Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente scritto di Antonio Pani che offre alcune interessanti riflessioni su un tema centrale dei nostri tempi.
di Antonio Pani per Tra Cielo e Terra
Premessa
Questo scritto rappresenta un breve momento di riflessione, che ha il solo e semplice scopo di aiutarci a capire meglio alcuni aspetti del mondo di cui facciamo parte.
Non sempre, infatti, siamo in grado di decifrare in modo completo ciò che quotidianamente si pone di fronte ai nostri sensi.
Il mondo reale e quello virtuale
Potrà sembrare strano ma, talvolta, non siamo neppure in grado di apprezzare l’esistenza o co-esistenza di due mondi assai distinti: quello reale e quello virtuale.
Ci muoviamo frastornati da suoni e colori che provengono da ogni dove, immersi nel classico “vivere sempre di corsa”, sovente senza un concreto “perché” che giustifichi il nostro agire.
Confusi, ci troviamo di fronte a un mondo vero, concreto e tangibile, nel quale non c’è tempo neppure per rendersi conto che, magari, stiamo facendo seriamente fatica anche solo a respirare.
Nello stesso momento, con piccoli e semplici “tocchi”, è possibile immergersi in una realtà/dimensione fantastica, dove tutto è bello, facile e, soprattutto, condiviso e divertente (1); sempre che si possa disporre di adeguate quantità di “energia e credito”.
Non appaia strano, quindi, che in questo caos quotidiano i “nuovi insegnanti” vincano con estrema facilità la loro “battaglia educativa” nei confronti dei grandi e, soprattutto, dei più piccoli.
Il riferimento è al caleidoscopico mondo dei mass-media, nuovi tutor ed educatori delle masse.
Oggi il migliore dei genitori è costretto a confrontarsi con loro, i “nuovi insegnanti” appunto, che operano a tempo pieno, incessantemente e a ritmi vertiginosi e frustranti.
Anche la scuola paga dazio, soffocata da classi troppo numerose e scarse risorse, sia in termini di tempo sia per quanto attiene a dotazioni strumentali e infrastrutture.
Di fatto, è oramai quasi completamente mutata in una sorta di sala giochi / ludoteca.
L’ultima (e unica) proposta per migliorarla, portandola al passo con i tempi (sic), è quella di una sua informatizzazione (2).
Libri elettronici, lavagne interattive e questionari “in linea”, agevoleranno l’apprendimento e la conoscenza dei futuri cittadini; cosa accadrà alla spontaneità, alla creatività, alla fantasia e all’immaginazione delle giovani menti non è però dato sapere.
Ecco, quindi, manifestarsi un interessantissimo esperimento che riguarda tutti noi: un mondo essenzialmente “sfumato/confuso”, che si può accendere e spegnere a piacimento.
L’importanza e lo spessore dei ricordi: un confronto fra i due mondi
I due mondi a cui si accennava prima non sono uguali, così come profondamente diversi sono i ricordi e le esperienze che ad essi sono correlati.
Nella realtà “vera” un’esperienza è caratterizzata da una miriade di informazioni e percezioni aggiuntive che la rendono unica, ricca, piena e, molto spesso, indimenticabile.
Un ricordo (vero) ha maggiori possibilità di diventare indelebile; si pensi al parlare con qualcuno ascoltando con attenzione il tono della viva voce, cogliendone mimica e gestualità, toccandolo, apprezzando al contempo i luoghi, i colori, gli spazi e i profumi nei quali si è immersi.
Questo insieme di dati, per essere colto, abbisogna di una presenza completa, dove tutti i sensi sono chiamati a interagire e confrontarsi con gli accadimenti.
Domani un aroma o uno strano rumore “già sentiti”, riporterà alla mente e al cuore lo spessore e l’intensità delle esperienze vissute.
Questo è il grande dono che la vita reale offre a chi ha interesse a coglierlo: la ricchezza dei suoi ricordi, da respirare appieno, nel bene e nel male.
Nel mondo virtuale non è così.
Ci si può mettere comodi e restare semplicemente seduti a guardare lo “spettacolo”, ci si può connettere per filmare, fotografare, condividere, votare, “twitterare, chattare, linkare facebookare” e via discorrendo, ma è tutto lì.
