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-o- Too late to die young -o-
27 Maggio 2021

Montagne come montagne, acque come acque


Tu prendi un povero contadino analfabeta dell’ottocento, che passa tutta la sua vita sui campi.
Ti dirà che nel mondo esistono i poveracci che sgobbano e i signori che si fanno i fatti loro, a cui dei poveracci non interessa nulla.
Poi prendi un giovane laureato di oggi: ti dirà che la società è complessa, frutto di lotte sociali, di progressi, di perfezionamento delle strutture istituzionali.
Ti descriverà le grandi sfide dei nostri tempi, di come vari enti nazionali ed internazionali si adoperino per analizzare e porre rimedio alle ingiustizie sociali, alle problematiche ambientali, di come le grandi questioni globali richiedano attenta analisi, di come le spinte sociali e culturali della società si muovano per trovare un equilibrio.
Poi vai dal vecchio saggio eremita, che ha passato la sua vita a studiare tutto ciò che può essere studiato, e che prima di ritirarsi ha vissuto in mezzo ai poveri e ai privilegiati, e che ha girato mezzo mondo: ti dirà che il contadino ci aveva visto giusto.

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“Prima di praticare per trent’anni lo Zen vedevo le montagne come montagne e le acque come acque.
Quando giunsi a una sapienza più profonda, vidi che le montagne non sono montagne e le acque non sono acque.
Ora che ho raggiunto l’essenza della sapienza, sono in pace, perché vedo le montagne come montagne e le acque come acque.”
(Ch’ing-yuan)

13 Marzo 2021

Dove il nemico non è


“Sii dove il tuo nemico non è.”
Sun Tzu, L’arte della guerra.

E’ ormai evidente che siamo in guerra, una guerra subdola che le elites stanno portando a termine contro le masse.
Hanno in mente una idea di mondo che vorrebbero plasmare, e noi siamo di intralcio.
E’ una guerra particolare, una guerra in cui lo Stato ha fatto milioni di prigionieri senza dover intraprendere alcuna battaglia sul campo.
E’ una guerra che stanno vincendo con la collaborazione degli sconfitti, che porgono le mani affinchè vi siano applicate le manette, ringraziando i carcerieri e chiedendo ulteriori pene.
Non si tratta di iperboli.
Abbiamo forse dimenticato che attualmente vige ancora il coprifuoco? e cosa sarebbe, tale misura, se non una forma di arresti domiciliari?
In questa guerra ci sono nemici i politici, i medici che hanno abbracciato la criminale narrazione ufficiale ripudiando la loro vocazione, ci sono nemici i magistrati e i giudici, e sono loro complici, spesso inconsapevoli, le forze dell’ordine e la massa che accetta tutto questo.
E’ una guerra in cui ci ritroviamo soverchiati e senza alleati.
In una situazione simile, l’unica operazione possibile è la vigile attesa.
Con il 90% dei prigionieri che parteggia per gli aguzzini è inutile sperare in una sovversione, al momento.
Occorre attendere, e non impazzire.
Muoversi con cautela, con circospezione.
A passo leggero, facendosi invisibili.
Evitando la scure del nemico, che al momento ci sovrasta in numero e potenza.
E facendo una corazza attorno alla propria anima, affinchè la malvagità e l’empietà che ci viene scagliata addosso non penetri in noi, nelle nostre profondità.
2 Febbraio 2021

I nemici dell'intelligenza

Se dovessi definire l’intelligenza, direi che si tratta essenzialmente della capacità di osservare, analizzare i dati a disposizione e di trarne una logica deduzione, avvicinandosi il più possibile al quadro di insieme.
Ancora più nello specifico, si potrebbe dire che la capacità di cogliere un quadro di insieme ampio è una qualità che va oltre il concetto stesso di intelligenza.
Ci sono infatti tantissime persone dalle spiccate capacità intellettive che però concentrano tutte le loro energie in un singolo settore, e quando si allontanano da esso quasi smarriscono ogni capacità interpretativa.
Questo, nello specifico, è un fenomeno tipicamente moderno, laddove il nostro stesso progresso si fonda nella iper-specializzazione.
Abbiamo infatti, nella nostra società, innumerevoli esperti nei campi più disparati, eccellenze nel loro campo di applicazione, che però poco si intendono, o si interessano, dei fenomeni, spesso essenziali, che muovono l’intero meccanismo del nostro sistema.
Come se ognuno di questi esperti sapesse tutto del proprio ingranaggio, poco o niente dell’ingranaggio suo prossimo, e ancora meno della macchina nel suo complesso.
In ogni caso, ritornando all’intelligenza in sè – definita quale capacità di interpretare diversi dati e indizi per trarne un veritiero quadro di insieme (essere in grado di unire i puntini, come si dice in gergo)- possiamo notare come questa capacità, che sulla carta dovrebbe essere appannaggio della maggioranza delle persone, possiede quattro grandi nemici.

