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rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
15 Marzo 2010

Grecia, alle origini della crisi

Una breve analisi storico – sociale della realtà greca, alla ricerca delle origini della crisi attuale.


Da diverse settimane, ormai, la Grecia è al centro dell’attenzione mondiale, a causa della grave crisi economica che il paese sta attraversando.
Analisi più o meno accurate descrivono la situazione della nazione ellenica dal punto di vista quantitativo, ponendo l’attenzione sull’enorme debito pubblico e sul drammatico rapporto tra l’indebitamento e il prodotto interno lordo.
Le altre nazioni appartenenti all’area euro guardano nel frattempo con apprensione la situazione della Grecia, consapevoli che in tale momento di grande incertezza economica nessuno può dirsi immune da questo genere di pericoli.

Nelle scorse settimane, il governo greco, guidato da Yorgos Papandreou*, ha imposto alla popolazione misure decisamente drastiche, come il taglio di parte della tredicesima e della quattordicesima dagli stipendi dei dipendenti pubblici, l’aumento dell’iva dei prodotti in commercio mediamente del 2%, una sovrattassa su sigarette ed alcolici, nonché un considerevole aumento della benzina, passata in breve tempo dal costo di 1,10 euro al litro a punte di 1,50 euro.
Come conseguenza, la popolazione ha risposto, come c’era da attendersi, con ondate di scioperi generali che hanno paralizzato il paese per diversi giorni nell’arco dell’ultimo mese.
Tali sollevazioni sono viste da alcuni analisti come la reazione di un popolo vessato che non vuole pagare per le colpe degli speculatori e dei “supercapitalisti”.
Ma la realtà dei fatti è leggermente più complessa.

Sicuramente la crisi economica che sta attraversando la Grecia rientra perfettamente nel complesso mondiale della grande crisi del 2008, quella definitiva, destinata a cambiare per sempre il modello economico finanziario a cui siamo abituati, ma, oltre a questo innegabile fattore, la crisi in Grecia porta in sé un’altra crisi ancora più profonda, un disastro economico e sociale che ha origini molto lontane, vecchie di secoli, figlie di una cultura che ha assorbito in sé le influenze più distanti.

Per capire a fondo cosa realmente succede in Grecia occorre quindi fare un salto nel lontano passato, gettando uno sguardo su quell’impero che ebbe la sua capitale sulle rive del Bosforo.

L’Impero Bizantino non considerava se stesso il legittimo erede dell’ Impero Romano: l’Impero di Bisanzio era l’Impero Romano stesso.
Gli Imperatori di Bisanzio non vedevano nessuna frattura tra l’impero dei cesari ed il loro, e chiamavano se stessi romei
, ovvero romani.
Gli stessi abitanti della penisola greca, governata da Costantinopoli, si consideravano romani, e col termine ellinas
, greco, i cristiani bizantini si riferivano ai loro antenati idolatri, in maniera dispregiativa.
Ancora fino agli anni 60 del XX secolo era diffuso l’uso del termine “romiòs”
, romano, riferendosi ad un greco “autentico”, nato e cresciuto in Grecia.

Il meson, o tramite.

Fu quindi durante il periodo Bizantino che nacque una prassi destinata a caratterizzare l’organizzazione sociale greca fino ai giorni nostri, ovvero la pratica del “meson, il “tramite”.
L’Impero Bizantino era caratterizzato da un rigido centralismo
e da una pesante burocrazia, e gli abitanti delle provincie periferiche avevano grande difficoltà nel far giungere ai funzionari del palazzo le loro richieste e le loro lamentele.
Fu così che col tempo prese piede l’abitudine da parte dei sudditi dell’Impero di assegnare alla persona più autorevole della propria comunità il compito di recarsi nella capitale per far presenti le loro richieste; questo rappresentante delegato, il tramite, una volta giunto a Costantinopoli doveva farsi ascoltare a sua volta da altri personaggi influenti che avrebbero avuto il compito di interferire presso i consiglieri dell’Imperatore.

Si formava così una piramide gerarchica che partiva dall’Imperatore e a cui sottostavano gruppi sempre più ampi che facevano pressione a quelli immediatamente superiori.
Alla fine, chi si faceva ascoltare era il gruppo che aveva le conoscenze migliori, e poteva vantare il meson
più influente.
Questo sistema
, proseguito per secoli, è giunto pressoché immutato ai giorni nostri, ed ha saputo adattarsi perfettamente ai meccanismi della democrazia rappresentativa moderna.

Il sistema elettivo greco prevede infatti che ogni provincia elegga un certo numero di rappresentanti che andranno a formare la Vulì, il parlamento di Atene, e a differenza di quello che avviene in altri paesi, come ad esempio in Italia, i parlamentari greci hanno un contatto realmente diretto coi loro elettori.
A livello politico i Greci sono scarsamente interessati alle diatribe ideologiche, e il loro voto si fonda unicamente sul calcolo dei benefici che l’elezione di un certo parlamentare potrà portare
.
Così, nel periodo pre-elettorale, ogni greco entra in contatto con l’entourage del politico di turno e intavola delle trattative: chi può garantire l’apporto di una decina di voti, tra moglie, figli, vecchie zie e parenti vari, ad esempio, potrà chiedere in cambio l’assunzione del figlio in un posto pubblico, o altri favori simili.
Nel complesso, la quasi totalità dei greci possiede almeno un conoscente che funge da meson
,  di alto o medio livello, ed in tal modo tutti sono coinvolti nelle vicende politiche del paese in modo diretto.

Al termine delle elezioni, quindi, i parlamentari eletti del partito vincitore sono tenuti a tener fede alle promesse, e questo puntualmente avviene.
Si assiste così, inevitabilmente ad ogni cambio di governo, un discreto licenziamento di statali assunti dagli avversari politici a cui si sostituiscono i propri raccomandati.
Ancora più frequentemente, vengono creati posti pubblici dal nulla per poter accontentare tutte le promesse elettorali: in questo modo, il numero degli impiegati pubblici in Grecia ha raggiunto una cifra totalmente slegata dalle reali necessità del paese, con la presenza di in media tre/quattro lavoratori che svolgono il compito che potrebbe essere portato a termine da uno solo di loro.

Va da sé che in un simile sistema la corruzione sia la norma, tanto da essere diventata prassi usuale ed accettata a tutti i livelli della società: pagare degli extra per ricevere servizi dalla pubblica amministrazione è ritenuto normale, dagli sportelli del fisco fino alle bustarelle ai medici degli ospedali pubblici (per questi ultimi vi sono anche dei tariffari ufficiosi:  500/600 euro da pagare al chirurgo che compie una operazione, 50 euro all’anestesista, 50/100 euro agli infermieri per essere trattati umanamente).
La Grecia di oggi è quindi essenzialmente un paese che produce poco, la cui ricchezza reale giunge dai proventi del turismo e dell’agricoltura, e dove la maggioranza dei lavoratori è assunta in impieghi ottenuti  tramite raccomandazioni, lavori spesso senza alcuna utilità creati appositamente per dare una occupazione alla popolazione.

Ma tutto questo rappresenta solo una parte delle origini della situazione greca.
Per comprendere ulteriormente la situazione attuale, occorre nuovamente spostarsi nel passato.

La vita giorno per giorno


Nei primi secoli del II millennio, mentre l’Europa Occidentale conosceva un periodo di lento ma costante sviluppo economico e sociale, le provincie amministrate dall’Impero Bizantino sperimentavano una economia prettamente agricola dal basso rendimento e gravata dall’imposizione delle tasse del governo centrale, il che portava la maggioranza della popolazione a vivere ai limiti della sussistenza.
All’incirca dal XII secolo in poi, inoltre, l’Impero Bizantino entrò in una crisi irreversibile, impegnato in una dura lotta per la propria sopravvivenza, una lunga agonia che condurrà alla sua definitiva scomparsa per opera dei turchi ottomani, che entrarono da conquistatori in Costantinopoli nel 1453.

Con la conquista ottomana, quindi, nel medesimo periodo storico in cui l’occidente sperimentava il Rinascimento, la Grecia e i Balcani cadevano sotto un dominio straniero, e i nuovi padroni si dimostrarono ancor più disinteressati rispetto al precedente impero delle sorti e del miglioramento delle condizioni di vita delle genti sottomesse.
Nei Balcani il tempo quasi si fermò per quattro secoli, e la Grecia rimase pressoché estranea a tutte le rivoluzioni sociali che nel frattempo si manifestavano nel resto d’Europa.
La guerra d’indipendenza greca del 1821 e il successivo formarsi dello stato greco videro quindi l’entrata ufficiale in Europa di una nazione che poco aveva in comune coi suoi vicini occidentali.

I greci avevano mantenuto la propria identità essenzialmente attorno alla propria fede ortodossa, ma culturalmente il popolo greco era un complesso amalgama di tradizioni occidentali ed orientali: i greci erano  europei ed asiatici nello stesso tempo, come ancora testimonia la musica popolare, e costituivano una nazione i cui membri nella loro grande maggioranza nulla avevano in comune con la mentalità imprenditoriale – produttiva dell’Europa centrale.
La stessa rivoluzione industriale in Grecia non è mai giunta
, e il paese si presenta tutt’ora con un settore secondario poco sviluppato.

Da sempre abitanti di una nazione sostanzialmente povera,  i greci svilupparono un loro particolare approccio alla vita, fondato essenzialmente sul vivere alla giornata e sul godere dei pochi averi nel presente, in una dimensione temporale che lasciava poco spazio al futuro remoto.

Questa era ancora la Grecia quando arrivò il periodo del grande cambiamento, la reale anticamera della crisi scoppiata oggi.
Era la fine degli anni 70, e la Grecia era ancora caratterizzata da una certa povertà diffusa dai tratti dignitosi, dal momento che perlomeno era stata raggiunta l’autosufficienza alimentare.
Tutto cambiò nel 1981, con l’entrata della Grecia nella comunità Europea.

La grande festa europea

La Comunità Europea all’epoca era composta da stati economicamente forti, dotati di un settore secondario altamente produttivo e competitivo.
La Grecia entrava nella famiglia come il parente povero, bisognoso di sostegno per raggiungere lo status degli altri membri.
E gli aiuti arrivarono, assai copiosi, sotto forma di sovvenzioni.
Iniziò quindi negli anni ottanta un flusso notevole di fondi europei che giungevano in Grecia per fare in modo che venissero compiuti gli investimenti necessari per l’ammodernamento del paese.

