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-o- Too late to die young -o-
27 Dicembre 2021

La fine della pandemia dei non vaccinati: un autogol del governo?

Forse no, forse c’è del metodo nella follia.

Circa un mese fa le tv nazionali e i principali mezzi di informazione avevano ricevuto una direttiva dagli apparati di governo: occorreva propagandare e diffondere il concetto di “pandemia dei non vaccinati”.
Lo slogan venne accolto servilmente da tutti i giornalisti sovvenzionati dal governo stesso, e all’unisono venne ripetuto come un mantra da tutti i principali diffusori nazionali.
Contemporaneamente, essendo i non vaccinati praticamente gli unici a doversi sottopporre ripetutamente al rito del tampone – per poter accedere al lavoro – era naturale che solo tra di essi, in grande maggioranza, si riscontrassero casi di positività, seppur in percentuali minime.
Per completare il quadro i virologi dei salotti televisivi alimentavano la bugia secondo la quale le terapie intensive erano piene esclusivamente di non vaccinati, ed ogni volta che qualche isolato “dissidente” osava evidenziare l’infondatezza di tali dichiarazioni, rifacendosi agli stessi dati ufficiali, veniva aggredito in modalità squadrista dal resto della truppa filogovernativa.

A seguire, il governo decise per un cambio di rotta, dettato all’introduzione del cosi detto “super green pass”.
Avendo deciso che per alcune categorie fosse necessaria la documentazione di avvenuta vaccinazione per poter continuare a svolgere la propria attività lavorativa, rendendo il vaccino obbligatorio, si è provato a dare una giustificazione “scientifica” a tale imposizione asserendo che i tamponi non fossero sufficientemente affidabili.
Il fatto che tale svolta invalidasse di colpo tutta la narrazione pandemica dei precedenti due anni – narrazione interamente costruita sui dati raccolti dagli esiti dei suddetti tamponi – rappresentava una considerazione troppo sottile per dei tempi in cui la logica e il buon senso sono stati definitivamente accantonati come dei vecchi orpelli ormai fuori moda.
La nuova direttiva – “i tamponi sono inaffidabili” – venne quindi immediatamente recepita dai più proni servitori della vulgata governativa, e si è potuti essere così testimoni di alcuni momenti surreali, come quando il professor Burioni, in prima serata su un canale nazionale, si prodigava in un monologo senza contradditorio, una vera e propria “lezione”, in cui spiegava ai docili telespettatori che no, non era vero che i tamponi fossero affidabili, che spesso i loro risultati rappresentavano dei veri e propri falsi negativi; non solo: non era nemmeno vero che fossero senza rischi, dal momento che in alcuni soggetti potevano provocare danni gravi.
Se non si trattasse della realtà, ci si potrebbe chiedere quale fantasioso autore potrebbe immaginare dei colpi di scena simili, e soprattutto sarebbe lecito dubitare delle sue qualità di narratore, dal momento che non è educato immaginare i propri interlocutori come un branco di ipnotizzati senza alcun senso critico, a cui si può raccontare che la luna è viola, per poi asserire il giorno dopo che no, “è arancione, ed è quello che abbiamo sempre sostenuto”.
La strategia scelta dal governo sembrava quindi segnata: si puntava tutto sul vaccino come unica garanzia di immunizzazione accettata , il vaccino che “dava la certezza di poter frequentare luoghi con persone non contagiose” (Draghi).

Gli stessi virologi avevano più volte affermato che chi avesse completato il ciclo delle vaccinazioni aveva la garanzia di non contagiare e di non contagiarsi. (scripta manent, per ora, e possono smentire le loro stesse asserzioni quanto vogliono).
La strada quindi sembrava chiara nelle scelte del governo: il nuovo credo da diffondere sosteneva che i vaccinati fossero non contagiosi (altrimenti il super green pass perdeva totalmente la sua ragione d’essere), ed eventuali positivi andavano ricercati tra i renitenti (“la pandemia dei non vaccinati”).
Ma giunti a questo punto si è materializzato un ulteriore colpo di scena: la “cabina di regia” (sic) del 23 Dicembre introduceva infine il Mega Green Pass (ancora, se si trattasse di un romanzo ci chiederemmo ora se l’autore volesse scrivere un thriller, una tragedia, oppure una commedia grottesca).
Col Mega Green Pass infatti il tampone faceva il suo ritorno in grande stile, dopo un brevissimo rinnegamento, e diveniva di nuovo protagonista nel determinare il grado di infettività di un soggetto, vaccinato o meno.
L’equazione vaccinato = non contagioso veniva clamorosamente smentita, e tutti gli esperti si affrettavano nel ribadire che no, nessuno aveva mai detto che i vaccinati non potessero trasmettere il contagio (ma, ripetiamo, scripta manent, e le loro dichiarazioni pompose di sole poche settimane fa sono archiviate e fruibili in eterno, ad imperitura memoria della loro falsità e della loro faccia tosta).