Il primo nemico dell’intelligenza è la sopracitata iper-specializzazione.
Tutte le energie e le capacità del singolo vengono convogliate su di un singolo argomento, e tutto ciò che lo circonda rimane perlopiù ignoto.
Semplificando, è la situazione in cui si trova chi passa la sua vita a contare ogni singola cellula di un albero e non si rende mai conto di trovarsi dentro una foresta.

Il secondo nemico dell’intelligenza, ed è un difetto che tocca tutti, in gradi diversi, è il pregiudizio, l’ideologia, la predisposizione mentale.
Se nel caso della iper-specializzazione il quadro di insieme non veniva colto perchè ci si concentrava esclusivamente su di un singolo punto, per colpa del pre-giudizio ci si trova invece nella situazione di avere già in mente un risultato finale a cui si vuole giungere.
Così, con un quadro di insieme già delineato, si finisce per selezionare solo gli indizi che si adeguano ad esso, e che non ne rovinano la struttura.
Questo meccanismo in psicologia si chiama “bias di conferma”, e consiste propriamente nel dare enfasi agli avvenimenti ed ai dati che confermano la nostra idea iniziale, ignorando tutti quelli che la contraddicono.
E’ importante osservare che tutti siamo vittime di questo meccanismo: diviene quindi essenziale esserne consapevoli, e cercare in ogni modo di arginare il fenomeno.

Il terzo nemico dell’intelligenza, in qualche modo legato al secondo, è il conformismo.
Il fare propria l’opinione condivisa agisce su degli strati profondi ed ancestrali della nostra psiche, assicurandoci un senso di protezione, lo stesso che i nostri progenitori, e anche noi stessi, ricaviamo dallo stare in gruppo, dal sentirci, una volta inseriti in un contesto più ampio, più sicuri di noi e più protetti, grazie al “numero”.
A causa del conformismo non si sente più la necessità di fare lo sforzo per interpretare i dati e trarne una conclusione: si aspetta solo che venga fornita una interpretazione comunemente accettata e la si fa propria.

Il quarto grande nemico dell’intelligenza, diretta conseguenza del terzo, è quindi semplicemente la pigrizia.
Perchè il pensare comporta uno sforzo, uno sforzo reale, e spesso non si hanno energie sufficienti per farlo, oppure si preferisce dedicare quelle stesse energie ad altre attività che hanno un rendiconto più piacevole.

18 Gennaio 2021

Due tipi di Demoni

Esistono due tipi di demoni.

Ci sono quelli che mentono – artisti della menzogna e dell’inganno – e ci sono poi quelli che dicono solo la verità, quella verità così tremenda risulta difficile da guardare negli occhi.

Ancora non so di che genere fosse il demone che venne a trovarmi in una notte insonne, ma ecco cosa mi disse:

“Io conosco i tuoi pensieri, so cosa ti tormenta.Ti chiedi perché tutto debba essere così difficile, il perché di tutto questo dolore, perché ogni cosa richieda fatica, e perché una coltre di miseria paia abbracciare ogni cosa.
La risposta è semplice, ma hai terrore anche solo di prenderla in considerazione.
La verità è che l’inferno che temi è già qui, ci stai già vivendo dentro.
Sì, questo mondo è l’inferno, forgiato col preciso scopo di portare dolore e sofferenza.
E la bellezza del creato, mi dirai?
Il sole e le stelle e i tramonti?
E l’amore, come potrebbe esistere l’amore dentro l’inferno, obietterai.
In verità non poteva esistere inferno senza amore, e quello che così chiamate quaggiù fu la creazione più ingegnosa e malvagia del mio Signore rinnegato.
Per far veramente soffrire, oltre ogni limite, occorre promettere.
Occorre offrire, far desiderare, far immaginare la beatitudine.
Per poi negarla.
Quanta sublime malvagità!
Non basta che vi sia la fame, occorre anche la vista del cibo a cui non si può accedere..
Non basta la miseria, serve anche la visione dell’abbondanza, inaccessibile .
Non basta la solitudine dell’anima, occorre anche l’illusione di una unione profonda.
E occorre anche farla assaporare, questa unione, per poco, alla lontana, così che poi la sua privazione rechi un tormento altrimenti nemmeno immaginabile.

