C’è una cosa che so, con assoluta ed incrollabile certezza, un qualcosa che mi è stato trasmesso, che ho compreso, una verità che ho riconosciuto come tale nel momento stesso in cui mi ha raggiunto.
La nostra presenza in questo mondo è una necessità.
Noi tutti, uno per uno, siamo necessari.
E qui mi rivolgo in particolar modo a coloro che navigano nel buio, io per primo, che incespicano in sassi e pozzanghere e a volte giungono dinanzi a baratri che paiono inghiottire il senso di ogni cosa.
Siamo qui perché dovevamo esserci, stolti e ciechi e sbandati.
E la realizzazione personale, lo stare in pace con se stessi, il conoscere a fondo la propria vera essenza, armonizzarsi col creato, essere “felici”, sono tutte cose bellissime, obbiettivi nobili, importantissimi, ma non è quella la meta necessaria, per noi.
Si tratta di grandi benedizioni, la felicità stessa è il dono più grande.
Ma c’è una strada per ognuno di noi, e non tutte passano da lì.
E non è questione di arrendersi, accontentarsi, rassegnarsi.
E’ questione di vedere la propria singolarità per quello che è, una particella preziosissima, una scheggia divina di infinito valore senza la quale tutta la creazione verrebbe a mancare.
Ecco quindi quello che ho capito: siamo qui perché dobbiamo esserci, portiamo a spasso i nostri pesanti carichi perché stiamo edificando l’universo intero, con la nostra presenza, il nostro amore, il nostro dolore, la nostra stoltezza.
E dobbiamo sempre ricordarcene.
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