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rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
10 Febbraio 2010

Delle certezze

“Io non ho certezze.”
“Ne sei certo?”
“No, altrimenti sarei certo di qualcosa”
“Quindi non sei sicuro di non avere certezze.”
“Esatto, io certezze non ne ho!”
“Sicuro?…”
“No…”

 

Se c’è un aspetto che ha caratterizzato tutto il pensiero moderno, questo è sicuramente rappresentato dall’assenza di certezze, relegate quasi esclusivamente nell’ambito religioso (avere delle certezze è oggi sinonimo di “credere” aprioristicamente).
Tutto il percorso della modernità, da un certo punto di vista, si potrebbe leggere come una lunga opera di smantellamento delle credenze e delle convinzioni dell’uomo pre-moderno:  la presenza di Dio, la centralità dell’essere umano nel creato, l’esistenza di realtà che oltrepassano quelle percepibili con i cinque sensi.
Persino la fisica contemporanea ormai discute solo di “possibilità” e “probabilità”.
Non esiste l’impossibile, ma il poco probabile, così come non esiste l’assolutamente certo, ma l’assai probabile.
La domanda che ne consegue è semplice e secca: è possibile sviluppare una qualsiasi forma di pensiero, senza possedere delle certezze?

7 Febbraio 2010

Avatar, New Age e Neospiritualismo


(Avvertenza: nell’articolo che segue vengono rivelati in parte alcuni aspetti della trama del film)
(Avvertenza seconda: articolo aggiornato dopo la pubblicazione; eliminato capitolo riguardante lo scrittore Colin Wilson)

Avatar, l’ultima fatica del regista pluripremiato James Cameron, ha riscosso un atteso e prevedibile successo planetario, un successo che può ben rientrare nella categoria delle profezie che si auto avverano, a seguito di una massiccia campagna di marketing durata diversi mesi ed una spasmodica attesa alimentata da tutti i media.
La trama del film in sé non presenta tratti originali, e ripercorre un ferreo copione più volte sperimentato nelle produzioni americane: come in Balla coi lupi o in Pocahontas la storia ripercorre le vicende dell’eroe appartenente ad un mondo civilizzato ed aggressivo che dopo essere venuto a contatto con la cultura locale di un territorio di conquista ne rimane affascinato e si unisce ai “buoni selvaggi”, rinnegando la sua precedente identità.E’ chiaro che la produzione non ha di certo puntato sull’originalità della trama nell’impostazione della storia, dal momento che fin dal primo momento di visione si intuisce chiaramente tutta l’evoluzione degli eventi successivi, compresa la prevedibile storia d’amore tra il protagonista e la bella guerriera “locale”, l’inevitabile scontro tra le due culture e la vittoria finale dei “buoni selvaggi”.
La scarsa originalità del copione passa però in secondo piano in un film del genere, dal momento che tutta l’operazione punta sulla valorizzazione degli effetti speciali, i più sofisticati e spettacolari della storia del cinema, e sulla creazione accurata e coinvolgente di un nuovo mondo alieno ed onirico, il pianeta Pandora, vero protagonista della storia.

In Avatar si narra di avvenimenti che si svolgono in un ipotetico futuro, un futuro in cui il genere umano sta esaurendo le risorse della terra dopo averne devastato l’ecosistema, trovandosi così costretto a ricercare materie prime essenziali per la propria sopravvivenza in pianeti lontani.
Giunta a Pandora, la spedizione dei terrestri ha come risultato la devastazione anche di questo pianeta, una vera e propria invasione che non risparmia nemmeno i nativi alieni, una specie umanoide, visti come un impedimento alla riuscita della missione.
Non si fa fatica nell’individuare nel comportamento degli umani in viaggio su Pandora una allegoria dell’opera delle varie colonizzazioni dei popoli occidentali nel corso della storia, laddove nel corso dei secoli non hanno mai esitato a distruggere e sottomettere le popolazioni locali delle terre che conquistavano, con l’unico scopo di sfruttarne le risorse per ragioni di profitto materiale.

