Blessed be

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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
10 Febbraio 2008

Sete

I pesci andarono dal pesce saggio
per farsi dire cosa fosse l’acqua.
Disse loro che era la profondità
e tutto ciò che li circondava.
Ma essi continuarono ad essere assetati.

 (Nasafi)


Come pesci assetati immersi nell’acqua, un eterno vagare alla ricerca di ciò che ci circonda.
Il sapere moderno ha voluto fondarsi su quello che i sensi percepiscono, e su nient’altro, ma anche i nostri cinque sensi ci stanno tradendo.
Sensi sempre meno attenti, sempre più limitati, deboli, questo è il tempo in cui non sappiamo comprendere nemmeno ciò che riusciamo ad afferrare.
Ci è estranea la materia, figuriamoci l’essenza.
Un ottimo motivo per continuare a nuotare.

4 Dicembre 2007

Hafez

Sebben tutto sommerga del mondo l’alluvione
Mestizia non t’affoghi, che Noé regge il timone
Non t’aspettar lealtà dalla mondana fiera
Che mille volte sposa è una megera

Hafez
10 Ottobre 2007

Angeli caduti


Lucifero
, la creatura più bella e splendente del Regno dei Cieli, fu scacciato da Dio a seguito di una rivolta, una ribellione che lo stesso angelo della luce capeggiò, e che ebbe un esito tragico, per lui e per gli angeli che a lui si unirono.
Si narra che Lucifero peccò di orgoglio, che volle farsi pari al suo creatore.
La vicenda della caduta è nota, ma in verità vi sono diverse versioni a noi giunte, sulle sue reali cause.
Nell’ Antico Testamento l’unico riferimento alla ribellione di Lucifero si trova in Isaia, precisamente nel 14° capitolo, versetti 12-15:

Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, astro mattutino, figlio dell’aurora?
Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?
Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione.
Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo.
E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso!

Lucifero viene quindi punito per il suo orgoglio.
Isaia non aggiunge altre informazioni, ma si comprende che all’epoca in cui scriveva la vicenda dell’angelo caduto fosse di patrimonio comune.
Vi sono infatti altri libri contemporanei o posteriori ai testi dell’Antico Testamento che trattano la caduta in maniera più approfondita.
Si tratta dei cosiddetti Apocrifi del Vecchio Testamento, libri che non entrarono a far parte della Bibbia, ma che ne riprendono i temi, spesso apportando informazioni preziose.
Il Libro di Enoc richiama i primi versi del sesto capitolo della Genesi:

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.
Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.


Identificando nei figli di Dio  gli Angeli del Cielo, in Enoc si narra di queste creature celesti che scendono sulla terra e si innamorano delle donne, le figlie degli uomini, e rimangono con loro.
Il peccato degli Angeli ribelli sarebbe quindi non l’orgoglio, ma la cupidigia, e la rinuncia al loro ruolo celestiale in virtù dell’amore terreno.
Lo stesso tema è ripreso in un altro apocrifo, Il Testamento dei 12 Patriarchi, e precisamente nel Testamento di Ruben, nel V capitolo:

Dunque, figlioli miei, fuggite l’impudicizia e ordinate alle vostre mogli e alle vostre figlie di non adornare le loro teste e i loro sguardi per non ingannare le menti; ogni donna che si serva di questi inganni é destinata alla punizione eterna.
Fu in questo modo infatti che ammaliarono i Vigilanti, prima del diluvio. Perché quelli le guardarono a lungo e così ne ebbero il desiderio e concepirono l’azione nella mente. Presero forma umana e apparvero loro, mentre erano unite ai loro mariti.
Esse concepirono nella mente il desiderio delle loro immagini e dettero vita ai giganti; ché i Vigilanti erano apparsi loro alti fino al cielo.

Gli Angeli del Cielo vengono chiamati Vigilanti, come in Enoc, ed ancora si rimarca come caddero in disgrazia a causa del loro debole per le donne degli uomini.
Il Libro dei Giubilei, considerato canonico dalla Chiesa Copta, ancora riporta la medesima versione, e in esso i capi dei Vigilanti sono chiamati Mastema (Satana) e Belial; insieme alle altre creature celesti scendono sulla terra con l’intenzione di trasmettere la conoscenza agli uomini, ma finiscono per concupire le loro figlie:

…ai suoi tempi, scesero sulla terra gli Angeli del Signore, chiamati “vigilanti”, ad insegnare ai figli dell’uomo a fare giustizia e rettitudine sulla terra. […]
E fu quando i figli dell’uomo cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero ad essi delle figlie (che) gli angeli del Signore le videro nell’anno uno di questo giubileo (e), poiché erano belle a vedersi, si presero mogli fra tutte quelle che scelsero ed esse generarono loro dei figli e questi erano giganti .
E crebbe la malvagità sulla terra e tutti gli esseri corruppero il loro modo di vivere, dagli uomini agli animali, alle fiere, agli uccelli e fino a tutti quelli che si muovono sulla terra.
Tutti corruppero il proprio modo di vivere e le proprie regole e presero a divorarsi fra loro; la malvagità aumentò sulla terra e i pensieri della mente di tutti (furono) egualmente, in ogni tempo, malvagi.
(Libro dei Giubilei, 4, 14 5, 1-2)

Gli apocrifi quindi suggeriscono una visione alternativa della caduta degli Angeli, parlano di un qualcosa avvenuto molto tempo fa, un qualcosa a noi poco noto.