Per tutti coloro ancora in grado di fare due collegamenti logici, la reintroduzione del tampone quale mezzo prioritario per stabilire la “sanità” di un soggetto non significava altro che il ridimensionamento clamoroso dell’efficacia dei vaccini, efficacia su cui si era fondata tutta la narrazione degli ultimi mesi.
E sono di conseguenza stati anche numerosi i cittadini che hanno accolto l’ultima novità con enorme disappunto, soprattutto tra coloro che avevano aderito alla campagna e a cui era stato promesso che quello sarebbe stato il modo per poter ritornare a vivere una vita “normale”, senza tamponi e senza restrizioni.
Nello stesso momento, il goffo tentativo di continuare nell’individuare nei “no vax” i responsabili del mantenimento delle misure ormai fa breccia solamente in una piccolissima percentuale di fedeli, e gli stessi mezzi di informazione hanno ridimensionato questa narrativa.

Ci si potrebbe quindi chiedere il perchè di una mossa simile del governo, in un momento in cui comunque era riuscito a convogliare più dell’80% della popolazione a seguire le proprie indicazioni, e poteva anche utilizzare il bassissimo fattore di riempimento delle terapie intensive (praticamente vuote, con valori di occupazione paragonabili a quelli degli anni passati, quelli delle “normali” influenze stagionali) come prova del successo della campagna vaccinale.
Al contrario, proprio nel momento in cui la stragrande maggioranza ha aderito alla campagna, gli ospedali non sono sotto pressione, e l’ultima variante in ordine di tempo è all’unanimità riconosciuta come praticamente innocua, proprio ora il governo decide di inasprire tutte le misure di contenimento, esasperando anche coloro che fino adesso hanno obbedito a tutte le indicazioni diramate.
Un apparente controsenso, se non fosse che fin dall’inizio il governo, quello italiano come quelli della maggioranza dei paesi occidentali, aveva un progetto ben delineato da portare a termine: ARRIVARE AD IMPORRE UN NUOVO LOCKDOWN verso la fine di Gennaio, gli inizi di Febbraio.
Il lockdown in arrivo infatti rappresentava il punto d’arrivo di tutta la narrazione degli ultimi mesi, e il motivo della sua imposizione non sarà ovviamente di carattere sanitario, ma puramente economico.
Gli economisti più attenti si stanno da tempo occupando della particolare situazione finanziaria globale che si è venuta a creare negli ultimi anni: un mix letale di derivati fuori controllo, debiti ingestibili, creazione di denaro dal nulla da parte delle banche centrali che ha superato ogni soglia di logica e di buon senso, e per finire l’inevitabile processo di iperinflazione pronto ad esplodere, il vero e proprio fantasma oscuro che si aggira nel mondo occidentale.
E’ necessario quindi, dal loro punto di vista, in uno scenario simile, congelare l’economia mondiale, di nuovo, per un certo periodo, per evitare che la situazione sfugga totalmente di mano (ammesso che ciò non sia già successo).
Di conseguenza, la narrativa della pandemia, dei contagi fuori controllo, delle varianti pericolosissime e del rischio sempre maggiore dovrà essere portata ancora avanti, affinchè funga da giustificazione alle prossime chiusure già decise.
Ma tale narrativa mostra ogni giorno che passa sempre più crepe, ed ogni giorno diviene più complesso tenere in piedi tale enorme castello di bugie.

 

4 Dicembre 2021

La maggioranza silenziosa

I media e il governo hanno voluto impostare tutta la narrativa corrente su di una fittizia contrapposizione tra “no-x” e “pro-x”, ma tale dicotomia risulta oltremodo semplicistica, una dicotomia ideata appositamente per creare un contrasto tra la popolazione.
Questa “lotta tra poveri” è utile affinchè lo scontro si concentri tra la vittime e il malcontento non trovi come sbocco la reale origine dei problemi, ovvero i governanti stessi e le loro fallimentari misure.
Ma questo dovrebbe essere ormai evidente.
Così come è errata la percezione generale, comune soprattutto tra coloro che nei confronti delle decisioni del governo sono critici, che la grande maggioranza della popolazione sostenga le misure liberticide in questione.
In realtà, se proprio una semplificazione si vuole fare per analizzare la posizione della popolazione, i gruppi oggetto di studio andrebbero meglio inseriti in tre grandi raggruppamenti.

