Benvenuti.
Qui si parla di miti, simboli,
storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
Negli ultimi quindici anni ha ripreso vigore nel mondo del cinema un genere che da sempre stimola inesorabilmente la curiosità e l’immaginazione del pubblico: si tratta dei film cosiddetti catastrofici.
Tale genere è vecchio come il cinema, ma quello che caratterizza le produzioni degli ultimi anni è un generoso utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla creazione di spettacolari effetti speciali, ed in secondo luogo l’entità delle devastazioni in ballo.
In una continua escalation di catastrofi, infatti, si è arrivati alla definizione di un topos narrativo in cui varie minacce – naturali, artificiali od aliene – giungono a mettere in pericolo l’esistenza dell’intera umanità, della terra nel suo insieme.
Nelle produzioni di maggior successo, il nostro pianeta è stato nel tempo minacciato da alieni (Indipendence Day), da meteoriti (Amageddon, Deep Impact), dalla scomparsa del campo magnetico a seguito di un rallentamento della rotazione del nucleo terrestre (The Core), da improvvise ed inattese nuove glaciazioni (The Day After Tomorrow), oppure dal surriscaldamento del nucleo stesso che produce una serie di terremoti e devastazioni in tutto il globo (2012).
La lista dei vari film è lunga, ma perlomeno in quelli di maggior successo si possono osservare delle situazioni ricorrenti:
– vi è un gruppo di scienziati indipendenti ed integerrimi che vengono a conoscenza di una enorme catastrofe che sta per colpire il pianeta
-vi sono le autorità preposte (nasa, protezione civile) che inizialmente si dichiarano scettiche, ma poi prendono atto del problema
-vi è un gruppo di eroi (a volte gli scienziati stessi, più spesso persone comuni che vengono chiamate ad imprese straordinarie) che si assume il compito di compiere delle azioni rischiose al limite dell’impossibile per salvare la situazione
– vi sono infine i militari, dipinti quali ottusi e arroganti, che in tutti i casi, come unica soluzione, propongono l’utilizzo degli armamenti atomici
(“generale, un asteroide grande come il Texas si sta avvicinando alla terra e ci colpirà tra un mese!” “allora bombarderemo l’asteroide con mille bombe atomiche”;
– “generale, il nucleo della terra si sta fermando e questo porterà alla scomparsa del campo magnetico terrestre!” “bombardiamo il nucleo della terra con mille bombe atomiche”;
– “generale, un uragano grande come la California sta per abbattersi sulla costa orientale!” “bombardiamo l’uragano”;
– “generale, sta per iniziare una nuova era glaciale!” “bombardiamo l’era glaciale”, e così via)
Essendo quindi quello dei film catastrofici un genere di grande successo, proveremo anche noi a delineare brevemente la trama di una possibile nuova produzione, facendo un ampio utilizzo di idee fantasiose ed avvalendoci di scenari inverosimili ma spettacolari.
Per differenziarci in parte dalle altre pellicole del genere, ci concentreremo principalmente sulle reazioni dei vari stati in prospettiva del disastro, disastro che posizioneremo in un futuro non imminente (si consiglia, nel prosieguo dell’articolo, di cliccare sui link segnalati).
La nostra storia inizia, come da tradizione, in un laboratorio scientifico, che posizioneremo in un ambiente suggestivo, dal forte appeal cinematografico.
Siamo nei primi anni 90, e un gruppo di scienziati in stanza nelle isole Hawaii, quindi, scoprono dei movimenti anomali nelle profondità dell’oceano Pacifico; dopo accurate verifiche, comprendono che in determinate zone del pianeta ha luogo un grande movimento del magma in prossimità della crosta terrestre: vengono così individuati degli enormi vulcani sottomarini fino allora sconosciuti, vulcani da tempo in sonno che danno segno di aver ripreso la loro attività (la parte prettamente “scientifica”, in questo genere di film, non deve essere eccessivamente accurata…)
Gli scienziati si mettono quindi all’opera per definire gli effetti di queste attività, e giungono alla conclusione che entro l’anno 2020 l’attività dei vulcani sarà massima e porterà a devastanti eruzioni sottomarine, eruzioni che a loro volta produrranno degli immensi tsunami che non lasceranno scampo alle coste da loro raggiunte.
