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-o- Too late to die young -o-
22 Giugno 2011

La caduta degli dei

Cavalli in riva al mare, De Chirico


“Come potete sapere che ogni Uccello che fende le vie dell’aria non sia un universo di delizie, chiuso dai vostri cinque sensi?”

William Blake, The Marriage of Heaven and Hell, 1790–1793

Ma il risvegliato e sapiente dice: corpo io sono in tutto e per tutto, e null’altro; e anima non è altro che una parola per indicare qualcosa del corpo’
W.F.Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1885

Non sono passati nemmeno 100 anni tra gli scritti di Blake e Nietzsche, eppure le parole del filosofo tedesco sigillano il totale ribaltamento della visione metafisica tradizionale, di cui Blake ancora nel finire del XVIII secolo si fa cantore, forse l’ultimo dei visionari.
Per millenni le scienze tradizionali avevano descritto il corpo come l’appendice esterna dell’anima, la membrana materiale che permetteva all’anima stessa di interagire con il mondo fisico.
Un mondo fisico di cui i cinque sensi danno una immagine parziale, limitata.
L’universo è “un oceano di delizie” di cui gli uomini riescono a percepire solamente una minima parte.

Nietzsche, al contrario, assume il ruolo di profeta del pensiero moderno, trascina la metafisica celeste sulla terra, celebra la religione della materia.
La concezione del mondo si ribalta, nulla esiste oltre ciò che appare, e persino le idee più astratte ed elevate degli uomini altro non sono che creature della nostra componente materiale.
E’ l’anima ad essere una parte del corpo, Dio stesso una idea errata della mente.
Nietzsche coglie e descrive il sentimento che di lì a poco avrebbe conquistato l’Occidente, apre il secolo del definitivo trionfo dell’apparenza sulla essenza.
Un processo che sarebbe continuato fino ai giorni nostri.

Ma nel mondo del divenire nulla si ferma, così gli dei degli uomini, sottratti ai cieli e scaraventati con forza sulla terra, proseguirono la loro caduta raggiungendo i mondi inferi, e da laggiù vennero celebrati dai profeti della “nuova spiritualità”.
Una spiritualità alla rovescia, come le scienze tradizionali avevano annunciato.
L’uomo di Nietzsche, l’uomo “materiale”, non fu che una breve tappa, in questo viaggio lungo i millenni.

6 Giugno 2011

L'isola: un quesito sulla natura dell'uomo


Oggi vorrei proporre un quesito ai lettori del blog.
Immaginiamo uno scenario altamente improbabile, se non quasi impossibile, che servirà unicamente quale pretesto per poter esprimere la propria idea sulla natura degli uomini e il loro rapporto con la comunità.
Lo scenario è questo: in seguito ad uno sconvolgente movimento tellurico, nel cuore dell’oceano Atlantico emerge un lembo di terra, un’isola grande pressapoco quanto due volte la Sicilia.
La morfologia dell’isola è caratterizzata da ampie pianure e morbide colline, è attraversata da fiumi ed è ricca di acque dolci.
Dopo la sua incredibile comparsa, diversi stati ne rivendicano la proprietà, ognuno esponendo le sue motivazioni: Stati Uniti, Argentina, Brasile, Messico, Cuba, Portogallo, Spagna, Marocco, e perfino la Russia.
La situazione è singolare, ed ovviamente un accordo non si trova: si discute anche di una eventuale spartizione, ma anche qui le difficoltà da superare sono troppo grandi per giungere ad un compromesso che accontenti tutte le parti.

Nel frattempo gli anni passano, le colline si popolano di alberi, sull’isola si stabiliscono delle colonie di uccelli, mentre alcune spedizioni scientifiche autorizzate dalle Nazioni Unite giunte sul posto scoprono che la terra del luogo è molto fertile, e dopo accurate ricerche si giunge alla conclusione che opportunamente coltivata, e con l’importazione di animali da allevamento, l’isola potrebbe ospitare e sostenere fino a dieci milioni persone.
Infine, le grandi potenze decidono di ritirare ogni pretesa sull’isola: essa viene dichiarata terra franca, estranea a qualunque giurisdizione.

