Difficile descrivere a parole cosa sia lo zeimbekiko.
Essenzialmente una danza, un ritmo, scandito da un tempo in 9/8, assai diverso dalla sequenza dei 4/4 che caratterizza la musica occidentale.
Lo zeimbekiko ha origini secolari, detto anche la danza delle danze o la danza degli ubriachi, è un ballo solitario, improvvisato, un ballo per il quale non esistono scuole.
E lo zeimbekiko parla sempre della sofferenza del vivere, le danza attorno, la guarda negli occhi, senza pudore, e la sfida.
Quello che visto dal fuori potrebbe sembrare un semplice lamento, diviene in realtà un vero e proprio esorcizzare il dolore, un sezionarlo, descriverlo senza remore, per poi circondarlo ed isolarlo.
La tradizione dello zeimbekio continua ancora oggi, quella che segue è una recente composizione di Stelios Bikakis, Γενέθλια, interpretata da Notis Sfakianakis.
(Compleanno)
Nei sentieri del dolore
nel ponte dei sospiri
mi diede al mondo mia madre
Una serata d’autunno
il tuo freddo cuore
videro i miei occhi, vita.
Con sonagli di plastica
belli e colorati
mi cullavano
E quegli occhi piccoli
videro le bellezze del mondo
e si dissero d’accordo.
Fu il mio latte amaro
e la mia acqua salmastra
che mi faceva crescere
E di fronte alla mia culla
il mio destino malvagio
mi guardava orgoglioso
Era il mio pianto soffocato
come se volessi dire qualcosa
ma non mi capirono
Un respiro triste
per quella puttana di una vita
che mi avevano affibbiato
Così ho cominciato, quindi
così ho cominciato
non chiesero il mio parere, vita,
ma mi sono abituato a te
Come una piccola aquila ferita
che rantola a terra
cerco la forza di tenermi ancora in piedi
Sopra il fango e sui chiodi
nel fuoco del mondo ingiusto
ho iniziato a camminare
Un equilibrio stabile
per stare dietro alla vita,
ma ci son cascato
Solo la “a” e l’ acca
nei miei giorni di scuola
ho dapprima pronunciato
e questo “ah” e questo “perchè?”
ovunque vada mi accompagnano
anche se ho toccato i trenta
Così passava il tempo
ed io nella mia strada, curvo
facevo sogni
E’ capitato che fossi tra quelli
che nuotano tra le schiume
e tra le acque fangose
Scorre il sangue dell’anima
come le gocce di pioggia
ma a chi importa
E la ferita invisibile
che dentro me sanguina
chi la divide con me
Così ho cominciato, quindi
così ho cominciato
mi fecero vedere delle cose
ed altre ne ho incontrate
Mio Dio, se solo sapessi il giorno
in cui morirò
celebrerei il compleanno
della mia morte.
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