E i Greci, nella grande maggioranza, dai politici più altolocati fino ai dipendenti pubblici e ai contadini, fecero quello che farebbe chiunque non avesse mai avuto soldi tra le mani e si ritrovasse all’improvviso a gestire un certo patrimonio: fecero festa.
I soldi delle sovvenzioni , invece che investiti, venivano distribuiti nei diversi livelli della scala gerarchica: i politici altolocati si prendevano la fetta maggiore, e poi via via scendendo fino alle classi più umili.
Tutti, però, ebbero la loro fetta.

La Grecia, in questo modo, nel giro di venti anni raggiunse lo status sociale delle altre nazioni europee: si diffusero le automobili, i vestiti di marca, si ammodernarono le città e le abitazioni, e ci si divertiva molto.
l settori della ristorazione e dello svago prosperarono.
Il tutto, però, veniva fatto con soldi che non riflettevano il vero stato della ricchezza della nazione.
Nel frattempo, per sostenere il nuovo status raggiunto, il debito pubblico cresceva in maniera esponenziale, senza sosta e senza ritegno, finché, con lo scoppio della crisi, e il livello del debito totalmente fuori controllo, la realtà ha bussato alla porta della Grecia.

Ecco quindi l’origine della situazione ellenica attuale, una situazione in cui nessuno è a suo modo “innocente”.
Ovviamente, le colpe dei governanti, corrotti oltre ogni limite mentalmente immaginabile e totalmente incoscienti nel guidare una intera nazione al baratro, sono in proporzione enormemente maggiori rispetto a quelle del singolo cittadino che semplicemente si è ritrovato dentro un gioioso bengodi.
La colpa delle persone comuni, semmai, è stata quella di non aver mai riflettuto sull’origine della propria ricchezza,  e di aver accettato senza eccessive rimostranze la pratica di corruzione generale, nonché il sistema di favori diffuso ad ogni livello, considerando normale e socialmente accettabile trovare un lavoro fisso presso un ente pubblico grazie alla raccomandazione del proprio meson, oppure dover pagare bustarelle per poter sbrigare perfino le più piccole pratiche burocratiche.
Ed è per questo, ed è un parere di greco sui greci, che non occorre commuoversi troppo alla vista dei manifestanti che ora scendono per strada affinché sia garantito il livello di vita a cui si erano abituati.

La festa è finita, e da veri greci non resterà altro che ri-abituarsi a vivere alla giornata, tornare a coltivare i campi – compito delegato negli ultimi anni esclusivamente a rom ed extracomunitari – e magari prendere in mano il bouzouki e scrivere una bella penià** sui bei tempi che abbiamo passato, dopo esserci divertiti al ritmo del tsifteteli***.

 

*figlio di Andreas Papandreou, fondatore del partito socialista greco, a sua volta figlio di Yorgos Papandreou, altro storico protagonista della politica greca della prima metà del XX secolo. In Grecia la democrazia garantisce a determinate famiglie la tenuta del potere molto meglio di quanto potè fare la monarchia coi re del XIX e del XX secolo

**canto malinconico in cui si esprime il proprio dolore e ci si lascia andare ad una certa, dignitosa, autocommiserazione.

***diretto discendente della danza del ventre orientale, è il ballo a cui più volentieri si lasciano andare le giovani donne greche nei locali di divertimento.

 


Si veda anche:
– Cosa succede in Grecia?
– La crisi e i turchi sotto le mura

 

111 comments to Grecia, alle origini della crisi

  • anonimo

    Ottimo articolo. Hai dimenticato solo il Piano Marshall, la prima fase della dipendenza da sussidio. Certo che a confrontarli, se quello era uno spinello il pacchetto Delors è stato un overdose di eroina…

  • anonimo

    Il caso ha voluto che proprio oggi postassi un articolo che sembra fatto apposta per andare in accoppiata con questo (ma non parla di Grecia).

    Si vede che i blogger a leggersi a vicenda prendono lo stesso ritmo :-)

    Tommy

  • anonimo

    Molte delle osservazioni che hai fatto sullo stile di vita dei greci odierni coincidono con l'idea che mi ero fatto durante il soggiorno a Salonicco. Tuttavia, tra la città costiera e l'entroterra c'era una notevole differenza: la prima sembrava proprio la città spensierata "post fondi europei", la seconda era decisamente più di basso profilo.

    Paolo

    P.S. occhio, i link al bouzouki, "la crisi e i turchi sotto le mura", nonché "la grande crisi" iniziano con http://http//, credo sia un errore di battitura. :-)

  • anonimo

    Ottimo e interessantissimo post. Forse i greci non avranno troppe difficoltà a tornare a quanto erano abituati a fare poche decine di anni fa, e a familiarizzare di nuovo con una certa mentalità che spero abbiano ancora.
    un saluto,
    Pol

  • anonimo

    Io temo invece che siccome si siano fatti corrompere tenteranno ogni colpo di coda per cercare di mantenere quel tenore di vita effimero . Rimboccarsi le maniche e ricominciare tutto dopo essersi rempiti la pancia ed appesantiti per bene non e' facile. L'Italia e' un bell'esempio!

    Zodiacus

     

  • anonimo

    Interessante post:

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    1999 – Stamatis Spanoudakis



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    Geab n, 43: le 5 sequenze della fase di dislocazione geopolitica globale 2009 – 2013
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  • anonimo

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  • anonimo

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  • anonimo

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  • anonimo

    Praticamente hai descritto la situazione siciliana.
    In Sicilia però la "festa" sembra ancora durare.

    Un siciliano

  • Santaruina

    Pax
    Hai dimenticato solo il Piano Marshall, la prima fase della dipendenza da sussidio.

    Vero vero..Furono le prove generali del grande banchetto :-)

    ________________________________________

    Tommy
    davvero un programma notevole il tuo.
    Potrebbe essere un buon compromesso per un passaggio graduale dalla situazione attuale a forme di convivenza più "umane".

    Hai il mio appoggio..

    _______________________________________

    Ciao Paolo
    grazie anche per la segnalazione, ho corretto.

    _________________________________________

    Ciao Pol
    Forse i greci non avranno troppe difficoltà a tornare a quanto erano abituati a fare poche decine di anni fa, e a familiarizzare di nuovo con una certa mentalità che spero abbiano ancora.

    forse la necessità fa miracoli, chissà.
    Non sarà semplice, ma perlomeno il popolo greco ha a musica adatta per sopportare ogni tipo di prova :-)
     

  • Santaruina

    Zodiacus
    Io temo invece che siccome si siano fatti corrompere tenteranno ogni colpo di coda per cercare di mantenere quel tenore di vita effimero

    in effetti quando ti abitui a certi livelli tornare indietro, anche di poco, pare impensabile.
    I prossimi mesi ci diranno molte cose sul futro della Grecia, comunque.

    __________________________________

    Ciao m
    segnalazioni interssanti :-)

    ________________________________

    Siciliano,
    non a caso i greci hanno lasciato una notevole eredità in sicilia.. :-)

  • anonimo

    Pensate che a completare la situazione c'è pure chi sta "scommettendo" sul default greco comprando appositi titoli in Borsa… per non parlare dell'attacco speculativo senza precedenti lanciato contro la stessa Grecia e contro l'euro dalle banche d'investimento inglesi e americane salvate coi soldi dei governi (che poi sono quelli del popolo, ma questo è un altro discorso). Senza parole.

    Jon

  • anonimo

    Quindi speculano su di un debito pubblico con i soldi di un altro debito pubblico utilizzato pre ripianare un ulteriore debito! Certo che la loro minima immoralia comincia veramente a rasentare l'assurdo ed il paradossale.

    Zodiacus

  • toporififi

    Un'altra catastrofe, purchè non svendano turisticamente la Sacra Montagna, come hanno fatto con le Meteore.
    Il popolo greco è un popolo che ha spirito e carattere, non è un caso che sia oggetto di un attacco così forte, ha grandi protezioni e dure prove.

  • Santaruina


    purchè non svendano turisticamente la Sacra Montagna

    Ci sono pessime notizie da quel fronte, ma proprio pessime.
    Le sue sorti stanno nelle meani di persone indegne.
     

  • anonimo

    Vengo per segnalarti un gruppo di sfuggita

    che brutto leggere sta notizia sul santo monte…

    d.

  • Santaruina


    Che bella scoperta quella dei Magnifiqat.
    E' proprio il genere che preferisco, e sono molto validi.

    L'autore poi si dichiara ispirato dagli scritti di René Guénon e di Maestro Eckart, e afferma che compito dell'arte è rendere grazie a Dio.
    E cantano anche in italiano.

    Sembra tutto troppo bello :-)

  • anonimo

    Non potevo non segnalarteli!
    Anche io ci sono rimasto appena ho cercato due tre informazioni eheh.

    Ciao Cà

    d.

  • anonimo

    Il sound metal secondo me appesantisce troppo, preferisco i Napoli Centrale con Campagna meno filosofi ma molto diretti e poi James Senese e' un personaggio che sicuramente oltre a non far parte del giro e' sicuramente uno dei migliori sassofonisti italiani. Il dipinto che riescono a fare i Napoli Centrale dell'Italia degli anni '70 con l'immigrazione dal Sud verso Nord e l'abbandono di un mondo rurale per entrare a far parte di quello industriale e' uno dei meglio riusciti, anche se forse un po' ingenuo ma sicuramente sincero. 

    http://www.youtube.com/watch?v=SZegpd7rbS0&feature=related

    Zodiacus

  • anonimo

    Il sound metal secondo me appesantisce troppo, preferisco i Napoli Centrale con Campagna meno filosofi ma molto diretti e poi James Senese e' un personaggio che sicuramente oltre a non far parte del giro e' sicuramente uno dei migliori sassofonisti italiani. Il dipinto che riescono a fare i Napoli Centrale dell'Italia degli anni '70 con l'immigrazione dal Sud verso Nord e l'abbandono di un mondo rurale per entrare a far parte di quello industriale e' uno dei meglio riusciti, anche se forse un po' ingenuo ma sicuramente sincero. 

    http://www.youtube.com/watch?v=SZegpd7rbS0&feature=related

    Zodiacus

  • anonimo

    Il sound metal secondo me appesantisce troppo, preferisco i Napoli Centrale con Campagna meno filosofi ma molto diretti e poi James Senese e' un personaggio che sicuramente oltre a non far parte del giro e' sicuramente uno dei migliori sassofonisti italiani. Il dipinto che riescono a fare i Napoli Centrale dell'Italia degli anni '70 con l'immigrazione dal Sud verso Nord e l'abbandono di un mondo rurale per entrare a far parte di quello industriale e' uno dei meglio riusciti, anche se forse un po' ingenuo ma sicuramente sincero. 

    http://www.youtube.com/watch?v=SZegpd7rbS0&feature=related

    Zodiacus

  • anonimo

    Il sound metal secondo me appesantisce troppo, preferisco i Napoli Centrale con Campagna meno filosofi ma molto diretti e poi James Senese e' un personaggio che sicuramente oltre a non far parte del giro e' sicuramente uno dei migliori sassofonisti italiani. Il dipinto che riescono a fare i Napoli Centrale dell'Italia degli anni '70 con l'immigrazione dal Sud verso Nord e l'abbandono di un mondo rurale per entrare a far parte di quello industriale e' uno dei meglio riusciti, anche se forse un po' ingenuo ma sicuramente sincero. 

    http://www.youtube.com/watch?v=SZegpd7rbS0&feature=related

    Zodiacus

  • anonimo

    Grazie Zodiacus.

    faccio a te e a voi un omaggio tutto speciale ahaha  :

    Santa tu invece che consigli in Italiano?

