9 Maggio 2016 In occasione dell’elezione di Sadiq Khan, primo sindaco musulmano di Londra – figlio di immigrati pakistani, laburista, progressista, in altre parole immagine dell’uomo nuovo pensato per noi dai centri di indrottinamento – proponiamo un vecchio articolo che descrive le origini, gli scopi e metodi della Società Fabiana, uno dei club elitari più influenti nella politica del XX secolo. ________________________________ “Questa nuova e completa Rivoluzione che noi contempliamo può essere definita in poche parole. è socialismo mondiale assoluto, scientificamente pianificato e diretto..”
Nell’articolo che segue, il blogger Rantasipi partendo dall’analisi di una particolare finestra collocata nella prestigiosa London School of Economics, delinea scopi e modus operandi dei fabiani, nelle cui fila non mancarono, e non mancano, nomi assai famosi. (cliccare sull’immagine per una risoluzione maggiore) Per chi avesse ancora dubbi riguardo l’esistenza di un preciso disegno dietro al quale si celano politiche economiche e culturali destinate a far precipitare il mondo nella voragine dell’annientamento sociale, forse potrebbe essere utile dare uno sguardo a questa particolare finestra, collocata nel 2006 presso la sede della prestigiosa London School of Economics (LSE). Si tratta di una finestra realizzata con vetri colorati rilegati a piombo raffigurante una scena che può dire molto sull’origine e la portata degli eventi che questa crisi finanziaria (come quelle precedenti) lascia intravedere. L’opera fu commissionata dal famoso drammaturgo George Bernard Shaw, fondatore, assieme a Sidney Webb e a sua moglie Beatrice Potter, del fabianesimo, corrente politico-filosofica socialista, facente capo alla semisegreta Fabian Society, la quale differisce dall’ortodossia marxista principalmente per questioni di metodo, pur condividendone gli obiettivi ultimi.
Com’è noto, alla pari del Lucifero biblico, i socialisti rimarcano sempre la “bontà” delle loro intenzioni nell’uso della forza, della coercizione, e dell’intimidazione. E il credente non mancherà di osservare che l’ammissione di Shaw presenta una sinistra analogia con la linea di condotta di Lucifero, scagliato giù dal paradiso per aver cercato di sottrarre all’uomo il libero arbitrio, il diritto di scegliere (quindi di sbagliare) e di essere libero, affinché non commettesse più errori. Suona bene? George Bernard Shaw evidentemente pensava di sì e con lui David Rockefeller, il quale, nel suo libro La mia vita (2002) candidamente ammise:
I fabiani, a differenza dei marxisti ortodossi che hanno fatto della rivoluzione violenta il loro strumento di azione politica, ritengono che il socialismo sia perseguibile attraverso riforme graduali. Essi infatti devono il loro nome al generale romano Quinto Fabio Massimo, detto appunto il Temporeggiatore (Cunctator), il quale, nella lotta contro Cartagine, adottò una strategia di lento logoramento psicologico dell’avversario. Non a caso, uno dei simboli della Fabian Society è la tartaruga. Nell’incipit dei “Saggi Fabiani”, il testo in cui si esplicita il programma dell’organizzazione, troviamo il motto:
La Fabian Society fu la componente essenziale per la creazione del Labour Party britannico e il legame fra le due organizzazioni rimane ad oggi ancora molto forte. Solo verso la metà degli anni ‘30 la Fabian Society conobbe una fase di declino, dovuta alla divergenza di vedute fra i membri in merito all’esperienza del totalitarismo sovietico e alla perdita di influenza del partito laburista in cui si innestavano componenti sindacaliste e, contemporaneamente, fuoriuscivano numerosi elementi attratti dalle camicie blu del British Union of Fascist di Oswald Mosley (anch’egli fabianista). Tuttavia, la maggior parte degli obiettivi della Fabian Society, possono dirsi raggiunti; le “riforme” adottate da Franklin Delano Roosevelt durante la Grande Depressione e che oggi la Scuola Austriaca di economia sostiene siano alla base delle storture finanziarie e monetarie responsabili delle crisi economiche come quella che stiamo attraversando, sono di chiara impronta fabianista; l’assistenzialismo welfarista imperante nella maggioranza dei sistemi politico-economici mondiali è frutto del lavoro della Fabian Society. E la socializzazione dell’economia (corporativismo) di cui ancora oggi l’Italia (e non solo) mantiene intatta la struttura, nasce durante il fascismo con Nicola Bombacci, anch’esso ispiratosi agli insegnamenti dell’organizzazione britannica. Questa sommaria descrizione della natura della Fabian Society e del fabianesimo si è resa necessaria per una lettura della raffigurazione contenuta nella finestra commissionata da G. B. Shaw.
Si tratta di un breve poemetto romantico, ma di buoni propositi è lastricata la via dell’inferno, per questo, se estrapolata dal contesto, l’ultima strofa riportata in cima alla finestra (Remould it to the hearth’s desire), assume un significato del tutto diverso, non difficilmente riconducibile alla citazione di Shaw sopra riportata. Sotto ai fondatori del fabianesimo intenti a rimodellare il mondo secondo i loro programmi, troviamo come allegoria delle docili masse una fila di donne genuflesse in adorazione di una pila di tomi socialisti e, alla sinistra di questo gruppo di figure femminili, un beffardo H.G. Wells che le schernisce. Lo scrittore, anch’egli appartenne alla Fabian Society, dalla quale però si allontanò non appena comprese le reali intenzioni dell’organizzazione che denunciò pubblicamente come “un manipolo di nuovi Macchiavelli”. Ma a chiarire il significato della composizione è un dettaglio che compare sopra ai due illustri esponenti fabiani, ed è l’emblema stesso dell’organizzazione socialista, ovvero il lupo travestito da agnello, simbolo dell’inganno per eccellenza. Come dicevo, la finestra, inspiegabilmente “scomparsa” e poi altrettanto misteriosamente riapparsa ad un’asta di Sotheby nel 2005, venne installata nel 2006 presso la London School of Economics and Political Science, il prestigioso istituto voluto e finanziato dal filosofo Bertrand Russell e dai fabiani. Fu l’allora primo ministro britannico Tony Blair (manco a dirlo, fabiano pure lui) che nel solenne discorso di inaugurazione dichiarò come questo “augusto centro di apprendimento” fosse associato alla Società Fabiana, di cui sottolineò l’abilità dissacrante dei membri rispetto al “pensiero tradizionale” dominante. “Essi dubitavano di ogni forma di saggezza convenzionale” si compiaceva Blair, indicando l’emblema dell’inganno. Inutile dire che il lupo travestito da agnello, simbolo dell’inganno elevato a principio fondante, se posto in un istituto formativo come la LSE diventa esso stesso principio educativo. I margini della libera interpretazione si riducono notevolmente se si considera che dalla LSE sono usciti numerosi personaggi successivamente ritrovatisi alla guida di cruciali istituzioni politiche, economiche ed accademiche. Fra questi spiccano – non certo per bontà delle idee – John Maynard Keynes, George Soros e Romano Prodi.
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