Benvenuti.
Qui si parla di miti, simboli,
storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
Viene, alla lunga, il dubbio che i mulini a vento si nutrano
delle energie di coloro che si ostinano a lanciarglisi contro.
Potrebbe essere.
Ma un’ altra via, non è concessa.
… termine introdotto da C.G. Jung nel 1930per descrivere una “connessione a-causale fra stati psichici ed eventi oggettivi”…
da Wikipedia
Era Aprile del 2002, al culmine del mio periodo razionalista.
Decisi all’epoca di fare delle ricerche sulla storia della magia, più che altro per cercare di comprendere come superstizioni senza alcuna dimostrazione potessero sopravvivere per secoli.
Recatomi in biblioteca nella sezione “esoterismo” mi ritrovai dinnanzi ad una selva di titoli e di autori che non mi dicevano nulla, finché vidi un libro dal titolo “La Magia” che aveva in copertina un Uroboros, il serpente che si mangia la coda.
Non avevo idea di cosa significasse, ma quel disegno mi piaceva, e presi il libro.
Si rivelò un testo interessante, e trattava principalmente di coincidenze, descritte dall’autore come dei “segnali” di comunicazione tra mondi separati.
Avvertiva anche del fatto che dal momento in cui si era cominciata la lettura di tale libro bisognava essere pronti ad accogliere le coincidenze più strane.
Un Sabato notte mi ritrovai a leggere il capitolo sui tarocchi, e incuriosito mi ricordai che anni prima degli amici ce ne avevano regalato un mazzo, che era rimasto sempre chiuso.
Lo recuperai e cominciai a sfogliarlo, finché andai a dormire, visto che la mattina successiva avevo una partita di calcio.
Giocavamo di Domenica mattina in maniera eccezionale, la seconda volta in sei anni.
Finita la partita un mio compagno di squadra mi diede un passaggio in macchina, ma siccome era in ritardo per un appuntamento mi lasciò all’incrocio dove inizia la mia via, a settanta metri da casa.
Non c’erano problemi, naturalmente, misi il borsone della partita sulla spalla sinistra e mi incamminai.
Quel giorno, nella mia via, se ne stava seduto beatamente sul marciapiede un bellissimo cagnolino bianco, un bastardino dal muso simpatico.
Non l’avevo mai notato prima, e quando mi fermai a guardarlo scattò in piedi e si mise a seguirmi e a girarmi intorno.
Era davvero gioioso, e cominciò a fare dei salti sulle zampe posteriori e ad appoggiarsi con quelle anteriori sulla mia gamba sinistra.
Saltava mentre camminavo, poi mi fermavo, mi giravo a guardarlo e lui smetteva.
Mi accompagnò fino al portone della mia abitazione, poi salii in casa e non ci pensai più.
La sera ripresi la lettura del libro che avevo interrotto la notte prima, e volli dare anche un’ulteriore occhiata al mazzo dei tarocchi che avevo scovato.
Scorrendo le varie figure rimasi ad un certo momento impietrito.
Tra le mani tenevo la carta del “Folle”, e non credevo a quello che stavo guardando.
Il folle era rappresentato come un uomo che si allontana dalla città, tiene sulla spalla sinistra una saccoccia con i suoi pochi beni ed è accompagnato da un simpatico animale, un cagnolino bianco che con le zampe anteriori si appoggia sulla sua gamba sinistra.
Abbandonai per qualche giorno il libro, ma poi volli approfondire il simbolismo del “Folle”. Ripensandoci adesso quello che trovai fu più che interessante, fu profetico.
Il folle è la figura cardine dei tarocchi, rappresenta colui che abbandona le sue vecchie certezze razionali, simboleggiate dalla città, per avventurarsi in un nuovo percorso di conoscenza.
Il cagnolino bianco simboleggia invece le forze amiche della natura che lo accompagneranno in questo “viaggio”.
Il cagnolino bianco nella mia via invece non l’ho più rivisto.
Sia il tuo cuore libero da ogni astio,
sorridi a chi ti reca offesa,
benedici e cambia strada.
Se Dio lo vorrà,
vecchi sentieri
si congiungono di nuovo.
Sappi sempre perdonare,
perdona e ricorda
senza rancore.
Siano le tue intenzioni sincere
e quando recherai dolore
– perchè lo farai, prima o poi –
ferma il tempo, e fai il possibile
per recuperare i frammenti.
Fa’ che il piccolo sasso
che porti in mano
finisca nella parte giusta della bilancia
del bene e del male.
Non disperarti per quanto sia piccolo
il tuo contributo;
fanne buon uso.
