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Qui si parla di miti, simboli, storia e metastoria, mondi vecchi e mondi nuovi, e di cospirazioni che attraversano i secoli.
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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
8 Dicembre 2006

Considerare, desiderare


Considerare.
Da cum – sideris, stare con le stelle.
In antichità si credeva che il nous umano originasse ed avesse la sua naturale dimora tra gli astri del firmamento.
Così il riflettere, il pensare, significava ristabilire un legame con il cielo, salire tra le stelle, cum – sideris.
Ma venne un tempo in cui il legame con il cielo si affievolì, gli uomini ebbero la sensazione di aver perso qualcosa.
E cominciarono ad avere nostalgia di questo qualcosa, dimenticandosi nel tempo persino di cosa si trattasse.
Ritrovare quello che si era perso divenne il loro desiderio.
Desiderio, desiderare.
De – sideris, stare lontano dalle stelle.

5 Dicembre 2006

Il Serpente e l’ uroboros

Il serpente è il simbolo ambivalente per antonomasia, un simbolo comune a culture distanti nei luoghi e nei tempi.
Il suo essere senza arti, a stretto contatto con il terreno, ha fatto sì che ad esso si associassero proprietà ctonie, ed il suo aspetto che ispira soggezione e diffidenza gli ha conferito spesso un carattere demoniaco, infero.
Il serpente in realtà rappresenta le forze telluriche, l’energia celata della terra.
Il suo emergere da varchi e da luoghi in ombra lo accomuna agli aspetti nascosti della psiche, qualità latenti che possono essere pericolose se emergono senza controllo.
Grazie al suo contatto costante con la terra e la sua conoscenza degli anfratti più nascosti, al serpente è stata associata l’idea di saggezza, l’impulso alla conoscenza, una conoscenza che può essere pericolosa e deleteria se perseguita con finalità egoistiche, con imprudenza.
Proprio sotto questa veste appare nella Genesi nell’episodio della tentazione di Adamo ed Eva, tutte le sue qualità si mostrano qui nella loro parte oscura.
Il serpente invita Eva a mangiare dall’albero della conoscenza, di nascosto da Dio; le assicura che in questo modo lei ed Adamo diverranno pari a Dio.
Qui viene narrato il dramma dell’uomo che aspira alla conoscenza  superiore spinto dalla vanità e dall’egoismo, alla conoscenza che si disinteressa di Dio; la vera conoscenza però tende a Dio, alla trascendenza.
La conoscenza ispirata dal basso, il luogo dove il serpente dimora, conduce invece alla perdizione.
Ma come tutti i simboli anche il serpente può avere significati ambivalenti.
La saggezza e la conoscenza infatti se non sono considerate dei fini, ma dei mezzi, assumono valore positivo.

Così Gesù può consigliare i discepoli dicendo loro “Siate semplici come colombe e prudenti come serpenti”(Mt 10,16), ed il serpente qui si mostra quale esempio da seguire, in positivo.
Nel simbolismo vi è inoltre una particolare rappresentazione del serpente, l’uroboros, ovvero il serpente raffigurato nell’atto di mordersi la coda.
L’uroboros è un simbolo importante, esprime la ciclicità della vita e dei tempi, l’eterno ritorno.
Ad ogni fine corrisponde un inizio, vita morte e rinascita, e il punto in cui la testa del serpente morde la propria coda è il punto in cui gli opposti coincidono, l’inizio e la fine che si fondono, il completamento del lavoro alchemico.
Nell’uroboros svanisce l’illusione della dualità terrena, inizio e fine, bene e male coincidono, e nella congiunzione degli opposti si annuncia il superamento della condizione terrena.

4 Dicembre 2006

La città ideale


Questa opera di Piero della Francesca (o del Laurana secondo altri), ha sempre colpito per la sua fredda perfezione.

Perfezione che a quanto pare non contempla la presenza dell’uomo.
Questo particolare in realtà è molto strano, specialmente pensando all’epoca alla quale  questo quadro risale, in pieno rinascimento e agli albori dell’umanesimo, il periodo nel quale l’uomo stava per entrare prepotentemente nel centro dell’universo scalzando il Dio medioevale.
Eppure, qui l’uomo non appare; si vedono solo le sue opere, ma senza vita.
Forse un presagio di quello che aspettava il genere umano dal momento che rinnegava la divinità.

2 Dicembre 2006

O Fortuna

O Fortuna,  velut Luna statu variabilis,semper crescis aut decrescis;
 vita detestabilis nunc obdurat et nunc curat ludo mentis aciem,
 egestatem potestatem dissolvit ut glaciem.
 Sors immanis et inanis rota tu volubilis status malus vana salus
semper dissolubilis, obumbrata et velata mihi quoque niteris;
 nunc per ludum dorsum nudum fero tui sceleris.
 