Uno stile di vita “mordi e fuggi”, generalmente povero di pensieri meditati e di lavoro introspettivo.
Non ci sono cose o persone da toccare, aria, spazi, colori, fragranze e intensi aliti di vita ad arricchire il nostro animo e a dare profondità di significato ad azioni ed emozioni.
Mentre ci si preoccupa di comunicare al mondo della nostra esistenza, ci si dimentica di vivere appieno ogni passo del nostro cammino.
Il mondo virtuale è uno “strano dolcetto” : la buccia è bellissima, ma manca la caramella.
Conclusioni
L’idea di vivere in un mondo che si accende e si spegne a comando pare, di primo acchito, accattivante, pratica e seducente.
Tuttavia, le strade da percorrere in modo proficuo e meno “vuoto” sembrano essere altre.
Oggi non è facile individuare in modo corretto i contorni e le giuste posizioni; altrettanto difficoltoso è collocare ogni “realtà” al suo posto, così da poterle identificare agevolmente e sperare di interagire con loro in modo ottimale e positivo.
Di certo, ritagliare spazi più importanti da dedicare a noi stessi e ai nostri giovani/piccoli rappresenta un buon inizio.
Limitare al massimo il vivere una vita “delegata”, impegnandosi in un concreto e attivo “fare in prima persona”, sembra essere un elemento essenziale per migliorare la qualità della nostra esistenza.
Si pensi ad esempio al fenomeno dell’”homeschooling”, appena presente in Italia ma fiorente e radicato negli Stati Uniti, dove i genitori possono svolgere attivamente e autonomamente il ruolo di primi insegnanti per i loro figli.
Si aggiunga, inoltre, che questi ragazzi eccellono nelle varie materie e ottengono valutazioni più alte rispetto agli studenti che si formano presso la scuola pubblica.
Con una sana “presenza familiare” è possibile creare un terreno fertile per sviluppare il senso critico e le naturali inclinazioni personali dei vari soggetti coinvolti, agevolando la crescita della conoscenza e non solo della cieca obbedienza.
Da sottolineare e valutare attentamente, inoltre, l’importanza dell’ascolto, quello vero, attuato dando il meglio di sé: “Un ragazzo non è perso quando non lo troviamo dove speravamo di incontrarlo, ma quando abbiamo smesso di cercarlo” (3).
Per agevolare una sana crescita personale è altresì prioritario rinvigorire il valore di concetti come rinuncia e sacrificio, indispensabili per dare gusto all’esistenza.
Un’istituzione scolastica che impostasse il proprio operare tenendo debitamente in considerazione alcuni fra i concetti appena richiamati, sarebbe anch’essa di grande aiuto.
Infine, nella società odierna, sembra mostrare tutti i suoi limiti anche l’adagio del “vietato vietare”, che si è affermato e consolidato negli ultimi decenni.
Qualche “barriera”, invece, potrebbe essere utile; magari ispirata anche dal vivere con la consapevolezza che c’è “qualcosa che ci supera ed è più grande di noi”, sia esso Dio, l’anima, la forza della natura, l’energia dell’amore e/o dell’universo e via discorrendo.
Un cordiale saluto e un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno “incrociato” queste riflessioni.
1) “Italia più vecchia, legge poco ma guarda sempre più la tv sul web”, redazione Tiscali del 19/12/2013; in evidenza, fra le altre: “…6 case su dieci in Italia sono connesse al Web…, …Boom di Web e telefonia…, … Alta, sottolinea l’Istat, è anche la percentuale delle famiglie che possiede un cellulare abilitato alla connessione Internet (43,9%)…, …ben 14 milioni e 893 mila, la quasi totalità (delle famiglie italiane), ha una connessione a banda larga…, …Si legge sempre meno…, …Nel 2013 il 54,3% della popolazione di 3 anni e più dichiara di utilizzare il personal computer e il 54,8% di quella di 6 anni e più dichiara di fare uso di Internet…”.
2) “La catastrofe dell’informatizzazione delle attività scolastiche”, di Matteo D’Amico, www.effedieffe.com.
3) “Album di famiglia”, di Lorenzo Braina, Edizioni il Camarillo Brillo, anno 2010.
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Di Antonio Pani vedi anche
– Capacità umane, pulsioni emotive e gestione delle masse.
