La gioiosa pantomima della campagna elettorale prosegue acquistando vigore ed intensità giorno dopo giorno, in un interminabile spettacolo di commedianti navigati che sanno recitare la propria parte senza tentennamenti nè incertezze.
E per quanto le trasmissioni dedicate all’evento si moltiplichino, la regola principale, ben nota a tutti gli attori in campo, è quella di discutere sempre di apparenze: si tratta di una gara tra simulacri, un confronto tra mere immagini, e mai va affrontata la reale essenza dei cosidetti “problemi del paese”.
La sostanza dei fatti non va mai toccata, questa è una regola di base condivisa.
Si tratta, infatti, di una semplice ed allegra messa in scena, e affinchè abbia successo gli attori tutti devono lavorare all’unisono.
Quando questo patto non viene rispettato si va incontro a situazioni imbarazzanti, attimi di incertezza in cui gli attori coinvolti rimangono spiazzati senza possibilità di reazione.
Si osservi ad esempio il seguente siparietto, in cui uno degli ultimi attori saluti sul palcoscenico – uno tra i meno bravi, a dire il vero, carismatico quanto l’odore di muffa delle stanze in cui non batte mai il sole – rimane impietrito quando il suo interlocutore improvvisa recitando fuori copione, introducendo questioni concrete.
Fortunatamente, gli attori che recitano la parte detta dei “giornalisti” conoscono assai meglio le regole della pantomima, e questi incresciosi incidenti capitano assai di rado.
Tutti sanno che affinchè lo spettacolo possa perpetuarsi la sostanza dei fatti non va mai affrontata.
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