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-o- Too late to die young -o-
18 Gennaio 2021

Due tipi di Demoni

Esistono due tipi di demoni.

Ci sono quelli che mentono – artisti della menzogna e dell’inganno – e ci sono poi quelli che dicono solo la verità, quella verità così tremenda risulta difficile da guardare negli occhi.

Ancora non so di che genere fosse il demone che venne a trovarmi in una notte insonne, ma ecco cosa mi disse:

“Io conosco i tuoi pensieri, so cosa ti tormenta.Ti chiedi perché tutto debba essere così difficile, il perché di tutto questo dolore, perché ogni cosa richieda fatica, e perché una coltre di miseria paia abbracciare ogni cosa.
La risposta è semplice, ma hai terrore anche solo di prenderla in considerazione.
La verità è che l’inferno che temi è già qui, ci stai già vivendo dentro.
Sì, questo mondo è l’inferno, forgiato col preciso scopo di portare dolore e sofferenza.
E la bellezza del creato, mi dirai?
Il sole e le stelle e i tramonti?
E l’amore, come potrebbe esistere l’amore dentro l’inferno, obietterai.
In verità non poteva esistere inferno senza amore, e quello che così chiamate quaggiù fu la creazione più ingegnosa e malvagia del mio Signore rinnegato.
Per far veramente soffrire, oltre ogni limite, occorre promettere.
Occorre offrire, far desiderare, far immaginare la beatitudine.
Per poi negarla.
Quanta sublime malvagità!
Non basta che vi sia la fame, occorre anche la vista del cibo a cui non si può accedere..
Non basta la miseria, serve anche la visione dell’abbondanza, inaccessibile .
Non basta la solitudine dell’anima, occorre anche l’illusione di una unione profonda.
E occorre anche farla assaporare, questa unione, per poco, alla lontana, così che poi la sua privazione rechi un tormento altrimenti nemmeno immaginabile.

Ecco perché non può esserci inferno senza amore, perché l’inferno è privazione, mancanza, ed è necessario che si abbia consapevolezza di quello che manca, e che non si potrà mai raggiungere, per poter soffrire perfettamente. ”

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Il ritorno del Demone

Fu così che il mio demone tornò a trovarmi, in un’altra delle mie notti insonni.
E come le altre volte, ancora non so se le sue parole furono vere, o se si mise di ingegno per inventare una storia fantasiosa.
In ogni caso, ecco cosa mi disse:

“Eccomi, – esordì – arrivo or ora da quell’altro mondo.
Noi demoni non ci andiamo spesso: è un viaggio raro, per noi; diciamo che abbiamo poca giurisdizione da quelle parti, per usare un’espressione a voi cara.
E a dirti il vero, nemmeno mi piace tanto recarmi di là: c’è così poco da fare, per noi…
Sai, in quel mondo vivono centinaia di miliardi di persone, forse molte di più (nessuno tiene il conto, perchè non esiste là l’ossesione per i numeri, i censimenti e i conteggi, come da voi), e quasi tutti sono felici.
D’altra parte come si fa a non essere felici quando ci si accontenta di poco, ed ognuno ottiene quanto gli basta per stare bene, senza bisogno di dover lavorare.
Già, perchè il concetto di lavoro là non c’è: al massimo la gente ha una vocazione.
Anche là ci sono imbianchini, maestri, bottegai, ma la loro idea di lavoro è assai diversa.
Per farti capire, il falegname più bravo e più famoso di quel mondo nella sua vita costruì una sola sedia.
Oh, era una sedia davvero bella, però!
Ci mise più di duecento anni per finirla (sì, vivono molto più a lungo di voi), e poi la lasciò fuori casa sua, lungo la strada, affinchè chi fosse stanco potesse riposarsi un attimo.
E’ ancora lì, e i gatti del quartiere l’hanno anche un po’ graffiata, ma nessuno se ne preoccupa troppo: in fondo, è solo una sedia.
Ma sto divagando…

