Un attimo o poco prima di prendere sonno, in quel momento in cui il tempo resta sospeso e i minuti sono ore e viceversa, mi capita a volte di concentrarmi sul battito del mio cuore.
L’altra notte si faceva sentire più insistente del solito, secco e regolare, tanto che non riuscivo a pensare ad altro.
“Dai, adesso rallenta un po’ che ci addormentiamo”, gli chiedeva la mente, ma lui continuava imperterrito.
E fu in quel momento, in quella dimensione sospesa tra sonno e veglia che ebbi una piccola epifania: il mio cuore non risponde ai miei ordini, io non sono il suo padrone.
Grande scoperta, si dirà, il cuore è un organo il cui funzionamento non dipende dai comandi del cervello cosciente.
Il cuore batte e basta, per conto suo.
Ma un conto è saperlo, un conto realizzarlo profondamente, in uno stato che va oltre il campo razionale.
E le parole purtroppo servono poco nel descrivere epifanie simili.
“Se non io, chi ti ha ordinato di battere, e di non fermarti? Perchè ignori totalmente la mia, di voce?
E se non posso nemmeno ordinare al mio cuore di fermarsi, se non ho neanche questo controllo su me stesso, come posso dirmi libero, in qualsiasi modo?”
Ho avuto la potente sensazione di essere un ospite, la mia mente dentro un corpo disteso, separato da me, con un cuore che batteva disinteressandosi di me e dei miei pensieri.
Ora, si sa che i folli e i santi se visti dall’esterno sembrano avere molti punti in comune, ma c’è un aspetto essenziale che distingue nettamente i loro universi interiori:
i santi sanno di essere stati palsmati con diverse sostanze, percepiscono le loro diverse componenti, corporee, psichiche, spirituali, e sanno anche giungere in quel luogo in cui esse si fondono.
I folli al contrario sono dissociati, percepiscono le loro essenze come distinte e separate, in una costante lotta tra loro, senza dialogo tra le parti.
Personaggi diversi che si agitano sotto lo stesso tetto.
Santi o folli o semplicemente stolti, si può essere tante cose quando si tenta di regolare i battiti del cuore.
In ogni caso, in quell’attimo ho percepito anche qualcosa di prezioso.
Quel cuore che se ne va per conto suo è l’unica finestra possibile da cui si può intravedere l’altro.
E’ il varco, ed è per questo che non risponde totalmente ai nostri pensieri: il cuore in noi c’era ben prima di noi.
Non sono d’accordo su questa visione limitata del Mondo e dell’individuo. Chi ordina al tuo cuore di battere? Sei tu. Il problema percettivo e’ che tu ti identifichi solo con la comune consapevolezza di veglia, che non sei tu, ma e’ una specie di Radar per essere coscienti di problemi urgenti nel mondo fisico e per risolverli con mezzi che siano circoscritti nello stesso ambito. Ma chi cresce le unghie, i capelli, regola gli organi interni ecc, sei TU. Solo che non sai come fai, perche’ la tua consapevolezza di veglia che agisce con parametri ristretti quale logica e matematica, tra gli altri, non e’ in grado di spiegarli con il linguaggio, che e’ un metodo per scambiare informazioni molto semplici. Nella mitologia Induista il Brahaman non sa come fa l’universo. In quella Ebraica si, perche’ gli ebrei sono sempre stati schiavi della parola.
Spero un giorno di arrivare a poter anche solo intuire il processo di cui parli.
E probabilmente come dici uno dei passi è impatare il “linguaggio”.
Studia Yoga. I maestri imparano a controllare tutti i muscoli del corpo, inclusi quelli involontari e il cuore e ci sono tecniche per regolare respiro, pulsazioni, temperatura corporea…come ogni strumento anche il corpo umano semplicemente devi imparare a usarlo.
O resti li’ con la fascinazione del bambino davanti alle porte automatiche del supermarket e lo stupore davanti alla magia dell’universo che fa aprire le porte quando agita la manina. :’D
Sai che un po’ mi mancava trollare da ‘ste parti? :’D
P.S.: Prendi Stephen Hawking altrimenti, guarda dove e’ riuscito a spaziare intrappolato in un corpo di cui non aveva quasi nessun controllo incolpevole di questo…o come magistralmente dice Leo Ortolani in uno dei capitoli di Rat-Man:
“Prendi Stephen Hawking, paralizzato su una sedia a rotelle e’ riuscito a immaginare infiniti universi”
“Si’ ma gli tocca vivere in questo…”
Come si diceva, non e’ questione di speranza o disperazione ma di volonta’ e determinazione.