– Sorridi, è una foto economica.
Ringrazio Antonio per avermi proposto questo articolo.
Il tema trattato è uno sul quale spesso si è ritornati in passati qui sul blog, e penso proprio che il prossimo articolo riprenderà tali tematiche.
Sono io che ti ringrazio per la cordiale ospitalità e il tuo apprezzamento.
Con il commento colgo l’occasione per chiederti la correzione di un errore d’ortografia che ho commesso alla fine del paragrafo in cui accenno al mondo reale: “…a chi ha interesse…”, non “…a chi a…”, come è “sfuggito” a me.
Chiedo scusa; buona lettura, ciao.
p.s.: Complimenti, bellissime foto, come sempre “centrate”.
“Con una sana “presenza familiare” è possibile creare un terreno fertile per sviluppare il senso critico e le naturali inclinazioni personali dei vari soggetti coinvolti, agevolando la crescita della conoscenza e non solo della cieca obbedienza.”
Probabilmente è sufficiente la parte “non mandarli in un campo di concentramento atto alla rieducazione e il plagio mentale” per questo.
“Infine, nella società odierna, sembra mostrare tutti i suoi limiti anche l’adagio del “vietato vietare”, che si è affermato e consolidato negli ultimi decenni.”
No, infatti, viviamo nella tipica libertà sfrenata e senza ritegno, di quella del tipo che fra un po’ uno deve nascondersi dalla psicopolizia se vuol fumarsi una sigaretta, per dire.,,
Infatti è con l’entrata in vigore dei decreti delegati (1975) nella scuola italiana che, il buono antecedente e quello conquistato durante il sessantotto, lo si comincia a distruggere, gonfiando gradualmente i genitori di false aspettative e di concessioni in linea con la nuova dimensione del potere, in un crescendo di idiozia supportato dai mass-midia fino allo stato di degrado attuale.
Ciao Manfred,
sono daccordo con te. Lo sviluppo e l’estensione “orizzontale” dell’istituzione scolastica ha portato a una diluizione/annacquamento dell’istituzione stessa, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Genitori che non accettano giudizi e voti negativi, bocciature mancate o inesistenti e via così.
Il mondo scolastico e non solo sono pervasi di un nuovo elemento: l’efficientismo (expertism), il quale si è sposato alla perfezione con i sistemi valutativi orientati alla quantità e non alla qualità.
“Il mondo scolastico e non solo sono pervasi di un nuovo elemento: l’efficientismo (expertism), il quale si è sposato alla perfezione con i sistemi valutativi orientati alla quantità e non alla qualità.”
Che è l’esatto contrario dell’efficienza.
Niente, nella ricerca sperando beccare un discorso logico dall’inizio alla fine mi sento sempre più Diogene. E pure un po’ Dionisio, via… :’D
« Ognuno di noi si definisce nel rapporto con gli altri e con l’ambiente e per la struttura di fondo degli strumenti che utilizza. Questi strumenti si possono ordinare in una serie continua avente a un estremo lo strumento dominante e all’estremo opposto lo strumento conviviale: il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono. […] Il rapporto industriale è riflesso condizionato, risposta stereotipa dell’individuo ai messaggi emessi da un altro utente, che egli non conoscerà mai, o da un ambiente artificiale, che mai comprenderà; il rapporto conviviale, sempre nuovo, è opera di persone che partecipano alla creazione della vita sociale. »
Ivan Illich
http://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Illich
http://www.altraofficina.it/ivanillich/default.htm m
Grazie per la tua segnalazione, davvero “centrata”.
L’ultimo capoverso sul rapporto conviviale, in particolare, coglie nel segno.
Hiei:
“No, infatti, viviamo nella tipica libertà sfrenata e senza ritegno, di quella del tipo che fra un po’ uno deve nascondersi dalla psicopolizia se vuol fumarsi una sigaretta, per dire”
Il punto è che al momento esiste una dicotomia assai marcata tra le “libertà” concesse ai giovanissimi nell’ambito familiare e le imposizioni “soft” (ma neanche tanto) a cui i governi stanno sempre più abituando i loro sudditi.