Concedi il tuo amore
e il tuo affetto
senza aspettare nulla in cambio;
e a chi te lo nega,
concediglielo due volte.
Sappi attendere quando il mare
è in burrasca,
sfrutta il vento a favore
e riposati durante il temporale.
Se perdi di vista la tua Cattedrale
ricorda, sempre,
che la vita
è il viaggio.
Sempre con la Cattedrale nel cuore
sappi essere un buon viandante.
E se per tutto questo
sarai chiamato stolto,
ancora una volta,
sorridi,
non giudicare,
e benedici.
Il Signore è parte di me, la mia anima è una particella che viene dall’alto, da Dio, e io sono degno della parola divina come qualunque angelo del servizio, anzi, anche più di loro. Mosè Cordovero (1522 -1570)
Mosè Cordovero fu un rabbino di origine spagnola vissuto nel XVI secolo, uno dei più autorevoli studiosi della Qabalah di quel periodo.
L’idea secondo la quale nell’anima degli uomini vi sia una particella divina è una idea comune a tutte le dottrine tradizionali, e quello che realmente risulta interessante nella citazione riportata è la conclusione: anche più di loro.
Secondo Cordovero gli esseri umani sarebbero quindi degni della parola di Dio in misura maggiore rispetto agli stessi angeli di servizio, che secondo le concezioni mistiche dimorano in uno stato di manifestazione superiore rispetto agli esseri umani.
Secondo la mistica cristiana esistono nove cori di Angeli; lo pseudo Dionigi Areopagita elaborò una gerarchia tripartita, e divise le creature celesti in Serafini, Cherubini, Troni; Dominazioni, Virtù, Potestà; Principati, Arcangeli, Angeli.
Ogni coro gode di una maggiore vicinanza con Dio, a partire dai Serafini, prossimi al Creatore, per arrivare agli Arcangeli e agli Angeli, che sono gli unici ad avere la possibilità di entrare in contatto con gli esseri umani.
Il loro compito di messaggeri, che come è noto è il significato del termine anghelos, è loro concesso proprio in virtù della loro vicinanza con il mondo terreno.
In questo quadro gli esseri umani dimorano in un gradino inferiore rispetto agli angeli, e tra le creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio sono quindi coloro che occupano il piano più basso.
A voler essere ancora più precisi, gli esseri umani occupano la posizione intermedia, poiché scendendo ancora, per la legge dell’analogia, si ritrovano altre creature che furono celesti organizzate ancora una volta gerarchicamente, questa volta però in rapporto al loro grado di lontananza da Dio, e si tratta dei demoni.
Gli esseri umani, all’interno di questa visione, godono di una posizione unica, e qui si possono comprendere le parole di Cordovero.
A differenza degli angeli di servizio infatti, l’uomo ha la possibilità ancora di costruire la sua sorte.
Gli esseri celesti, essendo in contatto con il Creatore, fecero la loro scelta all’inizio dei tempi, chi partecipando al suo progetto e chi opponendosi, come narra il mito della caduta di Lucifero e delle schiere che con lui si ribellarono; una scelta pienamente consapevole.
Ma per l’uomo il contatto diretto con Dio è frutto di ricerca, frutto della propria volontà.
La consapevolezza dell’esistenza e della presenza della divinità non è innata, ed è questo che rende gli esseri umani unici.
L’uomo quindi è degno più degli angeli di ricevere la parola divina, proprio in virtù del lavoro di ricerca che deve compiere, in virtù della dura lotta che deve affrontare per ritrovare in sé quella scintilla, quella particella che viene dall’alto.
In questa unicità però risiede anche tutto il dramma dell’esistenza: l’uomo è in costante bilico tra due forze di attrazione opposte.
Davanti ai suoi occhi si aprono due strade, la via Santa e la via Ruina, e sta ad egli, solo ad egli, decidere come proseguire il suo percorso.
Indubbiamente una responsabilità enorme, un peso difficile da reggere per dei mortali che si districano giorno dopo giorno nel mondo materiale con il loro carico di difetti e imprecisioni, paure e debolezze, piccole e grandi meschinità.
E come un fardello pesante sopra un carico già di suo gravoso questa enorme responsabilità viene adagiata sulle spalle di questi mortali, mortali che quando stanchi si appoggiano e riflettono sulla loro situazione rischiano di non potersi più rialzare, fermi a fissare le due vie, la via Santa e la via Ruina, indecisi su come proseguire il viaggio.
Consapevoli, a volte, di quale sia la strada giusta da percorrere, ma senza forze per rimettersi in viaggio, come pellegrini che hanno perso di vista la propria Cattedrale.
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
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