Quando ha inizio l’inverno vorrei sempre andare in letargo.
Ma intorno tutto si ostina a girare, ed è strano che le persone continuino a trovare cose importanti da portare a termine, quando fuori c’è l’inverno.
Ho sempre pensato che in certi giorni la cosa più normale da fare, la più umana, sia stare a letto, che la nebbia vista dalla finestra di casa appare pure bella.
Ma il mondo, si sa, è folle, ed anche in queste giornate occorre uscirsene fuori, persi nelle proprie occupazioni, tanto importanti, più importanti di un caffè caldo bevuto mentre si guarda la nebbia dalla finestra di casa.Tornando dal lavoro stasera pensavo all’inverno padano, all’impossibilità di non farsi contagiare dal suo grigio.
Il cielo è sempre grigio, le strade sono grigie, i campi grigi.
E’ naturale che diventino un po’ grigie anche le persone.
Guidavo e cercavo dei colori, intorno a me.
Poi dall’autoradio è partita la canzone giusta, ed anche la nebbia sa trovare un po’ di senso.
ma io sono ancora più folle del mondo e di inverno mi fermo davvero
Secondo la Medicina Cinese, l’inverno è la stagione del riposo e della conservazione. Noi Occidentali facciamo il contrario, lavoro lavoro e ancor lavoro. Poi ci chiediamo perchè siamo così stanchi e grigi dentro.
Ciao, un abbraccio uggioso.
Inverno ha tante faccie,
quando cade la neve è divino,
il freddo ghiaccia le mani,
ma davanti a focolare siamo incantati dal fuoco “vivo “nella casa,
e la grigia nebbia, risalta il sorriso chi amiamo
è bello l’inverno!
un caro saluto
e grazie al tuo passaggio!
Buon Martedi!
come ti capisco, stasera abbiamo intrevisto la stessa nebbia, compaesano.
Io i colori del mio inverno, le trovo sempre dentro di me, cosi che tutto diventa allegria. Quello che vediamo, spesso lo vediamo come siamo :)
un caro abbraccio
astrid
A me la nebbia piace, mi piace immergermi in un paesaggio che improvvisamente e’ trasfigurato e irriconoscibile. E immediatamente mi riapproprio di quella sensazione di incertezza e di timore, laddove pensavo con arroganza di conoscere gia’ tutto e di essere padrone della mia realta’… e la sicumera che ostentavo ammutolisce e finalmente mi rendo conto con sgomento di essere ancora una volta solo con me stesso di fronte all’ignoto…
:-)
mvl
Probabilmente non c’entra nulla, ma io apprezzo moltissimo il tono pacato ed equilibrato del padrone di casa di questo blog e pertanto lo frequento sempre volentieri, anche in caso di nebbia. :-]
Messier, è una decisione, in fondo…
freenfo, credo che in questo caso i cinesi non abbiano tutti i torti.
Un saluto a te :-)
Qualquna, l’inverno è bello quando riesci ad osservarlo, standoci a distanza, magari davanti al camino… :-)
Astrid, intravedere la stessa nebbia…
già, tra le altre cose la nebbia cancella le distanze.
Quel che nasconde può essere a 100 metri come a 1000 miglia
Un bacio a te.
Mvl, è proprio “l’ignoto” che mi ha sempre colpito della nebbia.
La sensazione che il mondo svanisse, e che qualcosa di sconosciuto ne prendesse il posto.
Spennacchiotto, sei sempre gentile :-)
Grazie a te per i tuoi passaggi.
Blessed be
la nebbia è fatta dei ricordi persi nel vento…la nebbia è fatta di promesse dimenticate come fanno i marinai con le loro donne..la nebbia avvolge come una sciarpa ogni malinconia colorandola del colore giusto…essere grigi a volte serve per comprendere il valore di ogni colore..(e stavolta mi inchino io)
Da bambino capivo meno di quel poco che capisco adesso.
La maestra aveva assegnato la poesia di Carducci da imparare a memoria.
“La nebbia agli irti colli piovviginando sale
e sotto il maestrale urla
e biancheggia il mar…”
Mi domandavo come potesse piovviginare sale,
non SE potesse ma COME potesse.
Forse erano le onde che sbattendo sugli scogli nebulizzavano l’acqua lasciando poi un sottile strato di sale.
Pochi anni fa ho scoperto che era la terza persona del verbo salire quel sale che piovviginava.
L’associazione di idee forse era dovuta al rigore dell’inverno,
in fondo era normale nella mia mente di bambino che piovviginasse quel sale che significa desolazione.
Tanto normale che non ho badato all’analisi logica e del periodo sino a pochi anni orsono;-)
Ciao da ‘Umar
Oltre all’analisi logica sbagliavo (e sbaglio) anche l’ortografia, piovigginare e non piovviginare.
salace
Eccezionale Umar (sia 9 che 10).
