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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
19 Aprile 2009

Televisione: il nostro tema quotidiano


Nella scuola dell’obbligo una delle prove durante le ore di italiano consiste nel tema in classe.
Il professore detta dei titoli agli alunni, i quali devono comporre uno scritto che tratti dell’argomento.
Similmente, i nostri mezzi di informazione periodicamente scelgono dei fatti da trattare, decidono che rappresentano la questione più importante per il paese, e tutta la popolazione, dai bar ai blog, si occupa di tale argomento, che diviene principale oggetto di discussione tra persone colte e meno colte.
La televisione, in primis, fa le veci del professore che assegna un compito, e tutti vi si adeguano.
Argomenti che per giorni occupano la gran parte dei telegiornali, con svariati approfondimenti e gran sfoggio di opinionisti, passano in seguito al totale dimenticatoio, sostituiti  da altri altrettanto effimeri.
Ecco quindi la questione sicurezza, l’emergenza stupri, il caso di Eluana Englaro, il delitto di Garlasco.
Tutta l’attenzione del pubblico viene canalizzata verso determinati fatti di cronaca, che vengono presentati quali questioni di centrale interesse, mentre in realtà rappresentano fatti marginali, se paragonati al complesso degli avvenimenti nazionali ed internazionali di gran lunga più importanti.

Mentre tutti i telegiornali, ad esempio, aprivano le loro edizioni e dedicavano metà della loro programmazione alla delicata vicenda di Eluana Englaro, una grande tragedia ma pur sempre privata, la crisi economica galoppava e centinaia di migliaia di persone, nella sola penisola, perdevano il proprio posto di lavoro, mentre l’intero impianto finanziario mondiale vacillava preludendo periodi ancora più difficili.

Così come la faccenda dell’ Alitalia, per diversi giorni presentata quale questione centrale nella vita del paese, per poi essere definitivamente accantonata.
Al punto che dopo tanto discutere, la notizia del fallimento della compagnia di bandiera pare non interessare più nessuno; davvero uno strano metro di giudizio.

L’indignazione degli italiani è come il latte. Fa presto a scadere. Come nel caso della nostra compagnia di bandiera: Alitalia. Che quest’autunno – per settimane, anzi mesi – è stata ospite fissa di prime pagine, tiggì e delle bocche degli italiani. E che ormai è già finita nel dimenticatoio. Un oblio che sa di lusso, visto che il suo salvataggio è costato svariati miliardi di euro. Ed un lusso che non tutti si possono permettere. Cosa che sanno bene le vittime dell’ennesimo crac e degli ennesimi bond.

Quale crac? Ma quello della compagnia di bandiera. Probabilmente se ne sono accorti in pochi. Ma la cosiddetta nuova Alitalia – quella privata, quella degli imprenditori patrioti (copyright: Silvio Berlusconi); insomma quella di Colaninno&co – è, sì, risorta come l’araba fenice. Ma dalle ceneri della vecchia, quella (semi)pubblica, perchè ancora controllata dal ministero del Tesoro. Che in compenso è finita in amministrazione straordinaria. Ovvero: è fallita. Lasciando con un palmo di naso migliaia di risparmiatori.

Chiaramente gli argomenti che catalizzano l’interesse delle persone vengono scelti in base al riscontro emotivo che possono generare.
Non si tratta semplicemente di distrarre l’opinione pubblica da questioni scottanti ed imbarazzanti per i governanti, quanto piuttosto di plasmare il pensiero delle persone offrendo delle direzioni su cui confluire la propria capacità di ragionamento.
E’ una operazione sottile, dal momento che il potere più grande che si possa esercitare su di un individuo consiste nella capacità di direzionare i suoi pensieri.
Si tratta, in altre parole, del primo passo di un complesso meccanismo attraverso il quale, soprattutto per mezzo dei media, si ottiene quell’ipnosi di massa di cui tutti, in maniera diversa, siamo vittime.

19 Aprile 2009

Anastasis


Nell’ iconografia ortodossa il tema della resurrezione raffigura Cristo nel momento in cui risale dall’Ade e trascina con sé Adamo ed Eva, a simboleggiare l’umanità redenta.
Sotto i piedi di Cristo si scorgono catene e lucchetti infranti, allegoria di una schiavitù che ha termine.
Osservano la scena i profeti e i Re.
Αληθώς Ανέστη

16 Aprile 2009

Il mondo tra 10 anni


Io mi immagino famiglie molto numerose, composte da membri di diverse generazioni che condividono lo stesso tetto per necessità.
E tante persone che lavorano i campi.
Tanta tecnologia e poche possibilità di sfruttarla.
Mentre ai piani alti avvengono diversi cambiamenti repentini, i confini vengono ridisegnati e il concetto di libertà totalmente rivisto.
Qualcosa di simile.
E voi, come vi immaginate il mondo tra 10 anni?(il video iniziale ha funzione esclusivamente apotropaica)

