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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
9 Marzo 2008

Il progetto MK Ultra

Every move you make, every step you take, I’ll be watching you

Spesso ciò che oggi viene definito complottismo col passare degli anni viene catalogato semplicemente come storia.
E’ il caso ad esempio del programma della CIA degli anni 50 e 60 denominato MK Ultra, avente come scopo il raggiungimento del controllo mentale dei singoli e delle masse. Negli anni 70 quando il progetto venne alla luce venne incaricata una commissione per stabilire l’entità dei fatti e il carattere degli esperimenti che venivano condotti su delle cavie umane, per conto della Cia e del governo americano.
Ovviamente il lavoro della commissione, la commissione Rockefeller, si risolse con un nulla di fatto, ma vennero comunque rivelati diversi aspetti di questi esperimenti.

Il Progetto MK-ULTRA secondo la Rockfeller Commision, era il nome di identificazione non di un unico esperimento fatto su delle cavie umane, ma di una serie di applicazioni utili a realizzare una missione che potrebbe essere perfetta per scrivere un romanzo di fantascienza come Frankenstein.
In quei laboratori segretissimi si lavorava con delle sostanze nocive per l’uomo, senza le quali però non sarebbe mai stato possibile portare a termine con successo l’agghiacciante Progetto MK-ULTRA.
Secondo le testimonianze raccolte, il Progetto MK-ULTRA sarebbe stato messo in piedi per tentare di controllare a distanza la mente dell’essere umano e quindi per creare in laboratorio un individuo incapace di intendere e di volere secondo la propria coscienza.
Il Progetto MK-ULTRA sarebbe dunque servito a costruire uomini destinati ad avere un comportamento determinato dai trattamenti degli scienziati, senza poter opporre alcuna resistenza.

Il Progetto MK-ULTRA consisterebbe nel controllo mentale di individui ridotti ad essere come delle macchine comandate a distanza dal volere di uno staff di medici.
Questo inquietante progetto sarebbe avvenuto tramite dei trattamenti basati sulla somministrazione alle cavie di allucinogeni come l’LSD, l’ipnosi e vari messaggi subliminali ripetuti per giorni interi, portando quindi la mente di un individuo a non essere più in grado di poter ragionare in modo libero.
La terrorizzante realtà che sarebbe alla base del Progetto MK-ULTRA fondata sulle violenze fisiche e psicologiche praticate su delle cavie umane, venne alla luce soltanto nel 1977, quando, secondo alcune tesi, quelle folli applicazioni scientifiche erano in atto già da oltre 20 anni.
Ciò significava che se il Progetto MK-ULTRA era realmente esistito, da qualche parte c’erano ancora degli individui che avrebbero potuto dimostrare che l’intera faccenda era realmente accaduta.[…]

La Rockfeller Commission per fare luce sul mistero del Progetto MK-ULTRA pubblicò un documento ufficiale nel quale erano riportate delle confessioni roventi.
Secondo quel testo il direttore della CIA avrebbe rivelato che oltre 30 centri di studio, tra università e altre istituzioni scientifiche, erano coinvolte in un programma intensivo di test che prevedeva la somministrazione di droghe su dei cittadini non consenzienti.
Quelle parole non potevano che far pensare al Progetto MK-ULTRA.

(tratto da :IL PROGETTO MK-ULTRA ED IL MISTERO DEL SIERO DELLA VERITA’ – Un segreto di Stato )

L’illusione che i governi che dirigono il popolo abbiano come scopo il benessere e la sicurezza del popolo stesso è forse una bugia a cui i sudditi si sforzano di credere per rendere meno complicate le loro esistenze.
La verità dei fatti ci dice senza tanti giri di parole che lo scopo primario di ogni forma di potere è il controllo e la sottomissione dei molti, e l’arte del potere consiste proprio in questo.