Vi è una prima percentuale, che si aggira tra un 20% e un 30%, di persone pronte ad accettare qualsiasi misura arrivi dalle autorità, disposte a credere ad ogni versione comunicata dai media per mezzo dei “tecnici” elevati al rango di esperti/oracoli.
Questa parte della popolazione non dubiterà mai delle “versioni ufficiali”, nemmeno quando l’asserzione propagandata in un preciso momento contraddice totalmente quella di poche ore prima, non si porrà alcuna domanda nemmeno quando la “verità” elargita nega la sua premessa (es°: la variante x non viene contrastata dai vaXXini, QUINDI occorre procedere con le terze dosi per contrastare il diffondersi della variante x).
Questa parte della popolazione, che rappresenta un fenomeno universale, che va al di là del periodo che stiamo vivendo, vive in uno stato che potremmo definire “infantile”: come i bimbi necessita di una autorità che in ogni momento ne guidi le scelte, ha bisogno di un potere forte e di “esperti” riconosciuti dal potere stesso che continuamente diano indicazioni sul come portare avanti la propria vita.
Come gli infanti cercano autorità e sicurezza, e come i bambini piccoli che vedono nei genitori dei supereroi onnipotenti, da cui sanno di dipendere totalmente, ritrovano nell’autorità quel bisogno di dipendenza da cui non si sono mai affrancati.
Per queste persone la versione del governo e gli ordini che esso impartisce sono l’unica realtà a cui fare affidamento: hanno del tutto delegato, inconsciamente, il loro spirito critico, e vivono in totale dipendenza dal volere dell’autorità.
In tempi normali queste persone vivono una vita anche “felice”, per i loro standard, occupandosi della propria famiglia e delle proprie passioni nella consapevolezza che il “potere-padre-padrone” provvede alla loro sicurezza e si interessa dell’organizzazione delle strutture sociali di grande scala, quelle troppo complesse affinchè possano essere i singoli cittadini ad occuparsene.

Sul versante opposto troviamo un’altra percentuale, che potrebbe variare a sua volta tra un 20 e un 30%, composta da persone allergiche alle troppe imposizioni delle autorità, che antepongono la propria libertà d’azione a qualsiasi altra cosa.
Si tratta di persone naturalmente diffidenti verso le autorità, consapevoli degli interessi in gioco laddove si esercita il potere, che tendenzialmente mettono alla prova qualsiasi “verità” venga calata dall’alto, prima di accettarla o respingerla.
Non si tratta né di santi né di eroi, così come non tutti coloro facenti parte del precedente gruppo sono “persone malvagie”.
Si tratta di avere una caratteristica nel proprio animo, che può essere usata bene o male.
In ogni caso, nella situazione attuale questa ultima percentuale è composta da coloro che hanno individuato più chiaramente le incongruenze della narrativa ufficiale, che dati alla mano sono arrivati alla conclusione che quello a cui stiamo assistendo rappresenta una deriva di un potere che usa una “emergenza sanitaria” quale scusa per imporre una stretta autoritaria sulle popolazioni.
Chi fa parte di questo gruppo a sua volta ha affrontato le imposizioni in modi diversi: c’è chi a malincuore, con rabbia o disperazione ha ceduto per evitare la perdita del lavoro e l’indigenza, chi sta resistendo sfruttando fino all’ultimo qualsiasi scappatoia il potere conceda (esenzioni, tamponi a oltranza…), e chi ha deciso di tirarsi fuori da tutto seguendo unicamente i propri principi, a prescindere da ogni conseguenza (questi ultimi rappresentano una piccolissima minoranza dentro la minoranza).
Fin qui abbiamo una rappresentazione abbastanza veritiera dei due gruppi che stanno agli “antipodi”, e le percentuali potrebbero anche variare.
Ma a grandi linee la situazione va posta in questi termini.

Queste considerazioni potrebbero essere fini a se stesse, se non venissero prese in esame per dare una risposta al quesito fondamentale di questo periodo: la situazione attuale è irreversibile, e siamo destinati a vivere a breve all’interno di una società distopica sul modello cinese, oppure esiste ancora qualche margine di azione?
Esiste ancora qualche speranza concreta che il processo si arresti?

