Quanto durerà la prossima guerra civile americana?
Quante federazioni nasceranno a seguito del collasso degli Stati Uniti d’America?
Saranno sei, come sostiene Igor Panarin, o forse più semplicemente il territorio statunitense confluirà nel famigerato progetto del Nafta?
La Nigredo è giunta al culmine?
E’ il tempo delle scommesse, a quanto pare.
La dis-Unione, la North American Union, o semplicemente l’ignoto. La prima ipotesi mi sembra forzare la logica delle cose. Non ci sono più volontà istituzionali da parte delle persone e delle residue comunità, vere o presunte che siano. Anche soltanto il proclamare una secessione, o un nuovo indipendentismo, è TROPPO per le persone del 2010. A meno che l’operazione venga “ordinata” dalla stessa Amministrazione in Disunione. Mi sembra un controsenso. Più facile che, se non nel 2010, almeno entro il 2012, addivengano alla NAU. Se la crisi interna allo stato confederale centrale è somministrata dai poteri di cui parliamo, allora quel potere non promuove altro che la centralizzazione. E non hanno cento anni per raggiungerla, attraverso una fase di dis-unione e tribalismo. La devono raggiungere entro vent’anni al massimo, a tutti i costi. E poi c’è l’ignoto. Forse è l’ipotesi più verosimile. Si verificheranno diversi “Waco siege”. Gli Scientologisti proveranno a prendere il controllo di determinate aree. I simili nella razza si coalizzeranno, ma ci saranno anche coalizioni imprevisti, inter-razziali e persino inter-religiose. La campagna ovviamente tornerà a prendere il sopravvento sulle città. I ricchi soprattutto saranno in fuga. Magari verranno tutti a risiedere sul Lago di Como, chissà.
Intanto Obama ha affittato la suite presidenziale (ovvio) di un grande e prestigioso albergo, nei pressi della W.H. In attesa di silurarsi dentro. Costo per una singola notte? Molte migliaia di dollari. Finchè tutto fila liscio, eh.
O.T. – complimenti per la citazione su CDC !
Buon Anno Santa.
Padella
Ciao Messier
anche a me l’ipotesi di nuove federazioni pare un po’ azzardata; in uno scenario di dis-gregazione sembrerebbe più probabile una riorganizzazione le cui caratteristiche siano assai lontane da quelle di uno stato-nazione.
Si tratta ovviamente di scenari “ipotetici”, ma quello che risulta interessante è che tali previsioni che fino a pochi mesi parevano estremamente fantasiose, per usare un eufemismo, oggi vengono considerate con più attenzione.
Quello che è certo è che il clima è assai mutato, ed è un clima “percepibile”, anche se non è immediato prevedere a cosa porterà.
A presto :-)
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Ciao Padella,
buon anno anche a te :-)
dopo tutti questi interrogativi…
come essere ottimisti?
(p.s., per Francesco, il lago di Como è già al completo!):-)
Blessed be, Carlo
Se la tua cartina geografica sarà corretta io tifo per il mèxico..sì senor y senores.
Il destino dell’America è quello dell’Europa.L’America ci precede soltanto di pochi decenni , ma noi la seguiamo in tutto.Potevi mostrare una mappa uguale coll’Europa del futuro , i fenomeni sociologici e le dinamiche economico-politiche sono simili e fanno parte dello stesso sistema di vita.Ricordiamoci che in fin dei conti l’America è un continente europeo. Le lingue ufficiali sono l’inglese ,lo spagnolo ,il portoghese e il francese.Gli americani (del nord e del sud , non fa di differenza ) sono in gran parte , come diceva lo scrittore argentino Borges , europei in esilio. Roberto Minichini
quante incertezze,
il Tempo, che deciderà,
nei probblemi ci sono anche le soluzioni,
basta trovarli,
ancora in tempo :-)
un caro saluto,
fiduciosa per un futuro migliore!
John Titor parlò di una guerra civile americana…
Ciao Santa, mi dispiace tornare con un commento che più scemo di questo non si poteva… ma a quest’ora tarda, dopo aver visto speciali su speciali, dopo aver sentito il vicesindaco di milano lamentarsi (!!!!!!!!!!!!!!!!!!!) perché la manifestazione di oggi pro-gaza aveva impedito ai milanesi di godersi i negozi aperti a milano….. io, dico davvero, non riesco più a pensare a nulla.
ma quando l’uomo è diventato così bastardo? (perdona il termine)
ciao carissimo
dimenticavo… la nuova veste grafica mi piace! più stilosa!
Immaginare scenari futuri è un’attività che cela aspetti interessanti, ma anche risvolti poco felici.
Il profeta dell’Islam diceva; diffidate delle genti del due.
Nessun numero nella storia è stato così pernicioso come il due, in effetti lo troviamo generalmente nelle guerre, nelle divisioni, nell’informatica, e nelle previsioni.
Lo troviamo dunque in ogni conflitto o filosofia profana, la polarizzazione è infatti alla base di ogni abuso e discordia.
Ho letto il tuo bel post su Antigone, al quale non ho molto da aggiungere per la chiarezza e la delicatezza con cui hai presentato la storia, ma mi è sempre sembrato di vedere in quella vicenda un altro elemento, un aspetto, come dire, profetico, un portato che la Grecia ha continuato a rendere vivo fino ad oggi.
