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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
12 Aprile 2007

I murales dell'aeroporto di Denver


Il nuovo aeroporto di Denver venne costruito nel 1995.
Fu un’opera dispendiosa ed ambiziosa, con i suoi 137 chilometri quadrati di superficie e gli oltre 4 miliardi e mezzo di dollari necessari per la sua costruzione.
La sua collocazione non fu tra le più felici, essendo il sito prescelto particolarmente ventoso, circostanza che spesso ha portato alla soppressione ed alla deviazione di diversi voli.
Gran parte del complesso rimane inoltre inutilizzato.
Denver era dotata all’epoca di un aeroporto perfettamente funzionale, provvisto tra le altre cose di un numero maggiore di piste di atterraggio del suo illustre successore.
Anche la pianta dell’aeroporto è particolarmente curiosa, avendo come schema di base una croce uncinata, o svastica.

All’ingresso principale una pietra di marmo commemorativa reca il simbolo massonico della squadra e del compasso.


Queste sono solo alcune delle stranezze che rendono singolare tale complesso, ma il vero interesse risiede nel suo interno, in particolar modo in una serie di opere che avrebbero il compito di decorare le varie sale.
L’opera, composta dall’artista Leo Tanguma ha per titolo “The Children of the World Dream of Peace”, e vorrebbe rappresentare le devastazioni delle guerre e la speranza in un futuro di pace e fratellanza.
In verità tali dipinti appaiono alquanto inquietanti, e tale sensazione pervade molti dei visitatori che si ritrovano di fronte ad essi.
La composizione consiste di quattro parti.
Nella prima scena ha luogo una strana cerimonia.

 

Adagiate in tre bare vi sono tre figure femminili, una nativa americana, una bambina dai caratteri occidentali ed una donna di colore, circondate da sei bambini e diversi animali.
Alle spalle del gruppo vi è una città in fiamme, e scene di desolazione e distruzione.
La bambina bionda della bara porta cucita sul vestito una stella di David, e tiene tra le mani una Bibbia cristiana.

 

Rappresenta la tradizione giudeo cristiana occidentale, così come le altre due donne raffigurano rispettivamente la tradizione africana e quella americana pre coloniale.
Alle spalle delle bare una bambina regge una tavoletta in cui è raffigurato il tramonto del quinto sole secondo gli insegnamenti dei Maya, il momento in cui tra sconvolgimenti planetari avverrà il passaggio di era, evento che i Maya avevano previsto per il 2012.

 

Nella seconda scena compare un personaggio dalle fattezze inquietanti, una sorta di soldato deforme che uccide una colomba bianca, e si impone tra scenari di devastazione, delimitati da una donna che tiene tra le braccia un figlio morto e dei bambini che riposano su delle macerie.

Nella terza parte dell’opera lo scenario cambia.
Bambini in festa rappresentanti tutti i popoli del mondo portano le armi al centro della scena, dove un bimbo dalle fattezze ariane e vestito alla tedesca le distrugge.

Il soldato della scena precedente giace ora senza vita sovrastato dal gruppo dei bambini.
Particolare interessante, il bimbo tedesco addetto alla distruzione delle armi mostra un decisamente curioso pugno di ferro.


Infine, nell’ultima scena i bambini accorrono circondati da numerosi animali al cospetto di un guru-santone, che celebra un rito sacro a simboleggiare la nuova era che ha inizio.

