapponendo le due immagini si nota una certa corrispondenza:

Potrebbe quindi trattarsi di un indizio su chi sia che offre “protezione” alla giovane artista, definitivamente introdotta nel mondo del successo.
Nella parte finale del video Rihanna, sempre vestita di nero, danza attorniata da sei ballerini, riprendendo la coreografia iniziale in cui il mentore Jay Z era attorniato da sei presenze femminili, sancendo definitivamente il nuovo status di ex ragazza solare gone bad.

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Si veda anche:

Occult and Prophetic Messages in Rihanna’s Umbrella, da The Vigilant Citizen (articolo dagli spunti interessanti, in cui si fa una analisi per certi versi simile a quella qui proposta)

25 Maggio 2009

Prometeo e Lucifero, i caduti

Dal mito greco all’Angelo Caduto, passando per il cuore della finanza internazionale: parallelismi e affinità tra due figure chiave della modernità.

Prometeo, Rockefeller Center, Manhattan, New York

Prometeo maestro di ogni arte portò il fuoco che ai mortali si è rivelato un mezzo per intenti possenti.
Saggezza e conoscenza saranno la stabilità dei tempi

(Incisione sovrastante la statua di Prometeo dinnanzi il Rockefeller Center.)


Il Rockefeller Center è uno dei luoghi simbolo della finanza internazionale, uno dei principali templi del potere economico mondiale.

Edificato a partire dagli anni 30 per volere della famiglia Rockefeller, una delle famiglie più influenti a livello mondiale dall’inizio del XIX secolo ad oggi, è composto da 19 edifici in cui si concentrano centri commerciali, attività ricreative e uffici delle principali imprese statunitensi ed internazionali.
Un luogo totalmente dedito al freddo mondo degli affari, si potrebbe pensare, consacrato all’assai concreto universo del denaro e dei suoi epigoni.
In effetti, nella visione comune, il mondo dell’alta finanza è il mondo pragmatico per definizione, laddove conta solo il numero e la fredda contabilità, il dio denaro, come si suol chiamare.

Eppure, giunti al Rockefeller Center si viene accolti da una imponente statua di Prometeo, il celebre titano che nella mitologia greca rubò il fuoco gelosamente custodito dagli dei dell’Olimpo per donarlo agli uomini.
Ed è proprio nell’atto di trasportare il fuoco agli esseri umani che Prometeo viene raffigurato ai piedi del Rockefeller Center.
Nel mito greco il fuoco rappresenta la conoscenza e l’illuminazione, è l’elemento che permette ai mortali di progredire, di migliorare la propria condizione fino ad avvicinarsi a quella degli dei, che divengono così meno distanti.

Ma a causa del suo gesto Prometeo subirà una atroce punizione ad opera di Zeus: verrà incatenato sul monte Caucaso, dove ogni giorno giungerà un’aquila che gli divorerà il fegato; essendo però Prometeo immortale, l’organo dilaniato si riformerà durante la notte, rendendo così la sua pena eterna, finché dopo 3000 anni, un altro eroe leggendario, Ercole, riuscirà a liberarlo ed a porre termine all’atroce tortura.

Nella Grecia classica Prometeo era considerato un grande benefattore dell’umanità, in virtù del dono dall’enorme valore di cui si era fatto portatore, e per la pena che aveva dovuto affrontare quale prezzo per il suo atto; a lui erano dedicate solenni feste ed un culto devoto.
Eppure, vi è anche una lettura più profonda di questo arcaico mito, una lettura che già in epoca classica si era in gran parte persa.
Nel destino di Prometeo infatti è simbolicamente rappresentata la sorte di una umanità che si emancipa dal divino, disobbedendo alle regole celesti.
La roccia in cui il titano viene incatenato è una allegoria della materialità, ovvero della condizione terrestre a cui si riduce l’uomo quando si separa dall’universo celeste, destinato ad essere divorato dai propri desideri umani, che come il fegato che sempre si riforma non potranno mai essere placati del tutto.
La colpa dell’umanità prometeica non è propriamente quella di desiderare di essere come la divinità, ma di provare a raggiungere tale obiettivo per mezzo del furto e del sotterfugio.

