Una costante dei film dell’orrore, un vero e proprio cliché del genere, è quello del folle assassino che indossa una maschera.
Lo scopo di questo genere di film è ovviamente trasmettere paura allo spettatore, e quelli incentrati su un singolo personaggio devono di conseguenza presentarlo nel modo più cruento possibile, in modo che già la sua sola presenza generi inquietudine.
Si potrebbe quindi pensare che la maschera serva ad assegnare a questo genere di personaggi un aspetto minaccioso, e questo è scontato, ma vi è un aspetto ancora più sottile dietro a tale dinamica: la maschera infatti genera inquietudine non solo per le sue fattezze mostruose, ma prima ancora, e in misura maggiore, per il fatto che “cela” i lineamenti di chi la indossa.
Anche una semplice maschera neutra infatti trasmette inquietudine.
Questo fatto è facilmente comprensibile considerando le nostre caratteristiche umane, essendo noi uomini esseri sociali, abituati ad interagire con innumerevoli nostri simili.
Nel farlo, noi leggiamo il viso e le espressioni dei nostri vicini, ne interpretiamo le emozioni, le intenzioni.
Con un semplice sguardo sappiamo se chi ci sta accanto ha intenzioni amichevoli, neutre, o se invece potrebbe rappresentare per noi un pericolo.
E dopo tale interpretazione, siamo in grado di offrire la risposta adeguata a seconda di chi abbiamo vicino.
E’ una delle nostre qualità umane basilari.
Chi indossa la maschera invece cela le sue espressioni, e noi nell’osservare un volto nascosto entriamo immediatamente in uno stato inquieto.
Più che il timore di trovarsi di fronte ad un pericolo, infatti, la nostre psiche soffre la sensazione di incertezza, il non sapere cosa si deve effettivamente affrontare.
In quel caso, si genera in noi una profonda ansia, perchè non sappiamo quali contromisure dovremmo attuare, se possiamo stare rilassati, se dobbiamo stare all’erta.
E’ una sorta di tilt emozionale.
Per questo i personaggi mascherati generano tanta inquietudine, prima ancora che per le fattezze eventualmente mostruose del loro travestimento.
E per questo, detto di sfuggita, vivere in un ambiente in cui tutti i nostri simili portano una maschera, dove siamo impossibilitati a cogliere le fattezze e le espressioni di chi ci circonda, genera in noi una sorta di ansia soffusa permanente, che a livello psicologico e sociale genera danni non trascurabili.
Il dubbio e’: dato che a questo punto chi obbedisce supinamente a queste idiozie fatte deliberatamente perche’ siano addestrati come animali all’obbediaenza acrtica e’ piu’ pecora che uomo, vale ancora il discorso? :’D
Io mi limito a suggerire delle analogie, poi ognuno sa per se stesso i motivi delle sue scelte :-l
Chi si e’ inventato questa storia delle maschere inutili dal punto di vista protettivo per se e per gli altri ma metodo di terrore e’ gente con la quale non bisognerebbe avere la minima pietà. Si sono, se mai sono stati umani, auto-espulsi dalla specie e dovrebbero essere trattati come animali nocivi della peggior specie, o meglio, quali demoni da fare sparire. Uno di questi e’ quel tale comico genovese che fu il primo in Italia (o fra i primi) ad indossarne una in pubblico mesi prima che tutta la farsa cominciasse.
il canone 62 dl concilio in Trullo vieta mi pare di portare maschere al tempio per scrivere
È per questo motivo che gli Asperger se la cavano meglio di tutti. Per loro era già così.