14 Aprile 2009

Massoneria a Striscia la Notizia

Striscia la notizia è la trasmissione televisiva più seguita in Italia, e la sua popolarità è tale che non necessita di ulteriori presentazioni.
Risulta quindi particolarmente curioso constatare come la sigla finale della trasmissione stessa sia un palese inno massonico.
La canzonetta in questione, con la quale il programma ha termine, viene sempre sfumata dopo le prime note, ed è visibile nella sua interezza solamente nelle repliche notturne.
Apparentemente è un testo leggero che ironizza sulle decisioni del governo a proposito della riforma scolastica, ma si può intuire un secondo significato senza dover troppo indagare:


PER CHI SUONA LA CAMPANELLA?Grembiulino e vaiè un passepartout
Ciao mammina Byecorri in classe anche tu
zitto che se no son guai
che goduria quante novità
obbedienza, tutto cambierà
viva il Gran Maestro che ci salveràè unico
cappuccini e babàstudia i numeri
e l’abbiccì – agli esuberi
gli Paghiamo il Taxì – tutti a casa signorsì
quattro cinque sei e un sette più
ora è tutto ok
con i voti è un bijou
è la scuola take a way
col compasso un bel cerchio fa
sulla cattedra si è messo già
bravo il Gran Maestro che ci salverà – è unico
cappuccini e babà


Per cogliere i vari riferimenti al mondo della libera muratoria non occorre essere grandi esperti della massoneria , ma è sufficiente una conoscenza di base del simbolismo di cui questa confraternita fa uso.
All’inizio del testo vengono subito citati i “grembiulini”, uno dei modi col quale i fratelli massoni vengono chiamati, per via dei grembiuli rituali che ogni membro deve indossare durante le sedute in Loggia.
E giustamente si fa presente come il grembiulino sia un ottimo passepartout, in un mondo in cui essere membri della massoneria facilita l’apertura di molte porte.
La frase “zitto che se no son guai” riguarda il giuramento massonico, con il quale il massone si vincola alla segretezza; la segretezza, o riservatezza, come i fratelli preferiscono definirla in pubblico, è la prima virtù da rispettare una volta facenti parte dell’ordine.
Poco dopo si accenna anche l’obbedienza,  termine che nel linguaggio massonico indica l’insieme delle logge che unite costituiscono  corpi sovrani, come Grandi Orienti o Grandi Logge.

La canzonetta prosegue citando il Gran Maestro, i cappuccini (allusione al cappuccio indossato durante i rituali) e  il compasso, insieme alla squadra il simbolo più noto della massoneria.
I riferimenti alla massoneria sono talmente evidenti  che non si pone alcun dubbio sul loro reale significato.

Più difficile invece stabilire il senso di una scelta simile da parte degli autori del programma.

Considerato il carattere satirico della trasmissione si potrebbe pensare che si tratti di un testo ironico nei confronti del mondo massonico.
Eppure, nonostante i riferimenti siano chiari e per nulla velati, l’argomento in questione rimane perlopiù sconosciuto alla grande maggioranza degli spettatori del programma, e se
davvero vi fossero intenzioni ironiche dietro il motivetto, sicuramente non verrebbero colte dal pubblico.
Più probabile quindi che si tratti di una sorta di divertissement, uno strizzarsi l’occhio tra fratelli massoni che si divertono nel parlare apertamente di loro stessi,  nella convinzione che pochi coglieranno i chiari riferimenti  alla loro organizzazione, e quei pochi che lo faranno saranno tra coloro che poco si sorprendono di fatti come questo.
Una ulteriore conferma a sostegno di questa ipotesi giunge dalla trasmissione Veline, ideata anch’essa da Antonio Ricci, vera eminenza grigia della televisione italiana.

In tale programma aveva luogo un concorso nel quale si sceglievano le ragazze che avrebbero svolto il ruolo di veline nella trasmissione satirica.
Nella scenografia della trasmissione faceva mostra di sé, in modo spudorato, un altare massonico, dove la fiamma ardente di Prometeo – Lucifero era retta da due colonne,  presenti in ogni tempio massonico a simboleggiare la Forza e la Bellezza ed a ricordare le due colonne poste all’ingresso del Tempio di Gerusalemme.
La presenza di una stella a cinque punte completava il quadro, per frugare ogni dubbio rimanente di qualche eventuale scettico.


10 Aprile 2009

I poveri diavoli

Il nuovo ordine mondiale, i suoi tristi esecutori, e la vera sfida da affrontare.



Pare che il corso della storia abbia deciso di accelerare il suo moto in questi tempi, e gli eventi si susseguono a ritmi sempre più sostenuti.