Il messaggio trasmesso dal film è dunque un messaggio forte, un vero e proprio atto di accusa nei confronti dell’arroganza delle colonizzazioni occidentali e del disprezzo dimostrato nei confronti delle culture delle popolazioni locali, sottomesse per fare spazio all’espansione dei conquistatori.
Detto di sfuggita, si potrebbe qui cogliere una certa incongruenza nel trovarsi di fronte ad un’opera squisitamente commerciale, figlia di quella industria cinematografica americana che del profitto ha fatto il suo unico obiettivo, che si pone in maniera “critica” di fronte alla “sete di profitto” dell’uomo occidentale e civilizzato.
In fin dei conti, l’idea di produrre un film commerciale e dispendioso come Avatar, organizzando un viral marketing aggressivo con lo scopo di raggiungere il record di incassi nei botteghini di tutto il mondo, fa proprio parte di quella cultura occidentale-capitalista che il film stesso denuncia.
Gli stessi Na’vi, gli abitanti di Pandora la cui cultura è descritta con ammirazione all’interno della storia, di sicuro non saprebbero che farsene del  cinema e di un film come Avatar.In altre parole, se Cameron e la produzione hollywoodiana del film hanno potuto ottenere incassi stratosferici è proprio grazie al fatto che nel pianeta terra la cultura erede degli occidentali-capitalisti denunciati nel film è preponderante.

Ma questo è solo uno dei piccoli paradossi dei tempi moderni, ed una industria altamente capitalista, come quella di Hollywood, che ottiene cospicui guadagni creando un’opera che denuncia la mentalità capitalista rientra perfettamente nei canoni di totale confusione del mondo contemporaneo.


L’aspetto più importante del film, però, è il messaggio religioso che viene veicolato, un vero e proprio catechismo di massa di quel neospiritualismo che da qualche decennio a questa parte si sta diffondendo quale vero e proprio culto dominante nella società occidentale, e non solo.
Lo stesso pianeta Pandora altro non è se non la fedele trasposizione di Gaia secondo la visione dello scienziato inglese James Lovelock, per anni tra i principali punti di riferimento del movimento New Age.
Secondo tale visione, detta teoria di Gaia, il pianeta terra nel suo complesso consiste in un enorme organismo vivente, in cui ogni creatura vegetale animale e minerale compartecipa nell’equilibrio generale, nello stesso modo in cui un organismo vivente è composto da cellule e tessuti.
L’uomo, in questo scenario, rappresenta solo uno degli elementi che compongono il sistema, ed il suo ruolo assume un carattere più negativo che vitale per l’equilibrio generale, una idea fatta propria dal movimento ambientalista moderno.
In Avatar, quindi, Pandora assume tutte le caratteristiche della Gaia descritta da Lovelock: nel pianeta ogni creatura è interconnessa con tutte le altre, ed il tutto compartecipa nel grande spirito di Eywa, la Dea Madre venerata dal popolo dei Na’vi.
Il  culto di una Grande Madre è un altro rimando ai movimenti neospirituali moderni che si rifanno ai culti ctoni del passato, trasfigurandone il senso originario.
A differenza della concezione delle religioni tradizionali, dove la natura viene concepita quale creazione e manifestazione della divinità, questi culti moderni concepiscono la natura come divinità a sé stante, concetto messo in evidenza nel film di Cameron, dove il culto dei nativi è indirizzato direttamente allo spirito di Eywa, una presenza tangibile e concreta di carattere ctonio, terrestre.
Si potrebbe facilmente cadere nell’errore di accomunare la spiritualità descritta nel film con quella di popolazioni che per secoli hanno mantenuto dei culti che riservavano un grande rispetto per la natura e le sue creature, come ad esempio fece la cultura dei nativi americani.
Ma mentre per tali culture il creato meritava venerazione in quanto emanazione di un grande spirito trascendente, identificato principalmente con Manitù, per i Na’vi la Grande Madre consiste nel pianeta stesso.
La differenza è sottile ma sostanziale, e l’incomprensione di tale difformità rappresenta un’altra delle caratteristiche dottrinali dei movimenti neospiritualisti moderni.
Un altro elemento importante all’interno del film è rappresentato dal  grande albero all’interno del quale i Na’vi abitano: tale presenza non può infatti che rimandare al simbolismo dell’Axis Mundi, l’albero sacro che per diverse culture del passato era espressione del collegamento tra la realtà celeste e quella terrena.
Chiamato Yggdrasill dai popoli scandinavi e Irminsul dai Germani, la figura dell’albero sacro rivestì una grandissima importanza nella mitologia delle culture precristiane europee, ed una valenza simile si ritrova nella cultura dei nativi del pianeta Pandora.
Si può quindi osservare come in Avatar la filosofia ecologista-new age, così come determinate tematiche mistiche ed esoteriche, trovino un potente veicolo di divulgazione, per mezzo di una riuscitissima operazione di propaganda.
Lo spettatore non può che abbracciare in pieno la visione dei nativi,  contrapposta a quella brutale occidentale – materialista, e nello stesso momento per mezzo di un messaggio apparentemente filo-ambientalista vengono introdotte al grande pubblico tematiche prettamente religiose di carattere ben più profondo.