Nel frattempo, iniziano a giungere sull’isola i primi abitanti.
Si tratta principalmente di persone che nelle loro terre di origine non avevano nulla da perdere, attratte dall’idea di ricominciare la propria vita in una sorta di paradiso terrestre; ci sono tra loro giovani idealisti, eremiti, religiosi, ma anche comuni delinquenti perseguitati dalla giustizia nei loro paesi e desiderosi di trovare la libertà in una terra franca.
Ed arrivano sull’isola anche gruppi organizzati, spesso guidati da una forte ideologia, spinti dal sogno di creare da zero una società ideale in un mondo nuovo.
Gli stati nazionali discutono su quale debba essere il loro approccio nei confronti di queste persone: c’è chi sostiene che l’afflusso vada regolamentato, chi denuncia la possibilità che cellule di terroristi possano trovarvi la loro base operativa, chi immagina scenari ancora peggiori.
Ma, ancora una volta, nessun accordo viene raggiunto sul chi debba assumersi il ruolo di “poliziotto” internazionale, dal momento che persino le Nazioni Unite vengono ritenute da diversi stati inadeguate a svolgere tale compito.
Così, l’isola rimane del tutto libera.

Questa quindi la premessa, ed ecco il quesito: in uno scenario del genere, come si evolverebbe la situazione nell’isola?
Cosa succederebbe nell’arco di 10, di 30, di 100 anni?
Qualcuno potrebbe vedere delle analogie con la storia degli Stati Uniti d’America e della costruzione di una nazione da parte di coloni che abbandonavano tutto per fondare un nuovo mondo lontano dalle loro terre natie.
Ma in quel caso i coloni rispondevano comunque a dei poteri statali, e colonnizavano le nuove terre nel nome dei loro governanti oltreoceano.
Nelle americhe, quindi, si venivano da subito a formare forme di governo che emanavano direttamente dal potere centrale delle madrepatrie.
Nel caso della nostra isola, invece, non succede nulla di tutto questo.
La terra è a tutti gli effetti una terra franca, e chi vi giunge non deve rispondere a nessuno; non vi sono nemmeno popolazioni autoctone con cui scontrarsi.
Cosa succederebbe, quindi, nell’isola?
La parola ai lettori.

24 Aprile 2011

Anastasis

12 Aprile 2011

Il flusso del potere - parte III


Il concetto più vago con cui come esseri umani abbiamo a che fare è indubbiamente quello di libertà.
La libertà, quale assoluto, è una entità non sperimentabile, inconoscibile, per ognuno di noi.
Esistono, al massimo, le libertà, al plurale.
Si può essere liberi da, e liberi di, ma mai liberi in tutto e per tutto, in senso totale.
E basta davvero poco per comprendere tale realtà, magari una mattinata nebbiosa di novembre, quando la sveglia suona alle sette e nel caldo del proprio letto ci si chiede per quale motivo il mondo sia tanto malvagio da costringerci a lasciare il nostro tiepido rifugio per affrontare il freddo la pioggia e il traffico.
Un essere totalmente “libero” potrebbe scegliere, in teoria, di compiere l’azione che più gli è congeniale in qualsiasi momento, senza avere l’obbligo di andare contro la propria volontà.
Si potrebbe obiettare che anche l’avere un lavoro in fondo costituisca una libera scelta, ma questo si può affermare anche a proposito del servo della gleba medioevale, “libero” di andarsene dal suo pezzo di terra in qualsiasi momento, a suo rischio e pericolo: il solo fatto di dover sopravvivere, e di conseguenza il doversi procurare il necessario per farlo, erode inevitabilmente l’ampiezza delle libertà umane.
Andando più nello specifico, si sperimentano ulteriori, e ben maggiori, limitazioni alla nostra libertà ogni qual volta siamo chiamati ad identificarci, a registrarci, ad avere delle carte d’identità, a pagare delle tasse.
Esistono persone che possono obbligarci a compiere queste azioni, e che detengono di conseguenza un certo grado di controllo sulle nostre vite.
Ma se queste sono imposizioni ben evidenti, vi sono d’altra parte limitazioni alla nostra libertà molto più difficili da cogliere: si tratta dei condizionamenti sociali.

Ogni epoca è caratterizzata da diversi usi e convenzioni, e questo non è un mistero: quello che invece rimane più difficile da comprendere è il motivo per cui il senso morale possa cambiare nel tempo e soprattutto il modo in cui questo avviene.
Tendenzialmente, ogni società umana si è fondata su due principi fondamentali: il divieto di omicidio all’interno del proprio gruppo sociale ed il divieto di incesto (con alcune notevoli eccezioni).
Ma oltre questi punti fermi, il concetto di moralità e le regole di convivenza civile sono variate di molto.
Ancora oggi, a cominciare dal momento in cui indossiamo degli abiti ribadiamo la nostra adesione alle impostazioni sociali della nostra epoca, senza sentire la necessità di riflettere sui motivi che ci portano a presentarci in un modo piuttosto che in un altro, così come per una ragazza cretese del 2.000 avanti Cristo era normale aggirarsi tra le mura di Cnosso con il seno al vento mentre una sua lontana discendente del 1900 dopo Cristo avrebbe giudicato scandaloso mostrare in pubblico le proprie caviglie.
E la moda rappresenta solo l’aspetto più eclatante del condizionamento a cui gli esseri umani facilmente sottostanno, ed in maniera ancora maggiore evidenzia la facilità con cui un numero limitato di persone possa decidere il modo in cui miliardi di loro simili presenteranno se stessi.
Si tratta, in questo caso, di uno dei modi in cui la presunta libertà del singolo viene aggirata senza che questi nemmeno se ne accorga.
Questi condizionamenti, queste piccole o grandi limitazioni delle libertà decisionali delle persone seguono solitamente degli schemi ben precisi di diffusione: immaginando l’umanità strutturata sotto forma di piramide, gli input seguiranno sempre un percorso che va dall’alto verso il basso.

