Una piccola divagazione
L’altro giorno, nella strada sotto casa un pastore faceva transitare le sue pecorelle, qualche centinaio, più o meno.
Uno spettacolo raro e interessante.
La scena era emblematica, quasi una sintesi del nostro discorso: il pastore con il suo bastone camminava davanti al corteo, e diligentemente le sue bestie lo seguivano con calma e rassegnazione; qua e là qualche pecorella un po’ più vispa si permetteva di staccarsi dal gruppo, correndo allegramente o fermandosi a brulicare sul campo al lato della strada.
Ed ecco allora che con somma maestria intervenivano i cani del pastore che abbaiando e rincorrendo le pecorelle le facevano rientrare nel gruppo.
Mi immaginavo i dialoghi tra le pecorelle:
– Certo che è pesante seguire sempre il tipo con il bastone, dobbiamo sempre fare quello che ci dice…
– Guarda che se non fosse per lui qua moriremmo tutte di fame, lui sa dove c’è il cibo…
– Ma non lo fa mica per noi; non lo sai che a lui interessa solo il nostro latte e la nostra lana?
– Sarà, ma intanto ci fa mangiare…
– Una mia cugina che vive sulla montagna mi diceva che loro non hanno nessun pastore, mangiano l’erba dei pendii e non rendono conto a nessuno…
– Sì, le ho sentite anch’io le storie dei montanari… per me sono tutte favole…
– Ehi! Guarda la Rina, si è ancora fermata a pascolare per i cavoli suoi…
– Infatti Rex l’ha subito rincorsa e le sta abbaiando dietro..
– Che noia quel Rex, ci sta sempre alle costole, non ci lascia godere un attimo dell’erbetta dei campi che incontriamo per strada… non è giusto…
– Giusto o non giusto, Rex ha i denti aguzzi…
– Ma come ci siamo finiti qua dentro?…
A pensarci bene, finché il problema è mangiare, un pastore vale l’altro.
Ci sarà poi il pastore che picchia le sue pecore per farle rigare diritto e quello che cercherà di prenderle per le buone, ma tutti da loro vorranno la lana e il latte.
La faccenda si complica quando comincia a venir voglia di pascolare un po’ per i fatti propri, e ci si rende conto che questo il pastore non lo permette, e i cani sono lì apposta…
povera la pecorella Rina, desiderava solo pascolare altrove, magari in quel posto l’erba era più verde e saporita: beh! questo succede quando si è ex-gregis
il pastore faceva la sua parte: semplicemente badava a che non si smarrissero, che mangiassero bene e che dopo gli dessero un bel prodotto…
Rex, lui, sì, è un buon cane pastore, magari di discendenza tedesca, ja-ja, schnell, anche lui faceva la sua parte…
e qui mi domando: chi sorvegliava il pastore, le pecorelle e rex?
mah!
felicità
Rino, riflessivo e riflettente
Alla fine nessuno nella storia è “cattivo”, tutti fanno il loro dovere.
Ma la povera pecorella che vuole esplorare i campi per i fatti suoi, non lo può fare.
E la vera domanda è quella finale: “ma come ci siamo finiti qua dentro?
Era davvero l’unica via?
Blessed be.
p.s: un saluto anche a te Fantart, tra pecorelle e gattini questo blog cospirazionista oggi si sente più tenero. :-)
tanto belli, quanto condivisibili questi post li linko nel mio blog :)
La bestia, dopo una vita in batteria, avverte che il momento è giunto, ma è troppo tardi,
tardi, non c’è altra strada se non quella del macello,
il momento è giunto (forse è meglio cos’ì) e non c’è sacrificio: nessuna pasqua, né gloria, (nessuna santità) ma solo l’orrore del non senso. Perché erano pecore anche i macellai vittime imbecilli di più oscure mattanze…
“perchè erano pecore anche i macellai”…
già…
Blessed be
p.s: Signor Vautrin, troppo onore :-)