Come si è visto, nelle intenzioni dei committenti il gruppo di questi murales vorrebbe rappresentare la distruzione portata dalle guerre e la speranza di un mondo migliore che si rispecchia nella innocenza dei bambini, nel disarmo e in una nuova spiritualità.
Chi si interessa allo studio delle tematiche care ai propagatori del cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”  riconosce tutta la simbologia da tempo propagandata dai fautori del nuovo mondo, descritta qui in modo esplicito ed alquanto angosciante.
Il nuovo ordine mondiale è un progetto a lungo cullato dalle elite del potere, e consiste essenzialmente in un mondo “unificato” in cui una casta di esperti illuminati si prende la responsabilità di guidare con saggezza una popolazione che ha superato le antiche divisioni nazionali. Un mondo in cui ai “problemi globali” si danno soluzioni “globali”.
Le Nazioni Unite sono dalla loro creazione la testa di ponte di questo progetto, progetto a cui tengono in particolar modo diversi ordini esoterici, come la massoneria, senza farne mistero.
La pace così raggiunta però sarà il risultato di  un’ epoca di duri sconvolgimenti, di prove che l’umanità dovrà affrontare prima di conoscere un’era di pace e rinnovata spiritualità.
Il disarmo degli stati nazionali rimane un passaggio necessario per il raggiungimento di tale obiettivo.
Tutti questi aspetti vengono ripresi nell’opera dell’aeroporto di Denver, ed è anche significativo il fatto che sia il bimbo tedesco ad occuparsi dell’eliminazione delle armi.
Non si può infatti non collegare questo fatto curioso con l’origine teutonica della più importante   società segreta rivoluzionaria del settecento, quegli Illuminati di Baviera che ispirarono alcuni tra gli ordini iniziatici contemporanei  più influenti, a cominciare dalla celebre Skull and Bones statunitense.
Il pugno di ferro ricorda con grande chiarezza di intenti il modo in cui questa elite vorrà mantenere il suo ordine in questa nuova era.
La spiritualità New Age infine che traspare nella scena finale è parte fondamentale dell’intero progetto, una contro spiritualità che tutt’ora pervade i piani alti del potere.
I murales dell’aeroporto di Denver descrivono quindi in maniera palese il progetto di questo Nuovo Ordine, e le modalità in cui verrà raggiunto.
Un libro aperto, leggibile da chiunque abbia col tempo familiarizzato con il linguaggio che questa elite ama usare.

per approfondire:

The Denver airport
Airport Scenes

Aggiornamento del 12/7/2010:
Nei mesi seguenti alla pubblicazione di questo articolo sono stati pubblicati ulteriori interventi riguardanti la città di Denver e il suo aeroporto.
Per chi volesse approfondire, sono di seguito segnalati i relativi articoli.

La saga di Denver

Il cavallo dell’Apocalisse a guardia dell’aeroporto di Denver
La danza di Denver
Le strade che portano a Denver
L’occhio del Colorado

Sito di informazioni sull’aeroporto di Denver:  denver-airport.info

2 Aprile 2007

Stelle e Cattedrali


Quasi quarant’anni fa, uno scrittore dal nome significativo pubblicava un testo destinato a divenire un piccolo classico, fondamentale per gli indagatori degli aspetti ancora poco chiari della storia antica.
Il libro ha per titolo “I misteri della cattedrale di Chartres”, e l’autore, Louis Charpentier, dimostrò di avere delle conoscenze singolari  per quanto riguarda l’architettura gotica.
Vengono svelati alcuni aspetti della geometria e della sapienza dei Mastri Muratori , aspetti che ancora oggi lasciano parecchi interrogativi in sospeso.
Tra le altre cose Charpentier dimostra come le principali cattedrali Gotiche alto medioevali vennero costruite in modo da rispecchiare sulla terra la disposizione delle stelle che formano la costellazione della Vergine.



Questa è la comparazione che Charpentier riporta nel suo libro, dopo aver messo in evidenza la disposizione delle principali cattedrali dell’ Ille de France:

 


Bisogna tenere conto che la costellazione della vergine si specchia nelle cattedrali, quindi queste la rappresentano “ribaltata”.
Virgo riflessa:

 


Queste Cattedrali sorsero in breve tempo quasi contemporaneamente, in un periodo che va dalla fine del XII secolo ai primi del XIV, spesso in città di dimensioni ridotte, che non potevano giustificare la presenza di templi così imponenti con il loro “prestigio”.
Furono le cattedrali, spesso, a dare questo prestigio alle città che le “accoglievano”.
La stessa Chartres, dove si trova una delle cattedrali più imponenti dell’Europa intera, all’epoca era una cittadina di circa 3.000 abitanti.
In questa mappa che riproduce la città nel XIII secolo si può notare il rapporto tra la pianta della cattedrale e l’abitato circostante.


E ancora oggi si può cogliere la totale estraneità della cattedrale rispetto al contesto in cui è inserita:


Risulta quindi chiaro che l’edificazione in contemporanea di questi enormi templi in posizioni tanto precise riprendeva un progetto originale dalle dimensioni molto vaste.
La questione diviene ancora più intricata se si tiene conto del fatto che queste cattedrali sorgevano sempre su siti che nelle epoche passate avevano ospitato altri templi, i luoghi sacri delle popolazioni che avevano abitato quelle terre in precedenza, quindi l’origine della corrispondenza tra questi siti e l’immagine del cielo va cercata in periodi ancora più remoti.
Una conoscenza che qualcuno recuperò nel medioevo, qualcuno con dei mezzi notevoli, tanto da poter fissare per secoli questa corrispondenza in giganteschi libri di pietra.

