Blessed be

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-o- Too late to die young -o-
22 Ottobre 2008

Fashion di sto

Girovagando per la rete  mi sono imbattuto in questa immagine, che ha immediatamente catturato la mia attenzione.
C’è qualcosa nello sguardo del lupo, qualcosa che necessiterebbe di decine di pagine per essere espresso a parole.
Personalmente trovo l’intera situazione immortalata dalla foto semplicemente odiosa.
Una modella fashion con tanto di sorriso ebete in dotazione conduce  al guinzaglio sulla passerella un animale che sembra rendersi conto della propria umiliazione, ridotto a fenomeno da baraccone e di giubilo in una manifestazione simbolo della vacuità dei tempi in cui viviamo.
Qui c’è tutto il peggio del nostro occidente, la sua parte più frivola e fetida, colto nell’attimo della sua massima superbia, mentre porta a spasso la forza della natura nella sua più vera essenza con idiota compiacimento.

E non si tratta qui del  “desiderio di dominio” dell’uomo occidentale sulla “natura”.
Qui è rappresentato qualcosa di più profondo, in questa immagine è immortalato il trionfo dell’idiozia e della superficialità sull’aspetto più reale e vivo del creato.
Qui una scialba rappresentazione della vita si prende gioco della vita vera.

Per la cronaca, la foto è stata scattata durante il Green Initiative Humanitarian Spring 2009 fashion show a Los Angeles, una manifestazione con scopi umanitari e ambientalisti.
Perfetta sintesi dei tempi in cui viviamo.

14 Ottobre 2008

Problemi globali, soluzioni globali

A volte ci vuole una crisi affinchè la gente accetti che ciò che è ovvio…

London City Hall, Sir Norman Foster
Tassello dopo tassello il Nuovo Ordine Mondiale, così spesso evocato dai suoi fautori ed altrettanto temuto dai suoi detrattori, sta prendendo forma.
Ieri, 13 Ottobre del 2008, dalla City di Londra, il cuore pulsante del Leviatano globale, il primo ministro inglese Gordon Brown ha pronunciato un discorso che battezza l’avvio di una “nuova epoca”.
Tradotto dall’ottimo Paxtibi, qui di seguito si riportano alcuni passi di questa ode all’ordine globale.

E si rimane infine anche affascinati, dall’osservare come l’elite del potere usi da sempre lo stesso trucco per imporre il suo volere: tesi, antitesi, sintesi.

Ed ecco la “sintesi”, la soluzione.

Una soluzione globale ad un problema globale.

_____________________

Discorso sull’economia globale del primo ministro inglese Gordon Brown al Reuters Building.