29 Gennaio 2010

Strani antisemiti in Grecia

La sinagoga di Chanià

Giovedì 20 Gennaio l’autorevole Wall Street Journal pubblicava un articolo molto duro nei confronti della nazione greca, dal titolo “La vergogna della Grecia moderna“.
“I ripetuti attacchi incendiari in una sinagoga in Grecia dimostrano che la Turchia non è la sola nazione Mediterranea afflitta da anti-Semitismo.”

Cos’era successo?
Era accaduto, in effetti, qualcosa di assai grave: la sinagoga della città di Chanià, in Creta, era stata attaccata due volte nell’ultimo mese.
Profanata da ignoti già il 3 Gennaio, la sinagoga veniva incendiata nuovamente il 17 Gennaio, con un atto vandalico barbaro e vergognoso.
Il Wall Street Journal, tra gli altri, coglieva l’occasione per sferrare un duro attacco nei confronti della società greca, percorsa, a suo dire, da uno strisciante antisemitismo.
L’articolo citato si soffermava anche nel segnalare come fossero stati dei non greci ad impegnarsi nel salvataggio del luogo di culto, e precisamente un giovane albanese ed un marocchino.Gli attacchi al popolo greco da parte dell’articolista non si risparmiavano:
“La Grecia soffre della mancanza di una leadership morale, religiosa e sociale in grado di denunciare la vergogna dell’antisemitismo, che si tratti di vandalismo o del banale paragonare Israele con i nazisti da parte dei media”
Parole dure, che proseguivano col denunciare l’ignoranza del popolo greco di fronte alla propria storia e al rapporto della comunità greca con quella ebraica in passato.
Una grande lezione di civiltà, non c’è che dire, da parte dell’autorevole giornale americano.
Parole però pronunciate forse con troppa fretta.

E’ successo, infatti, che analizzando i nastri registrati dalle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi presenti nella stessa via della sinagoga, si è scoperto che gli autori degli incendi erano degli insospettabili.
Più precisamente, si è scoperto che si trattava di due giovani americani in stanza nella base Nato di Souda, nei pressi di Chanià, aiutati da altri due britannici, anch’essi di stanza nella stessa base, e da un greco che lavora sempre, chi l’avrebbe mai detto, per la medesima base.
Gli alti vertici militari americani si stanno ora muovendo a livello diplomatico per ridimensionare la questione.

Una situazione davvero curiosa.

 

26 Gennaio 2010

Cenni di Numerologia

Nel seguente articolo sono presentate alcune considerazioni di base riguardanti il complesso tema della numerologia: di conseguenza, la trattazione non ha la pretesa di essere esaustiva, ma offre solamente alcune indicazioni introduttive all’argomento.