Sors salutis et virtutis mihi nunc contraria est affectus et defectus semper in angaria.
 
Hac in hora sine mor cordum pulsum tangite;
 quod per sortem sternit fortem mecum omnes plangite!

___________

O Fortuna, cangi di forma come la luna, sempre cresci o decresci;
l’odiosa vita ora abbatte ora conforta a turno le brame della mente,
dissolve come ghiaccio miseria e potenza.
Sorte possente e vana, cangiante ruota, maligna natura,
vuota prosperità che sempre si dissolve,
ombrosa e velata sovrasti me pure;
ora al gioco del tuo capriccio io offro la schiena nuda.
Le sorti di salute e di successo ora mi sono avverse, tormenti e privazioni sempre mi tormentano.
In quest’ora senza indugio risuonino le vostre corde;
come me piangete tutti: a caso ella abbatte il forte!

 

1 Dicembre 2006

L'esoterismo cristiano - II

vai alla prima parte


Se esistono verità che possono essere capite sia exotericamente sia esotericamente, secondo sensi riferentisi a gradi diversi di realtà, altre ce ne sono che, facendo esclusivamente parte dell’esoterismo e non avendo nessuna corrispondenza al di fuori di quest’ultimo, diventano, come già abbiamo detto, totalmente incomprensibili quando si cerchi di trasporle nel campo dell’exoterismo, e allora ci si deve di necessità limitare a esprimerle in modo puro e semplice nella forma di enunciazioni “dogmatiche”, senza mai cercare di dare di esse la minima spiegazione; sono queste verità che costituiscono in modo proprio quelli che si è convenuto di denominare i “misteri” del Cristianesimo.

A dire il vero, la stessa esistenza di tali “misteri” sarebbe totalmente ingiustificata se non si ammettesse il carattere esoterico del Cristianesimo alle sue origini[…]

Di fatto, ovunque esistano iniziazioni dipendenti in modo particolare da una forma tradizionale determinata e che assumono come base l’exoterismo di quest’ultima, i riti exoterici possono, per coloro che abbiano ricevuto tale iniziazione, essere in qualche modo trasposti in un altro ordine, nel senso che essi se ne serviranno in quanto supporto per il lavoro iniziatico vero e proprio, e che di conseguenza, per loro, gli effetti non ne saranno più limitati alla sola sfera exoterica come accade per la generalità degli aderenti alla stessa forma tradizionale;[….]

 

Del resto, quel che diciamo qui si applica soltanto alla Chiesa latina, ed è anche assai interessante notare come nelle Chiese d’Oriente non ci sia mai stato misticismo nel senso in cui esso è inteso nel Cristianesimo occidentale dopo il secolo XVI; tale fatto può far pensare che una certa iniziazione del genere di quelle a cui facevamo allusione ha dovuto mantenersi in queste Chiese, ed effettivamente è quel che vi si trova con l’ esicasmo, il cui carattere realmente iniziatico non sembra dubbio, anche se, qui come in molti altri casi, ha subito diminuzioni più o meno sensibili nel corso dei tempi moderni, come conseguenza naturale delle condizioni generali di quest’epoca, alla quale non possono sfuggire se non le iniziazioni che siano estremamente poco diffuse, lo siano sempre state o abbiano deciso volontariamente di “chiudersi” più che mai a evitare qualsiasi degenerazione.

Nell’esicasmo l’iniziazione propriamente detta è essenzialmente costituita dalla trasmissione regolare di certe formule, esattamente confrontabili con la comunicazione dei mantra nella tradizione indù e con quella del wird nelle turuq islamiche; esiste tutta una “tecnica” dell’invocazione quale mezzo proprio del lavoro interiore, mezzo ben distinto dai riti cristiani exoterici, anche se tale lavoro può nondimeno trovare un altro punto d’appoggio in questi ultimi come abbiamo spiegato, dal momento in cui, con le formule richieste, l’influenza alla quale esse servono da veicolo sia stata trasmessa in modo valevole, ciò che implica naturalmente l’esistenza di una catena iniziatica ininterrotta, giacché non si può evidentemente trasmettere se non quel che si è Ricevuto.

Anche queste sono questioni che possiamo soltanto indicare qui in modo molto sommario, sennonché, dal momento che l’esicasmo è ancora vivo ai giorni nostri, ci sembra che sarebbe possibile trovare da questa parte certi chiarimenti su quel che hanno potuto essere i caratteri e i metodi di altre iniziazioni cristiane che sfortunatamente appartengono al passato.

 

René Guénon