Si delinenano due fronti principali in cui l’attività vulcanica sottomarina avrà luogo: la prima nel cuore dell’oceano Pacifico, la seconda nell’oceano Atlantico.
Un team di esperti statunitensi si occupa quindi di produrre delle simulazioni al computer ed arriva ad ipotizzare delle onde alte fino a 100 metri che travolgeranno le coste americane, distruggendo ogni edificio fino a decine di chilometri nell’interno.
Il governo americano prende atto della situazione: le principali città degli Stati Uniti, tutte situate sulle coste, verranno spazzate vie: New York, Washington, Boston, Filadelfia, Miami, Houston, Los Angeles, San Francisco, Seattle sono destinate a scomparire.
La prima preoccupazione del governo, quindi, è quella di mantenere il massimo riserbo sulle scoperte degli scienziati, per evitare la diffusione di un panico di massa.
In secondo luogo, il consiglio di guerra si riunisce per valutare le possibili ripercussioni sul piano della sicurezza interna, dal momento che il disastro potrebbe rendere estremamente vulnerabile il sistema difensivo della nazione, rendendola così facile preda di attacchi di potenze straniere che dai grandi sconvolgimenti saranno meno colpite.
Il consiglio decide di conseguenza di costruire un nuovo centro di controllo, una postazione di comando da cui si possa gestire l’emergenza, e il luogo ideale per il nuovo centro di comando viene individuato nei pressi della città di Denver: lontano dalle coste, la capitale del Colorado è situata in in luogo strategico, nel cuore del paese, in una posizione ideale per poter controllare il restante territorio.
Si dà quindi avvio alla costruzione di un imponente centro di controllo dotato di tutte le attrezzature necessarie per risultare operativo in seguito al disastro, e per non destare troppi sospetti gli si dà l’aspetto di un aeroporto.
Nel frattempo, i consiglieri più vicini al presidente degli Stati Uniti gli fanno notare che a seguito del disastro vi saranno nel paese numerosi disordini, e milioni di disperati che avranno perso ogni loro bene si ritroveranno da un giorno all’altro a vagare per la nazione, con grave pericolo per la sicurezza pubblica; si decide così di avviare la costruzione di centinaia di campi di detenzione per la popolazione, opportunamente fortificati e capaci di contenere fino a due milioni di persone.
Un alto grave problema, fanno notare i consiglieri, sarà dato dalle migliaia di cadaveri di cui la terra sarà disseminata; per prevenire rischi di epidemie, la Fema, il principale ente addetto alla protezione civile, ordina la costruzione di centinaia di migliaia di bare di plastica, realizzate in poco tempo e pronte per essere usate al momento opportuno.
Gli anni passano e, giunti alla soglia del XXI secolo, il governo statunitense inizia a progettare il proprio futuro a seguito della catastrofe.
Si decide che sarà di primaria importanza accaparrarsi il controllo del maggior numero dei centri di estrazione delle risorse strategiche del pianeta; si pianifica così una serie di guerre che avranno come scopo lo stanziamento diretto dell’esercito americano nei punti nevralgici del pianeta: l’Afghanistan, l’Iraq, il nord Africa vengono scelti quali primi obbiettivi da conseguire.
Nel corso della nostra storia, il governo americano fa di tutto per evitare che le scoperte dei propri scienziati divengano di dominio pubblico, ed ancor di più si prodiga affinché nessuna potenza straniera venga a conoscenza degli sconvolgimenti in arrivo.
Ma accade che una troupe di studiosi cinesi – e siamo già nei primi anni del terzo millennio – giunge alle medesime conclusioni dei colleghi americani.
Subito i più importanti membri del Partito si riuniscono per analizzare la situazione.
Si prevede che i grandi tsunami dell’oceano pacifico raggiungeranno anche la costa cinese, e di conseguenza città strategiche come Honk Kong, Nanchino, Hangzou e la stessa capitale Pechino verranno travolte dal’impatto delle acque.
Ma i membri del partito capiscono che il disastro atteso avrà ripercussioni molto più gravi per i loro rivali statunitensi, e comprendono che gli sconvolgimenti in arrivo possono rappresentare una enorme opportunità per la loro nazione, per divenire, finalmente, la potenza egemone a livello mondiale.