Ecco perché non può esserci inferno senza amore, perché l’inferno è privazione, mancanza, ed è necessario che si abbia consapevolezza di quello che manca, e che non si potrà mai raggiungere, per poter soffrire perfettamente. ”

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Il ritorno del Demone

Fu così che il mio demone tornò a trovarmi, in un’altra delle mie notti insonni.
E come le altre volte, ancora non so se le sue parole furono vere, o se si mise di ingegno per inventare una storia fantasiosa.
In ogni caso, ecco cosa mi disse:

“Eccomi, – esordì – arrivo or ora da quell’altro mondo.
Noi demoni non ci andiamo spesso: è un viaggio raro, per noi; diciamo che abbiamo poca giurisdizione da quelle parti, per usare un’espressione a voi cara.
E a dirti il vero, nemmeno mi piace tanto recarmi di là: c’è così poco da fare, per noi…
Sai, in quel mondo vivono centinaia di miliardi di persone, forse molte di più (nessuno tiene il conto, perchè non esiste là l’ossesione per i numeri, i censimenti e i conteggi, come da voi), e quasi tutti sono felici.
D’altra parte come si fa a non essere felici quando ci si accontenta di poco, ed ognuno ottiene quanto gli basta per stare bene, senza bisogno di dover lavorare.
Già, perchè il concetto di lavoro là non c’è: al massimo la gente ha una vocazione.
Anche là ci sono imbianchini, maestri, bottegai, ma la loro idea di lavoro è assai diversa.
Per farti capire, il falegname più bravo e più famoso di quel mondo nella sua vita costruì una sola sedia.
Oh, era una sedia davvero bella, però!
Ci mise più di duecento anni per finirla (sì, vivono molto più a lungo di voi), e poi la lasciò fuori casa sua, lungo la strada, affinchè chi fosse stanco potesse riposarsi un attimo.
E’ ancora lì, e i gatti del quartiere l’hanno anche un po’ graffiata, ma nessuno se ne preoccupa troppo: in fondo, è solo una sedia.
Ma sto divagando…

Ti dicevo, noi demoni abbiamo poco da fare in quel mondo, perchè non ci sono guerre, non ci sono lotte, rivoluzioni, ingiustizie, e persino le malattie sono molto rare.
Non che non ci sia il male: esiste anche là, eccome, ma è davvero molto limitato, appannaggio di pochi, ed è lì che noi agiamo.
D’altra parte, così come non può esserci inferno senza amore, nemmeno l’esistenza di un mondo quasi perfetto sarebbe concepibile senza la presenza del male: come potrebbero, infatti, rendersi conto gli uomini di quanto sono benedetti, se non potessero sperimentare anche la sofferenza, di tanto in tanto?
E il male, da quelle parti, si presenta sostanzialmente sotto una precisa forma, la più terribile, la malvagità primigenia: l’invidia.
E’ così che scava nel cuore e nelle viscere dei più deboli, e li corrompe da dentro, scheggia dopo scheggia.
Quando qualcuno inizia a pensare che gli alberi del suo vicino producano frutti migliori, quando qualcun altro sente come un’ingiustizia il fatto che il suo amico abbia una moglie più bella, ecco che il verme dell’invidia inizia ad insinuarsi nella sua anima, e da lì in poi – amico mio – ti assicuro che parte un lungo precipizio.

Anche il mio Signore Rinnegato cominciò così la sua discesa.
Questo verme contagia pochi di loro, in verità, ma il loro destino è quasi sempre segnato.
Una volta morti, li aspetta infatti una tremenda condanna: sono destinati ad un mondo fatto di dolore e sofferenza, un mondo in cui regna l’ingiustizia e l’avidità, in cui la malvagità e la furbizia sono la norma.
Finiscono dritti all’Inferno.

Rinascono qui, nel vostro mondo.

Anche tu eri uno di loro, nell’altra vita, e chissà quale fu l’oggetto della tua invidia, e con quale bramosia lo desiderasti, per essere stato condannato a rinascere qui…
D’altra parte, vi è stato dato proprio quello che volevate: qui potete continuare ad invidiare quanto volete – e ce ne sono di cose da invidiare, in questo mondo, fatto di numeri, in cui tutto viene misurato, valutato, quantificato…
In ogni caso, sappi che oltre il vostro ce ne sono anche altri, di inferni, la discesa può essere ancora più profonda.
Ma di questo ti parlerò un’altra volta”


12 Gennaio 2021

L'arma del Diavolo

“Nessun arma è tanto potente nelle mani del Diavolo quanto la nostra disperazione.
Egli è ancora più contento quando ci disperiamo, rispetto a quando pecchiamo.
Per questo San Paolo temeva molto più la disperazione del peccato.
Così dopo aver detto a coloro che lo ascoltavano “mostrate chiaramente il vostro amore nei confronti di colui che ha peccato” aggiunse anche il motivo: “affinchè non lo inghiotta il Diavolo a causa della profonda disperazione che lo opprime.”

Ieormonaco Aghiorita Benedetto