1
. Il principio

Il numero uno rappresenta l’unità, il principio originario.
Nell’ uno le visioni tradizionali hanno sintetizzato l’idea dell’unità primordiale, la divinità prima della creazione, comprendente ogni realtà in potenza ed ogni idea che potesse essere pensata.
Il concetto dell’uno è a-temporale.
Nello stesso momento, il numero uno evoca l’unità primordiale verso cui ogni cosa tende, è l’alfa e l’omega verso cui ogni cosa creata è destinata a ritornare.

2
. Dio e l’altro da sé

Il numero due è il simbolo della dualità, e in esso è racchiuso il mistero della creazione.
Se nel numero uno troviamo il principio creatore che comprende ogni aspetto del reale, presente passato e futuro, il due racconta l’atto creativo, il momento in cui la divinità primordiale genera l’altro da sé, dando forma alla materia che non ha ancora preso forma.
Nel due avviene quel processo di scissione necessario per l’origine del creato, ad un livello macro-cosmico.
Ad un livello inferiore, micro-cosmico, questa stessa dualità si rispecchia nella contrapposizione degli opposti: caldo e freddo, alto e basso, bene e male, maschio e femmina; la loro opposizione riflette ad un livello materiale la prima grande divisione, una separazione che è tale solo in apparenza.

3 . La Trinità

Nel numero tre è sintetizzato il completamento stesso della creazione, e l’origine della vita.
L’atto creativo non è infatti completo con la scissione dualistica.
Dopo che il principio si è separato da sé generando il creato, infatti, compare un terzo elemento atto a completare l’opera: si tratta della forza o essenza che mette in collegamento le prime due realtà, il creatore e il creato.
Immaginando il principio primordiale come la realtà che crea, e il creato come la sua opera, il terzo elemento è rappresentato proprio dallo sguardo del creatore, dall’atto di guardare.
Questo è il fondamento di ogni trinità: il creatore, il creato, e ciò che unisce i due.

Nella più antica cosmogonia della mitologia greca i tre elementi vengono identificati in Caos, Gea ed Eros.
Caos è lo spazio indistinto, l’infinito che tutto contiene (l’uno).
Gea (o Gaia) è la materia prima di assumere forma, compresa in Caos (Caos e Gea, la dualità).
Eros è la forza di attrazione che fa convergere la materia e con un atto di amore dà vita ad ogni cosa.
Ciò che unisce, il terzo elemento, è propriamente l’amore.
Nello stesso modo la Tradizione cristiana racchiude il mistero del creato nella Sacra Trinità Padre (creatore), Figlio (generato) e Spirito Santo (la forza di unione che lega ogni aspetto del visibile e del non visibile).

4 . Il Mondo

Con il quattro si passa da un livello metafisico ad un livello propriamente terreno: il quattro è infatti il numero
per eccellenza della realtà plasmata.
Per questo motivo quattro sono i punti cardinali che delimitano i confini del mondo creato, e  quattro sono le stagioni, che scandiscono lo scorrere del tempo.
Il quadrato nel suo significato primordiale è il simbolo della terra, della realtà racchiusa sotto il cielo, come quattro erano i fiumi che sorgevano nel paradiso terrestre e in quattro parti venivano suddivise le città degli uomini (da cui quartiere), per ribadire la loro realtà materiale.
Il quattro può anche essere letto come 3+1, e l’unità che si aggiunge è proprio la materia che prende forma, passando dallo stato in potenza a quello in atto.

5 . Il Microcosmo e l’Uomo

Il cinque è il simbolo del microcosmo e dell’essere umano.
Va letto come 4+1, ovvero come la realtà materiale in cui trova posto una creatura ad immagine e somiglianza di Dio, che riporta in basso una scheggia dell’unità primordiale celeste.
La stella a cinque punte con la punta rivolta verso l’alto sintetizza graficamente la realtà microcosmica dell’uomo, lo scopo della sua esistenza nel mondo materiale e la sua naturale predisposizione verso il ricongiungimento con il principio creatore.
Nello stesso modo sono cinque i sensi per mezzo dei quali l’uomo può entrare in contatto e conoscere il mondo materiale.