Se una risposta c’è, questa passa necessariamente dall’analisi del terzo gruppo in ballo.
Il terzo gruppo, composto da una percentuale che va da un 40 ad un 60% della popolazione, è rappresentato da tutti coloro che hanno come priorità il quieto vivere, consapevoli che nella vita occorre fare dei compromessi, consci del fatto che i governanti sono in gran parte composti da persone poco oneste, ma che accettano queste realtà come lo stato naturale delle cose.
Queste persone sin dall’inizio di questa epopea hanno avuto parecchi dubbi, ma tendenzialmente si sono adeguate alle disposizioni del governo, anche quando le trovavano insensate o peggio odiose, proprio in nome del quieto vivere.
Questa parte della popolazione è tendenzialmente silenziosa.
Mentre gli “infantili” aizzati dal “padre-potere” accusano ad alta voce i “dissidenti” di ogni male, e mentre i “dissidenti” denunciano in ogni occasione la deriva totalitaria, chi sta nel mezzo semplicemente osserva.
Timorosi di apparire “estremisti” nel caso espongano i propri dubbi, in un momento in cui vi è una demonizzazione generale perpetrata a scapito degli scettici accusati di ogni nefandezza, i “moderati” accettano a malincuore ogni ulteriore imposizione, ma sempre con un crescente fastidio.
Se questa grande parte della popolazione che sta nel mezzo dovesse raggiungere il punto di rottura, il loro passaggio nel “campo” dei dissidenti sarebbe repentino come quello di un fiume che rompe gli argini di una diga.
La vera questione quindi al momento gira intorno al grado di sopportazione di questa maggioranza silenziosa che sta nel mezzo.
Chi sta al potere sa bene che un punto di rottura esiste, ma sa anche che tale limite può venire spostato sempre più lontano introducendo le imposizioni in modo graduale.

Quello che al momento ci resta da fare, una delle poche speranze ormai di interrompere il corso degli eventi, in apparenza inarrestabile, è fare in modo che la maggioranza silenziosa raggiunga la consapevolezza che il quieto vivere a cui, giustamente anche, tiene, verrà presto sconvolto se non si agisce ora.
Uno dei metodi concreti di azione consiste, ad esempio, nel rifiuto della terza dose.
Basterebbe che tutti coloro che hanno subito effetti avversi dalle prime due ino**lazioni si rifiutassero di fare la terza, per quanto possibile.
E non si tratta solo di coloro che hanno avuto effetti avversi gravi, che pur in migliaia, decine di migliaia, rappresentano ancora una minoranza facilmente silenziabile.
Si parla dei milioni di casi di chi è andato incontro a malanni gravi ma che sfuggono alle statistiche.
Persone che hanno avuto mal di testa per settimane, donne che hanno subito gravi alterazioni del ciclo, tutti coloro che hanno sviluppato dolori e sintomi di stanchezza diventati cronici.
Più saranno coloro che di volta in volta rifiuteranno il trattamento genico, coloro che prendono sempre più consapevolezza della deriva in atto, e più il piano ideato dai governi subirà intoppi.
Se quel piano ideato, che ormai si è palesato e dovrebbe essere evidente a tutti coloro che hanno un minimo di senso critico, procederà, le conseguenze le subiremo tutti, anche coloro che al momento pensano di guadagnare tempo con delle piccole, o grandi, enormi, vitali, cessioni.

 

26 Novembre 2021

Il Fuoco Interiore

Ho letto in questi giorni, e continuo a leggere, innumerevoli interventi di persone, giovani e meno giovani, che esprimono una disperazione inconsolabile.
Parole di sconfitta, di incredulità, di resa di fronte ad un avvicendarsi di eventi a cui nessuno era preparato.

Nel frattempo la maggioranza della popolazione continua la sua vita cercando di adeguarsi a tutte le follie che vengono imposte, in una parodia della vita vera che personalmente mi pone molte domande.

Mi chiedo come questi sentimenti possano coesistere in esseri umani che condividono la medesima sostanza.
Da una parte chi è precipitato nella disperazione, chi sente di vivere all’interno di un incubo, e dall’altra chi continua come se nulla fosse, deridendo anzi chi cerca di protestare.
Non solo deridendo, ma anche denigrando e incolpando delle peggiori nefandezze proprio chi subisce le peggiori vessazioni del sistema attuale.

Stiamo camminando in una sorta di inferno circondati da demoni assatanati, e mentre alcuni gridano allarmati dalla loro presenza altri si interessano solo di andare dove devono andare, tirando avanti per la propria strada, che se fai quel poco che i demoni ti chiedono poi ti lasciano in pace.

Ed anche se chi tira diritto deride quelli che indicano i demoni, nel suo profondo ne coglie la presenza, ma il suo istinto di sopravvivenza gli dice che se vuole continuare a campare deve fare finta di niente.