    ( non ci resta che sdrammatizzà )

  • 6by9add6add9


    seguo la situazione via cavo., brutto affare.., hai presente i buchi neri.., piano piano si scivola dentro se non c'e' una forza di attrazione maggiore.., che sembra mancare..,

    Ma i greci non prendono tutto con filosofia? :)

    Buona giornata Carlo.

  • tristantzara

    Lo sapevi che è stato istituìto in prov.di Pd dall'inizio dell'anno un nr.tel.verde per assistenza psicologica e morale, sono successi 14 suicidi di imprenditori nel nordest, (mitico non si sa quanto). E già 2mila fallimenti in prov.di Vi dal 1gennaio mentre 200 imprenditori conciari esportatori in tutto il mondo sono indagati per una gigantesca evasione fiscale che ammonta a più di € 1miliardo pari a €250milioni di iva evasa. Contraddizioni eh ?  

  • anonimo

    Contraddizioni eh ?

    Non mi pare. Se non ti difendi muori. Quelli che hanno evaso sono ancora vivi. Perfettamente logico quindi.

  • vogliopartire

    GRECIA

    [..] Dal Blog: http://santaruina.splinder.com/post/22402594/Grecia,+alle+origini+della+criGrecia, alle origini della crisi Da diverse settimane, ormai, la Grecia è al centro dell’attenzione mondiale, a causa della grave crisi eco [..]

  • vogliopartire

    GRECIA

    [..] Dal Blog: http://santaruina.splinder.com/post/22402594/Grecia,+alle+origini+della+criGrecia, alle origini della crisi Da diverse settimane, ormai, la Grecia è al centro dell’attenzione mondiale, a causa della grave crisi eco [..]

  • vogliopartire

    GRECIA

    [..] Dal Blog: http://santaruina.splinder.com/post/22402594/Grecia,+alle+origini+della+criGrecia, alle origini della crisi Da diverse settimane, ormai, la Grecia è al centro dell’attenzione mondiale, a causa della grave crisi eco [..]

  • vogliopartire

    GRECIA

    [..] Dal Blog: http://santaruina.splinder.com/post/22402594/Grecia,+alle+origini+della+criGrecia, alle origini della crisi Da diverse settimane, ormai, la Grecia è al centro dell’attenzione mondiale, a causa della grave crisi eco [..]

  • Santaruina

    Ma i greci non prendono tutto con filosofia? :)

    Pure troppa, come diceva il filosofo :-)

  • anonimo

    ah ah ah

    Carlo., mi hai fatto ridere., :)

    serena giornata.

    F.C.

  • anonimo

    Molto interessante, ma qualcosa eriterebbe un approfondimento.

    "All’incirca dal XII secolo in poi, inoltre, l’Impero Bizantino entrò in una crisi irreversibile, impegnato in una dura lotta per la propria sopravvivenza, una lunga agonia che condurrà alla sua definitiva scomparsa per opera dei turchi ottomani, che entrarono da conquistatori in Costantinopoli nel 1453."

    Nel 1453 non mi risulta che l'Impero (Romano) sia scomparso- Ha soltsanto cambiato gestione. Per la suca scomparsa c'è voluto l'Ataturk, ma dicvesi secoli dopo.

  • anonimo

    Approdato casualmente sul tuo blog da google.
    Che dire… un post chiarissimo, avevo capito davvero poco di tutta la faccenda prima!
    Ciao, grazie!
    Sekut

  • anonimo

    "Con la conquista ottomana, quindi, nel medesimo periodo storico in cui l’occidente sperimentava il Rinascimento, la Grecia e i Balcani cadevano sotto un dominio straniero, e i nuovi padroni si dimostrarono ancor più disinteressati rispetto al precedente impero delle sorti e del miglioramento delle condizioni di vita delle genti sottomesse."

    Il concetto di "straniero" non mi sembra appropriato alla situazione. Per avere degli "stranieri" è necessario avere uno "Stato-Nazione".
    Nell'Impero, anche dopo il passaggio alla gestione ottomana, non c'erano Stati-Nazioni. C'era una varietà di popoli, con lingue diverse, tra cui i turchi, ma nessuno era "straniero". Lo Stato era unico e non mi risulta che ci fossero limitazioni linguistiche nei meccanismi di cooptazione al potere, purchè ci fossero i requisiti intelletual-culturali, oltre, ovvviamente, all'assoluta conformità al politically correct del tempo.

  • anonimo

    Grecia: la maledizione delle tre generazioni dei Papandreou
    di James Petras
    http://www.voltairenet.org/article164727.html m

  • anonimo

    Grecia: la maledizione delle tre generazioni dei Papandreou
    di James Petras
    http://www.voltairenet.org/article164727.html m

  • anonimo

    Grecia: la maledizione delle tre generazioni dei Papandreou
    di James Petras
    http://www.voltairenet.org/article164727.html m

  • anonimo

    Grecia: la maledizione delle tre generazioni dei Papandreou
    di James Petras
    http://www.voltairenet.org/article164727.html m

  • Santaruina

    C'era una varietà di popoli, con lingue diverse, tra cui i turchi, ma nessuno era "straniero". Lo Stato era unico e non mi risulta che ci fossero limitazioni linguistiche nei meccanismi di cooptazione al potere, purchè ci fossero i requisiti intelletual-culturali,

    Non vi erano limitazioni linguistiche né razziali né nazionali, bensì religiose.
    Per accedere alle alte cariche amministrative dell'impero ottomano era necessario essere mussulmani oppure convertirsi all'Islam, atto che nei balcani fecero i bosniaci (eredi dei bogomili, aspetto interessante che merita un approfondimento dedicato) e in parte gli albanesi.

    Chi mantenne la religione greco-ortodossa rimase un cittadino di serie B.
    Straniero quindi non era tanto chi apparteneva ad un'altra nazionalità, quanto chi aveva una religione diversa.

    A presto

  • anonimo

    Ancora più frequentemente, vengono creati posti pubblici dal nulla per poter accontentare tutte le promesse elettorali: in questo modo, il numero degli impiegati pubblici in Grecia ha raggiunto una cifra totalmente slegata dalle reali necessità del paese, con la presenza di in media tre/quattro lavoratori che svolgono il compito che potrebbe essere portato a termine da uno solo di loro.

    …per questo l'Italia Meridionale si chiamava un tempo "Magna Grecia"? :-|

  • Santaruina

    Già, una fatsa una ratsa, si direbbe :-)

  • anonimo

    sembra la copia dell'Italia del 1992 con deficit al 124%,manovra da 100000m l di lire :manca Tangentopoli.

  • Santaruina

    Con la differenza che in Italia c'era, e c'è ancora in parte, un forte settore secondario, ed una certa produzione, aspetti quasi del tutto assenti in Grecia.

  • anonimo

    Ottimo articolo, mi è piaciuto

  • anonimo

    "Il concetto di "straniero" non mi sembra appropriato alla situazione. Per avere degli "stranieri" è necessario avere uno "Stato-Nazione".
    Nell'Impero, anche dopo il passaggio alla gestione ottomana, non c'erano Stati-Nazioni. C'era una varietà di popoli, con lingue diverse, tra cui i turchi, ma nessuno era "straniero". Lo Stato era unico e non mi risulta che ci fossero limitazioni linguistiche nei meccanismi di cooptazione al potere, purchè ci fossero i requisiti intelletual-culturali, oltre, ovvviamente, all'assoluta conformità al politically correct del tempo."
    Falso. Abbiamo la Serbia come stato nazione, fra i piu' forti all'epoca e la sua espansione con lo Zar Dushan (guardare la mappa da lei pubblicata, la parte Impero dei Paleologi) con una forte identita' nazionale. La caduta nella famosa bataglia del Kosovo polje nel 1389 fu vista come una vera tragedia, i turchi erano visti si come dei stranieri ed occupatori e per tutti i 5 secoli ci furono delle lotte per la liberazione e il vassallaggio fu vissuto mallissimo dai serbi.
    Inoltre, il suo articolo tende a banaliyyare terribilmente la situazione greca, non nomina minimamente le atrocita' comesse dai nazisti e dai fascisti italiani in quella terra, non nomina il ruolo della CIA nella giunta militare e la dittatura degli anni 70, infine non nomina nemmeno il ruolo della Goldman Sachs nell'aggiustamento dei conti per far entrare la Grecia in UE. Il suo articolo e' a tratti persino razzista.
    Se il popolo greco e' sceso oggi per le strade a diffendere il suo welfare (e non si barattano le pensioni, la sanita' e la istruzione con nulla), non dobiamo fare altro che prenderlo come esempio cercando di fare lo stesso in tutta l'Europa. No alle riforme pensionistiche, si invece ai tagli delle spese militari, ai ritiri delle truppe dall'Iraq e Afganistan, sciglimento della NATO, investimento nelle fonti rinovabili, un sistema bancario e finanziario pubblico sotto il controllo pubblico. Cambiamento dei politici corotti (che certamente in Grecia ci stanno ma e' incredibile che lei dimentica la sua di provenienza riguardo a questo tema) ed una reale democrazia partecipattiva. Articolo populista, superficiale, pieno di luoghi comuni e sopratutto mistificatore.

