Mi capita a volte di ritrovarmi per casa giornali vecchi, quotidiani che in qualche modo riescono a nascondersi nel ripostiglio per settimane, a volte mesi.
Ed è sempre una esperienza alquanto formativa sfogliarli.
Si può infatti osservare come le prime pagine, quelle solitamente dedicate alla “attualità politica”, trattino di notizie di nessuna importanza.
Un insieme di dichiarazioni dei politici della maggioranza e delle opposizioni sul tema caldo del momento, che spesso a distanza di qualche settimana scompare totalmente dalla memoria dei cittadini.
Migliaia di parole sul nulla assoluto, piazzate sotto titoli cubitali, presentate come se si trattasse di qualcosa di rilevante.
Ed occorre scorrere diverse pagine prima di individuare qualche notizia apparentemente di secondo piano, spesso relegata in qualche trafiletto, che a distanza di tempo si rivela significativa.
Nell’universo dell’informazione infatti le notizie si possono, indicativamente, dividere in due grandi gruppi: quelle che hanno una certa rilevanza contingente, immediata, e quelle che raccontano di eventi più importanti, dalle prospettive a lungo termine.
I nostri media danno principalmente ampio spazio alle notizie del primo tipo, mentre accennano distrattamente agli eventi che rappresentano i segni del tempo.
Se fra cento anni qualche studente dovrà preparare una ricerca sulla grande depressione del 2008, ad esempio, e sul modo in cui questa ha portato al default dell’economia mondiale nel giro di pochi anni, si troverà parecchio spiazzato nel constatare le notizie che venivano fornite dai principali giornali dell’epoca.
Si troverà dinnanzi a decine di pagine dedicate a questioni le quali ignora totalmente, dal tragico caso di una sfortunata ragazza in coma da diversi anni, alle dichiarazioni del mondo politico sulle “ronde”, alle polemiche su un certo “election day”.
Pagine e pagine, migliaia di dichiarazioni, su questioni delle quali non troverà nessuna traccia nemmeno sui più approfonditi testi di storia del XXI secolo.
E per scoprire qualcosa sulla crisi dovrebbe arrivare alle pagine economiche, ma anche là rimarrebbe assai deluso.
Il nostro futuro studente si troverebbe di fronte a diverse analisi, farebbe la raccolta delle dichiarazioni degli esperti che annunciano che il peggio è passato, e verrebbe anche a scoprire che il presidente del consiglio dell’epoca quando si pronunciava sulla crisi liquidava il tutto spiegando che si trattava solo di una percezione psicologica.
Nei primi mesi del 2009, nonostante ormai gli indicatori manifestassero chiaramente che la crisi che interessava l’economia occidentale fosse a tutti gli effetti sistematica ed irreversibile, l’opinione pubblica, influenzata in questo dai mezzi di comunicazione di massa, pareva non aver compreso ancora appieno la reale entità degli avvenimenti che di lì a poco avrebbero ridisegnato l’intero sistema economico finanziario mondiale.
Questo potrebbe essere un buon inizio, per la futura ricerca del nostro studente.
Commenti