Ma i demoni sono sempre lì, e non se ne vanno facendo semplicemente finta che non esistano, oppure trattando da folli quelli che li indicano.

Questa grande contrapposizione tra coloro che vivono come se niente fosse e quelli che soffrono nel profondo dell’anima per quello che accade, quelli che addirittura sono al limite della disperazione, è forse l’aspetto più surreale di questo periodo.

Vorrei avere parole di conforto per ognuno di loro, per ognuno di noi, vorrei poter affermare con certezza che tutto questo finirà al più presto.
Perchè finirà, questo è certo, ma quanto durerà, e cosa dovremo affrontare ancora, questo nessuno può dirlo.

Quello che mi sento di dire a tutti quelli che soffrono in questo momento, a quelli che sono chiamati a scelte difficilissime, posti di fronte al peggior ricatto che un regime può imporre (l’anima in cambio della sopravvivenza, di questo si tratta) è che mai come in questo momento il dolore è una prova dell’essere realmente vivi.

Soffrire per quello che sta succedendo significa essere realmente umani.
Significa avere dentro di sè il Fuoco che sa distinguere tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Dovevamo essere messi alla prova per scoprire di avere dentro di noi questo Fuoco, ed ora lo sappiamo.
Questa non è una consolazione, il dolore rimane compagno di viaggio in tutto questo, e non deve essere nemmeno motivo di un vano e futile vanto, di un sentirsi “migliori”.
Non siamo in gara con nessuno, non è una lotta su chi sia più furbo, o più sveglio, o più “puro”.

Si tratta solo di una consapevolezza.
Si sta soffrendo perchè si possiede il Fuoco dentro.
Abbiamo scoperto un grande tesoro, ora sta ad ognuno di noi capire come utilizzarlo.

24 Novembre 2021

Un cauto ottimismo

NEL MOMENTO PIU’ DIFFICILE, ALCUNE RAGIONI PER UN CAUTO, MA FONDATO, OTTIMISMO.

Come abbiamo più volte avuto modo di ribadire, tutti noi nella vita facciamo dei progetti, abbiamo degli obiettivi.
Poi non sempre le cose vanno come avevamo programmato, perchè non tutto dipende dalla nostra volontà.
Ci sono i nostri limiti, gli imprevisti.
Fa parte delle regole della vita.
E così come questa legge universale vige per noi, nello stesso modo è valida per i padroni del discorso, per coloro che hanno il potere, con i loro proclami e i loro editti, di decidere per le nostre vite.

Anche loro hanno degli obiettivi, anche loro hanno un piano, ed anche per loro ci sono degli imprevisti.

Sin dall’inizio di questa “emergenza” pareva evidente, per chi si fosse sforzato di analizzare con accortezza la sequenza degli eventi, che tutta la narrativa diffusa in maniera unanime dai governi e dai mezzi di comunicazione – nella loro totalità piegati a far da megafono alle indicazioni governative – che il punto di arrivo sarebbe coinciso con l’imposizione di una serie di strumenti di controllo coercitivi, e il tutto sarebbe passato per mezzo di una campagna vaccinale universale che nella sostanza sarebbe stata resa obbligatoria.
Un anno fa questa consapevolezza veniva denigrata e catalogata nel calderone delle ridicole “teorie della cospirazione”, oggi è semplice cronaca degli eventi.
Questo era il piano sin dall’inizio, e consapevoli o meno, tutti noi l’abbiamo visto compiersi.
Ora, in questo momento, le maglie si stanno sempre più stringendo, e pare essere partita, da parte del governo, l’offensiva finale, di proporzioni tanto vaste, e di una essenza liberticida di una portata tale da far nascere qualche dubbio anche in molti di coloro che fino a ieri sostenevano con convinzione ogni misura intrapresa.

C’E’ UNO SCENARIO NUOVO NELL’ORIZZONTE

Un anno fa ogni posizione critica nei confronti della politica intrapresa dai governanti si scontrava contro un muro di gomma.
I vaccini stavano per essere proposti alla popolazione, le speranze erano ai massimi livelli, chi ne metteva in dubbio l’efficacia, oppure più a monte criticava la gestione della “pandemia” nel suo insieme, veniva subito zittito, dal momento che tutto ancora doveva essere valutato.
Ora, con la campagna vaccinale conclusa, nella sua prima fase, appare evidente il suo totale fallimento.
Ovviamente una grande parte della popolazione crederà senza esitazione alle flebili giustificazioni dei padroni del discorso, avrà del tutto dimenticato le rassicurazioni, espresse quali certezze, secondo le quali coi vaccini “ne saremo usciti“.
Ma questa parte della popolazione, seppur numerosa, non rappresenta più la maggioranza, come poteva esserlo, con percentuali schiaccianti, un anno fa.
Perchè nei piani dei governanti quasi tutto è andato secondo programma, con la popolazione pronta a credere a tutto quanto propagandato, impaurita e pronta ad ogni “sacrificio” richiesto.