  • anonimo

    Democrazia, tagli alle spese militari, etica bancaria etc. piu' populismo e luoghi comuni di questi… Corrotti e corruttori sono sempre sullo stesso piano  

    Zodiacus

  • anonimo

    Da più di dieci anni trascorro le mie vacanze in Grecia e negli ultimi anni ho assistito ad un vero cambiamento, sia nelle case tutte molto belle che nei divertimenti (locali sempre pieni di greci, a tutte le ore nei ristoranti e fuori ai bar, mentre noi italiani si passeggiava) mi ricordo che ventanni fa le loro macchine erano tutte datate, oggi si vedono in giro solo macchine nuove. Non riuscivo a capire il fenomeno (rispetto alla nostra realtà), dopo qusto articolo le cose mi sono un pò più chiare

  • Santaruina

    Lilit (commento 38)

    La frase che riporti e che contesti non è opera mia, ma rappresenta il parere di un lettore a cui io avevo risposto al commento 31.

    Per il resto, puoi ovviamente non concordare con quello che scrivo.
    Da parte mia, il vero populismo lo vedo nelle tue proposte.

    E sulle questioni sotirche, sulle occupazioni e sulle manovre finanziarie si può anche essere d'accordo, ma questo non potrà essere mai una scusa per evitare una profonda autocritica.

    Ed autocritica è la parola chiave.

    Per quanto riguarda l'accusa di razzismo, forse ti sfugge il fatto che anche io sono greco.
    Sarebbe bello quindi che tu facessi un ulteriore intervento per chiedere scusa per quello che hai scritto.
    Puoi anche farlo in greco, se ti viene più facile.

    _________________________________________

    Da più di dieci anni trascorro le mie vacanze in Grecia e negli ultimi anni ho assistito ad un vero cambiamento

    Tornare periodicamente in Grecia è in effetti il modo migliore per rendersi conto dei cambiamenti occorsi in questi anni.

    A presto

  • Lilit99

    "Democrazia, tagli alle spese militari, etica bancaria etc. piu' populismo e luoghi comuni di questi… Corrotti e corruttori sono sempre sullo stesso piano  "

    Vede gentile Indovino, non vi è il paese imune a questa malatia…la stessa Germania che sembra il pusher del tossicodipendente greco che noi dobbiamo comunque finanyiare a contunuare a drogarsi per non far crollare il profitto del dealer! Il problema è che a qualcuno è convenuto scoperchiare i  doppi libri contabbili della Grecia e piano piano lo farà anche con gli altri…perchè dei doppi libri pare li abbiano tutti! Provi lei a vivere ad Atene che è una delle città più care con i 700 € al mese che deve spendere principalmente per i prodotti importati (quelli tedeschi, guarda caso!) per i quali si sono inebitati! Ed ora la Germania gli dà i soldi (non alla popolayione) ma per riprendersi i propri crediti!
    E lei mi dice che ha un senso questa politica? Come fa a soppravivere una valuta basata sulle 16 casse fiscali differenti ed 1 sola politica monetaria?
    Come fanno la Spagna, la Grecia, l'Italia a competere con il poanzer tedesco?
    Dobbiamo pensare bene cosa faremo da noi quando arriverà…
    il capitalismo è in crisi…bisogna pensare ad altro…

  • Lilit99

    "E sulle questioni sotirche, sulle occupazioni e sulle manovre finanziarie si può anche essere d'accordo, ma questo non potrà essere mai una scusa per evitare una profonda autocritica."

    Contesto il fatto che hai del tutto escluso una parte così consistente nella tua ricostruzione storica. Mi è sembrato del tutto superficiale ed insuficiente per spiegare una mentalità così complessa come quella balcanica che ti sei prefissato di fare.

    "Ed autocritica è la parola chiave."

    Su questo sono d'accordissimo.

    "Per quanto riguarda l'accusa di razzismo, forse ti sfugge il fatto che anche io sono greco.
    Sarebbe bello quindi che tu facessi un ulteriore intervento per chiedere scusa per quello che hai scritto.
    Puoi anche farlo in greco, se ti viene più facile."

    Hahaha, mi piacerebbe farlo in greco…
    Chiedo scusa, ti fa onore l'autocritica. ma la fai dal punto di vista neoliberale che non condivido.

    Amo il tuo paese e conosco le beghe, è molto simile al mio…

  • Lilit99

    "locali sempre pieni di greci, a tutte le ore nei ristoranti e fuori ai bar, mentre noi italiani si passeggiava…"

    Mi perdoni anonimo, ma questo è proprio un fatto culturale che le è estraneo…i balcanici amano vivere per strada, nei ristoranti ed i bar, sono i luoghi d'incontro per eccellenza…

    A mio avviso, la Grecia dovrebbe uscire per un perido dalla zona euro, dichiarare la bancarotta e rimboccarsi le maniche…non deve restituire i soldi ai speculatori ne indebitarsi ulteriormente.

  • anonimo

    Gentile Sig.ra, nessuno obbliga per legge ad indebitarsi per comprarsi la macchina tedesca. I balcanici che tanto amano la vita per i bar altrettanto amano permettersi cio' che sanno benissimo che non possono, per cui chi e' causa del suo mal pianga per primo se' stesso. Inoltre altro problema del focolaio balcanico e' che appunto aleggia sempre uno spirito violento in quei luoghi che fa da contraltare alla spensieratezza della loro vita mondana. Ci siamo gia' dimenticati le guerre che hanno insanguinato i balcani e che oltre al nazionalismo avevano anche delle chiare motivazioni economiche, la ex-Jugoslavia versava in una profonda crisi economica allo scoppio della guerra, mi ricordo bene che esistevano le banconote da milioni di dinari perche' c'era un'inflazione oltre il 100%. A me delle politiche e contro-politiche non interessa niente: e' la totale assenza di un benche' minimo barlume spirituale in tutto il mondo occidentale la causa di tutto cio' e la cura non sara' certo la proposta demagogica da Lei auspicata. Quell'orda che adesso manifesta e in cui gli agitatori violenti sguazzano manovrati anch'essi sono sullo stesso piano di quelli a cui vanno dare le colpe senza alcuna attenuante generica, nemmeno l'ignoranza!

    Zodiacus
     

  • Santaruina

    Lilit
    Contesto il fatto che hai del tutto escluso una parte così consistente nella tua ricostruzione storica. Mi è sembrato del tutto superficiale ed insuficiente per spiegare una mentalità così complessa come quella balcanica che ti sei prefissato di fare

    Se è per quello ne ho escluso anche molte altre, ma essendo un articolo di un blog e non un trattato dovevo fare delle scelte.
    Ho parlato di quelli che a mio parere sono stati i passaggi più significativi per comprendere quello che succede oggi.

    ti fa onore l'autocritica. ma la fai dal punto di vista neoliberale che non condivido.

    A dire il vero ho solo parlato di alcuni fatti, nessuno dei quali può essere messo in dubbio.
    Poi ho semplicmeente suggerito dei colegamenti tra questi fatti.
    Da qualsiasi prospettiva si voglia guardare la situazione, la verità è che se vivi al di sopra delle tue possibilità prima o poi dovrai pagare il conto.
    Vale per il singolo, per le famiglie, e vale anche per gli stati.

    Poi ci sono coloro che questa situazione l'hanno progettata con cura, e coloro che semplicemente vi ci sono trovati dentro, e non si possono paragonare le colpe dei primi con quelle degli ultimi.
    Ma se non si comprende la natura del casino in cui ci si è infilati, sarà difficile tirarsene fuori.

    A presto

  • Lilit99

    Poi ci sono coloro che questa situazione l'hanno progettata con cura, e coloro che semplicemente vi ci sono trovati dentro, e non si possono paragonare le colpe dei primi con quelle degli ultimi.

    Appunto, credo che la tua autocritica dal punto di vista di un greco avrebbe più senso in Grecia, forse.
    Farlo vedere qua diventa un ode al sistema capitalistico neoliberista e dà l'appiglio a quanti credono che l'italia è diversa e che nulla le può accadere in questo senso, perchè appunto, la loro mentalità è ben più civile di quella greca.  Mentre sappiamo…

    Quindi, individuare solo le colpe di chi ci si è trovato dentro nella forma di un  analisi sociologica quantomeno dubbia, mi sembra sia stato avventato…per usare un eufemismo.

    Ma amettiamo che sia tutto come dici te, posso pregarti, se ti va, di scrivere un post sulle responsabilità ed i meccanismi di quelli che le cose le hanno progettato e perparato con cura. Aspetto con ansia.
    Spero non sarà una richiesta giudicata pretenziosa…

    "Ma se non si comprende la natura del casino in cui ci si è infilati, sarà difficile tirarsene fuori."

    Appunto. Per comprenderla, non è possibile non descrivere le responsabilità dell'attuale sistema finanziario e monetario.
    A presto.

  • Lilit99

    "Ci siamo gia' dimenticati le guerre che hanno insanguinato i balcani e che oltre al nazionalismo avevano anche delle chiare motivazioni economiche, la ex-Jugoslavia versava in una profonda crisi economica allo scoppio della guerra,"

    Gentile indovino, il nazionalismo è stato sfruttato abilmente da fuori per distruggere quel paese, nulla di più facile che soffiare sul fuoco multietnico che è bellissimo e brilla di una luce di autentica fratellanza quando le cose vanno bene, ma di difficile gestione quando vanno male…
    Appunto, i guai sono iniziati quando la Jugoslavia doveva restituire i debiti che si sono accumulati dopo la crisi mondiale del petrolio…un po' come la Grecia ora…
    Riflettere ora a tal proposito…chi ha l'interesse a far crollare l'Unione europea? O a far svalutare l'euro per poter esportare di più?