Più eccezionale ancora Carlo, che ce lo ha fatto conoscere. Chissà se viene prima l’uovo [della bontà intrinseca] o la gallina, che esplicita la bontà? Chi è il migliore, colui che è buono o colui al quale il buono si accompagna?
D’altra parte, chi conosce il Bello è il Bello. Amore-Amato-Amante sono tutt’Uno come Conoscenza-Conosciuto-Conoscente. Poi dici, il senso biblico dei termini vedici…
Un caro saluto a tutti.
Oscar
P.S. Oggi volevo scrivere un post mio, ma mi sa che non è cosa.
L’assonanza tra sale, salute e salvezza, è cosa nota. Idem, il “salario”, inteso anche come retribuzione futura della vita presente. C’è chi scende, insomma, condannato a sciogliersi nei liquidi bassifondi dell’esistenza, e chi sale. Quest’ultimo scinde il sale nei due aspetti della corrosione delle spoglie corporee e della conseguente liberazione: al basso ciò che è basso e all’alto ciò che è alto(als).
Hic Rhodus – commenta il poeta salace – hic saltus.
Chiedo scusa per il vaniloquio. Prima, però, incollo quanto segue.
Lungo gli scaffali dell’ESSELLEMME,
dopo sùllam (“scala”), sàlem (“salvo”), salàm (“pace”)
e dopo l’Islàm stesso,
è impertinente qualsiasi salume
non visto come salma,
come carne secca da “consegnare” (iusàllem),
come corpo “incorrotto” (salìm) e incorruttibile,
come quattordicesima “falange” (sulàmi),
quella che poi comincia l’altra mano,
l’altro mezzo alfabeto,
l’altra metà del giorno, il noon, la nun.
Se quanto ho detto nella prima parte del commento n°11 ha qualche senso, la segnalazione quale tinking blogger di cui Carlo (post del 4 gennaio) mi ha onorato comporta le seguenti riflessioni: a) se io apprezzo quel che scrivo (non per vanità, ma perché altrimenti non scriverei) e lui apprezza quel che scrivo, io apprezzo quel che lui scrive; b) se, ciò premesso, lui apprezza quel che altri scrivono, io non posso non apprezzare quel che gli altri [da lui segnalati] scrivono.
Oggi ho cominciato con Paxtibi, che ha confermato appieno quanto detto sopra. Eccellente. Purtroppo, però, così il tempo per scrivere un post mio cala ulteriormente.
P.S. Per Carlo. A proposito di quel post del 4 gennaio, la dizione esatta è ‘o scarrafone. La tua variante, per il povero Oscar Raffone scrivente, sembra alludere a colui il quale non faccia altro che ‘scaraffare’ una caraffa. Vino? Ambrosia? Acqua LETE per dimenticare?
Oscar, grazie a te per le tue preziose aggiunte.
Ho reso giustizia anche ad O’scarrafone, ponendo rimedio al refuso :-)
Per quanto riguarda Umar, è davvero un piacere leggere le sue riflessioni.
L’immagine del sale che pioviggina la trovo molto evocativa…
Blessed be
Brillare sul grigio, dono di pochi.
ssc
Blessed be
io vado in un quasi letargo
vivo al minimo,
sotto traccia
quasi in sordina
e alla fine di gennaio quando i mandorli iniziano a fiorire
respiro già il profumo della primavera
ma il risveglio vero e proprio avviene con l’ora legale
E’ da lì che il mio letargo finisce :-))
I mandorli che fioriscono a gennaio…
che invidia :-)
Blessed be
Amo la nebbia. La bruma serala che sale ed avvolge ogni cosa… anche i miei pensieri.
Ti penso caro R. e mi domando i tuoi dove mai puntino. I miei oramai sono totalmente fuori controllo: non so più nulla, ne dove vado. Ma la cosa non mi crea più “depressione”… guardo il tutto con curiosità, per vedere come mai finirà.
La nebbia… ci permette di scomparire, ci dona l’invisibilità. PEccato che tanti non si accorgano che non esiste solo la nebbia fuori, lì suoi campi, ma anche nel nostro essere… così fitti a volte…
Ciao carissimo :) alla prossima. Il vagabondare continua ;)
Santa, hai sbagliato canzone, quella adeguata e’ questa qui:
Prendi la chitarra e comincia a cantarla, poi vedi se riesci a smettere…
Peace, Dude.
PikeBishop
Airel, un caro saluto a te ed al tuo vagabondare :-)
Pike, piacere di vederti da queste parti :-)
Hai segnalato l’ Inno al Sole moderno…
Blessed be