Ma un piccolo particolare è sfuggito al controllo, è successo qualcosa che probabilmente non era stato previsto, qualcosa che rischia di mettere in dubbio tutta la narrativa anche nelle menti di coloro che fino a poco fa ponevano massima fiducia nelle istituzioni.

IL TALLONE D’ACHILLE DELLA NARRAZIONE

Quello che è andato storto nel grande piano di riprogrammazione sociale messo in atto riguarda espressamente il fallimento dei vaccini, ed in particolar modo i loro innumerevoli, e non insabbiabili, effetti avversi.
Coloro che hanno imposto la campagna vaccinale ed hanno puntato tutto sulla diffusione di sieri genici di nuova tecnologia mai testati prima sull’uomo sapevano di avere tra le mani un prodotto ancora imperfetto (e la sperimentazione sugli animali degli scorsi anni aveva dato esiti disastrosi), ma probabilmente non si aspettavano una fallacia così diffusa, con un numero di effetti avversi non celabile, sproporzionato, universale.
E non si sta parlando solo delle decine, centinaia, di morti improvvise seguenti la vaccinazione, alcune accertate anche dalle magistrature, o delle migliaia di malori improvvisi “senza correlazione” che riempino le pagine dei giornali locali.
Le reazioni avverse sono state universali, a partire dei classici “febbre e malessere”, attesi e “nella norma” che hanno riguardato praticamente tutti, a quegli effetti gravi ma non abbastanza da rientrare nei casi segnalati.
Si parla di persone che hanno avuto mal di testa per settimane, altre che hanno difficoltà a camminare dopo mesi, altri ancora che hanno smarrito le forze e si trovano in uno stato di costante affanno e stanchezza.
Questi casi riguardano milioni di persone.
Alcuni ne parlano, altri si tengono i loro acciacchi in silenzio nel timore di essere catalogati quali “no vax”, nel caso esprimessero qualche dubbio.
Ma queste persone, e sono milioni, non hanno più l’entusiasmo di un anno fa nell’aderire alle infinite campagne vaccinali che il governo prospetta.
Ovviamente se costretti, ricattati, cederanno, a malincuore, ma una cosa è certa: il governo ha perso il sostegno della maggioranza, sostegno che deteneva a mani basse fino a pochi mesi fa.
Le ultime misure annunciate sono una chiara conseguenza di questa consapevolezza: il governo ora usa il pugno duro anche nei confronti di chi era dalla sua parte fino a ieri.
Le minacce ai “no vax” sono in realtà rivolte a tutti gli altri, si tratta di un monito in stile ricattatorio-mafioso, del genere “attenti che se non continuate a fare come diciamo finirete come quelli, vi annienteremo come stiamo annientando quelli là“.

Questo è il vero cambio di paradigma di questo momento: fino a ieri le minacce e i ricatti erano rivolti ad una piccola minoranza di irriducibili, con il pieno sostegno della maggioranza, mentre adesso quelle minacce sono dirette alla maggioranza stessa.
Questo è un cambio decisivo: ogni regime infatti si regge necessariamente sul consenso della maggioranza, e il modo in cui i nostri governanti si sono prodigati a monopolozzare tutti i mezzi di comunicazione, predicando una unica vulgata, ne è un chiaro segno.
Quando quel consenso viene meno i regimi passano alle maniere forti, alle minacce e alla violenza, ma si tratta sempre, e la storia lo dimostra, di un passaggio rischioso.
L’intensificarsi della campagna propagandistica, l’asprezza dei toni dello scontro, elevati a livelli impensabili in una società “democratica”, indicano che i governanti sono consapevoli di aver perso la fiducia dei sudditi.
Si sono quindi lanciati nella stretta finale, nella classica mossa dei disperati, del tutto o niente.
Potrebbe andare a buon fine, per loro, ma avrebbero comunque vinto su di una popolazione sottomessa e vittima dei loro ricatti, con un malcontento che alla lunga potrebbe creare grossi problemi.
Oppure potrebbero aver tentato il passo più lungo della gamba, facendo crollare per la fretta la loro torre di carte tirata su troppo precipitosamente.
Adesso sta a noi, noi tutti: quelli che avevano compreso sin dall’inizio, e quelli che bugia dopo bugia si sono resi conto che c’è qualcosa nella narrativa ufficiale di terribilmente sbagliato.