In questo processo, il ruolo chiave per la diffusione delle regole sociali risiede nelle mani dei diffusori di opinioni, quelli che vennero chiamati “intellettuali”, e più nello specifico gli artisti, gli stilisti, i cantanti, i poeti degli antichi, i pubblicitari dei giorni nostri.
Sovente semplici pedine inconsapevoli nelle mani di persone influenti che ne indirizzano l’operato, i creatori di opinione sono in grado di plasmare nell’arco di una generazione il sentire comune che di volta in volta può essere utile al potere costituito.
Possono creare un movimento culturale che esalti l’auto sacrificio e l‘amor di patria come fecero gli intellettuali romantici di fine ottocento, trasformando così una intera generazione di giovani imbevuti di tali miti nella perfetta carne da macello per la grande guerra di inizio novecento; oppure possono diffondere per mezzo di film e serie tv un modello di uomo totalmente incentrato nella ricerca dell’accumulo dei beni materiali ed identificarlo con il concetto del “successo”, come avvenne nel secondo dopoguerra.
E’ interessante notare come un lavoro di condizionamento di questo tipo necessita di attenta organizzazione solo in un primo momento, poiché in seguito saranno i ricettori stessi a diffondere il nuovo sentire, per mezzo della reciproca influenza.
Questo secondo meccanismo è ben descritto nella storiella delle cinque scimmie:

Se mettiamo 5 scimmie in una gabbia, aggiungiamo una scala all’interno e vi mettiamo sopra una bella banana subito esse saliranno la scala per prendere la banana.
Se però ripetiamo lo stesso scenario e ogni volta che una scimmia prova a salire la scala inondiamo la gabbia con un forte getto d’acqua diretto su di lei e su tutte le altre, ben presto queste scimmie smetteranno di provare a salire la scala, consapevoli di quello che le aspetta in caso tentassero…
A questo punto possiamo togliere una scimmia dalla gabbia e aggiungerne una nuova: la nuova arrivata proverà subito a salire sulla scala ma le altre scimmie subito la fermeranno per paura del getto d’acqua, che sanno arriva ogni volta che una di loro sale la scala: ben presto dopo alcuni tentativi falliti la nuova scimmia desisterà.
A questo punto possiamo togliere un’altra scimmia e metterne un’altra nuova, la scena di prima si ripeterà, e ora anche la scimmia inserita poco prima aggredirà la nuova arrivata,  in quanto ha potuto imparare a sue spese che sulla scala non ci si può andare…
Possiamo continuare in questo modo sostituendo fino all’ultima scimmia, a questo punto avremo una gabbia con una scala al suo interno con sopra una banana, 5 scimmie dentro e nessuna di queste scimmie si azzarderà a salire la scala, ma nessuna di queste scimmie saprà il perchè non si possa salire questa scala, semplicemente saprà che non si può, che si è sempre fatto così…
La memoria del perchè non si potesse salire la scala è andata perduta e ora non è più importante rimanere vicino alla gabbia con il tubo dell’acqua pronto, per essere sicuri che le scimmie non mangeranno la banana: ora le scimmie si autocontrolleranno fra di loro, nessuna salirà sulla scala perchè sarebbe fermata dalle altre, e solo perchè si è sempre fatto così, è sbagliato salire punto e basta…

Nel caso di questa storiella, il condizionamento iniziale è di tipo negativo (la scimmietta che sale la scala subisce un forte getto d’acqua); nelle culture più progredite, al contrario, il condizionamento iniziale è di tipo positivo: un certo tipo di comportamento viene presentato quale vincente, e di lì in poi si diffonde tramite imitazione.

Finché verrà riconosciuto come “normale”, e non ci si chiederà nemmeno più se esistano delle alternative.