Non a caso, Prometeo verrà in seguito liberato dal suo alter ego celestiale, ovvero Ercole, che rappresenta invece l’uomo caduto e redento, che raggiunge il regno dei cieli e la condizione divina a seguito di un lungo e complicato percorso, le celebri 12 fatiche, per mezzo delle quali riuscirà a purificare se stesso ed a guadagnarsi un posto nell’Olimpo.
Prometeo agisce quindi apparentemente a favore dell’umanità, ma lo fa nel modo sbagliato, per mezzo dell’inganno, e il suo gesto avrà delle gravi ripercussioni sulle condizioni dell’intero genere umano.

E’ interessante notare come questo mito antichissimo, nato per mettere in guardia gli uomini di fronte ad un errato agire nel tentativo di raggiungere la condizione divina, abbia nel tempo smarrito il suo senso originale, e già in epoca classica la figura di Prometeo aveva subito un totale ribaltamento, divenendo egli benefattore degno di un sincero e devoto culto.
A questo punto, non possono non balzare agli occhi le evidenti similitudini tra Prometeo ed il suo corrispettivo nella cultura giudaico cristiana, ovvero Lucifero – Satana.
Come Prometeo, così Lucifero viene punito dalla divinità per la sua disobbedienza, e come il titano della mitologia greca, anche egli cerca di trasmettere la conoscenza agli umani, così come raccontato nella Genesi nell’episodio del frutto proibito del Paradiso.
Qui Lucifero si presenta sotto forma di serpente ad Adamo ed Eva, ed invita quest’ultima a cogliere il frutto dell’ Albero della Conoscenza, l’unico frutto cui Dio aveva loro proibito di cibarsi.
“Sarete come dei”, dice ad Eva Lucifero, ed appare chiaro che il peccato di cui la prima coppia si macchierà è lo stesso che Prometeo fece compiere alla giovane umanità del mito greco, ovvero quello di voler raggiungere la condizione della divinità per mezzo dell’inganno, e non attraverso un lungo percorso di ricerca e perfezionamento spirituale.

E nello stesso modo in cui nella classicità greca la figura di Prometeo aveva subito una trasmutazione, così nei nostri tempi una corrente di pensiero ha finito per considerare Lucifero – Satana come il vero benefattore del genere umano, colui che si immola nel tentativo di portare la luce, la conoscenza, ai mortali, e che per questo viene punito da un Dio malvagio, quello che i profani ingenuamente venerano.
Questo è anche in sintesi il fondamento del Culto di Lucifero, un sentire che si è sviluppato parallelamente con il culto cristiano ed è finito per essere appannaggio delle principali organizzazioni ad indirizzo esoterico della modernità, dalla Massoneria alla Teosofia al New Age ed a tutte le loro derivazioni.
Un culto fatto proprio da una larga fetta della elite finanziaria mondiale, e l’imponente Prometeo che domina l’ingresso del Rockefeller Center è lì per ricordarlo.

………………….

 

Il Christos-Lucifero degli gnostici è il Dio della Saggezza sotto diversi nomi, il Dio del nostro pianeta Terra senza alcuna ombra di malignità, dal momento che è uno con il Logos Platonico…
Prometeo-Lucifero è il Ministro del Logos Solare ed il Signore delle Sette Dimore dell’Ade…
Lucifero è certamente lo Spirito dell’illuminazione spirituale dell’umanità e della libertà di scelta, oltre che, metafisicamente, la torcia dell’umanità; nel suo aspetto superiore il Logos, nel suo aspetto inferiore l’avversario; il divino e incatenato Prometeo; l’energia attiva e centrifuga dell’universo; fuoco, luce, vita, lotta, sforzo, Coscienza, libertà, indipendenza[…]

 

…………………………….

26 Marzo 2009

Il Settimo Manvantara

Come approfondimento al precedente articolo si ripropone un post, inizialmente apparso nel Marzo del 2007, che descrive la suddivisione delle ere secondo la concezione indù, così come riportata da alcuni autori tradizionali.