19 Novembre 2021

Un appello a tutti.

Un messaggio per tutti noi, a prescindere dalle scelte fatte finora:
E’ IL MOMENTO PROPIZIO PER DARE ASCOLTO AI PROPRI DUBBI, E PER CONFRONTARSI CON GLI ALTRI SULLE INCONGRUENZE DI TUTTA QUESTA NARRAZIONE.
Questo messaggio vorrei che arrivasse anche a coloro che fino adesso si sono adeguati, convinti o meno, alle indicazioni suggerite, e imposte, dal governo in ambito della “emergenza” che stiamo affrontando.
In qualche modo è diretto principalmente a loro.
La prima cosa che tutti dobbiamo tenere a mente è che non esiste un “noi” e un “loro” per come i mezzi di comunicazione tentano in ogni modo di convincerci.
Se una divisione nella popolazione esiste, questa non va individuata nella lotta fittizia tra “no vax” e “pro vax”, ma tra quelli che impongono dei provvedimenti, che hanno il potere di decidere per le vite altrui, e coloro che quei provvedimenti devono subirli.
Coloro che stanno sotto, quelli che ricevono le direttive e vi si devono adeguare, volenti o nolenti, noi tutti, stiamo tutti sulla stessa barca..
Il tentativo del governo di individuare una frangia della popolazione e di demonizzarla, spingendo il resto delle persone ad identificarli come causa di tutti i mali, è una tattica usata dai potenti dalla notte dei tempi, perchè convoglia il dissenso e lo indirizza lontano da sè.
In questo modo, se il governo commette degli errori, fa in modo che la rabbia ricada su altri, individuati di volta in volta come i veri”colpevoli”, se le cose vanno male.
Si tratta di tattiche semplici, vecchie, più volte studiate, ma che vengono sempre riproposte dal momento che sempre ottengono il medesimo successo.

Avendo questo aspetto ben presente, possiamo osservare come la popolazione non è assolutamente divisa in blocchi omogenei, (“no vax” da una parte, “pro vax” dall’altra), ma è composta da milioni di cittadini che hanno fatto delle scelte in base alle proprie convinzioni, alle proprie esigenze, e in molti casi per una semplice e tragica mancanza di alternative, perchè costretti.

LA VERA MINORANZA E’ COMPOSTA DA COLORO CHE ACCETTANO OGNI IMPOSIZIONE SENZA PORSI DOMANDE

Se proprio dovessimo individuare una “minoranza” tra la popolazione, essa sarebbe quella composta da coloro i quali dal primo momento hanno accettato con entusiasmo tutte le imposizioni calate dall’alto, hanno obbedito a tutte le indicazioni del governo ed hanno creduto senza esitazione e senza avere il minimo dubbio a tutto quanto i telegiornali e gli “esperti” onnipresenti nei talk show hanno asserito, anche quando la narrativa del momento era in totale contrapposizione con quella del giorno prima.
Sono le persone che hanno invaso gli hub vaccinali sin dal primo giorno delle loro aperture, quelle che chiamavano i carabinieri per segnalare i vecchietti che stavano seduti nelle panchine di fronte a casa durante i lockdown, quelli che auguravano la morte ai “runner untori”, quelli che si arrabbiano ora se il barista non chiede loro di mostrare il green pass, quelli che telefonano al medico di base per sapere quando potranno presentarsi per fare la terza dose.
Queste persone avranno bisogno di aiuto quando tutto questo sarà finito, ma per adesso sono difficilmente avvicinabili, dal momento che la loro è una fede religiosa, non razionale, e i numeri, i dati, gli studi scientifici che contraddicono tutto quanto credono per loro non hanno alcuna importanza.

Ma queste persone sono anche una minoranza.

Se è vero infatti che ormai l’85% delle persone ha aderito alla campagna vaccinale, è altrettanto evidente che le motivazioni che li hanno spinti a farlo sono tra le più diverse.
Oltre a coloro che erano sinceramente preoccupati dalla malattia, e pensavano che il vaccino avrebbe garantito loro una definitiva protezione, vi sono coloro che hanno dovuto adeguarsi per non essere esclusi dalla vita sociale.
E coloro che hanno ceduto solo quando è diventata questione di vita o di morte, ovvero quando il siero è diventato necessario per poter continuare ad avere un introito (“se non ti vaccini, muori”, disse il premier, e probabilmente intendeva che saresti morto di fame, senza uno stipendio).
Questi ultimi hanno spesso aderito alla campagna vaccinale controvoglia, alcuni sentendosi giustamente ricattati, e in ogni caso, pur adeguandosi, hanno sempre percepito che in tutta la narrazione c’erano molte cose che non quadravano.

