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-o- Too late to die young -o-
28 Gennaio 2009

Cosa succede in Grecia?

Dagli scontri di Dicembre alle proteste degli agricoltori: cronache di una nazione sull’orlo del crack.

Dopo i violenti scontri che hanno caratterizzato la fine del 2008, una nuova protesta sta avendo luogo in questi giorni in Grecia.
A manifestare questa volta sono gli agricoltori, che richiedono allo stato maggiori sovvenzioni per i loro raccolti.

Le mobilitazioni vanno avanti da una decina di giorni, e gli agricoltori hanno a lungo bloccato con i loro trattori le arterie principali del paese, permettendo il solo passaggio delle merci deperibili e dei medicinali.

Il malcontento degli agricoltori ha in verità origini lontane, e la questione è strettamente legata con l’evoluzione del mercato internazionale dei generi alimentari: i prodotti agricoli di un paese relativamente avanzato come la Grecia da un decennio a questa parte non sono più competitivi con quelli dei paesi in via di sviluppo, e questo è un problema che riguarda tutte le nazioni cosiddette benestanti.

Per evitare che i campi vengano abbandonati, in queste nazioni i governi centrali sostengono la produzione agricola con onerose sovvenzioni.

E’ il caso degli Stati Uniti e dell’ Unione Europea.

Se non fosse per questi sussidi, per i contadini molte produzioni agricole non risulterebbero economicamente vantaggiose, dal momento che il ricavato dalla vendita della produzione stessa non copre le spese della manodopera, dei fertilizzanti e delle attrezzature necessarie per il raccolto.
Complice la crisi economica e la corruzione titanica dell’amministrazione greca, le sovvenzioni dell’Unione Europea che arrivano nelle tasche dei contadini si sono ridotte sensibilmente, ed a questo si è aggiunto il crollo sul mercato dei prezzi di diverse produzioni agricole, come il cotone o gli agrumi.

Si è quindi giunti al punto in cui tonnellate di arance marciscono al suolo, poiché la manodopera necessaria alla raccolta verrebbe a costare molto di più del guadagno che la vendita degli agrumi assicura al mercato, così come enormi distese di campi di granoturco si offrono spontaneamente quale banchetto per i corvi ed altri volatili.
Questa situazione è paradossale specialmente per una nazione come la Grecia, praticamente sprovvista di un settore industriale e che basa la propria economia sull’agricoltura e sul turismo, mentre la maggioranza della popolazione è impiegata nel terziario, a gestire non si sa bene che cosa.

E se in un paese la cui più grande ricchezza sono i prodotti del suolo non è più conveniente coltivare la terra, diviene naturale nutrire una certa preoccupazione per i periodi che verranno.

La Grecia nel panorama europeo è sempre stata considerata una nazione povera, fino agli anni 70, un angolo di Europa in cui praticamente la rivoluzione industriale non è mai arrivata, dove si è passati da una economia da ancien regime all’era informatica senza passaggi intermedi.

Una nazione povera che era riuscita comunque a raggiungere la autosufficienza alimentare, e che era entrata nel salotto dell’Europa che conta con il vestito buono della festa ereditato dai nonni e le scarpe bucate.

Negli ultimi 30 anni la Grecia è comunque diventata a tutti gli effetti una nazione occidentale, raggiungendo il benessere dei parenti europei e colmando il divario dei decenni precedenti.

Ma è stato un falso benessere, frutto di sovvenzioni europee e di un’economia che si è mossa esclusivamente sul debito; una ricchezza che non corrispondeva alla reale redditività della nazione.

Fare i conti con i propri debiti, questa in qualche modo sarà la sorte che attende anche gli altri paesi europei, una sorte che la Grecia ha sperimentato per prima a causa del suo debole sistema produttivo.
E non sarà semplice per i cittadini ritornare al livello di vita precedente.
Con una ulteriore complicazione, rispetto al passato, inoltre.
Per quanto infatti la Grecia fosse una nazione povera fino agli anni 70, quasi tutta la popolazione poteva contare su di una personale periusia, ovvero una proprietà.
La quasi totalità dei greci aveva infatti almeno una casa di proprietà, magari nel paese dei nonni, e qualche distesa di terra da far fruttare.
Negli anni 80 e 90 la gran parte di queste periusie sono state vendute, e dal ricavato delle vendite le famiglie greche hanno ottenuto il necessario per adeguarsi agli standard di vita europei, con l’acquisto di apparecchi tecnologi, automobili ed altre comodità in precedenza poco comuni nella nazione ellenica.
Così, la popolazione greca è passata ad essere da povera ma autosufficiente a benestante ed indebitata.
Ed ora che la crisi è dilagata, ora che il flusso di denaro in prestito si è interrotto, la Grecia si è improvvisamente svegliata senza fondi e con una marea di debiti.