Il fatto è che queste apparenti libertà concesse ai piccoli sono anticamere di gabbie assai subdole, e penso in primis alla facilità con cui i genitori riforniscono i loro bambini di gadget tecnologici all’avanguardiardia, incapaci di dire loro di no e preparandoli a dipendenze da cui difficilmente poi riusciranno a slegarsi crescendo.
Sai che storia i “gadget tecnologici”…pensare che una volta per togliersi dalle balle il piccolo rompicoglioni al genitore bastava schiaffarlo davanti alla televisione! Che schiavitù questa tecnologia, eh? :’D
Più le cose cambiano, più restano le stesse.
Parole sante sia quelle di Carlo che le tue, soprattutto a proposito dei gadget tecnologici.
L’aspetto più disarmante, ripreso anche nel mio breve scritto, è la leggerezza con cui gli adulti risolvono i piccoli/grandi problemi delegando ad altri la souzione degli stessi.
La delega, unita alla scarsa consapevolezza di ciò che si sta facendo, completa il tragico “quadretto”.
Grazie per la tua attenzione, ciao.
“L’aspetto più disarmante, ripreso anche nel mio breve scritto, è la leggerezza con cui gli adulti risolvono i piccoli/grandi problemi delegando ad altri la souzione degli stessi.”
E’ la democrazia, bellezza!
Osi mettere in dubbio? Ti aspetta la rieducazione sai? :’D
CATERINA SIMONSEN E SIMONCINA CATERENS: UN PROBLEMA DI LOGICA
Ovvero come decostruire gli animalisti ortodossi in un semplice post!
http://giovaneopinionista.blogspot.it/2014/01/caterina-simonsen.html
Prometeo
Qualcuno a fatto riferimento a quanto da me scritto, nei vostri interventi? Penso di no, ma dal contenuto dei “posts non sono in grado di determinarlo con sicurezza. Forse sarò affetto da mentalità retrogada ma vorrei con il vostro aiuto esserne certo, per favore illuminatemi con una breve risposta.
ieri ho lasciato un commento ma forse è andato perso.
innanzitutto Buon anno a Santa e Antonio :-)
Penso che il fulcro del discorso sia questo:
-Oggi non è facile individuare in modo corretto i contorni e le giuste posizioni; altrettanto difficoltoso è collocare ogni “realtà” al suo posto, così da poterle identificare agevolmente e sperare di interagire con loro in modo ottimale e positivo.Di certo, ritagliare spazi più importanti da dedicare a noi stessi e ai nostri giovani/piccoli rappresenta un buon inizio. –
ma la domanda è questa:
di quante realtà disponiamo?
noi siamo responsabili del nostro controllo in materia di tecnologia, per questo dobbiamo assolutamente trovare un limite alla vita virtuale, altrimenti ne risente la vita vera. Come in ogni cosa è la giusta misura che dobbiamo trovare, e questo dipende solo da noi.
per quanto riguarda le trovate americane, io sono più diffidente e penso che un buon insegnate non sia sostituibile da un buon genitore.
Ciao Carla, e buon anno anche a te :-)
In effetti la realtà è sempre una, e si manifesta in vari livelli.
Sta appunto a noi saper distinguere i livelli superiori dalle altre “emanazioni” :-)
Non mi ricordo se ho fatto gli auguri…ma anche no: come dice Balasso, meglio volare bassi… :’D
Peccato che ti sia stufato del blog, Santa, ma anche comprensibile…se poi ti tornasse la voglia di buttar giù quel famoso post sul tempio di Gerusalemme, non ci si sputa sopra.
Non mi sono ancora stufato del blog :-)
L’articolo sul tempio rimane ancora nel cassetto, prima o poi ne riparleremo :-)
Per Carla,
grazie per gli auguri, che ricambio con cordialità.
Un buon insegnante è di certo insostituibile, anche se questi sembrano scarseggiare; forse perchè vittime inconsapevoli del sistema scuola e dell’unito mondo mass-mediatico che li ha formati?
Tuttavia non sarebbe male che il loro lavoro fosse “agevolato” anche da altri fattori.
Nelle mie riflessioni il punto focale sono le esperienze e la qualità dei ricordi.