Ti dicevo, noi demoni abbiamo poco da fare in quel mondo, perchè non ci sono guerre, non ci sono lotte, rivoluzioni, ingiustizie, e persino le malattie sono molto rare.
Non che non ci sia il male: esiste anche là, eccome, ma è davvero molto limitato, appannaggio di pochi, ed è lì che noi agiamo.
D’altra parte, così come non può esserci inferno senza amore, nemmeno l’esistenza di un mondo quasi perfetto sarebbe concepibile senza la presenza del male: come potrebbero, infatti, rendersi conto gli uomini di quanto sono benedetti, se non potessero sperimentare anche la sofferenza, di tanto in tanto?
E il male, da quelle parti, si presenta sostanzialmente sotto una precisa forma, la più terribile, la malvagità primigenia: l’invidia.
E’ così che scava nel cuore e nelle viscere dei più deboli, e li corrompe da dentro, scheggia dopo scheggia.
Quando qualcuno inizia a pensare che gli alberi del suo vicino producano frutti migliori, quando qualcun altro sente come un’ingiustizia il fatto che il suo amico abbia una moglie più bella, ecco che il verme dell’invidia inizia ad insinuarsi nella sua anima, e da lì in poi – amico mio – ti assicuro che parte un lungo precipizio.

Anche il mio Signore Rinnegato cominciò così la sua discesa.
Questo verme contagia pochi di loro, in verità, ma il loro destino è quasi sempre segnato.
Una volta morti, li aspetta infatti una tremenda condanna: sono destinati ad un mondo fatto di dolore e sofferenza, un mondo in cui regna l’ingiustizia e l’avidità, in cui la malvagità e la furbizia sono la norma.
Finiscono dritti all’Inferno.

Rinascono qui, nel vostro mondo.

Anche tu eri uno di loro, nell’altra vita, e chissà quale fu l’oggetto della tua invidia, e con quale bramosia lo desiderasti, per essere stato condannato a rinascere qui…
D’altra parte, vi è stato dato proprio quello che volevate: qui potete continuare ad invidiare quanto volete – e ce ne sono di cose da invidiare, in questo mondo, fatto di numeri, in cui tutto viene misurato, valutato, quantificato…
In ogni caso, sappi che oltre il vostro ce ne sono anche altri, di inferni, la discesa può essere ancora più profonda.
Ma di questo ti parlerò un’altra volta”


14 Gennaio 2021

La maschera e il terrore


Una costante dei film dell’orrore, un vero e proprio cliché del genere, è quello del folle assassino che indossa una maschera.
Lo scopo di questo genere di film è ovviamente trasmettere paura allo spettatore, e quelli incentrati su un singolo personaggio devono di conseguenza presentarlo nel modo più cruento possibile, in modo che già la sua sola presenza generi inquietudine.
Si potrebbe quindi pensare che la maschera serva ad assegnare a questo genere di personaggi un aspetto minaccioso, e questo è scontato, ma vi è un aspetto ancora più sottile dietro a tale dinamica: la maschera infatti genera inquietudine non solo per le sue fattezze mostruose, ma prima ancora, e in misura maggiore, per il fatto che “cela” i lineamenti di chi la indossa.
Anche una semplice maschera neutra infatti trasmette inquietudine.
Questo fatto è facilmente comprensibile considerando le nostre caratteristiche umane, essendo noi uomini esseri sociali, abituati ad interagire con innumerevoli nostri simili.
Nel farlo, noi leggiamo il viso e le espressioni dei nostri vicini, ne interpretiamo le emozioni, le intenzioni.
Con un semplice sguardo sappiamo se chi ci sta accanto ha intenzioni amichevoli, neutre, o se invece potrebbe rappresentare per noi un pericolo.
E dopo tale interpretazione, siamo in grado di offrire la risposta adeguata a seconda di chi abbiamo vicino.
E’ una delle nostre qualità umane basilari.