6 . La Parodia


Il sei è un numero conflittuale.
Nel sei, letto come due volte tre, si ritrova la trinità con un suo doppio, di matrice opposta.
Il sei può essere visto come la parodia della trinità che si contrappone alla creazione primordiale, il rifacimento terreno di ciò che ebbe luogo ad un livello superiore all’inizio dei tempi.
Così come tre volte sei, ovvero il compimento dell’inganno, è il numero della bestia secondo l’Apocalisse di Giovanni.
Il numero sei trova perfetta rappresentazione nel cosiddetto sigillo di Salomone, raffigurante due triangoli equilateri dai versi opposti che si intrecciano: sono così raffigurate la forza primordiale della creazione e la sua parodia nella loro contrapposizione terrena, simbolo della lotta che si svolge a livello materiale tra le forze della creazione e quelle della dissoluzione.

7
. L’armonia


Il sette è il numero dell’armonia e del compimento.
Da leggersi come 3+4, porta in sé l’essenza del processo creativo intrinseco nella trinità (il 3) con la sua attuazione terrena (il 4).
Sette di conseguenza sono i giorni necessari a Dio per la creazione, come ancora oggi i giorni in cui è suddivisa la settimana (il piccolo ciclo).
Sette sono le note con le quali si possono comporre le armonie e le melodie in musica, e sette i colori dell’arcobaleno in cui la luce stessa si scompone
Il numero sette rappresenta di conseguenza il raggiungimento supremo dell’armonia nel mondo sensoriale.
Così Roma, Costantinopoli e Mosca, le tre Rome, sorgono su sette colli, a ricordare la funzione della polis quale luogo civilizzante in cui l’essere umano ricrea l’armonia della natura rendendola docile alle sue esigenze.

8. L’Elevazione


Il numero otto rappresenta il superamento dell’armonia terrena e l’ elevazione verso la realtà celeste.

Nella Tradizione cristiana l’otto è associato alla Madonna, la Madre di Dio, tramite tra l’uomo e la realtà divina.
Per lo stesso motivo, nel medioevo europeo i battisteri venivano costruiti su pianta ottagonale, dal momento che per mezzo del battesimo l’uomo rientrava in contatto con il creatore e recuperava la sua ascendenza divina.
L’ottagono, inoltre, era considerato quale la figura geometrica intermedia tra il quadrato (simbolo del mondo materiale) e il cerchio, rappresentante l’universo superiore.


9 . Tre volte Tre


Il numero nove si ottiene moltiplicando per tre volte il tre, risulta quindi rappresentazione di una perfezione superiore, posta ad un livello maggiore rispetto a quello secolare.
Inteso come 8+1 indica il passo successivo all’elevazione terrena, verso uno stato dell’essere inconoscibile per l’uomo ancorato nell’universo sensoriale.

10
. Tetraktys


Il numero dieci è composto dalla somma dei primi quattro numeri (1+2+3+4), e deve la sua importanza prevalentemente all’uso del sistema di numerazione decimale.
In tale sistema, il dieci rappresenta la conclusione della prima decade, (essendo lo zero non contemplato), l’ultimo gradino di una scala posta al primo livello della serie numerica.
Occorre però ricordare che la valenza e il simbolismo dei numeri è in parte indipendente dal sistema numerale in uso: come si vedrà, la conclusione del ciclo in numerologia è più propriamente rappresentata dal numero dodici.

11 . Il Doppio


Il numero undici ha una doppia valenza.
Visto in ottica del sistema di numerazione decimale rappresenta il primo passo compiuto a seguito della conclusione di un primo ciclo, e quindi sinteticamente evoca un nuovo inizio.
Considerato però il numero dodici quale più appropriato per la definizione di un ciclo ultimato, il numero undici assume la valenza dell’opera incompleta, la perfezione non ancora raggiunta.

