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-o- Too late to die young -o-
16 Marzo 2021

Contaminazione e ossessione

Disturbo Ossessivo Compulsivo: cause, sintomi e cura

[…]il disturbo ossessivo compulsivo (conosciuto anche come DOC o OCD in inglese), è un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni.[…]
Colpisce circa il 2-2,5% della popolazione generale[…]
Il sintomo centrale è la presenza di ossessioni e compulsioni o sole ossessioni[…]
La presenza di ossessioni e compulsioni comporta una marcata sofferenza, compromette il normale funzionamento sociale e lavorativo del soggetto[…]
Esempi di ossessioni sono pensieri come:
“Potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della discoteca”; “Non devo pensare al nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi”; “Se non controllo che tutti i file siano chiusi, qualcosa di brutto accadrà”;“ Potrei dire qualcosa di brutto senza accorgermene”.
Ad esempio, all’ossessione “le mie mani sono piene di germi pericolosi” si può mettere in atto il comportamento di disinfettare le mani con amuchina; è un tentativo di allontanare il problema della percepita o temuta contaminazione; evitare di toccare le maniglie delle porte o portare i guanti rappresentano un tentativo di prevenire la ricomparsa del pensiero di essere contaminato.[…]

Si tratta di un disturbo serio, ed uno dei modi in cui con più frequenza si manifesta è il terrore di essere “contaminati”.
Anche prima che questa situazione emergesse, tutti noi conoscevamo qualcuno particolarmente ossessionato da germi e batteri, persone che dovevano pulire le maniglie delle porte prima di aprirle, che avevano sempre con sé disinfettanti per sterilizzare ogni superficie prima di riporci qualsiasi cosa, che una volta in casa passavano ogni istante del loro tempo libero nella più certosina pulizia e “sanificazione” di ogni angolo delle stanze, ininterrottamente.
Queste persone, che soffrono di un grave disturbo, sono spesso consapevoli della inutilità ossessiva dei loro gesti, ma ciononostante non riescono a farne a meno.
Spesso soffrono enormemente la loro condizione, perchè una vita “normale” è loro preclusa, avendo terrore di frequentare luoghi pubblici, “contaminati”, o luoghi affollati dove potrebbero rimanere vittima dei virus e dei batteri delle altre persone.
Ora, immaginate cosa succederebbe se queste persone, che soffrono di un disturbo serio e che andrebbero aiutate, avessero facoltà di imporre delle norme sanitarie al resto della popolazione, norme che sono generate dalle loro personali ossessioni, che avvallano le loro fobie.
Esatto, non c’è bisogno di fare lo sforzo di immaginare cosa potrebbe succedere.

13 Marzo 2021

Dove il nemico non è


“Sii dove il tuo nemico non è.”
Sun Tzu, L’arte della guerra.

E’ ormai evidente che siamo in guerra, una guerra subdola che le elites stanno portando a termine contro le masse.
Hanno in mente una idea di mondo che vorrebbero plasmare, e noi siamo di intralcio.
E’ una guerra particolare, una guerra in cui lo Stato ha fatto milioni di prigionieri senza dover intraprendere alcuna battaglia sul campo.
E’ una guerra che stanno vincendo con la collaborazione degli sconfitti, che porgono le mani affinchè vi siano applicate le manette, ringraziando i carcerieri e chiedendo ulteriori pene.
Non si tratta di iperboli.
Abbiamo forse dimenticato che attualmente vige ancora il coprifuoco? e cosa sarebbe, tale misura, se non una forma di arresti domiciliari?
In questa guerra ci sono nemici i politici, i medici che hanno abbracciato la criminale narrazione ufficiale ripudiando la loro vocazione, ci sono nemici i magistrati e i giudici, e sono loro complici, spesso inconsapevoli, le forze dell’ordine e la massa che accetta tutto questo.
E’ una guerra in cui ci ritroviamo soverchiati e senza alleati.
In una situazione simile, l’unica operazione possibile è la vigile attesa.
Con il 90% dei prigionieri che parteggia per gli aguzzini è inutile sperare in una sovversione, al momento.
Occorre attendere, e non impazzire.
Muoversi con cautela, con circospezione.
A passo leggero, facendosi invisibili.
Evitando la scure del nemico, che al momento ci sovrasta in numero e potenza.
E facendo una corazza attorno alla propria anima, affinchè la malvagità e l’empietà che ci viene scagliata addosso non penetri in noi, nelle nostre profondità.
1 Marzo 2021