per approfondimenti: Louis Charpentier, I Misteri della Cattedrale di Chartres

31 Marzo 2007

Le Sette Torri del Diavolo

In una lettera del 19 maggio 1936 a Vasile Lovinescu (alias Geticus) René Guénon affrontava il tema delle “sette torri del diavolo”, una delle quali (quella degli Yazidi, in Mesopotamia) era stata descritta da W. B. Seabrook in un libro di viaggi uscito alcuni anni prima e già recensito dallo stesso Guénon.
Le “torri del diavolo”, aveva spiegato quest’ultimo, sono “centri di proiezione delle influenze sataniche nel mondo” e costituiscono una parodia dei sette “poli”, ossia dei vertici della gerarchia spirituale subordinati al Polo Supremo; in altre parole, le “torri del diavolo” sono i centri controiniziatici dei “santi di Satana”, che pretendono di contrapporsi ai centri iniziatici dei “santi di Dio”.

Tra gli argomenti di cui trattano gli autori detti “tradizionali”, le sette torri del diavolo costituiscono forse quello che più può apparire fantasioso agli occhi di coloro poco avversi a condividere la loro visione.
Lo stesso René Guénon non ne trattò mai nei suoi libri, e ne accennò solamente in una recensione ad un libro di W.B. Seabrook ed in alcune lettere private.
Più del timore di apparire troppo fantasiosi, prevalse nel trattare l’argomento una certa prudenza nel palesare l’esistenza di queste torri, considerate dei centri contro-iniziatici, veri e propri luoghi di collegamento tra la realtà terrena e quella infera.
La disposizione delle sette torri ricalca sulla terra il posizionamento delle sette stelle che formano la costellazione dell’orsa maggiore, in una chiara parodia della disposizione secondo modalità geometriche delle tradizioni ortodosse.


Sarà facile notare come l’ubicazione delle torri corrisponda curiosamente con i luoghi in cui attualmente si svolgono alcuni dei conflitti più drammatici della nostra epoca.

Per approfondimenti:
Le Sette Torri del Diavolo, di Samir AbdulKarif Al-Hafdi (pdf)

29 Marzo 2007

Il Cinghiale Calidonio

Meleagro era […] figlio di Eneo […] Il padre fece l’errore un giorno di dimenticarsi della dea Artemide, durante il sacrificio annuale agli dei dell’Olimpo.
La dea si vendicò facendo infuriare un cinghiale che distrusse le coltivazioni delle terre di Eneo; il re, ignaro della provenienza di quei danni, organizzò una battuta di caccia per il cinghiale, e in molti, da molte terre dell’Ellade, vennero per parteciparvi.
Vi erano nomi molto noti – Nestrore, Teseo, Giasone – e tra questi, unica cacciatrice, vi era la bella e vergine Atalanta, e della ragazza si innamorò Meleagro […]

Il mito del Cinghiale Calidonio è uno dei miti antichi più importanti, narra infatti di un movimentato passaggio di era.
Il cinghiale fu simbolo del potere temporale esercitato dalla casta dei sacerdoti; ricorda un periodo arcaico in cui il potere spirituale e quello temporale erano fusi in uno solo.
Non a caso l’attuale costellazione dell’orsa maggiore era in oriente chiamata in antichità costellazione “del cinghiale”.
Il cielo infatti è stato sempre specchio della realtà terrena, ed ogni avvenimento che quaggiù si verificava era un riflesso del corso degli eventi celesti.
Così le costellazioni che abbracciano la Stella Polare, attorno alla quale tutto il cielo ruota, erano a loro volta simbolo di coloro che in terra detenevano il potere; così come in terra la vita era regolata dalla volontà dei sacerdoti, in cielo le stelle avevano come punto di riferimento le costellazioni del cinghiale, che dei sacerdoti come si è visto era il simbolo.
Nella caccia calidonia si racconta di un cinghiale rincorso, braccato, sconfitto.
Ucciso da dei guerrieri.
Si narra in forma simbolica di un passaggio di poteri: la casta sacerdotale viene sconfitta dalla casta dei guerrieri -re  che assumono ora il potere; questa volta non nel nome di Dio, ma nel nome della forza che ha loro permesso l’usurpazione dei regni.
E simbolo della casta dei guerrieri è proprio l’orso.
Così, nello stesso modo in cui muta l’ordine in terra, anche nel cielo avvengono dei cambiamenti.
Le costellazioni di riferimento non sono più dette “del cinghiale”, divengono “orse”.
Per ricordare ancora una volta che sulla terra il potere è passato di mano.
Ovviamente “orse”, al femminile, per rimarcare il fatto che il potere dei guerrieri non è legittimo.
Nel simbolismo arcaico infatti il maschile è il principio attivo, mentre il femminile rimanda al principio passivo.
Il potere della casta dei guerrieri non si può legittimare da sé, non è giunto ai vertici per vie regolari, ma tramite usurpazione; rimane passivo, sospeso, femminile.
E il cielo ruota attorno alle orse.