Il flusso del potere – Prologo
Il flusso del potere – parte I
Il flusso del potere – flash back
Il flusso del potere – parte II
Il flusso del potere – parte III
Il flusso del potere – secondo intermezzo: popolo e conformismo
Il flusso del potere – parte IV
Il flusso del potere – Epilogo

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8 Marzo 2011

Morte e rinascita di Taylor Momsen

Taste me drink my soul, show me all the things that I shouldn’t know,
when there’s a new moon on the rise I had everything,
opportunities for eternity and I could belong to the night

 


Il gruppo dei Pretty Reckless con il suo album d’esordio “Light me up” ha saputo crearsi un buon numero di estimatori, riuscendo nel contempo a scalare le classifiche americane ed europee.
Il sound della band si inserisce nel filone del pop-rock melodico e commerciale accompagnato da atmosfere gotiche, un genere ispirato dall’universo metal ed opportunamente smussato ed addolcito per essere reso più facilmente accessibile al grande pubblico.
Punto di forza del gruppo è indubbiamente la carismatica cantante Taylor Momsen, modella ed attrice che a soli diciasette anni può vantare un curriculum di tutto rispetto nel mondo dello spettacolo.
Oltre alla bellezza ed alla sensualità della giovane Momsen, l’immagine della band si è anche concentrata attorno ad una serie di richiami esoterici ed occulti: in particolar modo nei videoclip promozionali delle loro canzoni viene fatto un ampio uso di una determinata simbologia, proposta in maniera per niente velata, come si addice ai tempi correnti.

Nel video di “Make me wanna die”, il primo singolo di “Light me up”, Taylor Momsen si presta ad un rito di (contro) iniziazione, né più né meno.


Come sempre più spesso capita, non si pone qui la necessità di una attenta disamina, dal momento che di velato vi è ben poco.
Ma questo è un concetto che è stato ripetuto fin troppe volte.
Di seguito vengono quindi presentati alcuni fotogrammi estratti dal clip, con qualche indicazione di accompagnamento.

 


Taylor Momsen dopo essere uscita da un edificio non meglio identificato si avvia per le vie poco illuminate di una città decadente.
Ovviamente è notte.
Inizia a disfarsi dei suoi accessori e dei suoi vestiti, allusione all’abbandono di un vecchio modo di essere in attesa di assumere una nuova identità.
Significamente il primo oggetto di cui si libera è un crocifisso-rosario, gesto che simboleggia la rinuncia ai valori della religione cristiana; la croce viene consegnata ad una bambina, simbolo dell’infanzia e dell’innocenza facenti ormai parte del passato.
La nuova identità che la Momsen si appresta ad assumere sarà proprio quella di rock-star disinibita, pronta a scalare le tappe del successo, e disposta, di conseguenza, a pagare il prezzo dovuto.

La bambina è vestita di rosso, e come si noterà in seguito i colori assumono un ruolo fondamentale nello svolgimento della storia.
Interessante anche il parallelo tra il comportamento della giovane Taylor e i primi gesti compiuti dall’ aspirante massone che richiede l’iniziazione all’ordine dei fratelli muratori: il neofita, in questo caso, deve per prima cosa liberarsi dei metalli che porta con sé, essendo in questa occasione il metallo simbolo dei valori materiali del mondo profano, ed in seguito, prima di presentarsi davanti agli altri fratelli, si toglie i vestiti della vita quotidiana, per ribadire l’abbandono al suo precedente stile di vita.


Nella città, nel frattempo, si abbattono delle palle di fuoco che causano esplosioni ed estesi incendi: i colori prevalenti sono ancora il rosso ed il nero.


Taylor è ora libera dalle croci e dai vestiti, e si appresta ad intraprendere il rituale di iniziazione.


La ragazza giunge dinnanzi al luogo in cui avrà luogo il rito: si tratta di un cimitero in fiamme, il luogo adatto per affrontare un processo di purificazione-morte-rinascita.


Taylor si trova ora nel culmine del rito: immersa nelle fiamme si purifica ed è pronta per cancellare per sempre la sua vecchia personalità, in attesa della rinascita.


Il rito ha avuto termine, e le fiamme che salgono nel cielo incontrano la luna, simbolo dell’eterna rinascita.
Con la luna piena compare, infine, anche il colore bianco, a sigillare il completamento del processo.
I tre colori che infatti si presentano nel video sono il nero il rosso ed il bianco, ovvero i colori del  processo alchemico di Nigredo, Rubedo e Albedo, ovvero le tre tappe attraverso le quali la materia, e di conseguenza l’anima, veniva prima dissolta per poi essere purificata e ri-organizzata sotto un aspetto nuovo e luminoso.