L’idea non e’ quella di imparare effetti speciali che non servono a molto (a meno che tu non deva fare arrivare un proiettile a piu’ di un chilometro con un fucile di precisione). L’idea sarebbe di ammettere che noi NON siamo la nostra normale consapevolezza di veglia, che noi non siamo il nostro EGO, il quale e’ solo un apparato per scandagliare problemi e decidere in quale bocca deve andare il cibo o roba del genere. Al di la’ di quello, noi effettivamente gia’ ora comandiamo il nostro corpo, tutto, e tutti i procedimenti biologici che avvengono nel nostro corpo. Imparare a farlo coscientemente, tranne per qualcosa di molto limitato come l’esempio del cecchino, non solo e’ inutile ma puo’ mettere in situazioni di disagio e persino pericolose, come chiedere ad un millepiedi di capire e comandare tutti le sue zampette essendo conscio di ogni movimento, una via sicura per avere un millepiede ribaltato.
Quindi capire che una cosa e’ uno strumento ma NON imparare a usarlo bene o come funziona in generale (perche’ hai paura di…usarlo male se cerchi di imparare a usarlo? :’D)?
Interessante teoria. Comunque non ho detto che DEVI per forza farlo, era solo un esempio a confutazione di uno dei presupposti del ragionamento…mi sembrava chiaro.
Devo avere una capacita’ non comune ad esprimermi male, perche’ mi sembra di averlo ripetuto piu’ volte: TU SAI GIA’ COME REGOLARE TUTTE LE FUNZIONI DEL TUO CORPO PERCHE SE NON LO STESSI GIA’ FACENDO NON POTRESTI ESSERE VIVO E FUNZIONANTE. Il fatto che non puoi descrivere come tu faccia e che non possa capirlo, saperlo, secondo le modalita’ dell’Ego dello stato comune di veglia non vuol dire che tu non lo stia usando. Diro’ di piu’: cercare di usare queste facolta’ per ottenere effetti magici e’ deleterio e causa solo problemi a se ed agli altri, oltre che essere completamente inutile e destinato alla rovina. La realta’ e’ che non puoi misurare i litri con un metro, non puoi raccogliere il mare con una forchetta e non puoi mangiare un menu’ (puoi, ma e’ solo carta).
Quindi se io studio arti marziali e da anni non mi capitano incidenti o ossa rotte per cadute o altri imprevisti perche’ ho migliorato la mia efficienza fisica e il mio controllo motorio ed equilibrio, per esempio, sono un MATTO CHE PRATICA LA MAGGIAAAAAH… :’D
Per cercare di misurare i litri con un metro, anche un ubriaco che va a schiantarsi in auto contro un platano sta gia’ usando l’auto solo che non poteva capire come. Ma e’ quello che ha preso la patente che va incontro alla rovina. Oh yeah. :’D
P.S.: Anche il tuo sistema immunitario funziona e lo stai usando anche se non sai come e perche’…quindi studiare medicina E’ STREGONERIAAAAH e porta alla ROVINAAAH… :’D
Continuiamo?
A fraintendere? Sta a te. La Medicina, comunque E’ stregoneria. Non ha niente a che vedere con una scienza piu’ o meno esatta, quella che ha a che vedere con una scienza esatta e’ la medicina di Mengele, con i dati sui morti ammazzati.
La Stregoneria si basa su due presupposti:
1. Interpretare i segnali che il Mondo ci manda per fare che le cose vadano come debbano andare. La malattia in questo senso e’ una conseguenza per il non avere seguito quel che avremmo dovuto seguire e per ritornare in carreggiata, visto che il nostro sistema automatico sembra avere delle anomalie, si cerca di stabilire una pratica su suggerimento di segni e simboli.
2. Uscire temporaneamente dai confini dell’esperienza di un cerso stato di consapevolezza per raccogliere quei segnali, tramite una violazione delle leggi fisiche, usando droghe e pratiche ipnotiche.
Questa e’ la medicina, quella vera. Il resto e’ la lista della spesa del Campo di Sterminio.
Come si sara’ notato, non viene mai usata la parola COMPRENSIONE. I processi che non sono sullo stesso piano di coscienza della nostra normale coscienza di veglia non possono e non devono essere compresi. Solo indizi e pratiche possono rimettere a posto qualcosa che e’ andata fuori posto proprio perche’ si voleva comprendere quel che e’ incomprensibile e sostituirsi agli dei, decidendo chi ha diritto di vivere e chi di morire (una frase piuttosto sibillina se non si e’ letto Ismaele di Quinn). Se quei buffoni di Gilgamesh ed il suo compare non tentassero di tagliare l’albero della vita, tutti i giorni, non avremmo la malattia.