    E sà come è iniziato: che la Slovenia, come la Lega ora, non voleva più una cassa comune ma voleva il federalismo fiscale e sucessivamente la seccessione. Infatti, ora nei giornali sloveni c'è scritto: "Prima pagavamo per i poveri ed ora paghiamo per i ricchi!" I Sloveni sono un po' come i leghisti: vorebbero vivere sotto una campana di vetro, sfruttando la globalizzazione per esportare i loro prodotti sfruttando la mano d'opera degli extracomunitari, dei profughi, dei non sloveni e prottegendo il loro mercato, la loro tradizione ed i loro benefici da influenze ed invasioni barbariche (balcaniche). Sono voluti uscire dalla Jugoslavia distruggendola, ora pagassero il conto di un entità dove la sovranità fiscale e monetaria è molto meno tutelata di quanto non lo fosse nella Jugoslavia. Lo dicono loro stessi.

    "A me delle politiche e contro-politiche non interessa niente: e' la totale assenza di un benche' minimo barlume spirituale in tutto il mondo occidentale la causa di tutto cio' e la cura non sara' certo la proposta demagogica da Lei auspicata. Quell'orda che adesso manifesta e in cui gli agitatori violenti sguazzano manovrati anch'essi sono sullo stesso piano di quelli a cui vanno dare le colpe senza alcuna attenuante generica, nemmeno l'ignoranza!"

    Curioso che delle politiche non le interessa nulla e commenta su questo sito? La politica non determina le nostre vite, volente o nolente?

    Mi incuriosisce la spiritualità da lei auspicata…della quale i popoli balcanici e la loro natura violenta sono naturalmente privi…quando l'avrà trovata, se magari glie la esporta un pocchino, come la democrazia che con successo l'Occidente ha mostrato di saper fare…

    Quelli che ora manifestano possono cambiare le sorti dell'intero mondo se la protesta si allarga, ma lei ne è beatamente inconsapevole…gli agitatori gli mettono gli altri, chieda i lumi a Cossiga a riguardo…e la storia greca ne trabbocca di tali esempi purtroppo…non mi sorprenderebbe…

  • anonimo

    Mi sa invece che la Slovenia e' l'unico Stato della ex-Jugoslavia che ne e' uscita senza problemi e senza guerre anzi tenendosi pure i depositi dei cittadini degli altri stati e ancora non li ha restituiti accampando come scusa che mettendo Nova davanti al nome della banca essa non e' piu' la stessa…
    Ed erano comunque quelli stavano meglio da quelle parti…e ancor lo sono
    Non mi pare che questo sia un blog di politica pertanto non vedo perche' non dovrei dire la mia. Lo dica alle famiglie di quei 3 sventurati che sono stati arsi vivi la sorte che ha portato in dono loro la protesta… e siamo appena gli inizi! La spiritualita' da me auspicata non si compra e non si vende e non e' ne' dell'Ovest ne' dell'Est… continui ad occuparsi di politica e della democrazia che sono argomenti piu' consoni ai cani a cui e' stato sottratto l'osso…

    Zodiacus 

  • Lilit99

    Bene Sig. Indovino, allora anche la Lega ha un bell'avvenire, chi se ne frega dell'Italia..
    e continui invece con la sua bistecca che per ora non gli le ha sotratto ancora nessuno …in futuro chi lo sa, forse l'accontenteranno e vivremo di sola spiritualita'…

  • anonimo

    ottimo articolo, davvero tanti complimenti!

  • Santaruina

    Lilit

    Appunto, credo che la tua autocritica dal punto di vista di un greco avrebbe più senso in Grecia, forse.
    Farlo vedere qua diventa un ode al sistema capitalistico neoliberista e dà l'appiglio a quanti credono che l'italia è diversa e che nulla le può accadere in questo senso, perchè appunto, la loro mentalità è ben più civile di quella greca.  Mentre sappiamo…

    Se avessi scritto questo articolo in Grecia avrei ricevuto come risposta prevalentemente una valanga di insulti.
    C'è un aria un po' tesa da quelle parti, e chiunque sostenga qualcosa di diverso dal "la colpa è della Merkel, la colpa è dei politici, la colpa è degli speculatori, ci attaccano perchè siamo greci" riceve un trattamento non molto gentile.

    Detto questo, all'inizio dell'articolo avevo specificato che quella della Grecia era una crisi nella crisi.
    Il termine che hai usato, "capitalismo neoliberista", fa inoltre parte del linguaggio neo-orwelliano imposto dai media, che tu hai usato senza cognizione.

    posso pregarti, se ti va, di scrivere un post sulle responsabilità ed i meccanismi di quelli che le cose le hanno progettato e perparato con cura. Aspetto con ansia.
    Spero non sarà una richiesta giudicata pretenziosa.

    Hai ovviamente il diritto di chiedere di veder pubblicato un articolo su questo o su quello.
    Io purtroppo non ho tutto il tempo del mondo per farlo, non mi pagano, purtroppo, per questo, e questo è solo un blog personale in cui tratto di argomenti che mi sembrano meritevoli, quando ho il tempo per farlo.

    Comunque, ti posso indicare qualche post che ho scritto in passato, a proposito di quello che mi chiedi:

    A che ora è il crack?

    Signoraggio, il falso problema

    Puoi anche dare un'occhiata ai post con tag "crisi economica" pubblicati in questi anni.

    Quello che è importante capire, è che questa non è la crisi del "liberismo" o del "capitalismo".
    Il liberismo non contempla governi onnipotenti e banche centrali che stampano moneta dal nulla giorno e notte.
    Non contempla il fiat money e non contempla i salvataggi dei giganti finanziari con soldi pubblici.
    Questa crisi, un processo  iniziato in realtà decenni fa, è la crisi delle politiche keynesiane e del dirigismo economico, travestito da "liberismo".

    A presto

  • Santaruina

    Lilit

    Appunto, credo che la tua autocritica dal punto di vista di un greco avrebbe più senso in Grecia, forse.
    Farlo vedere qua diventa un ode al sistema capitalistico neoliberista e dà l'appiglio a quanti credono che l'italia è diversa e che nulla le può accadere in questo senso, perchè appunto, la loro mentalità è ben più civile di quella greca.  Mentre sappiamo…

    Se avessi scritto questo articolo in Grecia avrei ricevuto come risposta prevalentemente una valanga di insulti.
    C'è un aria un po' tesa da quelle parti, e chiunque sostenga qualcosa di diverso dal "la colpa è della Merkel, la colpa è dei politici, la colpa è degli speculatori, ci attaccano perchè siamo greci" riceve un trattamento non molto gentile.

    Detto questo, all'inizio dell'articolo avevo specificato che quella della Grecia era una crisi nella crisi.
    Il termine che hai usato, "capitalismo neoliberista", fa inoltre parte del linguaggio neo-orwelliano imposto dai media, che tu hai usato senza cognizione.

    posso pregarti, se ti va, di scrivere un post sulle responsabilità ed i meccanismi di quelli che le cose le hanno progettato e perparato con cura. Aspetto con ansia.
    Spero non sarà una richiesta giudicata pretenziosa.

    Hai ovviamente il diritto di chiedere di veder pubblicato un articolo su questo o su quello.
    Io purtroppo non ho tutto il tempo del mondo per farlo, non mi pagano, purtroppo, per questo, e questo è solo un blog personale in cui tratto di argomenti che mi sembrano meritevoli, quando ho il tempo per farlo.

    Comunque, ti posso indicare qualche post che ho scritto in passato, a proposito di quello che mi chiedi:

    A che ora è il crack?

    Signoraggio, il falso problema

    Puoi anche dare un'occhiata ai post con tag "crisi economica" pubblicati in questi anni.

    Quello che è importante capire, è che questa non è la crisi del "liberismo" o del "capitalismo".
    Il liberismo non contempla governi onnipotenti e banche centrali che stampano moneta dal nulla giorno e notte.
    Non contempla il fiat money e non contempla i salvataggi dei giganti finanziari con soldi pubblici.
    Questa crisi, un processo  iniziato in realtà decenni fa, è la crisi delle politiche keynesiane e del dirigismo economico, travestito da "liberismo".

    A presto

  • Santaruina

    Lilit

    Appunto, credo che la tua autocritica dal punto di vista di un greco avrebbe più senso in Grecia, forse.
    Farlo vedere qua diventa un ode al sistema capitalistico neoliberista e dà l'appiglio a quanti credono che l'italia è diversa e che nulla le può accadere in questo senso, perchè appunto, la loro mentalità è ben più civile di quella greca.  Mentre sappiamo…

    Se avessi scritto questo articolo in Grecia avrei ricevuto come risposta prevalentemente una valanga di insulti.
    C'è un aria un po' tesa da quelle parti, e chiunque sostenga qualcosa di diverso dal "la colpa è della Merkel, la colpa è dei politici, la colpa è degli speculatori, ci attaccano perchè siamo greci" riceve un trattamento non molto gentile.

    Detto questo, all'inizio dell'articolo avevo specificato che quella della Grecia era una crisi nella crisi.
    Il termine che hai usato, "capitalismo neoliberista", fa inoltre parte del linguaggio neo-orwelliano imposto dai media, che tu hai usato senza cognizione.

    posso pregarti, se ti va, di scrivere un post sulle responsabilità ed i meccanismi di quelli che le cose le hanno progettato e perparato con cura. Aspetto con ansia.
    Spero non sarà una richiesta giudicata pretenziosa.

    Hai ovviamente il diritto di chiedere di veder pubblicato un articolo su questo o su quello.
    Io purtroppo non ho tutto il tempo del mondo per farlo, non mi pagano, purtroppo, per questo, e questo è solo un blog personale in cui tratto di argomenti che mi sembrano meritevoli, quando ho il tempo per farlo.

    Comunque, ti posso indicare qualche post che ho scritto in passato, a proposito di quello che mi chiedi:

    A che ora è il crack?

    Signoraggio, il falso problema

    Puoi anche dare un'occhiata ai post con tag "crisi economica" pubblicati in questi anni.

    Quello che è importante capire, è che questa non è la crisi del "liberismo" o del "capitalismo".
    Il liberismo non contempla governi onnipotenti e banche centrali che stampano moneta dal nulla giorno e notte.
    Non contempla il fiat money e non contempla i salvataggi dei giganti finanziari con soldi pubblici.
    Questa crisi, un processo  iniziato in realtà decenni fa, è la crisi delle politiche keynesiane e del dirigismo economico, travestito da "liberismo".