Siamo internazionalisti, con una portata più globale come paese di qualsiasi altro.
Mentre alcuni userebbero la crisi finanziaria mondiale per suggerire politiche protezioniste, sappiamo che l’unica via è di mantenere la nostra tradizione di apertura: un’economia di commercio aperta dove ora ci sono coordinazione e controllo globali adeguati.
[…]quello che i mercati stanno mostrando è che per quanto completo un programma nazionale possa essere – nessun paese da solo può agire per risolvere quello che è un vero problema globale.
Richiede una vera soluzione globale.
[…]
Perché non ci arresteremo alle misure immediate per stabilizzare il sistema.
Abbiamo anche bisogno delle misure per rimodellare il sistema finanziario globale per adeguarlo allo scopo futuro.
Questo lavoro è importante per costruire la fiducia e questo lavoro deve cominciare oggi.
E dobbiamo cominciare riconoscendo che siamo ora in un sistema finanziario globale e che mentre abbiamo già movimenti di fondi globali abbiamo controllo soltanto ad un livello nazionale.
E proprio come abbiamo bisogno di una nuova coordinazione globale per occuparci delle onde di cambiamento che stanno definendo la nuova era globale dalla disponibilità di energia al cambiamento del clima, così abbiamo bisogno di maggiore cooperazione globale per controllare e quindi sorvegliare i flussi finanziari che non conoscono confini.
[…]
Così ora dobbiamo installare nuove strutture e nuove regole per il futuro.
Questo non può semplicemente essere un salvataggio di breve durata per rappezzare le crepe.
Soltanto un metodo chirurgico che arriva alla radice del problema funzionerà ora per assicurare che i problemi non ritornino.
E dobbiamo riconoscere che l’azione di cui abbiamo bisogno non è solo nazionale ma globale.
[…]il nostro scopo deve essere un sistema finanziario internazionale per il ventunesimo secolo che riconosca le nuove realtà – economie aperte e non protette, mercati dei capitali non nazionali ma internazionali, concorrenza non locale ma globale.
Dev’essere un sistema che cattura tutti i benefici dei mercati globali e dei movimenti di capitale, minimizza il rischio di rottura, aumenta le occasioni per tutti ed solleva i più vulnerabili, in breve, il ripristino nell’economia internazionale dello scopo pubblico e degli alti ideali.
E che dobbiamo ora restituire il sistema finanziario internazionale a questa idea delle regole del gioco.
Mentre i fondatori di Bretton Woods hanno inventato regole per un mondo di movimenti di capitale limitati, dobbiamo inventare le nuove regole per un mondo di movimenti di capitale globali.”
[…]
A volte ci vuole una crisi affinchè la gente accetti che ciò che è ovvio e avrebbe dovuto esser fatto molti anni fa, non è più possibile posporlo.
Dobbiamo creare una nuova architettura finanziaria internazionale per l’età globale.
Questa crisi dimostra oltre ogni dubbio che un mercato dei capitali globale richiede un controllo globale molto più forte.
Dobbiamo accertarci che abbiamo:
– un efficace sistema di allarme globale per avvisarci dei rischi economici e finanziari;
– degli standard globalmente accettati di controllo e regolazione applicati ugualmente in tutti i paesi;
– più forti disposizioni per il controllo oltre frontiera delle imprese globali;
– e – se abbiamo imparato qualcosa – istituzioni molto più forti per la cooperazione e l’azione concordata in una crisi.
[…]
Una soluzione globale ad un problema globale.
Accertandoci che mai abbiamo affrontato tali problemi; ed assicurando il futuro per il nostro sistema bancario in modo che per le generazioni a venire Londra e la Gran Bretagna rimangano la casa della finanza globale.

Discorso completo

12 Ottobre 2008

Stato di polizia alle porte?

“Siamo sulla soglia di una mutazione globale.
Ci manca soltanto una cosa: una crisi rilevante, e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale”
David Rockefeller allo United Nations Business Council, 1994.

“Siamo davanti a una grave crisi globale che richiede forti risposte globali”
George W. Bush, 11 Ottobre 2008

 

Mentre la situazione economica internazionale sta rapidamente precipitando, avvengono quasi di sfuggita sullo sfondo dei movimenti assai curiosi, che visti in una prospettiva più ampia assumono una connotazione leggermente preoccupante. Qualche mese fa vi fu una accesa polemica in Italia per la decisione del governo di schierare per le strade delle città un numero cospicuo di militari, per la precisione 2500 fanti dell’Esercito destinati a compiti di sicurezza e di ordine pubblico.
Una assoluta novità nella storia dell’Italia repubblicana, ed una misura che ricordava troppo da vicino usanze più congeniali a regimi dittatoriali.
Ma per quale motivo?
Quasi sicuramente una decisione che aveva uno scopo pratico, ovvero il testare la reazione popolare di fronte ad un provvedimento tipico di uno stato in cui vige la legge marziale.Nello stesso modo, il governo tedesco ha proposto di modificare la costituzione per permettere un dispiegamento dell’esercito all’interno dei confini nazionali.
La spiegazione ufficiale di questa manovra è la necessità di “combattere il terrorismo”.
Una scusa ovviamente risibile, dal momento che le vittime per il terrorismo sul suolo tedesco negli ultimi anni  sono pari a quelle causate da caduta di dischi volanti.
Lo stesso provvedimento è stato preso negli Stati Uniti, dove dal 1° Ottobre è stata dispiegata sul suolo nazionale una brigata di fanteria, una brigata di combattimento attivo in precedenza di stanza in Iraq.
Ancora una volta, si tratta di una misura inconsueta, un fatto mai verificatosi in precedenza.
Sempre negli Stati Uniti, si ricorderà come l’amministrazione Bush si sia a lungo impegnata negli ultimi anni nella costruzione di numerosi campi di detenzione per civili.
Se ne contano più di 800 sparsi su tutto il territorio americano, pronti all’uso e al momento del tutto vuoti.
Ma pronti per chi?
Se facciamo ancora un passo indietro, vi è un altro indizio che suggerisce un determinato scenario.

