Blessed be

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Qui si parla di miti, simboli, storia e metastoria, mondi vecchi e mondi nuovi, e di cospirazioni che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso, e non si abbandona mai la fiaccola.

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Massoneria
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Con la scusa dell’ Ambientalismo.
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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
6 Dicembre 2011

El refugio interior II


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20 Novembre 2011

El refugio interior

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14 Novembre 2011

No deal


Ad osservatori attenti, ed anche meno attenti, risulta ormai evidente come la musica popolare contemporanea di grande diffusione si sia trasformata in gran parte in un mezzo per diffondere una nuova contro-spiritualità, con messaggi occulti e meno occulti indirizzati principalmente ai più giovani.
Ci si è anche chiesti fino a che punto i vari artisti siano consapevoli del loro ruolo, e quanto invece risultino manipolati.
Non esiste una regola generale, ma vi sono tante persone con le loro storie personali alle spalle; vi sono coloro che hanno fatto una scelta consapevole e partecipano al grande progetto della diffusione del nuovo etat d’esprit in prima linea, come il celebre rapper Jay Z, il musicista più influente degli Stati Uniti, e vi sono una schiera di giovani interpeti, in particolar modo appartenenti all’universo femminile, che sono state indirizzate sin dalla giovanissima età nell’ambiente dello show business.
Si tratta, in questo secondo caso, di vittime, bambini indifesi che subisco delle vere e proprie manipolazioni mentali e psicologiche fino a divenire in età adulta delle marionette eterodirette utili solo a generare guadagni ed a diffondere il verbo della nuova religione.

Trattando di tali temi, ci si è chiesti più volte se in uno scenario simile, una realtà in cui per emergere occorre fare dei patti tremendi con la propria coscienza oppure essere manipolati sin dalla più tenera età, ci fosse ancora spazio per dei messaggi positivi, all’interno del mondo della musica popolare.
Più volte, anche in questo blog, è rimbalazata la domanda: “ma allora non si salva proprio nessuno?
In verità, per quanto sia sempre più difficile, esiste ancora la possibilità che il successo sia raggiunto anche per motivi esclusivamente di “merito”, ed ancora può capitare di imbattersi in canzoni che trasmettano dei genuini messaggi positivi; la stessa musica popolare, d’altro canto, ha accompagnato la storia dell’uomo proprio con questo compito, quello di alleviare il dolore della difficoltà del vivere, donando sollievo e speranza.
Dopo aver quindi a lungo trattato gli aspetti oscuri della diffusione della musica contemporanea, penso che divenga opportuno, nel momento in cui ci si imbatte in uno dei rari casi in cui un artista di successo diffonda con la sua musica dei messaggi profondamente positivi, segnalare queste gocce in mezzo all’oceano.

Il brano che segue è stato composto da Ben Harper, chitarrista e cantante statunitense, e rappresenta uno dei brani più belli pubblicati nel 2011 (il più bello, secondo il giudizio di chi scrive).
Il testo della canzone, intitolata Don’t give up on me now, tratta con profondità e semplicità i temi essenziali con i quali si deve confrontare un essere umano, dal bisogno di conoscere se stessi, alla necessità del ritrovarsi per poter poi dare il proprio contributo, all’importanza dell’aiuto delle persone che stanno intorno.
E soprattutto, prima di ogni altra cosa, il convinto e deciso rifiuto di cedere a qualunque compromesso.

It takes all you have to stare him down
and whisper, devil no deal



Il tempo, apre tutte ferite

e la fiducia, mi porterà nella tomba
il mondo non è mio
non sta a me salvare il mondo
non posso permettermi di perdere
quello che facilmente si butta via

e non conosco nemmeno me stesso
cosa ci vorrebbe per conoscere me stesso
ho bisogno di cambiare ma non so come
non abbandonatemi adesso

non è quello che facciamo
è quello che facciamo di ciò che sentiamo di fare
ci vuole tutto quello che hai
per fargli abbassare lo sguardo
e sussurrare “Diavolo, nessun accordo”
Non voglio combattere
non voglio combattere la guerra di mio padre
puoi aspettare tutta la vita
senza sapere cosa stai aspettando

e non conosco nemmeno me stesso
cosa ci vorrebbe per conoscere me stesso
ho bisogno di cambiare ma non so come
non abbandonatemi adesso

13 Novembre 2011

Cinque anni di Tra Cielo e Terra

 


Oggi Tra Cielo e Terra compie cinque anni.
Cinque anni sono un periodo che può apparire breve o sostanzioso, a seconda delle circostanze: nell’universo della rete, dove tutto viaggia a velocità amplificate, dove centinaia di mode esplodono e collassano nel giro di poche settimane, questo lasso di tempo rappresenta qualcosa di non esattamente frivolo.

Nei primi tempi, il blog è stato seguito per diversi mesi da una media di qualche decina di lettori, più altri sporadici visitatori che probabilmente vi capitavano per caso, incappando in queste pagine a volte soffermandosi, a volte precedendo oltre.
Devo confessare che scrivere articoli in quel periodo era molto più facile: non c’era nessun timore di essere frainteso, si trattava di esprimere dei concetti in libertà, condividendoli con un piccolo numero di lettori che viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda.
Col tempo la scrittura ha richiesto sempre più impegno e concentrazione, dal momento che diveniva necessario, e doveroso, valutare bene ogni espressione, verificare con attenzione ogni affermazione, usare uno stile di scrittura il più possibile lineare e semplice.
Ho provato a farlo.

Sia come sia, uno degli scopi che mi sono ripromesso sin dall’inizio fu quello di scrivere gli articoli da una prospettiva a lungo termine: volevo che quello di cui qui si trattava potesse risultare interessante anche a distanza di anni.
Siamo quotidianemante sommersi da miriadi di informazioni riguardanti la “attualità”, dedicando così la nostra attenzione ad argomenti che risultano “vecchi” e superati dopo che è trascorso solo qualche giorno; in questo blog desideravo che gli articoli potessero essere letti a distanza di anni col medesimo interesse (grande o piccolo, a seconda del giudizio di ogni lettore) del giorno in cui venivano pubblicati.
In qualche caso ci sono riuscito.

Questo non vuole essere un post celebrativo: un blog resta sempre un blog, e nella vita di ognuno di noi vi sono aspetti, appartenenti al mondo “reale”, sicuramente più importanti.
Nondimeno, in questi cinque anni ho dedicato diverse energie a questo progetto, a cui umanamente sono affezionato.
Così come è innegabile che la soddisfazione più grande è rappresentata dalla interazione con tutti coloro che hanno voluto dire la loro su quanto leggevano, a volte ritrovandosi d’accordo, a volte contestando, altre volte ancora completando con le loro osservazioni il contenuto dei post.
Un grazie penso sia dovuto, così come a coloro che hanno dedicato del tempo anche solo per leggere quanto qui proposto.
Il prossimo post di questo genere verrà pubblicato tra altri cinque anni, nella remota ipotesi che si sia ancora qui :-)

Blessed be

9 Novembre 2011

Lune