Si veda anche:

Il progetto MK ULTRA ovvero la scienza come crimine

ORRORI DI UNA SCIENZA ASSERVITA AL MALE

 

6 Febbraio 2008

Nuove tecnologie dal cuore arcano

L’uomo contemporaneo, a differenza dei suoi predecessori, il più delle volte ignora il funzionamento degli oggetti che utilizza.
E’ un fatto curioso, da un certo punto di vista.
Prima dell’era moderna gli oggetti d’uso comune non avevano segreti per chi se ne serviva, fosse stato anche il più umile dei servi.
Ed in effetti non vi era molto da capire nel funzionamento di un aratro, di un ago, di un mulino a vento.
Nei nostri giorni le cose vanno diversamente.
Siamo tutti circondati infatti da strumenti di cui ignoriamo essenzialmente la natura.
Sappiamo accendere un computer, programmare un registratore, possiamo asciugarci i capelli con il phon, mandare un messaggio con il telefono cellulare, ma quello che dentro questi apparecchi succede, ci sfugge.
Come agiscono le microonde?
In che modo i satelliti captano e restituiscono i segnali?
Come è strutturato un microchip?
Per la grande maggioranza delle persone, sono domande non semplici.
Io personalmente, con qualche sforzo, goffamente, potrei anche tentare di rispondervi,
Ho fatto fisica al liceo, mi tengo aggiornato, e probabilmente sarei in grado di abbozzare una risposta.
Ma in verità, il senso profondo di questi meccanismi, mi sfugge; potrei ripetere delle formule di cui ignoro il significato arcano.
Ad esempio, so scrivere al computer, ho anche imparato ad usare il codice html per modificare il templateblog, ma quello che accade dentro il processore, nel momento in cui schiaccio un tasto e contemporaneamente vedo apparire un segno sullo schermo, tutto questo mi è ignoto.
Per me si tratta di magia, nient’altro che magia.
Come è magia per me il premere un bottone e sentire della musica che fuoriesce da delle casse di legno.
Non ho ancora compreso come abbia fatto l’umanità ad imprigionare il suono per poi poterlo riprodurre a piacimento.
E penso che vi sia in fondo anche un senso di frustrazione, palese o meno, in ognuno di noi:  siamo dipendenti dall’uso di strumenti che qualcun altro ha studiato e creato per noi, strumenti che noi non saremmo in grado di costruire.
Perchè fondamento di ogni civiltà è il rapporto tra gli uomini e la conoscenza, una conoscenza diffusa, che permea le attività di tutti i giorni.
Una conoscenza che toccava tutti, anche i più umili, e che faceva di una cultura un bene comune.
Nel nostro tempo la cultura, vista in questa ottica, tocca pochi, mentre i molti usufruiscono delle conoscenze di una piccolissima minoranza.
Stiamo tornando selvaggi, forse.

Pubblica il post
Ok.
Il post è stato salvato e pubblicato.
Magia.

3 Febbraio 2008

Empty Walls

Serj Tankian, musicista di origine armena e leader dei Sistem of the Down, si distingue per l’impegno con cui tratta argomenti spesso ignorati dal mondo del music businness contemporaneo.
Penso che Empty Walls sia una delle migliori canzoni del 2007, ed il video che la accompagna lo è altrettanto.
Una idea semplice, un messaggio che arriva diretto, capace di far riflettere anche coloro che a questa attività sembrano aver rinunciato.


Empty Walls
Serj Tankian

Your empty walls,
Your empty walls,
Pretentious adventures,
Dismissive apprehension,
Don’t waste your time,
On coffins today,
When we decline,
From the confines of our mind,
Don’t waste your time,
On coffins today…
Don’t you see their bodies burning?
Desolate and full of yearning,
Dying of anticipation,
Choking from intoxication,
I want you to be left behind those empty walls,
Told you to see from behind those empty walls…
Those empty walls,
When we decline,
From the confines of our mind,
Don’t waste your time,
On coffins today…

I loved you yesterday,
(From behind those empty walls…)
Before you killed my family,
(From behind those empty walls, the walls…)

Those walls!
Those walls!


Mura Vuote

Le vostre mura vuote
desiderose di attenzioni
lontane dalle apprensioni
non sprecate il vostro tempo oggi sulle bare
quando non approviamo dai confini delle nostre menti
Non sprecate il vostro tempo
oggi sulle bare
Non vedete i loro corpi bruciare?
Desolati e pieni di  desiderio
morenti di aspettative
soffocanti di intossicazione
Vorrei che voi
foste lasciati dietro queste mura vuote
vi dissi di guardare
da dietro  queste vuote pareti
Da dietro queste mura
da dietro queste pareti
 queste pareti

Vi amai ieri,
Prima che uccideste la mia famiglia

da dietro  queste mura…

27 Gennaio 2008

Un nome contro le colpe collettive

Un comportamento aberrante della nostra specie la rende gravemente colpevole davanti al tribunale della vita. Si tratta di una proliferazione esponenziale che non si può definire che cancerosa….
A.Peccei

L’umanità, in quanto concetto, è un’astrazione.
Prima dell’umanità esistono gli uomini, tanti singoli esseri umani, ognuno con il suo nome, ognuno con la sua storia, con le sue esperienze.
Ognuno simile e diverso dal suo prossimo.
La scienza del potere e le sue ancelle, in primis la psicologia, da tempo tentano di propagandare un sentimento che spinga il singolo verso l’annullamento della propria individualità, ed al contempo insistono sul concetto di massa e di “umanità”.

