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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
1 Dicembre 2006

L'esoterismo cristiano - I

Lungi dall’essere soltanto la religione o la tradizione exoterica conosciuta attualmente sotto questo nome, il Cristianesimo aveva alle sue origini, come mostrano sia i suoi riti sia la sua dottrina, un carattere essenzialmente esoterico, e di conseguenza iniziatico. […]

La tradizione islamica considera che il Cristianesimo primitivo sia stato propriamente una tarîqah, vale a dire tutto sommato una via iniziatica, e non una skariyah, o legislazione di ordine sociale e diretta a tutti; e questo è talmente vero che, in seguito, si dovette supplire a questo fatto con la costituzione di un diritto “canonico” che in realtà non fu se non un adattamento dell’antico diritto romano, perciò qualcosa che proveniva totalmente dall’esterno e non affatto uno sviluppo di quanto fosse contenuto fin dall’inizio nello stesso Cristianesimo.

E’ del resto evidente che nel Vangelo non si trova nessuna prescrizione che si possa considerare di carattere veramente legale nel senso proprio della parola; l’espressione: “Date a Cesare quel che è di Cesare…” ci sembra particolarmente significativa in proposito, perché essa implica formalmente, per tutto quel che è di ordine esteriore, l’accettazione di una legislazione totalmente estranea alla tradizione cristiana, legislazione che è semplicemente quella che esisteva di fatto nell’ambiente in cui quest’ultima ebbe origine, a causa del fatto che tale ambiente era in quel momento incorporato nell’Impero romano. […]

Se il Cristianesimo era invece contraddistinto dal carattere che diciamo, la cosa si spiega facilmente, perché non si tratta più affatto di una lacuna, bensì di un’intenzionale astensione dall’intervenire in un campo che, per definizione, in tali condizioni non poteva riguardarlo.[…]

 

[il passaggio da esoterico ad exoterico deve considerarsi]  un adattamento, il quale, nonostante le conseguenze rincrescevoli che necessariamente ebbe sotto certi aspetti, fu tuttavia pienamente giustificato e, anzi, reso necessario dalle circostanze di tempo e di luogo.[…]

Se si tiene conto di quello che era, nell’epoca in questione, lo stato del mondo occidentale, vale a dire dell’insieme dei paesi allora compresi nell’Impero romano, ci si può facilmente rendere conto che, se il Cristianesimo non fosse “disceso” nella sfera exoterica, tale mondo, nel suo insieme, sarebbe stato presto privato di qualsiasi tradizione, poiché quelle che vi avevano esistenza fino a quel momento, e in particolare la tradizione greco-romana che vi era diventata naturalmente predominante, erano giunte a una degenerazione estrema, stato che indicava come il loro ciclo di esistenza fosse sul punto di terminare.

Questa “discesa”, insistiamo su questo punto, non era perciò affatto un accidente o una deviazione, e il suo carattere è al contrario da considerare come veramente “provvidenziale”, giacché evitò all’Occidente di cadere fin da quell’epoca in uno stato tutto sommato confrontabile con quello in cui si trova attualmente.

Del resto, il momento in cui doveva prodursi una perdita generale della tradizione come quella che caratterizza i tempi propriamente moderni non era ancora arrivato; occorreva perciò che avvenisse un “raddrizzamento”, e questo raddrizzamento solo il Cristianesimo poteva operarlo, a condizione però di rinunciare al carattere esoterico e “riservato” che esso aveva all’inizio[…]

 

Le verità di ordine più propriamente esoterico, le quali erano per loro stessa natura fuori della portata della maggioranza, non potevano più essere presentate se non come “misteri” nel senso che la parola ha assunto comunemente, vale a dire che, agli occhi della gente comune, esse non dovevano tardare ad apparire come qualcosa che era impossibile comprendere, o addirittura che era vietato cercare di approfondire. […]

Qualcuno potrebbe forse chiedersi cosa accadde, nel corso di un cambiamento simile, degli insegnamenti di Cristo, i quali costituiscono per definizione il fondamento del Cristianesimo, e dai quali esso non può separarsi senza cessare di meritare il suo nome e tenendo inoltre conto che non si vede cosa potrebbe sostituirlo senza compromettere il carattere non-umano al di fuori di cui non esiste più tradizione autentica.