Avendo quindi una enorme disponibilità di fondi, il governo cinese avvia una monumentale opera edilizia pianificando ed iniziando la costruzione di centinaia di nuove città, situate tutte nell’entroterra, destinate ad accogliere i milioni di abitanti delle coste che dovranno cercare una nuova sistemazione in seguito all’arrivo della grande onda: in questo modo, il governo ritiene che sarà più facile operare una transizione post disastro, evitando che una massa enorme di sfollati mini l’ordine costituito.
Inoltre, le zone produttive delle nuove città assicureranno la continuazione dell’attività industriale della nazione, attività che dopo il disastro assumerà una importanza ancora più decisiva a livello mondiale, maggiore rispetto a quella già grande detenuta negli ultimi decenni.
Questa potrebbe essere, a grandi linee, la trama del nostro film catastrofico.
Una serie di spunti su cui abili sceneggiatori potrebbero lavorare per ottenere una pellicola avvincente e di grande impatto.
Il finale del film resta invece ancora aperto: per scriverlo, c’è ancora tempo.
“Come potete sapere che ogni Uccello che fende le vie dell’aria non sia un universo di delizie, chiuso dai vostri cinque sensi?” William Blake, The Marriage of Heaven and Hell, 1790–1793
Ma il risvegliato e sapiente dice: corpo io sono in tutto e per tutto, e null’altro; e anima non è altro che una parola per indicare qualcosa del corpo’ W.F.Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1885
Non sono passati nemmeno 100 anni tra gli scritti di Blake e Nietzsche, eppure le parole del filosofo tedesco sigillano il totale ribaltamento della visione metafisica tradizionale, di cui Blake ancora nel finire del XVIII secolo si fa cantore, forse l’ultimo dei visionari.
Per millenni le scienze tradizionali avevano descritto il corpo come l’appendice esterna dell’anima, la membrana materiale che permetteva all’anima stessa di interagire con il mondo fisico.
Un mondo fisico di cui i cinque sensi danno una immagine parziale, limitata.
L’universo è “un oceano di delizie” di cui gli uomini riescono a percepire solamente una minima parte.
Nietzsche, al contrario, assume il ruolo di profeta del pensiero moderno, trascina la metafisica celeste sulla terra, celebra la religione della materia.
La concezione del mondo si ribalta, nulla esiste oltre ciò che appare, e persino le idee più astratte ed elevate degli uomini altro non sono che creature della nostra componente materiale.
E’ l’anima ad essere una parte del corpo, Dio stesso una idea errata della mente.
Nietzsche coglie e descrive il sentimento che di lì a poco avrebbe conquistato l’Occidente, apre il secolo del definitivo trionfo dell’apparenza sulla essenza.
Un processo che sarebbe continuato fino ai giorni nostri.
Ma nel mondo del divenire nulla si ferma, così gli dei degli uomini, sottratti ai cieli e scaraventati con forza sulla terra, proseguirono la loro caduta raggiungendo i mondi inferi, e da laggiù vennero celebrati dai profeti della “nuova spiritualità”.
Una spiritualità alla rovescia, come le scienze tradizionali avevano annunciato.
L’uomo di Nietzsche, l’uomo “materiale”, non fu che una breve tappa, in questo viaggio lungo i millenni.
Forse perché ho letto molti romanzi distopici, forse perché nell’approfondire il pensiero neospiritualista ho imparato che tutto ruota intorno al concetto di nuova era, o forse perché, più semplicemente, nutro una certa allergia per le divise, ed il vedere molte persone vestite nel medesimo modo mi ha sempre messo a disagio.
Sarà per qualcuno di questi motivi, o forse per tutti e tre nel loro insieme, fatto sta che l’immagine di un milione di bambini (un milione) raccolti attorno al tempio di Dhammakaya in Tailandia intenti a cantare all’unisono un inno alla Nuova Era mi ha fatto provare un gelido brivido lungo la schiena.
Il tempio di Dhammakaya è il centro di una particolare corrente buddista, una corrente relativamente recente (risale ai primi anni del XX secolo) che sta avendo una grande diffusione in Asia, per mezzo di una larga opera di proselitismo ed un attento uso dei mezzi di comunicazione della modernità.