In questa psicologia semplificata non vi sono più singoli, ma questa generica umanità che di volta in volta si accolla tutte le colpe, che divengono così collettive e collettivamente andranno espiate.
I governi, i club di pensiero, i circoli decisionali, ragionano avendo di fronte, o meglio ‘al di sotto’, una massa informe, una massa da tenere a bada, da dirigere in una unica direzione, e ciò che loro eleggono a bene comune diviene l’obiettivo superiore da raggiungere, a costo di qualsiasi sacrifico.

Fu così, ad esempio, che Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma, potè dire:

“Cercando un nuovo nemico contro cui unirci, pensammo che l’inquinamento, la minaccia dell’effetto serra, della scarsità d’acqua, delle carestie potessero bastare …
Ma nel definirli i nostri nemici cademmo nella trappola di scambiare i sintomi per il male.
Sono tutti pericoli causati dall’intervento umano …
Il vero nemico, allora, è l’umanità stessa”.

Appare evidente l’estrema pericolosità di questo tipo di pensiero collettivista, che annullando il singolo non sa vedere oltre un generico concetto astratto che chiama “umanità”, a cui si possono attribuire collettivamente le colpe più gravi.
E in un secondo momento, non sarà un problema nemmeno lo sfoltimento di questa astratta realtà.
Le dittature del XX secolo, rosse o nere, inseguendo una ideologia che diveniva la guida e la meta quasi religiosa da raggiungere, considerarono legittimo eliminare quante persone fosse necessario per facilitare il conseguimento del loro obiettivo.
Migliaia, milioni di persone.
Nessun contributo umano era eccessivo, di fronte ad un obiettivo tanto elevato.
In fondo, ai loro occhi, non erano singoli esseri umani a perire, ma parti della masse informe.

Ed anche recentemente, quando a Madeleine Albright, segretario di stato degli Stati Uniti durante la guerra del golfo, fu chiesto, a proposito dei decessi causati dall’ embargo promosso dagli Usa contro l’Irak, se il numero dei 500.000 mila bambini morti fosse un prezzo accettabile da pagare per la caduta di Saddam, la donna forte della politica estera americana rispose semplicemente:

“E’ una scelta molto dura ma credo che ne valga la pena”

500.000 bambini morti.
I sociopatici che ci governano non sono in grado di vedere la singolarità dell’individuo, e per meglio sottomettere quello che ai loro occhi appare come “volgo” tentano in tutti i modi di istillare anche in noi la loro distorta visione.
Il movimento ambientalista contemporaneo, che deve molto al Club di Roma del sociopatico Peccei, fa parte di questo enorme programma, e con la scusa della difesa della terra inculca un sentimento di colpa collettiva a cui tutti devono partecipare.
Poco importa in realtà a loro della salvezza del pianeta: la loro spinta viene dall’odio profondo che provano nei confronti della umanità, di quello che loro vedono come umanità.

Ma non esistono colpe collettive.
E non esiste una “umanità” indiscriminata, vaga, generica.
Esistono miliardi di individui, ognuno con un nome, ognuno con una testa, un’anima.
E occorre ricordarlo sempre, se vogliamo resistere ai sociopatici che dall’alto dei loro deliri desiderano e bramano solo distruzione e sterminio.
Noi tutti abbiamo un volto.
Un nome.

5 Gennaio 2008

Labirinti

Il labirinto nel medioevo rappresenta il percorso che il pellegrino deve compiere innanzitutto dentro di sé, la via per ritrovare il centro.
Nel labirinto medioevale non ci si può perdere, la via è obbligata, per coloro che abbiano la volontà di percorrerla fino in fondo.

 

Labirinto della Cattedrale di Chartres, XII secolo

 

Il labirinto nell’epoca moderna spinge il pellegrino in mille direzioni diverse, immergendolo in un senso di smarrimento e di perdita del centro.

 

Labirinto dei sotterranei di Parigi, XX secolo