Anarchia e Cristianesimo

Tratto da “Anarchia e Cristianesimo”, di Jacques Ellul

“Quando Gesù appare per la prima volta, all’inizio del suo ministero, i Vangeli ce lo mostrano alle prese con la “tentazione”.
Il diavolo lo tenterà tre volte; [nella] seconda di queste tentazioni il nemico condusse Gesù su un’alta montagna, gli indicò tutti i regni del mondo e la loro gloria dicendogli: “Tutte queste cose io ti darò se, prosternandoti, mi adorerai” (Matteo IV, 8-9); o ancora: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perchè è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo” (Luca IV, 6-7).
[…]
Si tratta del potere politico in generale, “tutti i regni della terra”[…]
Ciò che questi testi dicono è davvero straordinario: tutta la potenza e la gloria di quei regni, dunque tutto quanto concerne la politica e l’autorità, appartengono al “diavolo”, tutto ciò gli è stato dato e lo dà a chi vuole.
Ne consegue che coloro che detengono un potere politico l’hanno ricevuto dal demonio e dipendono da lui.
[…]
Gesù non nega [la pretesa del demonio], non dice infatti: “Non è vero, tu non hai potere sui regni…”
Gesù non contesta la sua affermazione, ma si rifiuta di ricevere questo potere perchè il demonio gli chiede di prostrarsi e adorarlo; ed è soltanto su questo che Gesù gli risponde: “Tu adorerai il Signore Dio tuo e lo servirai, lui solo”.
Si può così dire che tanto nella cerchia di Gesù quanto nella prima generazione cristiana i poteri politici, quello che noi chiameremmo lo Stato, sono proprietà del diavolo e che coloro che posseggono il potere l’hanno ricevuto da lui.”
Jacques Ellul, Anarchia e Cristianesimo

24 Febbraio 2021

Legalità e moralità

Donne arrestate per aver indossato costumi da bagno che violavano le normative. Chicago 1920

Non omne quod licet honestum est

Non tutto ciò che è lecito è onesto.
Ed allo stesso modo, non tutto ciò che la legge vieta è immorale.
Il concetto secondo il quale “ci sono delle leggi, vanno rispettate”, concetto che spesso viene ripetuto, specialmente in questo periodo di restirzioni, contiene indubbiamente una notevole fallacia.
Le leggi vanno rispettate se non si vuole incorrere in sanzioni, ma la loro mera esistenza non ne garantisce in automatico anche una intrinseca moralità.
La storia umana è attraversata da una lunga serie di governi e poteri vari che hanno imposto norme ingiuste ed abbiette, e non occorre spingersi indietro di secoli per ricordarne qualche esempio, nemmeno limitarsi a considerare i regimi cosidetti “tirannici”.
 
Negli Stati Uniti, paese simbolo della democrazia per eccellenza, ad esempio, fino al 1967 in certi stati erano ancora proibiti i matrimoni misti tra bianchi e neri.
Storicamente parlando, il 1967 è dietro l’angolo.
E anche all’epoca, dove vigeva la segregazione razziale, c’era chi affermava “è giusto che i neri stiano fuori da questo locale, ci sono delle leggi, vanno rispettate”.
 
Noi occidentali democratici di fine millennio siamo infine stati educati col pensiero che la questione delle “leggi ingiuste” appartenga al passato: l’idea che ci è stata trasmessa è che con una continua ed inarrestabile avanzata il progresso ci abbia finalmente portato in una era in cui la libertà e la democrazia hanno trionfato, in cui certe aberrazioni appartengono solo al passato, e che finalmente siamo giunti in un periodo in cui le leggi rappresentano il culmine della probità e della moralità.
 
Tutto questo in un momento storico in cui quelle stesse leggi limitano le basilari libertà degli esseri umani, dalla libertà di spostamento, di lavoro, di aggregazione.

E mai come oggi risuona stridente il vecchio mantra delle “leggi che ci sono e che vanno rispettate”.

 

22 Febbraio 2021

Il tradimento della medicina


L’uomo come macchina sterile, l’oblio del concetto di salute “psico-fisica”, il grande tradimento della medicina contemporanea.