In realtà tali insegnamenti non furono toccati a causa di ciò, né modificati in alcun modo nella loro “letteralità”, e il permanere del testo dei Vangeli e degli altri scritti del Nuovo Testamento, che risalgono evidentemente al primo periodo del Cristianesimo, ne costituisce una prova sufficiente; cambiata è soltanto la loro comprensione, o se si preferisce, la prospettiva secondo la quale essi sono intesi e il significato che si dà loro per conseguenza, senza però che si possa dire che ci sia nulla di falso o di illegittimo in tale significato, giacché è assiomatico che le medesime verità sono suscettibili di ricevere applicazione in sfere differenti, in virtù delle corrispondenze che esistono tra tutti gli ordini di realtà.[…]


parte seconda

 

René Guénon

30 Novembre 2006

Qoelet – frammenti II



Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?

 

Ciò che è, gia è stato; ciò che sarà, gia è; Dio ricerca ciò che è gia passato.

tutto è venuto dalla polvere
e tutto ritorna nella polvere.

Ho poi considerato tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole.
Ecco il pianto degli oppressi che non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori sta la violenza, mentre per essi non c’è chi li consoli.

Allora ho proclamato più felici i morti, ormai trapassati, dei viventi che sono ancora in vita; ma ancor più felice degli uni e degli altri chi ancora non è e non ha visto le azioni malvagie che si commettono sotto il sole. 

Meglio un ragazzo povero ma accorto,
che un re vecchio e stolto
che non sa ascoltare i consigli.

Bada ai tuoi passi, quando ti rechi alla casa di Dio.

Avvicinarsi per ascoltare vale più del sacrificio offerto dagli stolti che non comprendono neppure di far male.

Chi ama il denaro, mai si sazia di denaro e chi ama la ricchezza, non ne trae profitto.
Anche questo è vanità.
Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi;
ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire.

 Meglio vedere con gli occhi, che vagare con il desiderio.

Anche questo è vanità e un inseguire il vento.

Un buon nome è preferibile all’unguento profumato
e il giorno della morte al giorno della nascita.
E’ meglio andare in una casa in pianto
che andare in una casa in festa;
perché quella è la fine d’ogni uomo
e chi vive ci rifletterà.

E’ preferibile la mestizia al riso,
perché sotto un triste aspetto il cuore è felice.
Il cuore dei saggi è in una casa in lutto
e il cuore degli stolti in una casa in festa.

Meglio ascoltare il rimprovero del saggio
che ascoltare il canto degli stolti:
perché com’è il crepitio dei pruni sotto la pentola,
tale è il riso degli stolti.
Ma anche questo è vanità.

29 Novembre 2006

La nuova fisica e l'incertezza

Nell’Ottocento il pensiero materialista aveva un validissimo alleato nella ricerca scientifica, un nuovo sapere agli albori pareva essere in grado di riuscire a dare un significato a tutto il creato partendo esclusivamente dall’osservazione.
Sembrava questione di tempo, tutto sarebbe stato chiarito, ogni fenomeno naturale, e le religioni avrebbero perso, nelle intenzioni dell’avanguardia illuminista, il loro principale scopo di essere. Era l’idea di una scienza in eterno progresso, un’idea ottocentesca dura a morire, dato che persino noi ne siamo influenzati, ignorando gli ultimi sviluppi nel campo della fisica.
Oggi, bisogna ammetterlo, la scienza stessa si è ribaltata contro il pensiero deterministico materialista.
La scienza vecchia si crucciava di essere uno studio esatto, basato sull’osservazione e sulla misurazione precisa.
Ma con Heisenberg tutto questo è mutato, oggi nel campo della fisica si parla di probabilità.
E poi abbiamo avuto l’entropia, la teoria del caos, l’autoregolamentazione, l’ubiquità…
“Potrebbe essere così, probabilmente”. Non v’è certezza.
Nell’ottocento il mondo dei lumi combatteva la “superstizione” di Dio in base ai fatti, alle certezze empiriche.
Oggi la scienza essendo un complesso probabilistico, non possiede più certezze con cui controbattere con forza le idee religiose.
Si limita ad affermare che è questione di probabilità.
Il pensiero debole, l’incertezza nuova novella da diffondere.
Il problema è che per la prima volta dalla rivoluzione scientifica è la scienza stessa a porre in discussione la visione casuale del creato: lo studio delle probabilità, il cuore della nuova scienza, ritiene questa possibilità altamente improbabile.
Paradossalmente nei nostri giorni non abbiamo ancora compreso a fondo le implicazioni delle scoperte della nuova fisica: la nostra modernità che del progresso ha fatto un nuovo credo vive in realtà ancorata a schemi mentali ottocenteschi.
Paradossale, eppure vero.
Sembra che oggi il materialista stretto abbia più difficoltà nel mantenere a lungo la propria posizione, proprio perché la scienza stessa, non essendo più “esatta” ma semplicemente insieme statistico, gli ha tolto gli argomenti di base con cui negare qualsiasi trascendenza.
Ribaltandosi la situazione anche il materialismo è diventato un atto di fede, un credo indimostrabile.