Si sta concludendo un banchetto durato 30 anni.


27 Gennaio 2009

Mai più?


La storia si ripete sempre simile e mai eguale a se stessa.
La memoria dei crimini del passato servirebbe, in teoria, affinché certe tragedie nel tempo non si ripetano mai più.
Ma cosa insegna, questa memoria, se quelle stesse immagini ce le ritroviamo oggi davanti agli occhi, senza comprendere che stiamo osservando lo stesso orrore? Immagini che parlano più di mille parole: la vita degli Ebrei sotto l’occupazione nazista a confronto della vita dei palestinesi sotto l’occupazione Israeliana.
(cliccare sul link per visualizzare le immagini)

Per non dimenticare, appunto.


Grazie a Giuditta per la segnalazione.

26 Gennaio 2009

Ing: Conto Arancio va in rosso

Milano
Ing stima di chiudere il 2008 con una perdita netta di circa 1 miliardo di euro e annuncia “severi passi per ridurre rischi e costi” che prevedono, per il 2009, il taglio di 7mila posti di lavoro. La riduzione di organico rappresenta il 35% dei risparmi di costi operativi stimati per il 2009 in un totale di 1 miliardo. Il direttore generale di Ing, Michel Tilmant, si è dimesso e sarà sostituito dal presidente del consiglio di sorveglianza Jan Hommen, ex responsabile finanziario di Philips.

Le perdite di Ing. Ing ha annunciato per il quarto trimestre “il peggior trimestre per il mercato equity e del credito in oltre mezzo secolo”, una perdita al netto delle voci straordinarie di 3,3 miliardi di euro, incluse 2 miliardi di perdite dal portafoglio di crediti strutturati.
Per sostenere i ratios del gruppo ingil governo olandese coprirà l’80% dei 27,7 miliardi di euro di rmbs (residential mortgage-backed securities) su mutui subprime di ing negli stati uniti. Il governo si farà carico del rischio del portafoglio con uno sconto del 10% e riceverà l’80% della liquidità generata dal p le azioni di ing alla borsa di amsterdam sono in rialzo del 7% a 5,65 euro.

Cari amici di ING, forse è tempo di smetterla di fare pubblicità un po’ da gradassi.
Le cose non vanno poi così tanto bene, mettetevelo nella zucca.

24 Gennaio 2009

Pianificazione familiare: dall'Eugenetica ad Obama


Quando un governo o un ente che ha potere su migliaia o milioni di persone usa il termine “pianificazione”, ciò che solitamente ne segue sono tragedie e fame e carestie, nella migliore delle ipotesi.
Se a voler essere “pianificate” sono poi le vite stesse dei cittadini, e la loro libera scelta nell’avere una famiglia e degli eredi nel modo in cui desiderano, allora ci troviamo di fronte ad uno dei volti più temibili che l’esercizio del potere possa assumere.
Ci si era occupati in passato delle origini e della storia del movimento eugenetico, una storia ancora poco esplorata ma che ha svolto un ruolo molto importante nel corso del XX secolo.
E si ricorderà anche come uno dei grandi obiettivi dei fautori del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale sia la drastica riduzione della popolazione, affinché la stessa risulti maggiormente controllabile.
Non a caso la questione ambientale è stata ampiamente sfruttata dai propagatori del Nuovo Ordine, in una propaganda martellante accompagnata dalla preoccupazione per la sovrappopolazione della terra.

Curiosamente, tutti coloro che si preoccupano per il fatto che nel mondo “siamo in troppi”, individuano sempre lontano da loro gli uomini “in eccesso”.
Quelli che vanno per la maggiore nell’assolvere questo ruolo sono gli africani, – che tanto sono poveri e non producono e non sappiamo che farcene – seguiti dagli indiani e dai cinesi.
Nei circoli elitari invece, da  dove queste idee sulla “sovrappopolazione”  sono propagandate, pare che siano tutti necessari.
Ovviamente nessuno di questi eccelsi luminari propone una bella catarsi di massa, con un po’ di belle bombe atomiche che possano risolvere il problema una volta per tutte.
Oddio, a dire il vero qualcuno che ci ha pensato c’è stato.
E’ il caso della grande guru teosofa Alice Bailey, che aveva salutato quale enorme progresso spirituale per l’umanità l’eventualità di una bomba atomica che facesse qualche centinaio di milioni di vittime.
Questa sua idea era piaciuta così tanto agli illuminati fondatori delle Nazioni Unite che il suo pensiero ha ufficialmente ispirato i testi formativi dell’ Unesco.
Proprio loro, quelli che tra le altre cose aiutano i bambini più sfortunati del terzo mondo dando loro una “istruzione”.