Un aspetto innegabile della gestione dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è rappresentato dal grande balzo all’indietro compiuto dalla medicina moderna nel rapportarsi con la salute dell’individuo.
La medicina moderna si definisce sostanzialmente a partire dal XIX secolo, quando venne individuata con sempre maggiore precisione l’esistenza dei microrganismi e il loro rapporto con lo svilupparsi delle malattie.
Si scoprì gradualmente che molte patologie erano causate da piccoli parassiti, che gli stessi microrganismi erano responsabili delle infezioni, e col tempo si misero a punto rimedi atti a contrastare la loro opera (sterilizzazione, antibiotici, norme basilari di igiene).
Basti ricordare, a titolo di esempio, il modo in cui la mortalità delle madri e dei neonati nel momento del parto crollò vertiginosamente quando i medici iniziarono a lavarsi le mani tra un intervento e l’altro, evitando così di infettare i nascituri e le partorienti.
Questi progressi fecero fare alla medicina un balzo in avanti enorme, e furono centinaia di milioni le vite umane che da allora furono salvate.
Di lì a poco si entrò in un’epoca in cui a livello scientifico il positivismo e il meccanicismo si imposero come teoria dominante: ogni aspetto del mondo tangibile, compreso l’essere umano, poteva essere investigato e compreso a partire da principi fisici e meccanici.
L’uomo stesso finì per essere considerato come una macchina, un organismo che necessità di determinate sostanze per funzionare, e che risponde alle leggi meccanicistiche del mondo materiale.
Il benessere dell’individuo, di conseguenza, dipendeva dal mantenimento di un equilibrio delle funzioni vitali corporee.

Questa visione strettamente meccanica, pur fondandosi su alcuni assiomi indiscutibili, si dimostrò nel tempo incompleta: in particolar modo per quanto riguarda l’essere umano, vi erano anche altre componenti che entravano in ballo, e che si scoprì che non potevano essere ignorate.
Non bastava garantire il sostentamento e gli altri bisogni basilari all’uomo per renderlo “efficiente e soddisfatto”: la mente umana risultava più complessa, e la felicità umana richiedeva innumerevoli altre componenti, aspetti che abbracciavano il campo non strettamente materiale.
Si tentò allora di studiare anche queste componenti non materiali in maniera “scientifica”, e si svilupparono a tal proposito le scienze psicologiche; queste altro non furono che un tentativo di far rientrare anche gli aspetti non quantificabili e non misurabili del vivere umano all’interno di un paradigma coerente con la scienza contemporanea.

Col tempo la medicina comprese quindi che nel garantire la salute dell’individuo non si poteva prescindere anche dalla sua situazione “psicologica”.
Il concetto di equilibrio personale si ampliò e si iniziò a parlare di salute “psico-fisica”.
Una corretta alimentazione, una condotta prudente nei confronti degli agenti esterni, un continuo monitorare le proprie condizioni fisiche era considerato prioritario, ma altrettanto importante per la salute del singolo era considerata la sua condizione “sociale”, i suoi affetti, le soddisfazioni del vivere quotidiano, la sua socialità.
Si scoprì addirittura che il benessere psicologico rafforza lo stesso sistema immunitario: psiche e corpo lungi dall’essere due attori separati risultarono essere parte di un unico processo.

Ora, nell’affrontare l’emergenza sanitaria attuale, la medicina nel suo complesso pare aver dimenticato tutte queste realtà che fino a pochi mesi fa venivano considerate verità assodate e pluridimostrate in ambito medico.
Cancellando in un solo colpo i progressi di più di un secolo, il mondo medico è tornato a considerare l’individuo una mera composizione materica.
La risposta che è stata data al diffondersi dell’epidemia è stata infatti esclusivamente meccanicistica: totale isolamento per non andare incontro al patogeno, bando di ogni interazione sociale, dispositivi per filtrare l’aria che si respira, una igienizzazione ossessiva e compulsiva dell’ambiente circostante.

In tutto questo le necessità psicologiche sono state del tutto ignorate.
Le interazioni sociali, il semplice contatto con la natura all’aria aperta, le esigenze ricreative, tutti aspetti che erano considerati indispensabili per la corretta salute di ogni essere umano sono state bandite, criminalizzate.
Tutto ciò che fino a ieri ci rendeva realmente umani è stato demonizzato.
L’uomo è tornato ad essere considerato una semplice macchina, senza altre componenti, senza ulteriori bisogni se non il cibo e il non venire a contatto con pericolosi parassiti.
Un tradimento epocale di tutto il mondo medico, un rinnegamento criminale di tutto ciò che rende gli uomini “umani”.