27 Novembre 2006

Il Portatore di Luce


Il ribaltamento nel mondo occidentale della figura di Lucifero, da principe dei demoni ad angelo luminoso ingiustamente punito da Adonai, il Dio dell’Antico testamento, trae origine dalla malinterpretazione degli antichi testi gnostici, in cui una dottrina esoterica che non rappresenta prerogativa del mondo cristiano viene capovolta in una lettura superficiale ed esteriore.
Gli antichi testi sacri di ogni religione descrivevano un tempo futuro in cui la spiritualità alla rovescia si sarebbe imposta, una spiritualità in cui non al mondo celeste ma al mondo degli inferi si sarebbero rivolte le anime degli uomini.
Questa età è la nostra, e la rivalutazione della figura di Lucifero, il principe delle tenebre, si inserisce perfettamente in questo scenario.
Non l’assenza di spiritualità infatti è sempre stata considerata dalle tradizioni autentiche il vero pericolo in cui l’umanità si sarebbe venuta a trovare, ma la trasmutazione della spiritualità stessa, il tuffo nell’abisso degli inferi.

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in virtù della legge di analogia, il punto più basso è come un riflesso oscuro o un’immagine invertita del punto più alto
René Guénon

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L’epoca dell’ateismo, il XIX secolo, aveva come scopo quello di azzerare l’antica spiritualità, e non a caso questo compito fu portato avanti da società segrete che in Lucifero vedevano il vero Dio.
Una volta sgomberato il campo dalle religioni tradizionali, degeneri loro stesse e pallide immagini di quello che avrebbero dovuto essere, la via era preparata per la diffusione finale della spiritualità infera.
Bisognava infatti svuotare il contenitore del suo vecchio contenuto, per poter così sostituirlo con quello “nuovo”.
Le società esoteriche che ebbero una diffusione enorme nell’epoca dei lumi, attirarono a sé tutti coloro che sentirono il bisogno di proseguire la ricerca verso le verità celate, e li indirizzarono verso gli inferi.
La psicologia, una pseudo scienza, con il suo ossessivo invito ad immergersi nel profondo, compartecipò all’opera.
Punta di diamante dell’universo pseudo esoterico del XIX secolo fu la Teosofia, culto confusionario inneggiante a Satana quale autentica divinità.

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Le dottrine, in realtà tutte moderne, che propugna la Società Teosofica sono talmente differenti, sotto quasi tutti gli aspetti, da quelle a cui si dà legittimamente il nome di Teosofia, che si potrebbero confondere le une con le altre solo per malafede o per ignoranza: malafede da parte dei capi della Società, ignoranza della maggior parte dei seguaci ed anche, bisogna dirlo, di taluni dei loro avversari che, poco sufficientemente informati, commettono il grave errore di prendere sul serio le loro asserzioni e di credere, per esempio, che essi rappresentino l’autentica. tradizione orientale, allorché invece non ne rappresentano alcuna.
René Guénon

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L’Antroposofia invece fu una creazione di Rudolf Steiner , che si distaccò dalla Società Teosofica ed organizzò una società esoterica che si avvicinava maggiormente alla tradizione occidentale, o almeno aveva la pretesa di farlo.
Molte delle meditazioni di Steiner non sono altro che una rielaborazione confusionaria di antiche conoscenze autenticamente tradizionali, ma interpretate superficialmente in una visuale caotica figlia del tempo moderno.
Steiner riuscì persino nell’intento di determinare due diverse entità laggiù dove in precedenza si aveva come riferimento Lucifero-Satana, ma punto comune con le antiche, e mai sopite dottrine pseudo gnostiche vi era la convinzione di una degenerazione dell’entità spirituale da cui l’uomo discendeva e il suo successivo incatenamento nella materia.
Ma quello che veramente caratterizza le dottrine luciferiane è il totale disprezzo per il mondo materiale, e l’auspicio della distruzione, della dissoluzione

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“Dobbiamo distruggere tutto, senza riguardo per alcuno, pensando solamente questo: il più possibile e il più presto possibile”.
Jean Adam Weishaupt, fondatore dell’Ordine degli Illuminati