Secondo la concezione tradizionale lo scorrere del tempo segue un ritmo circolare, anche se probabilmente l’immagine della spirale sarebbe più adatta per descrivere il percorso dei secoli.
Le epoche degli uomini seguono un andamento decadente, un progressivo allontanamento dall’origine celeste ed un inevitabile avvicinamento alla materialità.
La tradizione indù, e non solo, per delimitare le varie epoche fa riferimento ai cicli precessionali; un ciclo precessionale dura all’incirca 26.000 anni, ed è il tempo che occorre affinché l’asse terreste compia un giro completo per poi ritrovarsi al punto di origine.
La terra infatti si comporta come una trottola, anche se questo terzo movimento, a differenza della rotazione e della rivoluzione, è impercettibile, dato il grande lasso di tempo che impiega per compiersi.
La tradizione indù quindi individua due cicli principali, il kalpa e il manvantara.
Un manvantara ha una durata di due cicli precessionali e mezzo, ovvero 64.800 anni, e il kalpa comprende 7 manvantara.Ogni manvantara è a sua volta diviso in 4 yuga, ognuno dei quali ha una durata proporzionalmente inferiore rispetto al  suo predecessore, come spiegato nell’immagine sottostante.
All’inizio di un manvantara gli esseri umani si trovano in una situazione di massima vicinanza con il mondo celeste, ma con l’alternarsi degli yuga questo rapporto con il divino via via si affievolisce, finchè al termine dell’ultimo yuga, il kali yuga, l’età oscura, gli esseri umani sprofondano totalmente nel materiale, fino a dimenticare del tutto la propria origine divina.
Terminato un kali yuga l’umanità si rigenera, ed il ciclo si ripete.
La fine del settimo manvantara di un kalpa corrisponde al periodo di massima decadenza.
Il nostro attuale kalpa è chiamato Era del Cinghiale Bianco, e sempre secondo tale concezione attualmente stiamo vivendo gli ultimi anni dell’ultimo yuga del 7° manvantara.

Ovvero, il periodo di massima decadenza possibile.

La mitologia greca similmente riprende la teoria dei cicli di decadenza, e chiama le quattro ere principali Età dell’Oro, Età dell’Argento, Età del Bronzo ed Età del Ferro, la nostra era.

La seguente raffigurazione,parzialmente tratta dal libro di Fabio Ragno “Iniziazione ai Miti della storia”,schematizza tale divisione ed individua alcuni avvenimenti descritti dai testi tradizionali che hanno segnato i passaggi di era.

16 Marzo 2009

Crollano le Torri III

Il Vecchio della Montagna si destò: mirò il piano e la febbre del piano, percorse cogli occhi torri e pinnacoli, tracciò sulla terra secca uno strano segno, e così parlò nella notte:
come in una falsa notte una falsa tregua, così in questa lunga agonia secolare i costruttori di torri fanno nidi al vento della loro stoltezza: ma a ogni fiato di nuova tormenta precipitano le torri.
O costruttori di torri, precipitano le torri.

Da secoli tessete l’inganno, il vostro inganno, o costruttori di torri; e i secoli vi divorano; in fondo ai secoli invero, nell’invisibile deserto che corre parallelo alla vostra strada corrotta e titubante, sta l’eternità, costruttori di torri, o costruttori di torri.

O costruttori di torri, correte allo sfacelo con ali sempre più rapide, con orgoglio sempre più teso: la fossa deve essere colmata.
Quindi, o costruttori di torri, cogliete tutti i lauri delle vostre conquiste: voi che siete riusciti a far girare la terra girando voi stessi, riuscite a fermare i cieli fermandovi voi stessi.
Ed è a questo punto, o costruttori di torri, che il vostro gioco sarà finito: e tutti i ninnoli di metallo che avete cosi laboriosamente elevati accanto ai vostri pensieri saranno l’ultima corona della vostra ultima vigilia di guerra.

Dell’ultima vostra guerra profana, schiavi e figli di schiavi.


Guido De Giorgio, Crollano le torri, “La Torre”, 1930.