Torniamo in Europa, e riprendiamo in mano il tanto vituperato Trattato di Lisbona, ovvero la nuova costituzione dell’entità orwelliana che risponde al nome di Unione Europea.

Un trattato sempre rigettato dai cittadini nelle sue varie forme, ma che finirà solennemente ratificato all’unanimità nelle oscure sale dei vari parlamenti europei.

Il Trattato di Lisbona è stato compilato in modo volutamente confusionale, con una sequenza di continui rimandi e aggiunte a documenti precedentemente redatti, come  il Trattato sull’Unione Europea (TUE),  la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU).

L’articolo Articolo 52, paragrafo 3
del Trattato di Lisbona così recita:

3. Laddove la presente Carta contenga diritti corrispondenti a quelli garantiti dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (detta CEDU), il significato e la portata degli stessi sono uguali a quelli conferiti dalla suddetta convenzione. Ciò implica che la CEDU sia parte costituente del Trattato.

Ed arrivando al dunque, vediamo cosa dice  questa Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali , all’articolo Articolo 2 – Diritto alla vita:

1. Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge.
Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il delitto è punito dalla legge con tale pena.
2. La morte non si considera inflitta in violazione di questo articolo quando risulta da un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario:
1. per assicurare la difesa di ogni persona dalla violenza illegale;
2. per eseguire un arresto regolare o per impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta;
3. per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o una insurrezione.

Ecco quindi che secondo il Trattato di Lisbona, diviene lecito privare della vita un cittadino quando il ricorso alla forza da parte dello stato si rende assolutamente necessario, come ad esempio nel caso di una “sommossa”.
Una aggiunta curiosa, questa dei padri costituenti.

Quando mai si è vista nell’Europa contemporanea, placida e pacifica, una insurrezione popolare tale da giustificare un intervento armato da parte delle forze dell’ordine?

Perchè si sente ora la necessità di autorizzare queste forze dell’ordine ad agire in tal senso?
Facendo quindi un breve riepilogo di tutti questi elementi inizia a delinearsi un quadro dai tratti alquanto foschi.
La crisi economica che stiamo vivendo è assai grave, e la sua portata non è stata ancora sperimentata.

La crisi ad oggi ha travolto le strutture finanziarie, e per la maggioranza dei cittadini pare avere solamente un carattere numerico, cifre che ci vengono dispiegate dai telegiornali e che non siamo nemmeno in grado di quantificare.

Quando la debolezza del sistema finanziario farà sentire i suoi effetti sull’economia reale, allora anche il singolo cittadino conoscerà in prima persona il significato di questa depressione.

Gli indebitati non saranno più in grado di ripagare i propri debiti, il blocco del credito implicherà un grosso calo nella produzione con conseguenti fallimenti e licenziamenti su grande scala.

Il periodo delle vacche grasse per l’Occidente è finito, un periodo di prosperità iniziato nel dopoguerra e che era fondato essenzialmente sul debito, in maniera via via più marcata.

Questo è il momento in cui quei debiti si pagano, e occorrerà farsene una ragione. E l’elite del potere tali scenari li aveva già previsti da tempo, dal momento che ha le idee un po’ più chiare degli economisti della domenica che affollano i media e che ancora non hanno idea del perché tutto questo stia succedendo.
Una grande crisi economica, le conseguenti rivolte popolari, una serie di provvedimenti atti a fronteggiare al meglio tali “sommosse”, con tanto di eserciti schierati per le strade, autorizzati a sparare sulle folle e con tanti campi di concentramento già allestiti, per i “dissidenti”.
Ed alla fine del temporale, come un Deus ex Machina calerà dall’alto la definizione di un Nuovo Ordine, di cui tutti sapranno ormai accettare la necessità.