20 Marzo 2007

Demoni vecchi e nuovi

La scienza ufficiale indica che l’era del leone va dal 10900 all’8700 a.C. quando inizia l’era del Cancro; seguono i gemelli nel 6540 a.C., il Toro nel 4360 a.C., l’Ariete nel 2220 a.C. e i Pesci nel 65 a.C.


Una cerchia di ricercatori, tra cui spicca il professor De Santillana, ha espresso l’opinione che le varie ere zodiacali influenzino notevolmente la simbologia con la quale si esprime la religiosità dei popoli.
L’era del Toro, ovvero l’epoca in cui il sole pare sorgere nell’omonima costellazione, iniziò circa nel 5° millennio avanti Cristo e si concluse circa nel 3° millennio a.C.
Questo periodo è caratterizzato dalle divinità “taurine”.
Basti pensare alla civiltà minoica, che ancora teneva ricordo di questo periodo, oppure alle divinità mediorientali, baal, moloch.
La figura del toro inoltre è direttamente collegata con la mezzaluna, che riproduce nelle corna, e quindi al culto lunare-femminile-matriarcale.
Non a caso questo periodo è caratterizzato dal culto delle grandi madri, che con le divinità taurine erano in simbiosi.
Successivamente arriva l’età dell’Ariete.
L’ebraismo fu il protagonista in assoluto di questa era.
Infatti  nella simbologia religiosa diviene protagonista questo animale, e i suoi “parenti”.
Basti pensare al sacrifico di Abramo, alla figura del capro espiatorio, all’agnello.
Quando Mosè riceve le tavole della legge, il popolo in sua assenza si mette ad adorare, nuovamente, un vitello d’oro.
Simbolo del vecchio culto che ancora resiste, e che Mosè definitivamente rimuove.
Ma una volta che una nuova simbologia fa la sua comparsa, quella antica non scompare mai del tutto.
Piuttosto, assume connotati demoniaci.
Così le divinità taurine del passato divengono i demoni della nuova simbologia religiosa.
Moloch diviene un Dio malvagio ed assetato di sangue, Baal diviene baalzebub, signore dello sterco.

Nel frattempo in Grecia, caduta la civiltà minoica, ci si trova nell’epoca della religiosità Dionisiaca, la religiosità del popolo.
E Dioniso è raffigurato spesso con la testa di capro, le baccanti adorano e si nutrono del capro sacro, il dio pan ha zampe caprine.
E’ l’epoca dell’Ariete.
Ed anche questa epoca cede il passo a quella successiva, l’era dei pesci, la nostra, che inizia pochi anni prima di Cristo, e sta per concludersi.
Il pesce è il simbolo di Cristo e dei primi cristiani, l’ultimo agnello viene sacrificato nel tempio di Gerusalemme che poi verrà distrutto da Tito.
L’era dell’ariete finisce, ed ancora una volta, la vecchia simbologia non scompare del tutto, ma diviene demoniaca.
Così per il cristianesimo satana ha testa di caprone, esattamente come per gli ebrei baalzebub aveva forme taurine.
Il processo è identico.
Il processo di demonizzazione della vecchia religiosità non è solamente simbolico, e non è nemmeno da considerarsi come un trucco dei nuovi sacerdoti per screditare i loro predecessori.
Ogni rappresentazione attraversa una fase vitale, nasce, cresce, muore.
Una volta morta, attira su di sé le influenze malefiche della “decomposizione” di una era.
Il linguaggio è allegorico, ma visto il carattere del tema non ne esiste uno migliore.
Chi persiste negli antichi culti, alimenta i “cadaveri psichici”, non a caso i movimenti satanisti si rifanno alle simbologie “defunte” del passato, dagli adoratori di moloch, che dimostrano quindi una conoscenza esoterica notevole, a quelli del “caprone”, i più noti satanisti occidentali.