Aiutare un bambino/ragazzo, mettendo in risalto le differenze che vi sono fra “l’imparare facendo”, respirando dal vivo le proprie esperienze, e il semplice nutrirsi dell’effimero “mondo tecnologico-virtuale” penso rappresenti un elemento educativo importante.
Avere conoscenza più compiuta di cosa possa significare un’indiscriminata e poco giudiziosa informatizzazione della scuola, sin dalla scuola primaria (elementare), è indispensabile per tutelare e difendere una sana fanciullezza.
In questo senso trovo che la lettura di “D’Amico” da me consigliata sia illuminante.
Grazie per la tua attenzione, ciao.
Penso sia inutile invocare cambiamenti finché non si smaschera il lavoro sporco delle “lobby” dentro e fuori i governi in fatto di educazione, o forse sarebbe meglio dire di omologazione.
Il governo è la lobby, se ti fossi perso qualcosa…
Ti piacerebbe?!
Non completamente, non siamo ancora ai livelli anglosassoni.
Il resto è propaganda propagandata in questo caso da chi pensa di essere immune dalla propaganda e per ciò doppiamente pericolosa.
Se avessero completamente occupato ogni posizione di potere non spenderebbero miliardi per mantenere in efficenza l’apparato mediatico, nichilisti e trolls compresi.
“Ti piacerebbe?!”
No, è un dato di fatto: a me piacerebbe essere gentilmente lasciato fuori.
“Non completamente, non siamo ancora ai livelli anglosassoni.”
Che lo si faccia all’amatriciana non cambia il sugo del discorso.
“Il resto è propaganda propagandata in questo caso da chi pensa di essere immune dalla propaganda e per ciò doppiamente pericolosa.”
Tu puoi dirlo perchè pensi di essere immune dalla propaganda, giusto?
“Se avessero completamente occupato ogni posizione di potere non spenderebbero miliardi per mantenere in efficenza l’apparato mediatico, nichilisti e trolls compresi.”
Ho una brutta notizia per te: il baraccone lo paghi tu e non loro, c’è un governo appunto messo lì ad assicurarti che TU paghi e LORO lucrano, e tale carrozzone non serve semplicemente a quello perchè lo scopo finale dell’ingegneria sociale a lungo termine richiede ancora del lavoro di rincogl…ehm, di propedeutica educazione al civile confronto dialettico in un’ottica democratica di coeseione sociale nel pieno rispetto dell’integrità delle istituzioni.
In questo ti ricordo che non è prevista alcuna salvaguardia a livello di normativa dell’integrità del retto dei sudditi, anzi, con viva e vibrante soddisfazione che provvedono a privartene.
(avevo un immagine ad hoc ma non riesco a ritrovarla…)
Se vuoi essere lasciato fuori non commentare.
Spiritosissimo.
E apertissimo al confronto, naturalmente! Proprio come il tuo “governo”: o ti va bene così o taci…facciamo che appena mi lasciate fuori dalle attività criminali dei vostri “governi” io smetto di commentare? Deal? :’D
Ti cedo volentieri l’esclusiva di dichiararti esterno ad ogni responsabilità, sei in numerosissima compagnia.
Lo avrai fatto quando non avrai la pretesa di sottopormi ai presunti “obblighi” che dalle “responsabilità” che vuoi impormi derivano: in realtà, ti sta benissimo che non metta bocca PERO’ devo comunque obbedire al tuo “governo”.
Il quale, peraltro mi impone di DELEGARE AD ESSO tali “responsabilità”, ti ricordo.
Magari smetterla con le favole, già che ci siamo…
Non sono io che ho la pretesa di sottoporti a presunte responsabilità è la tua condizione stessa di essere vivente che lo richiede, il governo è fatto anch’esso di esseri viventi, comunque se vuoi “postare” in rete lo scotto (tasse) lo devi pagare, almeno fin che hai o un domicilio conosciuto o un numero di telefonino che ti permette la connessione in rete.
“Non sono io che ho la pretesa di sottoporti a presunte responsabilità è la tua condizione stessa di essere vivente che lo richiede”
Adesso mostrami la parte di codice genetico dove vedi scritto: “devi mollare tre quarti di quel che guadagni a dei puttanieri perchè questi possano far accoppare impunemente migliaia di altri poveracci a qualche migliaio di chilometri di distanza”.
Per fare un esempio.