Si veda anche:
Per chi suona la campana? di Huey Freeman
Verso il Governo Mondiale, il volto oscuro delle Nazioni Unite
Nuovo Ordine Mondiale, i concetti base
Date significative nella creazione di un Nuovo Ordine Mondiale
La creazione di una crisi finanziaria, di Capitano Nemo

2 Ottobre 2008

Noi e loro


…[per il futuro vedo] caos, confusione ed infine una lotta tra l’individuo e lo stato.

L’individuo è il più forte; e vincerà.
Lo stato è una finzione santificata da Hegel e dai suoi seguaci per controllare l’individuo.
Presto o tardi la gente si sveglierà.
Per prima cosa dobbiamo scansare la trappola della destra e della sinistra, questa è una trappola Hegeliana per dividere e controllare.
La battaglia non è tra destra e sinistra.
La battaglia è tra noi e loro.

Antony Sutton

24 Settembre 2008

Psicopatici e potere

Loro ci hanno studiato. Essi sanno meglio di noi quello che noi sappiamo di noi stessi. Essi sono esperti nel premere i nostri bottoni, ad utilizzare le nostre emozioni contro di noi.

Ogni essere umano porta in sé una dote di pregi e di difetti, la sua anima è il risultato di una particolare alchimia in cui il bene e il male coesistono, creando un equilibrio che a seconda dei casi pende verso il primo o il secondo piatto della bilancia.
In questo equilibrio, quello a cui per natura gli esseri umani tendono quando si ritrovano nella collettività è una coesistenza pacifica, poiché la coesistenza pacifica è quella che garantisce un maggior vantaggio al singolo.
Si tratta di una questione pratica, prima ancora che morale: cooperare col prossimo porta vantaggi a tutti; ne beneficia il singolo, ne beneficia la collettività.
Queste considerazioni, d’altra parte, parrebbero essere smentite da una semplice osservazione degli avvenimenti che caratterizzano la storia degli uomini da millenni a questa parte.
Guerre, soprusi, saccheggi, odio ed intolleranza sono una costante nell’evolversi della civiltà umana.
Una apparente contraddizione, quindi.

Ma ad uno sguardo più attento, in seguito ad una analisi più approfondita delle vicende storiche, si può scoprire come nei secoli siano sempre stati gruppi di poche persone a determinare il corso degli eventi, gruppi di persone dotate di un particolare carisma o potere in grado di trascinare le folle e farle partecipi dei loro piani di dominio.
La grande domanda che chi studia i processi del passato e del presente dovrebbe porsi è infatti la seguente: perché sono sempre i peggiori esponenti del genere umano che detengono il potere?
Possono cambiare le forme di governo, la struttura della società, il livello di cultura o di ricchezza collettivo, ma saranno, in ogni caso, sempre i peggiori a comandare.
Persone che alla pacifica convivenza preferiscono la violenza perpetua, che spingono ed istigano le folle verso massacri distruttivi ed irrazionali.
Persone apparentemente senza sentimenti, senza coscienza, pronte a scatenare guerre ed a sacrificare milioni di uomini per raggiungere i loro obiettivi.
Apparentemente senza sentimenti.
Apparentemente?
Questo è il vero cuore della questione.
Esistono infatti persone che sono prive di quei sentimenti tipici degli esseri umani, sentimenti quali l’empatia, la capacità di provare pietà, l’istinto di protezione dei più deboli, la solidarietà.
Sono sentimenti propriamente “umani”.
Eppure, vi sono individui che questi sentimenti li ignorano del tutto.
La psicologia moderna descrive questa condizione come un disturbo, e cataloga chi ne soffre all’interno della famiglia degli psicopatici.
Ma quello che per la psicologia contemporanea viene catalogato come disturbo, all’interno della nostra società diviene un grande vantaggio.
Grazie all’impossibilità di provare qualsiasi sentimento di compassione, privo di ogni remora morale, lo psicopatico infatti ha tutte le carte in regola per scalare i gradini della gerarchia sociale, una gerarchia strutturata in modo tale da favorire la salita di chi è privo di scrupoli.
Il dottor Kevin Barrett, nel suo Twilight of the Psychopaths, sintetizza :