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Ciò che veramente dovrebbe rendere pericolosi questi movimenti, anche agli occhi dei materialisti, è proprio questo loro disprezzo per il mondo creato, e il loro auspicare la fine, quale purificazione, quale premessa per una rinascita.
Le nuove dottrine luciferiane ormai dilagano in tutto il mondo occidentale, ed esercitano un enorme fascino in particolar modo su coloro che non accettano più la visione del mondo strettamente materialista e positivista ottocentesca, visione materialista che gli stessi movimenti luciferiani avevano fortemente contribuito a diffondere.
Questa è l’età della spiritualità alla rovescia, dove la scimmia di Dio prende il posto di Dio stesso, dove gli occhi non sanno più distinguere tra cielo ed inferi.
Ora però è giunto il tempo di smascherare tutti coloro che conducono le anime negli abissi, tutti gli awliya as-Sciaytan.

23 Novembre 2006

Melchisedek

Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino:
era sacerdote del Dio altissimo

e benedisse Abram con queste parole:
“Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici”.

Genesi 14, 18-20

Nella Genesi (14, 18-20) compare il personaggio più enigmatico dell’Antico Testamento.
Si narra di Abramo che di ritorno da una battaglia incontra Melchisedek, presentato come “Sacerdote dell’Altissimo”.
Melchisedek, Re di Salem, benedice Abramo.
Questo episodio è straordinario, per i seguenti motivi.
Abramo è il capostipite della religione ebraica, il fondatore, e riceve tale investitura direttamente da Dio, secondo la Bibbia.
Se gli Ebrei avessero solamente voluto scrivere un testo che santificasse la loro religione e giustificasse il loro rapporto privilegiato con Dio, per quale motivo avrebbero inserito  Melchisedek nella Genesi?
Egli è infatti “Sacerdote dell’Altissimo”, ma il ruolo di sacerdote implica anche l’esistenza di un culto, un culto quindi precedente all’ebraismo.
Non solo, Melchisedek benedice Abramo, gesto che può concedere un “superiore” ad un “inferiore”, ed Abramo addirittura conferisce la decima a Melchisedek, riconoscendo la sua superiorità.
I compilatori ebrei dell’Antico testamento ci raccontano quindi di come il loro Patriarca mostrasse devozione ad un Sacerdote di un culto precedente; si riconosce quindi implicitamente in tale modo la superiorità sull’ebraismo stesso del culto professato dal “Sacerdote dell’Altissimo” Melchisedek.
E tutto questo nella  Bibbia ebraica, nel Testo che gli ebrei avrebbero scritto per poter vantare un rapporto privilegiato del loro popolo e della loro religione con Dio.
Melchisedek significa letteralmente “Re di Giustizia”, ed inoltre egli viene descritto anche come “Re di Salem”, ovvero “Re di Pace”.
Ebbene, secondo i testi sacri vedici, redatti migliaia di anni fa, esiste un culto eterno che nel tempo conferisce autorità alle vere religioni tradizionali.
I sommi rappresentanti di questo culto sarebbero tre, e sono individuati nella tradizione Vedica come il Re di Pace, il Re di Giustizia ed un terzo che riunisce le due precedenti funzioni.
Il potere temporale, il potere spirituale, e la sua sintesi.
Quello che ci dice la Bibbia quindi nell’oscuro passaggio di Melchisedek è che la religione fondata da Abramo riceve la benedizione dagli esponenti di questo culto eterno che attraversa i secoli e che si manifesta sotto la forma esteriore delle diverse religioni.

E il Cristianesimo?
C’è un episodio nella nascita di Gesù che forse non è stato analizzato con la dovuta accuratezza: l’adorazione dei Magi.
I tre Re Magi portarono come dono a Gesù Oro Incenso e Mirra, che sono i simboli dei tre sacerdoti dell’Altissimo della antica Tradizione.
Il significato simbolico dell’evento pare  palese: i rappresentanti della Tradizione eterna riconoscono in Gesù il rappresentante legittimo della continuazione del Sapere Sacro, il culmine di questo percorso, secondo il cristianesimo, e gli rendono omaggio.
Le similitudini nella Storia di Gesù con elementi simbolici ricorrenti in alte tradizioni (nascita verginale, morte e resurrezione e così via) indicano solamente la “legittimità” del culto cristiano, in un tempo che essendo ciclico ripropone con nuovo vigore elementi ricorrenti che fanno parte dell’essenza stessa della legge universale e delle regole del cosmo.