Ma, si diceva, oggi proporre uno sterminio di massa non è indice di bon ton.
Gli stermini si possono attuare, magari invocando il diritto a difendersi, ma per una questione di obsoleta sensibilità è poco opportuno invocarli nero su bianco.
Così, se non si può richiedere la decimazione dei poveri inutili del terzo mondo, si può almeno suggerire loro di scomparire piano piano, magari cessando di riprodursi come bestie.
Nascono così le organizzazioni umanitarie per il controllo delle nascite e per la pianificazione familiare, termini che ormai a coloro che hanno acquisito una certa dimestichezza con i governi totalitari dovrebbero evocare sensazioni di grande preoccupazione.
Ancora nel Luglio del 2008 le Nazioni Unite chiedevano una maggiore pianificazione familiare, ribadendo quale sia il loro effettivo ruolo nell’ambito della costruzione del Nuovo Ordine.
Ed infine, non può non apparire significativo il fatto che uno dei primi provvedimenti assunti dal neopresidente Obama sia stato proprio il voler ripristinare i finanziamenti alle organizzazioni governative che si occupano del controllo delle nascite e che approvano l’aborto:

Barack Obama spiega così la sua decisione di rimuovere il divieto voluto dall’amministrazione Reagan nell’uso di fondi federali per la promozione dell’interruzione di gravidanza all’estero, che è al centro di un palleggiamento politico da 25 anni. Secondo Obama «i vincoli posti dalla Mexico City Policy sono ingiustificatamente ampi nella legislazione vigente, e negli ultimi otto anni hanno minato gli sforzi di promuovere una pianificazione famigliare sicura ed efficace nel Paesi in via di sviluppo». «Per troppo tempo l’assistenza internazionale della pianificazione familiare è stata usata come un tema politico – ha proseguito il presidente americano – in un dibattito senza sbocco che è servito solo a dividerci. Non ho intenzione a continuare in questo dibattito stantio e infruttuoso». «È tempo – ha affermato Obama – che la finiamo con la politicizzazione del tema. Nelle prossime settimane la mia amministrazione comincerà una franca conversazione sulla pianificazione familiare, lavorando per trovare aree di un terreno comune in cui fare incontrare al meglio i bisogni delle donne e delle famiglie in America e nel mondo

Change has come.

24 Gennaio 2009

Obamarea

Ricevo e volentieri pubblico il seguente articolo di Piero Cammerinesi, giornalista che vive a Los Angeles.


Qui negli USA dove vivo, la marea Obama, l’Obamarea – è in continua crescita.
Con la spontanea propensione alla mitizzazione di questo popolo, che non esita ad idealizzare – salvo poi a gettare con altrettanta facilità nella polvere – chiunque faccia qualcosa fuori dall’ordinario o dica qualcosa che l’uomo della strada ama sentirsi dire.
Pensate al pilota che pochi giorni fa è riuscito a far ammarare il proprio aereo, con entrambi i motori in avaria a causa di uno stormo di uccelli – sull’Hudson.
Le trasmissioni televisive non hanno fatto altro per giorni che ospitare le testimonianze dei passeggeri, dei membri dell’equipaggio, degli spettatori di questo (quasi mancato) disastro in diretta.
Era l’eroe del momento, finalmente qualcuno più reale dei miti di celluloide che Hollywood ci ammannisce in abbondanza!
Ore ed ore di interminabili dibattiti, conditi con lacrime e litanie di thank you, thank you, per un pilota addestrato proprio a fare quello che ha fatto, vale a dire mantenere la calma in un momento di difficoltà ed essere presente a se stesso per salvare le vite umane a lui affidate.
Se  Chesley Sullenberger è stato decretato eroe  nazionale per aver fatto semplicemente – anche se con grande sagacia e professionalità – il proprio dovere, potete immaginare come il popolo americano stia vivendo l’insediamento di Obama, il quale, più di chiunque altro prima d’ora, impersona l’american dream.