12
. Il Ciclo


Il numero dodici rappresenta propriamente il ciclo compiuto.
Per tale motivo in antichità l’anello del cielo che circonda la terra venne diviso in dodici settori, giunti ai nostri giorni all’interno della ruota dello Zodiaco.
Il dodici era il numero che sommava l’armonia del creato (il 7) con il microcosmo dell’uomo (il 5), e veniva inoltre ottenuto moltiplicando il numero della materia e del mondo (il 4) con la perfezione della creazione (il 3).
Così 12 erano gli Apostoli di Cristo, e dodici sono ancora oggi i mesi di un anno (il ciclo maggiore di base, quello intorno al Sole).


13 .
La rottura dell’ordine

Il numero 13 va letto quale 12+1, ed evoca l’uscita dal ciclo, la rottura del compimento e l’inizio di un processo nuovo ed ignoto.
Per tale motivo ricorre spesso nel simbolismo delle società  iniziatiche che si prepongono una ristrutturazione dell’ordine esistente, volendo esse in tale modo ribadire la loro volontà di dare inizio ad un nuovo ciclo che superi e rimodelli il ciclo precedente._______________________________________


Bibliografia utile di base:
– Biedermann Hans, Enciclopedia dei simboli, Garzanti, 1999
– Beigbeder Olivier, Lessico dei simboli medievali, Jaca Book, Milano, 1997
– Guénon René, Simboli della Scienza Sacra, Adelphi, Milano, 2000
– Schwaller de Lubicz Rene, Il Tempio dell’Uomo, Edizioni Mediterranee, 2000
– Tresoldi R, La Qabbalah, De Vecchi Editore, 2002

21 Gennaio 2010

Coesiamoci coesi in una coesa coesione

In questo blog ci si occupa poco della politica nostrana, dal momento che il palcoscenico in cui i nostri rappresentanti si muovono è un palco di periferia, in cui si inscenano recite e pantomime grottesche e ripetitive.
Tra i vari ruoli che nella recita trovano luogo, però, quello che nei decenni spicca per boriosità è il personaggio che di volta in volta deve impersonare il “Presidente Super Partes”, il Capo dello Stato Garante dell’equilibrio e dei Sacri Valori Laici su cui si fonda la Repubblica (maiuscole obbligatorie).

Un ruolo ingrato, sotto certi punti di vista, reso a malapena sopportabile da un umile stipendio di qualche milione di euro.
La maschera del Garante della Costutizione costringe infatti l’attore ad una interminabile esposizione di triti luoghi comuni, un continuo proferire il nulla assoluto condendolo di una sfilza di retorici barocchismi.

Il Paese è coeso“, “Occorrono regole condivise“, “La discussione sulle riforme non deve prescindere da un civile e sereno confronto parlamentare“, e via baroccando sul nulla spinto.
Curiosamente, qualsiasi personaggio venga chiamato ad interpretare il ruolo del “Capo dello Stato” come per magica transfigurazione mistica diviene immediatamente “equilibrato, autorevole, ponderato”, e le sue parole sono sempre ascoltate con ossequio e devozione.
Si tratta di un vero e proprio Sacerdote Laico.

Nel filmato che segue, l’ultimo in ordine di tempo di questi attori chiamati ad impersonare il ruolo del Sacerdote Laico si esibisce in una chiara dimostrazione di coesione e condivisione delle regole, e di umile rispetto nei confronti dei cittadini di cui di lì a qualche anno sarebbe diventato primus inter pares.


Nell’ intervista, risalente all’epoca in cui l’attuale Capo dello Stato svolgeva la missione di europarlamentare, un giornalista della Tv tedesca chiede conto della disparità tra il costo del biglietto aereo con cui il nostro si recava a Bruxelles e il rimborso spese da lui intascato.
Il futuro Garante della Costituzione risponde in modo poco coeso e poco sereno.
In nome della trasparenza.

(grazie a Tristantzara per la segnalazione del filmato)