“il governo è fatto anch’esso di esseri viventi”
Come la merda, a livello microorganico…
“comunque se vuoi ”postare” in rete lo scotto (tasse) lo devi pagare, almeno fin che hai o un domicilio conosciuto o un numero di telefonino che ti permette la connessione in rete.”
Notiamo che per postare in rete io ho pagato le compagnie privare che hanno fabbricato l’hardware, il software e quella che mi fornisce l’accesso alla rete, ma tra le mie “responsabilità” misteriosamente compare, non spiegata, l’imposizione di pagare il pizzo ai tuoi amichetti mafiosi del tuo bel “governo”…
P.S.: “teleonino” un cazzo, solo per essere reperibile ho un antico Nokia con display in bianco e nero ereditato dal mio defunto genitore che fa una sola cosa, una cosa incredibile per un telefono: TELEFONA. E BASTA.
Non sono un tossico degli smartphone del cazzo.
Santa, en passant: l’avevi visto il discorso di Capodanno di Balasso?
“vivi in un mondo di tossici perenni!
[…]
C’è gente convnta che se dai trentamila euro al mese a un parlamentare, costui si occuperà di te”.
Eccoli lì, preciso.
“E non contenti di questo, vogliono convincerti a essere come loro. Ti rompono i coglioni ogni santo giorno! E’ una rottura di coglioni devastante! Questo è il problema del mondo odierno: la mattanza di testicoli!!”.
Eccolo lì, preciso.
Grazie per la dimostrazione pratica! :’D
“Notiamo che per postare in rete io ho pagato le compagnie privare che hanno fabbricato l’hardware, il software e quella che mi fornisce l’accesso alla rete, ma tra le mie “responsabilità” misteriosamente compare, non spiegata, l’imposizione di pagare il pizzo ai tuoi amichetti mafiosi del tuo bel “governo”…
Con questa risposta ti sei inculato da solo.
Chissà quale servizio offrirebbero come servizio queste compagnie senza il pur minimo controllo effettuato dai governi ora? Forse quello offerto dagli empori di proprietà dei padroni delle miniere ai minatori che lavoravano nelle miniere di loro proprietà.
“Chissà quale servizio offrirebbero come servizio queste compagnie senza il pur minimo controllo effettuato dai governi ora?”
Grazie NSA, grazie grande fratello che ci vedi e ci proteggi!
IO AMO IL GRANDE FRATELLO!!! :’D
“Forse quello offerto dagli empori di proprietà dei padroni delle miniere ai minatori che lavoravano nelle miniere di loro proprietà.”
Io compro un servizio da loro, non lavoro per loro, tanto per cominciare, ma vedo che le tue facoltà mentali obnubilate dal bipensiero non riescono più a realizzare la minima connessione logica.
Comunque, considerato COME CONTROLLA BENE LE COSE IL GO-GO-GOVERNO, dovrebbe SUCCEDERE COMUNQUE…
Infine, una legge per impedire pressochè a chiunque di fare pressochè qualunque cosa
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/jan/06/law-to-stop-eveyone-everything?CMP=twt_gu
Perchè è il “vietato vietare” che sta uccidendo la società, oh, l’insostenibile leggerezza di essere così tanto ma così tanto liberi…oh, buon dio dacci un go-go-governo che ci dia una regolata a noi miserandi peccatori che non sappiamo che cazzo farcene di tutta ‘sta libertà e la usiamo male…
Per citare un’ultima volta Balasso: “và che bisogna sniffare dal culo per parlare così!”. :’D
L’infantilismo è la base di ogni forma di nichilismo.
Con ciò ti saluto, non ho missioni da compiere.
“L’infantilismo è la base di ogni forma di nichilismo.”
Disse prendendo la palla e andandosene a casa.
Adieu…è stato breve ma intenso! :’D
La palla non è mai stata in campo.
Ma non avevi salutato? :’D
Ho notato dai commenti che il tema “scuola/bambini” è quello che ha fornito maggiore “ispirazione”.
Giusto perchè attinente con alcune delle riflessioni del mio scritto, segnalo questo:http://www.renewamerica.com/columns/abbott/131217
In evidenza:
“…Ultimamente c’è stata [negli USA] una grossa controversia attorno alla Common Core State Standards Initiative (traducibile con: iniziativa per un nucleo di parametri condivisi a livello statale).