E’ la sconfitta di Antigone, della verità “Naturale”, secondo i Padri Kata Fysis, secondo natura equivale a “secondo la volontà di Dio”, ed è proprio da questa sconfitta che la verità non solo si manifesta sempre e di nuovo, ma consente a chi l’abbraccia la trasformazione, la metanoia, il ritorno a quello stato naturale che è il superamento dell’opposizione, dell’antinomia.
Allora in questo scenario di tentativo di nuovo ordine mondiale e di conflitto di civiltà conseguente si vedrà lo spartiacque tra i “Buoni” da una parte e il nemico dall’altra e lì si giocherà l’inganno più terribile e insidioso.
Di questi tempi immaginare scenari futuri pare essere un passatempo molto diffuso.
Previsioni che lasciano il tempo che trovano, ovviamente.
Accadrà quel che deve accadere.
Detto questo, predire una guerra civile in america è ormai fin troppo semplice, così come parlare della crisi economica imminente due anni fa.
Solo gli economisti del sole 24 ore e i bancari non ci potevano arrivare.
Un saluto a tutti, chiedo scusa per non essere stato molto presente in questi giorni.
Ricordo, all’alba della “grande prova di democrazia dataci dagli stati uniti”, un tuo ottimo post che invitava a guardare chi erano stati i sostenitori dell’ “abbronzato”.
Vi lascio sotto un articolo (in inglese), ricordandovi, e questo ora come ora e’ piu’ attuale che mai, che il giorno in cui Obama Hussein vinse le primarie non ando’ a festeggiare in mezzo nel ghetto – finalmente un candidato di coloro – no, egli ando’ all’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), cioe’ la lobby israelo-sionista piu’ potente negli states.
Yes, they can.
ecco l’articolo
ciao
Tango
“Chevron in the White House”
By Amy Goodman
President-elect Barack Obama introduced his principal national-security Cabinet selections to the world Monday and left no doubt that he intends to start his administration on a war footing. Perhaps the least well known among them is retired Marine Gen. James Jones, Obama’s pick for national security adviser. The position is crucial—think of the power that Henry Kissinger wielded in Richard Nixon’s White House. A look into who James Jones is sheds a little light on the Obama campaign’s promise of “Change We Can Believe In.”
Jones is the former supreme allied commander of NATO. He is president and chief executive of the U.S. Chamber of Commerce’s Institute for 21st Century Energy. The institute has been criticized by environmental groups for, among other things, calling for the immediate expansion of domestic oil and gas production and issuing reports that challenged the use of the Clean Air Act to combat global warming.
Recently retired from the military, Jones has parlayed his 40-year military career into several corporate directorships. Among them is Cross Match Technologies, which makes biometric identification equipment. More germane to Jones’ forthcoming role in Obama’s inner circle, though, might be Jones’ seat as a director of Boeing, a weapons manufacturer, and as a director of Chevron, an oil giant.
Chevron has already sent one of its directors to the White House: Condoleezza Rice. As a member of that California-based oil giant’s board, she actually had a Chevron oil tanker named after her, the Condoleezza Rice. The tanker’s name was changed, after some embarrassment, when Rice joined the Bush administration as national security adviser. So now Chevron has a new person at the highest level of the executive branch. With Robert Gates also keeping his job as secretary of defense, maybe Obama should change his slogan to “Continuity We Can Believe In.”
But what of a Chevron director high up in the West Wing? Obama’s attacks on John McCain during the campaign included a daily refrain about the massive profits of ExxonMobil, as if that was the only oil company out there. Chevron, too, has posted mammoth profits. Chevron was also a defendant in a federal court case in San Francisco related to the murder, 10 years ago, of two unarmed, peaceful activists in the oil-rich Niger Delta region of Nigeria. On May 28, 1998, three Chevron helicopters ferried Nigerian military and police to the remote section of the Delta known as Ilajeland, where protesters had occupied a Chevron offshore drilling platform to protest Chevron’s role in the destruction of the local environment. The troops opened fired on the protesters. Two were killed, others were injured. (Rice was in charge of the Chevron board’s public policy committee when it fought off shareholder resolutions demanding that Chevron improve its human rights and environmental record in Nigeria.)
One of those shot was Larry Bowoto, who, along with the family members of those killed, filed suit in California against Chevron for its role in the attack. Just after Jones was named Obama’s national security adviser Monday, a jury acquitted Chevron. Bowoto told me: “I was disappointed in the judgment by the jury. I believe personally the struggle continues. I believe the attorney representing us will not stay put. He will take the initiative in going to the court of appeals.” I met Bowoto in 1998, just months after he was shot. He showed me his bullet wounds when I interviewed him in the Niger Delta. I also met Omoyele Sowore, who has since come to the U.S. and started the news Web site SaharaReporters.com.
Sowore has followed the case closely. Though disappointed, he said: “We have achieved one major victory: Chevron’s underbelly was exposed in this town. … Also there is Nigeria: Protesters won’t give up. … This will not discourage anybody who wants to make sure Chevron gives up violence as a way of doing business. American citizens are increasingly protective of their economy. … Chevron played into fears of … the jurors, saying these are people [the Nigerian protesters] who made oil prices go through the roof. This was a pyrrhic victory for Chevron. If I was in their shoes, I wouldn’t be popping champagne.”
Nigerians know well the power of the military-industrial complex in their own country. While Obama was swept into office promising change, his choice of Marine Gen. James Jones as national security adviser probably has U.S. corporate titans breathing easy, leaving the poor of the Niger Delta with the acrid air and oil-slicked water that lie behind Chevron’s profits.
Denis Moynihan contributed research to this column.
davvero, loro possono…