Ed è proprio a loro che vorrei arrivasse questo messaggio.

UN MESSAGGIO PER TUTTI COLORO CHE FINO ADESSO SI SONO ADEGUATI, VOLENTI O NOLENTI

Avevate sperato che cedendo quel poco vi avrebbero lasciato in pace, e avreste potuto riprendere la vostra vita di prima.
Ma vi hanno mentito, oramai è palese.
Nulla è tornato come prima, le misure che sarebbero dovute sparire con la campagna vaccinale sono ancora tutte qui.
L’agognato green pass durava inizalmente nove mesi, poi dodici, e adesso pare che si ritorni ancora a nove, forse sei, e c’è chi propone addirittura di limitarne la durata a tre mesi.
Quello che alla fine avete guadagnato sono stati sei mesi di “libertà” condizionata, libertà di poter fare tutto quello che è sempre stato, e sempre dovrebbe essere un vostro sacrosanto diritto.
Adesso vi ritrovate nella stessa condizione di chi non ha fatto nemmeno una dose, e tutto pare ricominciare da capo.
Avevate quindi creduto che facendo una concessione vi avrebbero lasciato in pace, ma così non è stato.
Ora, al contrario, alzano la posta in palio.
Non nascondono nemmeno il fatto che di “sanitario” in tutto questo non vi è più niente, si tratta di puro, semplice, banale desiderio di controllo.

Ora, quel che è fatto è fatto, e ognuno aveva le sue ragioni per aver agito come meglio ha creduto.

UNO SCENARIO NUOVO: ORA SIAMO LA MAGGIORANZA, INSIEME

Ma ora, proprio ora, si sta aprendo uno scenario nuovo.
Ora i “privilegi” stanno per scadere, e verrà richiesta una nuova dimostrazione di obbedienza.
E non nascondono che si andrà avanti così per molto, molto tempo.
Ed ogni volta verrà chiesto di più.
In questo momento non esiste più divisione tra “no vax” e “pro vax” (se mai è esistita), in questo momento c’è una piccola minoranza disposta a fare tutto quello che le viene chiesto, senza interrogarsi, con entusiasmo, desiderosa di mostrare la propria subordinazione al padrone, e una stragrande maggioranza che ha intuito che si è inscenata una colossale presa in giro ai danni della popolazione.
Questa consapevolezza nella maggioranza viaggia su diversi livelli: c’è chi ha compreso con chiarezza le tattiche di manipolazione che il governo sta alimentando, cogliendone nitidamente gli obiettivi, e chi ha sempre avuto il sospetto che qualcosa non andava, o che magari inizia ad averlo ora, adesso che tutte le bugie del precedente anno sono venute a galla in maniera evidente.
Le prossime settimane saranno cruciali per tentare di porre almeno un freno all’opera dei governi, un’ opera destinata a portarci al disastro economico e sociale, se lasciata scorrere indisturbata.

E per fermarli, o perlomeno rallentarli (anche guadagnare tempo potrebbe essere importante in questo momento), non occorrono atti di eroismo, non occorre il martirio.

UNA SEMPLICE PROPOSTA, PER TUTTI NOI

E’ sufficiente, per ora, alimentare il pensiero critico.
Ascoltare il proprio istinto, quando ci suggerisce che qualcosa intorno a noi non va bene, quando ci dice che se continuiamo a cedere sarà sempre peggio.
Occorre quindi esprimere i propri dubbi, avere il coraggio di esternarli, magari con tatto, anche con il vicino, con il collega di lavoro.
Sono molti coloro che nutrono enormi dubbi sulla narrativa ufficiale, ma non li espongono per paura di essere emarginati, attaccati, ettichettati come “fanatici no vax”.
Ma il dubbio si sta facendo strada, si sta espandendo.
Più grandi sono le menzogne che ci vengono propagate, più i dubbi crescono.
Ecco quindi un umile suggerimento: coltivate il vostro dubbio, mettete in discussione quello che viene propagandato.
Parlate con gli altri dei vostri dubbi, spargete i semi.
Rimarrete sorpresi nello scoprire quanti li condivono, ma non si esprimono per timore.
Questo è il momento del pensiero critico, del dare ascolto alle proprie perplessità e di diffonderle.
E’il primo passo, e questo è il momento propizio per compierlo.