In un articolo per il Crisis Magazine, Mary Jo Anderson scrive:
La riforma dell’educazione conosciuta come Common Core State Standards (CCSS) per tutta la scuola primaria e secondaria dai 4 ai 19 anni (indicato dalla sigla: K-12 ), è stata adottata da oltre 40 Stati e più di 12 diocesi americane ed è concepita per produrre una popolazione universale, una «forza di lavoro» pronta e predisposta ad autoidentificarsi quale «cittadini globali»…
…Molto del materiale didattico del Common Core, destinato ad essere usato in classe, è progettato per demolire negli studenti quelli che sono considerati modi di vedere, princìpi e comportamenti «non validi« e di allinearli con i modi di vedere, i princìpi ed i comportamenti accettabili dal gruppo. I progettisti del Common Core parlano dei bambini usando il termine di «capitale umano» che deve essere classificato, organizzato e diretto verso carriere differenziate (il nostro Stato li chiama «baccelli», cioè semi da sgusciare), a seconda dei bisogni dell’economia e dei punteggi ai test di più alto livello…
…Sottoposti al Common Core, i bambini saranno allontanati da Dio, dai genitori e dalla famiglia, ed alla fine da sé stessi. Sarà spazzata via l’unicità data loro da Dio e sarà sostituita da un essere modellati in modo collettivo…”.
Anche qualcun altro sembra preoccuparsi, e questo è un gran bene.
“Sarà spazzata via l’unicità data loro da Dio e sarà sostituita da un essere modellati in modo collettivo”
Molta gente qui starà gridando vittoria dato che mi hanno sempre spiegato con sufficienza quanto fosse io maledetto individualismo la causa dei mali del mondo…no? :’D
Se ne parla anche qui:
Cold hard proof Common Core is educational SABOTAGE
http://www.jimstonefreelance.com/commiecore.html
I progettisti del Common Core parlano dei bambini usando il termine di «capitale umano» che deve essere classificato, organizzato e diretto verso carriere differenziate (il nostro Stato li chiama «baccelli», cioè semi da sgusciare)
Basta vedere il linguaggio che usano per capire che genere di idee hanno in testa.
Articolo e riflessione interessante, anche se sinceramente mi lascia molto perplesso la soluzione dell’home schooling.
Gli USA sono solitamente presi, in queste riflessioni anti-moderniste, come esempio da evitare poichè summa della modernità, fa sorridere che invece su questo siano presi a modello d’esempio…
A parere personale sono uno di quelli che ha ricordi perlopiù poco felici delle scuole elementari/medie/superiori, ma rimango dell’idea che sarebbe stato peggio rimanere a casa con i miei genitori.
Come farebbe altrimenti un bambino/ragazzino/adolescente a socializzare con i suoi coetanei, a fare esperienze, ad individuarsi in un gruppo?
E cosa mi dite per le famiglie i cui genitori sono piuttosto incolti o non abbienti? Come garantirebbero un’istruzione di fascia anche solo “media” ai propri figli?Meglio questa soluzione alla tremenda scolarizzazione obbligatoria?
Trovo poi anacronistico che si tema l’informatizzazione dell’istruzione in Italia, come possibile virtualizzazione ulteriore dell’esistenza reale, quando nel nostro bel paese, con tutti i problemi di natura economica che abbiamo, una decente informatizzazione credo la vedremo non prima di 10-20 anni…
Insomma, tutto molto interessante ma trovo francamente questaa riflessione sull’home schooling e non solo, molto superficiale.
Sarà bolscevico e socialista, ma l’idea di garantire ancora un istruzione per tutti, con tutti i difetti che questa può comportare, rimane secondo me, ancora la soluzione migliore.
Saluti
Ciao Francesco
secondo me, invece, si dovrebbe almeno garantire una scelta.
Fino a prova contraria, sono i genitori i primi responsabili della vita dei loro figli, e non lo stato.
E’ inoltre evidente il fatto che storicamente l’istruzione pubblica ha da sempre avuto, ed ancora ha, come scopo principale quello della formazione di sudditi, la formazione di contribuenti docili che da adulti pagheranno le tasse e accetteranno la presenza dei governanti quale corso naturale delle cose, ed unica soluzione possibile per una convivenza pacifica.