(le immagini del video si riferiscono al raduno tenuto l’11 Dicembre 2010)
Uniamoci insieme per aprire l’era del nuovo mondo per eliminare
tutti i conflitti e le differenze.
E ‘il momento per tutti di unirsi mano nella mano
finalmente
Ora il mondo è al di là di guarigione
è il momento di cambiare il mondo
come l’Uno che si conosceva in passato
In questo periodo del nostro tempo vedremo
prima di lasciare questo mondo
ognuno deve unirsi mano nella mano
per cambiare il mondo
dalle tenebre alla luminosità
dalla sofferenza alla felicità
da ignoranti alla conoscenza dell’Uno
Cambiare il mondo dobbiamo farlo
in modo semplice e rilassato
essere felici con la gioiosa innocenza di un bambino
ognuno deve unirsi mano nella mano
delicatamente chiudi i tuoi occhi, rilassati … rilassati
calma la tua mente al centro del corpo
e guarda dentro
Come la stessa posizione del l’Uno
che si conosceva dal passato
cambiare il mondo dall’era delle tenebre
all’era della luce
Dalla vecchia era a questa nuova era
il mondo sarà come il paradiso sulla terra
nessuna classe nelle società
ognuno sarà felice ugualmente
parleremo la stessa lingua celeste
diventare come uno con un sorriso d’amore
noi saremo gentili e il mondo cambierà
il mondo cambierà
uniamoci insieme per cambiare il mondo
Lasciaci cambiare il mondo
Lasciaci cambiare il mondo
Dobbiamo farlo in modo semplice e rilassato
essere felici con la gioiosa innocenza di un bambino
ognuno deve unirsi mano nella mano
delicatamente chiudete gli occhi e rilassarsi
ancora la vostra mente al centro del corpo
e guardare dentro
come l’Uno che si conosceva in passato
Uniamoci insieme per cambiare il mondo
Premessa: questo articolo parla della Grecia, ma non solo.
Quello che succede in terra ellenica è solo una anticipazione dello scenario che attende gran parte del mondo occidentale.
Settembre 2007Farsi trovare pronti L’attuale sistema, basato su denaro creato dal nulla da magiche stampanti e organismi nazionali e sovranazionali che saggiamente pianificano e danno direttive, l’attuale sistema si diceva è destinato ad un crollo, un crollo che farà apparire la grande depressione del 1929 come un evento storico di seconda categoria.
Gennaio 2009Cosa succede in Grecia? Fare i conti con i propri debiti, questa in qualche modo sarà la sorte che attende anche gli altri paesi europei, una sorte che la Grecia ha sperimentato per prima a causa del suo debole sistema produttivo.
[…]
Ed ora che la crisi è dilagata, ora che il flusso di denaro in prestito si è interrotto, la Grecia si è improvvisamente svegliata senza fondi e con una marea di debiti.
Si sta concludendo un banchetto durato 30 anni.
Settembre 2009La crisi e i turchi sotto le mura E mentre osservavo il mare e le persone che si rilassavano nelle loro vacanze, mi sembrava a volte di cogliere quella stessa spensieratezza degli abitanti della Città, convinti che nessun esercito nemico avrebbe mai potuto sovvertire un ordine che reggeva da secoli.
Oggi non ci sono invasori che premono contro le mura, e l’ordine attuale è minacciato da fattori ben diversi.
Ed oggi come allora la possibilità che da un giorno all’altro il corso delle proprie esistenze possa subire degli sconvolgimenti pare una eventualità lontana, voci di sventura a cui è bene non porre troppo ascolto.
Aprile 2010Finché c’è il sole E nel vedere il costante viavai di gente, di ragazze uscite direttamente dalle pagine patinate delle riviste di moda e di giovani che paiono testimonial dei più famosi marchi multinazionali, nell’osservare i locali pieni oltre le loro possibilità, si ha quasi la sensazione che i giornali e i media parlino di un’altra nazione, e non certo della Grecia, quando raccontano di un paese sull’orlo della bancarotta, un paese il cui premier gira il mondo come un vagabondo elemosinando “sostegni morali” e cercando folli disposti a concedergli prestiti.