Chi indossa la maschera invece cela le sue espressioni, e noi nell’osservare un volto nascosto entriamo immediatamente in uno stato inquieto.
Più che il timore di trovarsi di fronte ad un pericolo, infatti, la nostre psiche soffre la sensazione di incertezza, il non sapere cosa si deve effettivamente affrontare.
In quel caso, si genera in noi una profonda ansia, perchè non sappiamo quali contromisure dovremmo attuare, se possiamo stare rilassati, se dobbiamo stare all’erta.
E’ una sorta di tilt emozionale.
Per questo i personaggi mascherati generano tanta inquietudine, prima ancora che per le fattezze eventualmente mostruose del loro travestimento.
E per questo, detto di sfuggita, vivere in un ambiente in cui tutti i nostri simili portano una maschera, dove siamo impossibilitati a cogliere le fattezze e le espressioni di chi ci circonda, genera in noi una sorta di ansia soffusa permanente, che a livello psicologico e sociale genera danni non trascurabili.

13 Gennaio 2021

Il vero costo della pandemia

«Io non ho mai avuto tanti accessi al pronto soccorso e tentativi di suicidio e di autolesionismo.

Abbiamo una quantità di richieste di aiuto che sono addirittura superiori alle nostre possibilità di accogliere»: queste le parole di Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria all’ospedale Bambino Gesù di Roma, a Rainews24.
Molta la preoccupazione per la condizione di tanti adolescenti: «Tutto questo è assolutamente associato al periodo di chiusura, gli adolescenti vivono con grande preoccupazione questo periodo e quindi c’è una ripercussione sui loro vissuti particolarmente importante.
Mi comincio a chiedere quando tutta questa emergenza sarà finita quello che dovremo gestire. Sarà un’onda lunga» ha poi concluso.

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Ci sono molte persone che credono che le misure imposte dal governo abbiano come fine il proteggere la popolazione.
“Siamo nel mezzo di una emergenza sanitaria, occorre limitare le libertà per evitare migliaia di morti”.
Se così fosse, i governi sarebbero altrettanto preoccupati della salute psicologica dei più fragili, a partire dagli adolescenti, che stanno vivendo questo periodo con enormi sofferenze, subendo privazioni e limitazioni che incideranno sul loro futuro sviluppo psico fisico, in una età in cui le interazioni sociali sono altrettanto importanti del cibo e dell’aria che si respira.
Così come, se i governi tenessero alla popolazione, sarebbero impegnati ad evitare quelle misure che hanno portato e porteranno centinaia di migliaia di persone alla disperazione, causata dalla perdita del lavoro e della possibilità di sostentamento.
In Giappone, dove si tiene un registro aggiornato della situazione psicologica della popolazione, si è appurato che le morti causate dai suicidi collegati a questo periodo di privazioni e limitazioni superano numericamente la quantità delle vittime del co*id.
In Italia un conto aggiornato delle morti causate dai suicidi non c’è, ma basta una veloce ricerca tra gli articoli di cronaca per accertarsi del fatto che, per quanto riguarda la popolazione d’età inferiore ai 60 anni, i suicidi causati dalle conseguenze delle misure prese dal governo sono infinatemente superiori al numero dei morti per co*id.
Questo è un dato di fatto.
E sono tutte morti di cui il governo è direttamente responsabile.
E occorre anche tenere conto che il peggio non è ancora arrivato.
Dal punto di vista economico stiamo attualmente vivendo in un limbo, siamo in una spiaggia durante uno tsunami, e siamo nella fase in cui le acque si ritirano, prima di sperimentare la grande onda che si porterà via tutto.
Nell’ultimo anno centinaia di migliaia di imprese sono sopravvissute dando fondo ai risparmi degli anni precedenti, usufruendo delle casse integrazione che non potranno essere eterne, ma la perpetuazione delle misure restrittive porterà queste aziende al fallimento prossimo.
Il blocco dei licenziamenti è stato più volte prorogato, e quando inevitabilmente avrà termine altre centinaia di migliaia di famiglie si troveranno improvvisamente senza reddito.
Questo tracollo è inevitabile, certo come l’arrivo a valle di una frana che al momento osserviamo staccarsi dalla cima della montagna.
E sarà tutta colpa delle misure imposte dai governi, che per quanto inetti non possono non comprendere le conseguenze delle loro scelte totalitarie.
Stanno consapevolemente condannando centinaia di migliaia di persone alla miseria, e stanno devastando psicologicamente, consciamente, milioni di persone.
Per questo non vanno creduti nemmeno per un secondo quando asseriscono che tutto quanto si sta facendo è necessario per il bene dei cittadini.