L’istruzione pubblica serve appunto a formare una mentalità di massa.
Poi, appunto, ogni genitore dovrebbe essere libero di fare come gli pare.
magari farsi insegnare dai genitori non è una souzione ottimale per tutti, ma forse per qualcuno lo è.
A presto
Ciao Fabrizio, grazie per il tuo riscontro.
La citazione sull’homeschooling è poggiata su due solide basi:
– i migliori risultati ottenuti dagli studenti;
– il fatto che il Governo degli U.S. spinga con vigore per eliminare questo sistema educativo (magari perché funziona ed ostacola qualche altro progetto/idea?).
Certo, probabilmente non per tutti è possibile realizzare un modello educativo di questo tipo, tuttavia non sembra essere una cattiva idea laddove fosse attuabile.
Il mio richiamo su questo tema, inoltre, è stato inserito nel più ampio contesto del mio scritto a proposito del generale “rimboccarsi le maniche” per essere più attori e meno spettatori, anche e soprattutto per quanto attiene all’educazione e all’istruzione dei figli e dei più giovani.
Chi potrebbe avere a cuore le sorti dei nostri cari più di chi li ha portati al mondo?
Sulla digitalizzazione della scuola italiana mi preme evidenziare che, soprattutto per quella primaria (elementare), l’impatto della tecnologia sarebbe fortemente negativo, ai limiti del devastante.
Quelle che seguono sono alcune interessanti osservazioni tratte/ispirate dal lavoro di Matteo D’Amico, di cui suggerisco vivamente la lettura completa:
“…Considerato che l’uso che fanno i giovani degli strumenti e delle risorse digitali è fortemente legato allo svago e al divertimento, sembra essere una pura illusione pensare che spingere i ragazzi a utilizzare più computer anche a scuola e a casa per lo studio sia la soluzione ai problemi del nostro sistema scolastico…
…Si pensi anche alla massiccia quantità di ore spese dalla più tenera infanzia davanti alla televisione o ai videogiochi che sta facendo crollare la capacità di bambini e giovani di leggere, di scrivere, di risolvere problemi matematici anche elementari, di rimanere concentrati durante le ore di lezione.
Né va dimenticato che l’informatizzazione selvaggia dell’insegnamento svuota del suo senso residuo la figura del docente, che entro non troppi anni sarà ridotto a tutor e «facilitatore di processi di apprendimento» in aule totalmente informatizzate con lezioni fruite on line, privando così gli studenti dell’unica cosa importante che la scuola custodiva per loro: la possibilità cioè di incontrare persone adulte, specialiste di una disciplina, disposte a dedicare il loro tempo e il loro sapere ai discenti, a rispondere alle loro domande, a presentare in modo critico la realtà storica e l’attualità, capaci non solo di trasmettere una materia, ma soprattutto di svolgere un autentico compito educativo e di testimoniare, spesso, un profondo amore per la cultura…”.
I “caleidoscopici cellulari” messi nelle mani di bambini già dalla 3^ elementare, per esempio, ci stanno raccontando tutto questo già da un po’ di tempo.
Lungi da me, quindi, demonizzare lo “strumento elettronico” in modo aprioristico.
Io penso che prima di avvicinarsi a determinati “strumenti e sistemi educativi”, sarebbe necessario e auspicabile che sul tema vi fossero dei “giusti approfondimenti orientati a 360°”, essenzialmente finalizzati a far capire che siamo noi che dobbiamo usare la tecnologia e non deve essere lei ad “approfittare” di noi (soprattutto dei più piccoli).
io lo strumento elettronico in questione non lo demonizzerei..ma lo farei a pezzi seduta stante!..sulla metro di Caput Mundi sono circondato continuamente da “Baccelli”che mi mettono questi fottuti smartphone davanti il naso nelle orecchie sulla zucca..tutti li intenti a muovere quelle 2 maledette appendici delle mani..sembrano tanti automi con cervello made in China..e veramente allucinante..non se ne può davvero più..
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Andranno in paradiso più cani che ggiovini… :’D
http://cheezburger.com/57576961
Io andrò all’inferno certo, ma tanto a me piacciono i gatti.