Potrebbe anche trattarsi di una semplice sensazione, o forse no.
Comunque stiano le cose, si stanno verificando fatti intravisti negli anni passati da coloro che ipotizzavano l’esistenza di manovre e manovratori poco propensi a mostrarsi sotto la luce dei riflettori,  e di decisioni prese all’infuori di ogni apparato governativo consolidato noto.Ecco quindi che concetti quali il Nuovo Ordine Mondiale, fino a poco tempo fa esclusivo appannaggio dei teorici della cospirazione, sono improvvisamente diventati di dominio pubblico, sdoganati dai grandi della terra e presentati quale soluzione ai problemi che il pianeta attualmente attraversa.
Pare quasi che questi grandi si divertano a dare vita alle preoccupazioni ed ai timori di coloro che vengono catalogati quali “complottisti”, attuando diligentemente, passo dopo passo, il piano che avrebbe condotto verso la creazione di quel nuovo ordine.
Ancora in tempi non sospetti, ad esempio, si attendeva l’arrivo di una grande crisi finanziaria, che si sarebbe presto tramutata in crisi sociale e sarebbe servita da pretesto per una riorganizzazione globale, e così è stato.
Sembra quindi che il paradigma “complottista”  abbia saputo dare una giusta chiave di lettura degli eventi, l’evolversi dei quali ricalca con una certa accuratezza le intuizioni che quel modello di analisi aveva suggerito. Si può giudicare questo paradigma  stravagante, e guardare le cosiddette teorie della cospirazione  con sufficienza e scetticismo.
Chi è di questo parere solitamente trova assai improbabile l’esistenza di centri decisionali dagli ampi poteri al di fuori degli organi democratici, e tende altresì ad escludere la possibilità che i vari governi possano operare a danno dei cittadini.
Si potranno criticare i singoli politici, ed individuare tra di loro persone poco oneste, ma nel complesso l’idea delle strutture democratiche che agiscono contro il cittadino non verrà presa in considerazione.

Vi sono poi coloro che di tali questioni si disinteressano, coloro i quali ritengono la vita quotidiana in sé una preoccupazione sufficientemente grande di cui occuparsi, con i suoi mutui, la famiglia da mantenere, la difficoltà del lavoro.

Per queste persone semplicemente non c’è tempo, e soprattutto interesse, nell’occuparsi di temi talmente lontani dalla quotidianità, temi dei quali non se ne verrebbe comunque mai a capo.

La  stragrande maggioranza delle popolazione fa parte ovviamente di questa ultima categoria.
E sia chiaro che non si dà qui alcun giudizio di merito sulle scelte del singolo individuo; ogni uomo ha le sue priorità e compie le proprie scelte.

Quanto segue quindi non interessa particolarmente questi gruppi di persone, ma è rivolto principalmente  a coloro che negli avvenimenti che osservano scorgono ombre poco definite, ombre di decisioni prese in luoghi inaccessibili all’opinione pubblica, e ipotizzano l’esistenza di persone influenti che dietro le quinte siano in grado di dare una determinata direzione al susseguirsi degli eventi stessi.

E’ necessario quindi fare anche i conti con questa convinzione, in un secondo momento.
Perché si corre il rischio di divenire particolarmente vulnerabili quando il velo diviene trasparente, quando nei governanti si scorgono gli oppressori e le sbarre della recinzione che ci circonda divengono visibili.
Ci si può lasciare andare allo sconforto, covare un senso di rabbia persistente che logora l’anima come fosse acido, oppure farsi travolgere dalla paura.
Tutti sentimenti che, per quanto umani e comprensibili, vanno abbandonati in fretta.
In primo luogo perché deleteri a noi stessi.
In secondo luogo perché risulta molto più produttivo concentrarsi sulle opere utili che ancora si possono attuare.
Senza pretendere miracoli od eroismi: il lavoro più importante ognuno è chiamato a farlo dentro se stesso.
Per quanto sia un concetto spesso banalizzato, e questo è un chiaro segno dei tempi, resta pur sempre una nozione fondamentale da tenere a mente.

Vi sono piani più grandi di noi che devono compiersi, e uomini piccoli che fungono da esecutori.
Noi vediamo questi esecutori e li crediamo potenti, ma sono in verità dei poveri diavoli.
Appaiono potenti ed importanti perché tendiamo a giudicarli con il metro di misura che loro stessi ci hanno imposto: il denaro, il possesso, il potere.
Ma queste non sono scale di valore per giudicare un uomo, e rendersene conto significa fare un grande passo per sfuggire al loro stesso “dominio”.
Una volta compreso che questi non sono i valori con cui confrontarci, ci renderemmo conto che le persone che ci incutono a volte timore ed a volte rabbia per mezzo dei loro piani, sono in realtà dei poveracci, schiavi di una visione distruttiva, seminatori di dolore ed ingiustizia.

Anime perse in corpi corrotti.
Sanno fare del male, ma sono da compatire.
Occorre quindi non lasciarsi imprigionare una seconda volta nella loro visione, e rifiutare in toto la loro scala di valori.
Non serviranno più né la paura né la rabbia, e si scoprirà un piano superiore dove quegli stessi individui non potranno avere alcuna influenza: si tratta del piano della realizzazione personale, dell’incontro intimo con quello che veramente conta, della ricerca a cui ognuno è chiamato, una ricerca che conduce al centro per poi risalire, una ricerca che porta ad avere un nuova visuale del mondo.

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