12 Gennaio 2021

L'arma del Diavolo

“Nessun arma è tanto potente nelle mani del Diavolo quanto la nostra disperazione.
Egli è ancora più contento quando ci disperiamo, rispetto a quando pecchiamo.
Per questo San Paolo temeva molto più la disperazione del peccato.
Così dopo aver detto a coloro che lo ascoltavano “mostrate chiaramente il vostro amore nei confronti di colui che ha peccato” aggiunse anche il motivo: “affinchè non lo inghiotta il Diavolo a causa della profonda disperazione che lo opprime.”

Ieormonaco Aghiorita Benedetto

12 Gennaio 2021

Benedetti i nemici

“Non ti irritare se qualcuno parla in modo aggressivo o scopre sfacciatamente qualche tua debolezza, qualche tua passione di cui tu, nel tuo amor proprio, non sospettavi la cattiveria. […]
Spesso ce la prendiamo con persone franche e sincere perché svelano i nostri errori senza mezzi termini; dovremmo invece apprezzare costoro e ringraziarli per aver spezzato il nostro amor proprio con il loro linguaggio sfrontato.
Sono come i chirurghi che, con la parola tagliente, asportano la cancrena del cuore.”

s. Giovanni di Kronstadt

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“Signore, benedici i miei nemici! Anche io li benedico e non li maledico.

• Quando mi sono considerato saggio, mi hanno chiamato pazzo.

• Quando sono diventato più forte, hanno riso di me come di un nano.

• Quando ho voluto dirigere la gente mi hanno respinto indietro.

• Quando mi sono precipitato a diventare ricco, mi hanno strattonato con pugno di ferro.

• Quando ho pensato di dormire tranquillo, mi hanno risvegliato dal sonno.

• Quando ho costruito una casa per una vita lunga e tranquilla, l’hanno distrutta e mi hanno scacciato.

Invero i nemici mi hanno sciolto dal mondo e hanno esteso le mie mani fino alla tua veste.

Signore, benedici i miei nemici!”

s.Nikolaj Velimirovic

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I santi ortodossi rimarcano spesso un concetto fondamentale: occorre sciogliere i legami che ci tengono intrappolati in questo mondo.
E le catene più forti di questo legame sono fatte di vanità e di orgoglio.
La vita in terra va vissuta come una sorta di purificazione, uno scrollarsi di dosso tutti i falsi idoli con cui si alimenta la vanagloria.
Ecco quindi il motivo per cui i nemici, e coloro che senza pudore ci mettono di fronte alle nostre mancanze , sono i nostri principali alleati.
Col martello frantumano pezzo dopo pezzo il nostro orgoglio.
Un processo doloroso.
E noi, che probabilmente santi non siamo, invece di benedirli accumuliamo rancore, rabbia, tristezza.
Noi comuni mortali cerchiamo approvazione, validazione; vogliamo essere ammirati, benvoluti, amati.

(il mondo virtuale, social, non ha fatto altro che cavalcare, sfruttare e amplificare questo insaziabile bisogno condiviso: tutto è ostentazione, di bellezza, di corpi, ricchezze, benessere, successi, conoscenze, saggezza, tutto messo in mostra alla ricerca di approvazione.)

I santi padri invece ci dicono che prima di tutto abbiamo bisogno di mazzate.