Qualcuno forse immagina un paese depresso, un popolo preoccupato ed esasperato dalle drastiche misure attuate dal governo.[…]
Ma l’immagine generale è ben diversa, e la stessa crisi viene trattata più con ironia che preoccupazione.
[…]
Fatto sta che da quelle parti, per adesso, nessuno si è ancora alzato per andare ad aprire alla realtà che bussa alla porta.
E con una estate che sta per arrivare, e migliaia di chilometri di spiagge dorate da vivere, è probabile che quella realtà attenda alla porta fino all’autunno.
Dopo, probabilmente, non vi saranno più scuse.
Giugno 2011Atene, 100.000 manifestanti circondano il parlamento Oggi 15 Giugno in Grecia è stato indetto uno sciopero generale, una protesta contro le nuove misure di austerity che il governo è in procinto di varare per cercare di fronteggiare la crisi.
Una folla di circa 100.000 manifestanti ha circondato il parlamento[…]
Un aspetto dell’animo degli esseri umani che mi ha sempre affascinato è la capacità di far coesistere una costante preoccupazione per le sorti future del proprio vivere unita all’impossibilità di cogliere la reale portata di tragedie che evidentemente stanno per abbattersi.
Si tratta della contrapposizione della visuale della formica con quella dell’aquila, ovvero la dicotomia tra l’osservare gli avvenimenti dal proprio limitato punto di vista e il coglierli da una prospettiva più ampia.
In tempi di prosperità, la visione della formica permette di concentrarsi sugli aspetti concreti della vita, fa in modo che le proprie energie non vengano sprecate in dispersive paranoie speculative sui massimi sistemi.
Ma nei periodi di grandi cambiamenti sociali, come quelli in atto negli ultimi anni, il concentrarsi esclusivamente in una visuale circoscritta, ovvero il dedicarsi “al proprio orto”, impedisce di vedere l’arrivo dei grandi sconvolgimenti, con la conseguenza di farsi cogliere di sorpresa dallo svolgersi degli eventi.
Quello che succede in Grecia, e quello che succederà nel resto dell’occidente, era perfettamente prevedibile, era evidente, così come è evidente che un masso che rotola sul fianco della montagna in direzione di un paese che sta a valle prima o poi impatterà e farà molti danni. Non occorreva essere dotati di preveggenza, nemmeno aver conseguito una laurea in economia (al contrario, forse quest’ ultima eventualità avrebbe funto da intoppo nel cogliere la situazione).
Il masso rotolante dell’economia greca (e non solo greca) pronta a collassare era davanti agli occhi di tutti, ma non c’erano molte persone che alzavano la testa.
Dopo aver sentito il botto, in seguito, si sono tutti precipitati a gridare per le strade.
Ho vissuto diversi mesi in Grecia negli ultimi anni, ed ho visto direttamente l’evoluzione dello stato d’animo delle persone: fino all’ultimo c’era la convinzione che tutto alla fine si sarebbe risolto, in qualche modo, che tutto bene o male sarebbe andato avanti come prima, come sempre.
E chi si assumeva il ruolo, di tanto in tanto, di profeta di sventura risultava un po’ fastidioso, così era meglio non affrontare troppo il discorso.
Forse non c’era comunque molto da fare, in ogni caso, forse era inutile tentare di fermare il masso, ed allora tanto valeva davvero fare finta di niente e godersi il mare.
Finché c’era il sole.
Aggiornamento ore 17.55: il premier Yorgos Papandreou, in seguito all'incontro col capo dello stato Karolos Papoulias, si è detto propenso a sue eventuali dimissioni, gesto atto a favorire la costituzione di un governo di unità nazionale che completi le "riforme" e che conduca a nuove elezioni.
In questo momento sono in atto consultazioni con gli esponenti dell'opposizione.
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Oggi 15 Giugno in Grecia è stato indetto uno sciopero generale, una protesta contro le nuove misure di austerity che il governo è in procinto di varare per cercare di fronteggiare la crisi.
Una folla di circa 100.000 manifestanti ha circondato il parlamento, tanto che nella riunione odierna solo 30 parlamentari si sono presentati all'appello, temendo i restanti di venire assaliti dalla folla degli indignati.
Piazza Sintagma (dinnanzi al Parlamento) alle ore 12.00
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
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