    A presto

  • Santaruina

    Lilit

    Appunto, credo che la tua autocritica dal punto di vista di un greco avrebbe più senso in Grecia, forse.
    Farlo vedere qua diventa un ode al sistema capitalistico neoliberista e dà l'appiglio a quanti credono che l'italia è diversa e che nulla le può accadere in questo senso, perchè appunto, la loro mentalità è ben più civile di quella greca.  Mentre sappiamo…

    Se avessi scritto questo articolo in Grecia avrei ricevuto come risposta prevalentemente una valanga di insulti.
    C'è un aria un po' tesa da quelle parti, e chiunque sostenga qualcosa di diverso dal "la colpa è della Merkel, la colpa è dei politici, la colpa è degli speculatori, ci attaccano perchè siamo greci" riceve un trattamento non molto gentile.

    Detto questo, all'inizio dell'articolo avevo specificato che quella della Grecia era una crisi nella crisi.
    Il termine che hai usato, "capitalismo neoliberista", fa inoltre parte del linguaggio neo-orwelliano imposto dai media, che tu hai usato senza cognizione.

    posso pregarti, se ti va, di scrivere un post sulle responsabilità ed i meccanismi di quelli che le cose le hanno progettato e perparato con cura. Aspetto con ansia.
    Spero non sarà una richiesta giudicata pretenziosa.

    Hai ovviamente il diritto di chiedere di veder pubblicato un articolo su questo o su quello.
    Io purtroppo non ho tutto il tempo del mondo per farlo, non mi pagano, purtroppo, per questo, e questo è solo un blog personale in cui tratto di argomenti che mi sembrano meritevoli, quando ho il tempo per farlo.

    Comunque, ti posso indicare qualche post che ho scritto in passato, a proposito di quello che mi chiedi:

    A che ora è il crack?

    Signoraggio, il falso problema

    Puoi anche dare un'occhiata ai post con tag "crisi economica" pubblicati in questi anni.

    Quello che è importante capire, è che questa non è la crisi del "liberismo" o del "capitalismo".
    Il liberismo non contempla governi onnipotenti e banche centrali che stampano moneta dal nulla giorno e notte.
    Non contempla il fiat money e non contempla i salvataggi dei giganti finanziari con soldi pubblici.
    Questa crisi, un processo  iniziato in realtà decenni fa, è la crisi delle politiche keynesiane e del dirigismo economico, travestito da "liberismo".

    A presto

  • Santaruina

    #51

    grazie

  • anonimo

    Ma difatti me ne frego altamente della Lega e dell'Italia come del resto sotto sotto fanno tutti, anche i ferventi patrioti come Lei. La crisi economica e' appunto solamente un minimo aspetto della crisi che sta investendo l'Occidente e che trascina tutto il resto del mondo verso il baratro. Ci siamo gia' agitati abbastanza per giungere a questo punto, farlo ancora non puo' che peggiorare lo stato delle cose. Neo-liberismo e' un termine poi che non significa proprio nulla…La politica influenza la vite di chi se le fa influenzare anche inconsciamente! 

    Zodiacus

  • Lilit99

    "Neoliberalism is a philosophy in which the existence and operation of a market are valued in themselves, separately from any previous relationship with the production of goods and services, and without any attempt to justify them in terms of their effect on the production of goods and services; and where the operation of a market or market-like structure is seen as an ethic in itself, capable of acting as a guide for all human action, and substituting for all previously existing ethical beliefs."
    fonte:http://web.inter.nl.net/users/Paul.Treanor/neoliberalism.html

    Non sono una linguista per cui non mi avventurerei, può anche darsi che sia come lo avete definito voi, la definizione che ho citato racchiude il mio comprendere del neoliberismo. Dopo di che, ha davvero poca importanza  come lo si chiami per me.

    Mr Zorba (nella verita molto poco…):
    "Se avessi scritto questo articolo in Grecia avrei ricevuto come risposta prevalentemente una valanga di insulti.
    C'è un aria un po' tesa da quelle parti, e chiunque sostenga qualcosa di diverso dal "
    la colpa è della Merkel, la colpa è dei politici, la colpa è degli speculatori, ci attaccano perchè siamo greci" riceve un trattamento non molto gentile."

    E' vero, ma proprio per questo ha più senso scriverlo lì…o tu hai bisogno degli allori ed un trattamento lusinghiero? Ad ogni modo, sei libero di scriverlo dove ti pare, hai perfettamente compreso la mia osservazione ma per me incomprensibile motivo non lo vuoi prendere in considerazione…fa niente, chiudiamola qua, hai ragione te, non ne posso più di spiegazioni e controspiegazioni.

    Zorba:
    Quello che è importante capire, è che questa non è la crisi del "liberismo" o del "capitalismo".
    Il liberismo non contempla governi onnipotenti e banche centrali che stampano moneta dal nulla giorno e notte.
    Non contempla il fiat money e non contempla i salvataggi dei giganti finanziari con soldi pubblici.
    Questa crisi, un processo  iniziato in realtà decenni fa, è la crisi delle politiche keynesiane e del dirigismo economico, travestito da "liberismo".

    Naturalmente non sono d'accordo. Keynes non fu certo un socialista e se pur ci sono delle grosse variazioni nel capitalismo e le politiche più o meno accettabili, la sostanza è la stessa. E la sostanza è che sempre di un plusvalore trattasi che non va certamente a migliorare la vita della plebaglia, che saremo io e te, ma ad aumentare il capitale dei già ricchi.
    E se serve, anche con la guerra.
    Liberismo non prende in considerazione la morale in quanto si autoregolerebbe da sola. Ecco, egli è l'esempio che così non è. Uno come Keynes è anche egli un prodotto del mercato dei benpensanti che si dovrebbe autoregolare. Lo ha fatto? So solo che questa autoregolazione e la difesa strenua del liberismo, del neoliberismo, del mercato globale  come ideologia ha prodotto molte guerre. Distrugendo molti paesi. Inscluso il mio. Che non voleva per nessun motivo al mondo far entrare il FMI e la Banca mondiale. Dove tuttora esiste l'agricoltura di sussistenza, poca, ma dove ora il paese è indebitato fino al collo e costretto alle politiche che non ha voluto e che lo porteranno all' abbisso.

  • Santaruina

    Lilit
    innanzitutto ti ricordo che non mi chiamo Zorba.
    Puoi chiamarmi Carlo, o Santaruina, se preferisci.

    Per il resto, devo dire che di critiche, come è naturale, ne ho ricevute in questi anni, a proposito dei miei articoli, ma questa è la prima volta che mi si chiede di andare a scrivere i miei post altrove.

    Se non fosse chiaro, questo è il mio blog, e scrivo qua.
    Non ci sarebbe bisogno di farlo presente, in teoria, ma tant'è.

    Non è che io abbia una "missione civilizzatrice" per cui i miei scritti divengono necessari da qualche parte.
    Hai una idea distorta di tutta la questione.

    Sull'accusa di scrivere per cercare gli allori e gli elogi passo oltre; puoi credere a ciò che vuoi a riguardo (anche se in generale il non esprimere giudizi affrettati sulle persone che non si conoscono è indice di intelligenza, o perlomeno di buon senso).

    Detto questo, ti direi che non è sufficiente cercare una definizione su internet per comprendere un argomento che necessiterebbe mesi di analisi (in inglese poi… non hai trovato nulla in italiano?)

    Una definizione inoltre oltremodo ridicola.
    Se hai bisogno di qualche indicazione migliore fai sapere.

    Keynes non fu certo un socialista

    Keynes fu uno statalista, dal momento che sosteneva che nei periodi di crisi economica lo stato doveva intervenire pesantemente, anche a costo di assumere gente per scavare delle buche e poi riempirle, per evitare ulteriori disastri.
    In altre parole, si tratta degli stessi meccanismi in opera in questi giorni, gli stessi processi che ci hanno condotto fino a questo punto.

    Liberismo non prende in considerazione la morale in quanto si autoregolerebbe da sola

    A questo punto sarei curioso di sapere dove ti sei formata queste idee..
    Stai mettendo insieme una serie di luoghi comuni senza renderti conto che ripeti concetti privi di senso solo per sentito dire.

    So solo che questa autoregolazione e la difesa strenua del liberismo, del neoliberismo, del mercato globale  come ideologia ha prodotto molte guerre. Distrugendo molti paesi.

    Ancora direttamente dal mondo dei sogni.
    Le guerre le fanno gli stati, che mettono insieme i loro eserciti e le loro industrie belliche con i soldi prelevati dalle tasse dei cittadini.
    Tasse, stato, imposizioni, ovvero l'esatto opposto del liberismo.
    Come vedi, non hai per nulla chiari i concetti su cui ti stai esprimendo.

    A presto

  • Lilit99

    Zorba al quale non piace chiamarsi così, ma a me piace, però devo chiamarlo come dice lui e mi pare giusto, quindi  – Carlo:
    "Le guerre le fanno gli stati, che mettono insieme i loro eserciti e le loro industrie belliche con i soldi prelevati dalle tasse dei cittadini.
    Tasse, stato, imposizioni, ovvero l'esatto opposto del liberismo.
    Come vedi, non hai per nulla chiari i concetti su cui ti stai esprimendo."

    Due sole domande:
    1) Il liberismo ha mai negato lo stato nazionale, o è l'esatto contrario?
    2) E' vero o non e' vero che il liberismo non esclude la guerra come l'igiene del mondo?

    Cominci a scocciarmi con le tue pillole di saggezza e sapienza spicciola dando degli ignoranti agli altri.
    Il tuo attegiamento è oltremodo arrogante, ridicolizza l'interlocutore e lo denigra non soffermandosi minimamente sull'argomento.
    Così non va.
    A presto
    J.

  • Santaruina

    Se scrivi inesattezze io non posso esimermi dal fartelo notare.
    E siccome si discuteva di alcuni determinati termini e del loro significato, e non dell'opinione che si ha su di essi, il margine dell'interpretazione personale è minimo.

    Tu continui a chiamare col termine "liberismo" qualcosa che col liberismo ha nulla a che fare.

    Il liberismo ha mai negato lo stato nazionale, o è l'esatto contrario?

    Il liberismo in ambito economico sostiene la dannosità dell'intervento statale.
    I liberisti classici discutevano sul grado di libertà d'azione da concedere agli apparati statali, e le loro posizioni variavano da un ammettere uno  "stato minimo" ad una invocazione della abolizione totale dello stato.

    Oggi il termine "liberismo" è assai frainteso, e si tende ad usare il meglio indicativo "libertario" per descrivere quel movimento che sostiene la necessità di antepossre la libertà del singolo dinnanzi all'onnipotenza dello stato.