13 Luglio 2007

Saggezza

– Hanno chiesto all’Imam (a.s) : “In che cosa consiste il buon comportamento ?”
Lui (a.s) ha risposto :
“Siate miti e calmi , le vostre parole siano buone , ed accogliete il vostro fratello allegramente !”

– Colui il cui volto è mite il suo sapere è valido.

– Chi non ha moderazione non ha fede.

– Tre sono le cose degne di rispetto sia in questa vita sia nell’altra :
perdonare chi ti ha fatto un’ ingiustizia  ,
visitare colui che ti ha abbandonato
avere pazienza quando hai a che fare con gli ignoranti.

– La giustizia è più dolce (o buona) dell’acqua che ha trovato colui che ha sete.

– La sadaqa (carità) che Allah ama è pacificare le persone dopo che hanno litigato ed avvicinarli dopo che si sono abbandonati a vicenda.

A  chiunque cerca il comando , negateglielo.

– La rabbia è la chiave di ogni male

– La rabbia distrugge l’uomo saggio.

– Il fallimento della fede è nell’invidia ,nell’amore di sé  e nell’autoglorificazione.

– L’umiltà è parte della fede.

23 Gennaio 2007

Qoelet - frammenti III

 

Meglio la fine di una cosa che il suo principio;
è meglio la pazienza della superbia.

Non esser facile a irritarti nel tuo spirito, perché l’ira alberga in seno agli stolti.
Non esser troppo scrupoloso
né saggio oltre misura.
Perché vuoi rovinarti?
Non esser troppo malvagio
e non essere stolto.
Perché vuoi morire innanzi tempo?

Tutto questo io ho esaminato con sapienza e ho detto: «Voglio essere saggio!», ma la sapienza è lontana da me!
Ciò che è stato è lontano e profondo, profondo: chi lo può raggiungere?

Mi son applicato di nuovo a conoscere e indagare e cercare la sapienza e il perché delle cose e a conoscere che la malvagità è follia e la stoltezza pazzia.

Chi è come il saggio?
Chi conosce la spiegazione delle cose?
La sapienza dell’uomo ne rischiara il volto,
ne cambia la durezza del viso.

Sulla terra si ha questa delusione: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dagli empi con le loro opere, e vi sono empi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità.

Perciò approvo l’allegria, perché l’uomo non ha altra felicità, sotto il sole, che mangiare e bere e stare allegro.
Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole.
Quando mi sono applicato a conoscere la sapienza e a considerare l’affannarsi che si fa sulla terra – poiché l’uomo non conosce riposo né giorno né notte – allora ho osservato tutta l’opera di Dio, e che l’uomo non può scoprire la ragione di quanto si compie sotto il sole; per quanto si affatichi a cercare, non può scoprirla.
Anche se un saggio dicesse di conoscerla, nessuno potrebbe trovarla.
Infatti ho riflettuto su tutto questo e ho compreso che i giusti e i saggi e le loro azioni sono nelle mani di Dio. L’uomo non conosce né l’amore né l’odio; davanti a lui tutto è vanità.

Vi è una sorte unica per tutti,
per il giusto e l’empio,
per il puro e l’impuro,
per chi offre sacrifici e per chi non li offre,
per il buono e per il malvagio,
per chi giura e per chi teme di giurare.

Và, mangia con gioia il tuo pane,
bevi il tuo vino con cuore lieto,
perché Dio ha gia gradito le tue opere.
In ogni tempo le tue vesti siano bianche
e il profumo non manchi sul tuo capo.

Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole.

Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare.

E io dico:
E’ meglio la sapienza della forza,
ma la sapienza del povero è disprezzata
e le sue parole non sono ascoltate.
Le parole calme dei saggi si ascoltano
più delle grida di chi domina fra i pazzi.
Meglio la sapienza che le armi da guerra,
ma uno sbaglio solo annienta un gran bene.

Una mosca morta guasta l’unguento del profumiere:
un po’ di follia può contare più della sapienza e dell’onore.

Se le nubi sono piene di acqua,
la rovesciano sopra la terra;
se un albero cade a sud o a nord,
là dove cade rimane.
Chi bada al vento non semina mai
e chi osserva le nuvole non miete.

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
e tutto è vanità.

Conclusione del discorso, dopo che si è ascoltato ogni cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l’uomo è tutto.
Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male.