Parlavo ieri con un mio amico republican, carissimo amico a sua volta di Arnold Schwarzenegger, Governatore della California e repubblicano di ferro anche lui, che – miracolo della natura – dopo averne parlato male negli ultimi mesi, sta sorprendentemente ‘riscoprendo’ la figura del nuovo Presidente, dal quale si aspetta, udite, udite, grandi novità.
Ma come, gli chiedo, fino a ieri sostenevi che mai un nero sarebbe arrivato alla Presidenza e che comunque gli USA avevano bisogno di un republican, ed ora la Obamarea contagia anche te?
Risposta: se la sua campagna è stata pagata dalle stesse lobby che sostengono i repubblicani, che hanno investito su di lui più di quanto hanno fatto per il candidato repubblicano, vuol dire chiaramente che si aspettano da lui che faccia, anzi che sia, quello che loro vogliono.
Se hanno supportato il candidato democratico più del proprio è evidente che sapevano chi doveva vincere e da chi quindi aspettarsi un comportamento conseguente…
È chiaro il concetto?
È evidente che se un giovane ed oscuro senatore dell’Illinois è stato in grado di arrivare alla Casa Bianca in meno di due anni, vuol dire che qualcuno glielo ha permesso se non addirittura ce lo ha voluto.
Dice bene Fausto Carotenusto,  “se tutti gli apparati notoriamente controllati dai veri poteri trasversali – come i media, la finanza e le grandi lobbies politiche – lo hanno sostenuto con grande ed insolito entusiasmo, vuol dire che in qualche modo Obama può fare molto bene i loro interessi”

Beh, tutto ciò non sorprende certamente chi cerca di vedere dietro ed oltre le parvenze dei media e della politica, chi è perfettamente conscio dell’esistenza dei Poteri oscuri, anche se poi, guardandosi intorno, a dire il vero, si resta un po’ frastornati, se non contagiati, dalle aspettative messianiche della Obamarea che dilaga in ogni giornale, in ogni talk-show, su ogni blog.
Ad un certo punto, sapete una cosa? succede che questa aspettativa messianica che sta contagiando il mondo intero penetra nella tua coscienza, insinuando il dubbio: e se fosse vero? e se Obama fosse veramente in grado di realizzare quello che ha promesso?
Perché pensare sempre male?
Perché essere sempre scettici o dietrologi, o prevenuti?
Come sarebbe bello abbandonarci per una volta alla fiducia, alla commossa aspettativa di un mondo migliore…di un giovane e bel Principe, oops, Presidente, scusate, che, come nelle favole, riesce a vincere il Male e a portare il Bene sulla Terra!
Erano proprio questi i pensieri che mi passavano per la testa quando, insieme a qualche centinaio di milioni di americani e forse qualche miliardo di terrestri mi stavo godendo la cerimonia dell’insediamento…
Che scenografia, che commozione, quanti anziani neri in piedi da ore nel gelo di Washington a piangere ed a rievocare i tempi bui della segregazione… ah se ci fosse qui mio padre, ah il mio povero nonno!
Poi d’improvviso mi sono detto: guarda guarda, questo sta facendo fessi tutti. Come parla bene, che belle cose che dice.
Vedi, rimanda a noi la responsabilità del cambiamento.
Giusto. È proprio così, dobbiamo tutti rimboccarci le maniche se vogliamo un’America migliore, God bless America, ed un mondo migliore.
Come si fa a dargli torto…
Eppure, eppure c’è qualcosa che non quadra.
Proprio così, come diceva il mio Maestro, Massimo Scaligero: “Quando tutti, ma proprio tutti, sono d’accordo con una persona, quando tutti appoggiano un leader, io vado dalla parte opposta”.
Lui antifascista quando c’era il fascismo e ‘fascista’ quando si voleva condannare acriticamente anche le poche cose valide del ventennio, mi ha insegnato a pensare.
A pensare liberamente.
E allora, bene Obama, per dirla con Leibniz, il migliore dei Presidenti possibili, ma con cautela, con discernimento.
Mantenendo la propria consapevolezza, la coscienza di tutto il panorama generale del potere, anche di ciò che c’è dietro quello che ci vogliono raccontare i media.
Perché l’inganno più pericoloso è quello di chi dice 99 verità ed una sola menzogna, che inevitabilmente viene acriticamente vissuta come verità.
Perché sarebbe veramente il colmo farci ‘fregare’ da Obama dopo essere sopravvissuti ad un incapace come Bush che ha rappresentato manifestamente la menzogna per otto lunghi anni!