Gli psicopatici hanno svolto un ruolo sproporzionato nello sviluppo della civiltà, perché si prestano più facilmente a mentire, uccidere, ingannare, rubare, torturare, manipolare e, in generale, infliggere grandi sofferenze ad altri esseri umani senza alcuna sensazione di rimorso, al fine di stabilire il proprio senso di sicurezza attraverso il dominio.[…]
Quando si comprende la vera natura dell’influenza dello psicopatico, che è privo di coscienza, emozioni, egoista, freddo calcolatore, e privo di qualsiasi morale o norme etiche, si inorridisce, ma allo stesso tempo tutto improvvisamente comincia ad avere un senso.
La nostra società è sempre più senz’anima perché le persone che la portano avanti e che danno l’esempio sono senz’anima – letteralmente essi non hanno alcuna coscienza.
Nel suo libro Political Ponerology, Andrej Lobaczewski spiega che gli psicopatici clinici beneficeranno dei vantaggi anche in modo non violento nel corso della loro scalata delle gerarchie sociali.
Questo avviene perché possono mentire senza rimorso (e senza la presenza di quella spia fisiologica dello stress che viene rilevata dai test con la macchina della verità), gli psicopatici possono sempre dire ciò che è necessario per ottenere ciò che vogliono.

Gli psicopatici rappresentano un minoranza all’interno della società, ma hanno un grande vantaggio rispetto alla maggioranza.
Consapevoli della loro diversità, la usano per manipolare chi li circonda e per arrivare a posizioni di dominio.
Laggiù dove una persona mediamente onesta si fermerebbe, dinanzi a compromessi, patti con la propria coscienza, tradimenti, corruzioni, gli psicopatici avanzano senza esitare, e così arrivano senza ostacoli nelle stanze del potere.
In questo modo succede che la civiltà umana nei secoli venga guidata dai suoi peggiori rappresentanti, mentre la massa ignara viene stimolata affinché esprima le sue potenzialità più distruttive.
Ed in una società in cui i vertici dimostrano con il loro operato che è solo attraverso l’inganno e la furbizia che si può raggiungere il successo, le classi che compongono via via gli strati più bassi tenderanno ad imitare il comportamento di coloro che li precedono, portando la civiltà stessa alla inevitabile decadenza.
Quello che occorre, oggi come non mai, è comprendere il meccanismo con il quale gli psicopatici riescono a soggiogare i loro simili, comprendere che sono persone che ragionano e sentono in maniera profondamente diversa dal resto dell’umanità, capaci di gesti ed azioni inimmaginabili per un uomo comune.
Solo conoscendo il loro modo di operare, si può sperare di risvegliare l’umanità dall’incantesimo di cui attualmente è succube.
Il vero problema è che la conoscenza della psicopatia e di come gli psicopatici governano il mondo è stato effettivamente nascosto.
Le persone non hanno la benché minima conoscenza di cui avrebbero bisogno per compiere  un vero cambiamento dal basso verso l’alto.
Ancora e ancora, nel corso della storia si finisce per servire il nuovo capo, identico al vecchio capo.
Se c’è un lavoro che merita sforzi a tempo pieno e dedizione per il bene ultimo di aiutare l’umanità in questi tempi bui, è lo studio della psicopatia e la propagazione di tali informazioni in lungo e in largo e il più velocemente possibile.



Grazie a Dantem per aver segnalato i contributi del dottor Barrett e di Silvia Cattori.
Si veda anche:
Attenzione allo Psicopatico, figlio mio.
Sociopatici
Ponerologia, la scienza del male
Perchè i peggiori comandano?