    E' vero o non e' vero che il liberismo non esclude la guerra come l'igiene del mondo?

    No, non è vero.
    La guerra come igiene del mondo era uno slogan dei movimenti moderni – futuristi di inizio XX secolo.
    Invocavano le guerre e di conseguenza sollecitavano l'intervento degli stati, gli unici che possono fare le guerre.
    Di conseguenza, erano anche loro statalisti e collettivisti, dal momento che anteponevano la loro idea di "collettività" (che andava epurata e quindi fortificata per mezzo delle guerre) alla dignità del singolo, che poteva essere tranquillamente sacrificato.

    Siamo, ancora una volta, agli antipodi del liberismo.

    Quindi, ancora una volta, ti inviterei di informarti.

    A presto

  • Lilit99

    "E siccome si discuteva di alcuni determinati termini e del loro significato, e non dell'opinione che si ha su di essi, il margine dell'interpretazione personale è minimo."

    Siccome il mondo intero è indeciso e alquanto contradittorio sul termine liberismo, liberalismo, libero mercato, neoliberismo, mi pare del tutto ovvio che ciascuno di noi, me e te compresi, si attengano a delle definizioni che: 1) sono insegnate da qualcuno che a sua volta ha scelto una piutosto che altra definizione
    2) sono scelte proprie sulla base delle letture e delle cognizioni fino ad ora aquisite

    Può darsi che tu sia un economista esperto, che abbia studiato alla Bocconi o affini e in tal caso certamente hai maggiori elementi per condurre un discorso di questo tipo. Tanto di capello. Ciò non toglie la libertà a me o agli altri che non sono esperti in materia di esprimersi a riguardo. Non possiamo tutti sapere e conoscere tutto. Possiamo cercare di capire e di imparare e sono pronta a farlo, anche con il tuo aiuto se non è arrogante e presuntuoso.

    Dato che però, il liberismo non è solo una dottrina economica, ma anche filosofica e sociale, anche conoscendo tutte le leggi dell'economia non è scontato che sarò d'accordo con te.

    I liberisti classici discutevano sul grado di libertà d'azione da concedere agli apparati statali, e le loro posizioni variavano da un ammettere uno  "stato minimo" ad una invocazione della abolizione totale dello stato.

    E' vero, ma è anche vero che i liberisti classici hanno fatto un compromesso con lo stato nazionale in quanto non hanno mai tentato un suo superamento e si basavano essenzialmente sulle formazioni politiche basate sulla nazione come espressione etnica e storica. Non hanno mai tentato una sua realizzazione basata sul contratto volontario e non storico e linguistico, che il liberismo implicherebbe. Fino alla sua crisi ed ad ulteriore evoluzione che è appunto, il neoliberismo. Con le sue multinazionali. E allora, se questo è la massima espressione del superamento dello stato nazionale, per il mero accumularsi del plusvalore espresso poi in un accumulo dei beni con i quali non si sa cosa fare se non distruggerli con una guerra quale potenziale dell'ulteriore guadagno, come posso sostenere il liberismo?

    Abbiamo l'Enione Europea che è forse una forma di liberismo che supera lo stato nazionale. Vediamo però le sue sorti…

    Certo, ti concedo di rispondermi con il paragone fra il socialismo ed il gulag: nemmeno quest'ultimo fu mai immaginato da Marx, eppure fu una delle sue espressioni.

    Se per cortesia puoi indicarmi dei riferimenti precisi ai quali ti ispiri quando parli del liberismo, proprio perchè le interpretazioni sono tante.

    Continuo a sostenere che il liberismo attuale sostiene le guerre. Lascia perdere la definizione contingente che ho citato (mi sorprende che una persona apparentememte creativa come te si appigli a facili interpretazioni come l'igiene del mondo…era ovvio che non la volevo attribuire ai liberisti questa definizione, ma ad una loro accetazione della stessa, al di là delle  teorie), ma guarda i fatti:
    Tutti i paesi occidentali di stampo liberista trovano giusta questa ideologia e la sua aplicazione negli altri stati, nei stati non liberisti. Perchè il liberismo per voi è un dogma, è la libertà di per se e non si discute.
    E questo lo vediamo nella sua espressione e lotta per i diritti umani con i suoi missionari, guarda Soros ad esempio. Il filantropo che si è arrichito con le speculazioni monetarie è diventato il palladino delle rivoluzioni colorate che hanno sovvertito gli stati, esportato le guerre "giuste" e "preventive".
    Naturalmente, questo non lo troverai in nessuna definizione accademica sul liberismo, ma questo è la realtà dei fatti.
    A presto
    J.

  • Santaruina

    Alla fine è tutta una questione di termini.

    Il fatto è che attualmente col termine "liberismo" i media descrivono un qualcosa che col liberismo classico ha poco a che fare.
    Anche coloro che oggi si dichiarano "liberisti" non fanno che generare ulteriore confusione.

    Un "liberista" non va dagli apparati statali ad elemosinare contributi, sovvenzioni e salvataggi.
    "Liberista" è colui che rifiuta l'interferenza dello stato, nella buona e nella cattiva sorte.
    Chi si lamenta delle tasse e poi chiede ai governi di elargire miliardi per salvare le sue attività dalla bancarotta non è un liberista, ma un ipocrita  furbetto criminale.

    E' una questione di termini usata in maniera non appropriata.
    Per fare un esempio che può aiutare a chiarire la questione: Bush si dichiarava cristiano e ordinava al suo esercito di uccidere innocenti in giro per il mondo.
    Diceva anche di seguire le indicazioni di Dio nel prendere le sue decisioni.

    Qualcuno potrebbe dedurne che il cristianesimo è una religone che appoggia gli stermini (e molti l'hanno sostenuto, rifacendosi anche ad altri esempi storici).

    Ma il cristianesimo è contro la violenza, vieta l'omicidio e predica di amare il proprio nemico.
    Il cristianesimo è questo, non ci si scappa; chi non è d'accordo, dovrebbe trovarsi un'altra religione.

    Quindi, se Bush, e altri suoi simili, si dicono cristiani, questo non significa che si stanno comportando in maniera cristiana.
    Significa solo che sono degli ipocriti, e il cristianesimo non c'entra nulla con i loro crimini.

    Allo stesso modo, e fatte le debite proprozioni, non basta definirsi liberisti per essere tali, se poi ci si comporta alla maniera opposta.

    Visto che mi chiedi un esempio di liberalismo, ti suggerisco di dare una occhiata al blog dell'amico Paxtibi, La voce del Gongoro.

    Qui siamo nel campo del libertarianismo, che prende spunto dal liberalismo classico e ne porta a compimento il pensiero con coerenza.

    A presto

  • Santaruina

    Alla fine è tutta una questione di termini.

    Il fatto è che attualmente col termine "liberismo" i media descrivono un qualcosa che col liberismo classico ha poco a che fare.
    Anche coloro che oggi si dichiarano "liberisti" non fanno che generare ulteriore confusione.

    Un "liberista" non va dagli apparati statali ad elemosinare contributi, sovvenzioni e salvataggi.
    "Liberista" è colui che rifiuta l'interferenza dello stato, nella buona e nella cattiva sorte.
    Chi si lamenta delle tasse e poi chiede ai governi di elargire miliardi per salvare le sue attività dalla bancarotta non è un liberista, ma un ipocrita  furbetto criminale.

    E' una questione di termini usata in maniera non appropriata.
    Per fare un esempio che può aiutare a chiarire la questione: Bush si dichiarava cristiano e ordinava al suo esercito di uccidere innocenti in giro per il mondo.
    Diceva anche di seguire le indicazioni di Dio nel prendere le sue decisioni.

    Qualcuno potrebbe dedurne che il cristianesimo è una religone che appoggia gli stermini (e molti l'hanno sostenuto, rifacendosi anche ad altri esempi storici).

    Ma il cristianesimo è contro la violenza, vieta l'omicidio e predica di amare il proprio nemico.
    Il cristianesimo è questo, non ci si scappa; chi non è d'accordo, dovrebbe trovarsi un'altra religione.

    Quindi, se Bush, e altri suoi simili, si dicono cristiani, questo non significa che si stanno comportando in maniera cristiana.
    Significa solo che sono degli ipocriti, e il cristianesimo non c'entra nulla con i loro crimini.

    Allo stesso modo, e fatte le debite proprozioni, non basta definirsi liberisti per essere tali, se poi ci si comporta alla maniera opposta.

    Visto che mi chiedi un esempio di liberalismo, ti suggerisco di dare una occhiata al blog dell'amico Paxtibi, La voce del Gongoro.

    Qui siamo nel campo del libertarianismo, che prende spunto dal liberalismo classico e ne porta a compimento il pensiero con coerenza.

    A presto

  • Santaruina

    Alla fine è tutta una questione di termini.

    Il fatto è che attualmente col termine "liberismo" i media descrivono un qualcosa che col liberismo classico ha poco a che fare.
    Anche coloro che oggi si dichiarano "liberisti" non fanno che generare ulteriore confusione.

    Un "liberista" non va dagli apparati statali ad elemosinare contributi, sovvenzioni e salvataggi.
    "Liberista" è colui che rifiuta l'interferenza dello stato, nella buona e nella cattiva sorte.
    Chi si lamenta delle tasse e poi chiede ai governi di elargire miliardi per salvare le sue attività dalla bancarotta non è un liberista, ma un ipocrita  furbetto criminale.

    E' una questione di termini usata in maniera non appropriata.
    Per fare un esempio che può aiutare a chiarire la questione: Bush si dichiarava cristiano e ordinava al suo esercito di uccidere innocenti in giro per il mondo.
    Diceva anche di seguire le indicazioni di Dio nel prendere le sue decisioni.

    Qualcuno potrebbe dedurne che il cristianesimo è una religone che appoggia gli stermini (e molti l'hanno sostenuto, rifacendosi anche ad altri esempi storici).

    Ma il cristianesimo è contro la violenza, vieta l'omicidio e predica di amare il proprio nemico.
    Il cristianesimo è questo, non ci si scappa; chi non è d'accordo, dovrebbe trovarsi un'altra religione.

    Quindi, se Bush, e altri suoi simili, si dicono cristiani, questo non significa che si stanno comportando in maniera cristiana.
    Significa solo che sono degli ipocriti, e il cristianesimo non c'entra nulla con i loro crimini.

    Allo stesso modo, e fatte le debite proprozioni, non basta definirsi liberisti per essere tali, se poi ci si comporta alla maniera opposta.

    Visto che mi chiedi un esempio di liberalismo, ti suggerisco di dare una occhiata al blog dell'amico Paxtibi, La voce del Gongoro.

    Qui siamo nel campo del libertarianismo, che prende spunto dal liberalismo classico e ne porta a compimento il pensiero con coerenza.

    A presto

  • Santaruina

    Alla fine è tutta una questione di termini.

    Il fatto è che attualmente col termine "liberismo" i media descrivono un qualcosa che col liberismo classico ha poco a che fare.
    Anche coloro che oggi si dichiarano "liberisti" non fanno che generare ulteriore confusione.

    Un "liberista" non va dagli apparati statali ad elemosinare contributi, sovvenzioni e salvataggi.
    "Liberista" è colui che rifiuta l'interferenza dello stato, nella buona e nella cattiva sorte.
    Chi si lamenta delle tasse e poi chiede ai governi di elargire miliardi per salvare le sue attività dalla bancarotta non è un liberista, ma un ipocrita  furbetto criminale.

    E' una questione di termini usata in maniera non appropriata.
    Per fare un esempio che può aiutare a chiarire la questione: Bush si dichiarava cristiano e ordinava al suo esercito di uccidere innocenti in giro per il mondo.
    Diceva anche di seguire le indicazioni di Dio nel prendere le sue decisioni.

    Qualcuno potrebbe dedurne che il cristianesimo è una religone che appoggia gli stermini (e molti l'hanno sostenuto, rifacendosi anche ad altri esempi storici).

    Ma il cristianesimo è contro la violenza, vieta l'omicidio e predica di amare il proprio nemico.
    Il cristianesimo è questo, non ci si scappa; chi non è d'accordo, dovrebbe trovarsi un'altra religione.

    Quindi, se Bush, e altri suoi simili, si dicono cristiani, questo non significa che si stanno comportando in maniera cristiana.
    Significa solo che sono degli ipocriti, e il cristianesimo non c'entra nulla con i loro crimini.

    Allo stesso modo, e fatte le debite proprozioni, non basta definirsi liberisti per essere tali, se poi ci si comporta alla maniera opposta.

    Visto che mi chiedi un esempio di liberalismo, ti suggerisco di dare una occhiata al blog dell'amico Paxtibi, La voce del Gongoro.

    Qui siamo nel campo del libertarianismo, che prende spunto dal liberalismo classico e ne porta a compimento il pensiero con coerenza.

    A presto

  • anonimo

    Ciao, l'articolo è molto interessante, praticamente vale la stessa cosa per l'Italia. Ho visto il video e ascoltato la musica…è davvero bellissima. Puoi segnalarmi dei titoli o artisti di musica greca? Vorrei farmi una cultura. Grazie. robertodepetro@gmail.com

  • anonimo

    Scusami ma l'alrticolo mi sembra molto approssimativo
    saltando da un'epoca all'altra in poche righe e probabilmente senza aver molta esperienza sul campo

    io sono sposato con una ragazza greca e viaggio spesso ad atene
    in questi anni fuori dai quartieri turistici sotto l'acropoli non ho mai incontrato troppa gente che faceva festa ma moltissime persone che si facevano il culo per guadagnarsi da vivere

    quest articolo mi sembra molto offensivo rispetto a tutti loro

    e soprattutto sulla frase "tutti ebbero la loro fetta" ci andrei molto cauto

    i genitori di miei moglie hanno lavorato vent'anni in fabbrica in germania prima di tornare ad atene ed aprirsi una piccola libreria
    e non credo che a loro sia mai arrivata una fetta di nulla

    prima di aprire la bocca e dargli fiato bisognerebbe recarsi sul posto e vedere le cose come stanno

  • Santaruina

    Ci sono nato e cresciuto in Grecia, e ci torno regolarmente.

    Se dai un'occhiata ai commenti scoprirai che si è già discusso di quello che contesti.

  • anonimo

    come articolo è interessante. ne farò un riassunto da portare a scuola. faccio 2° media e con il prof di geografia abbiamo appena fatto la grecia e ci ha chiesto di fare una ricerca sulla situazione economica attuale della grecia.

  • Santaruina

    Se poi ti va male non lamentarti con me :-)

    A presto

  • anonimo

    ciao,
    il tuo articolo è molto interessante,
    non trovo però nessuna fonte,
    potresti citarmene qualcuna?
    grazie

  • Santaruina

    Non occorrono grosse fonti per conoscere i meccanismi descritti nel post, basta aver vissuto in Grecia per qualche decennio.
    Il meson fa parte del vivere quotidiano di ogni greco, anche se con gli stranieri non ne parlano volentieri (non a caso uno dei commentatori mi ha accusato di parlare di "cose nostre" con dei non greci, della serie i panni sporchi ce li dobbiamo lavare in casa; un "rimprovero" che comprendo perfettamente).

    Sulla parte storica, invece, non mi pare di aver svelato chissà quale segreto: si tratta di nozioni ricavabili da ogni buon libro di storia.

    Se ti interessa l'argomento, un libro che entra più nello specifico è "I Balcani" di Prevelakis.
    Anche "Storia della Grecia moderna" di Clogg Richard è un libro interessante per comprendere meglio gli ultimi secoli delle vicende elleniche.

    Se ti interessava qualche argomento in particolare tra quelli trattati in questo articolo, chiedi pure.

    a presto

  • anonimo

    Complimenti!
    Vivissimi complimenti!
    Hai saputo dare una spiegazione esauriente pur in una doverosa estrema sintesi. Dono raro di persona colta e sensibile.

    Ho notato come profondo sia il tuo dolore nei confronti della tua patria e ti onora.
    Capisco benissimo perché, seppur in condizioni piuttosto differenti, anch'io provo lo stesso dolore nei confronti della mia: questa!

    Un unico consiglio se permetti: non perdere tempo a rispondere ai soliti "sbandati" che non capiscono nemmeno il senso di quello che dicono perché non hanno la percezione di ciò che pensano (ma pensano?).
    Ognuno ha il diritto di cimentarsi in espressioni di pensiero (purtroppo…) ma ciò non toglie che nessuno ha il dovere di prenderli in considerazione e di rispondere :-)

  • Santaruina

    Grazie a te.

    A presto

  • anonimo

    Interessante, ciao.

  • anonimo

    La Grecia di oggi è quindi essenzialmente un paese che produce poco, la cui ricchezza reale giunge dai proventi del turismo e dell’agricoltura…..Vi scordate la forza navale greca,quella mercantile!!

  • anonimo

    E' un' articolo razzista, che offende tutti i greci al solo scopo
    di assolvere le colpe del liberismo. Oggi la Grecia è un paese
    occupato dalla Banca Centrale Europea, proprio come ai tempi
    del nazismo. E come allora il popolo greco resiste all' occupante.
    Non è difficile smentire la specificità della crisi greca. La crisi, prodotta
    dal liberalismo economico e dalla globalizzazione, esiste dal 2007 in
    tutto il mondo. Nel 2003 successe la stessa cosa in Argentina. In Islanda è successa la stessa cosa e gli islandesi si sono rifiutati di pagare il debito, hanno arrestato i banchieri e stanno scrivendo una nuova Costituzione nel silenzio generale di tutti i media. La crisi c'è anche in Irlanda, Portogallo,
    Spagna, Italia, Belgio. E gli Stati Uniti stessi sono oggi il paese più indebitato del mondo, solo che loro non possono fallire perchè troppo
    potenti. Invece la Grecia è giusto che fallisca perchè più debole, ed in base a quello che dice l' articolo se lo merita pure! Le misure draconiane non faranno altro che peggiorare la crisi e renderanno l' Europa uguale
    all' Africa. L' Europa è già finita.

  • Santaruina

    Una crisi nata da ll'espansione incontrollata del debito, causata da governi irresponsabili e da un sistema finanziario che si regge su stampanti magici e su enti che hanno il monopolio sulla creazione del denaro.

    Governi irresponsabili, stampanti magiche, monopolio: siamo agli antipodi del "liberismo".

    Sull'accusa di razzismo sorvolo: dimostra solo la tua limitata capacità di comprendere quello che leggi.

  • anonimo

    In effetti ho letto velocemente.
    Tuttavia il liberismo è una chimera;
    dietro si celano i monopoli corporativi.
    E' il capitalismo nel suo complesso che non
    va bene e che andrebbe superato. La crisi
    attuale dimostra che Marx aveva ragione.

  • anonimo

    Ciao!
    Bellissimo articolo sulla crisi economica greca (Grecia alle origini della crisi)! mi piacerebbe sapere il tuo vero nome e non solo il tuo nickname. Penso che uno come te dovrebbe essere scelto come minimo come consigliere economico del Premier Papandreu. Ottima la scelta poi dei video musicali. Purtroppo non conosco il greco, ma qual' è il titolo della canzone che canta Nitos Skafianakis? Noi Europei dovremo mettere da parte i nostri orgogli nazionastici e darci una mano tutti per uscire da questa crisi anche se è più facile dirsi che a farsi…La Grecia deve essere aiutata e non per un mero calcolo economico, ma perché è stata ed è la culla del pensiero occidentale europeo…e poi noi italiani dobbiamo essere i primi a muoverci perché abbiamo qualche cosetta da farci perdonare dal popolo greco (vedi la squallida e vigliacca aggressione mussoliniana del 28 ottobre 1940) e poi per dirla con Ovidio, il sommo poeta latino " graecia capta ferum victorem cepit"!!! Se non ci fosse stata Maratona saremmo tutti tanti piccoli Ahmanedinnejad (sic!)
    Faustrat

  • Santaruina

    Ciao Faustrat

    mi piacerebbe sapere il tuo vero nome e non solo il tuo nickname.

    Il mio nome è Carlo Brevi.

    Penso che uno come te dovrebbe essere scelto come minimo come consigliere economico del Premier Papandreu.

    Ma ti sembra qualcosa da augurare a qualcuno in questo momento? :-)

    Purtroppo non conosco il greco, ma qual' è il titolo della canzone che canta Nitos Skafianakis?

    La canzone di Notis Sfakianakis si intitola "paparuna", ovvero papavero.
    E' una canzone leggera, racconta di una storia d'amore finita.

    A presto

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