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¿te quedarás, mi pesadilla
rondándome al oscurecer?


-o- Too late to die young -o-
19 Ottobre 2007

Scienza e scientismo

Articolo originale:Il caso di Giuseppe Sermonti, di Giovanni Monastra

…più recentemente un filosofo laico, ma di grande profondità, come Arnold Gehlen, ha affermato:
«Che l’uomo si concepisca come creatura di Dio oppure come scimmia arrivata implica una netta differenza nel suo atteggiamento verso i fatti della realtà; nei due casi si obbedirà a imperativi in sé diversissimi».
Quindi la “separazione” (si tratta della separazione tra scienza e fede, n.d.S.) è del tutto inconsistente in quanto ci sono, almeno in potenza, una serie di conseguenze logiche che rendono “impossibile” nella stessa persona la coesistenza pacifica della dimensione del Sacro e di quella della Scienza moderna, almeno di quella “ufficiale” o “normale” nel senso inteso da Thomas Kuhn.
Ogni illusione di farle convivere in questo modo è quindi assurda e irrealistica.Sermonti supera tale impostazione quando percepisce con nettezza che la scienza moderna nei suoi aspetti convenzionali non sa dire nulla circa il destino, l’ordine, il significato della natura.
«Cosa è successo con l’inizio della scienza moderna?», si chiede, e la sua risposta è la seguente:
«la scienza ha rinunciato alla ricerca dell’armonia e, con passione che certamente nasconde un sottile demonismo, si è lanciata alla ricerca del caos, alla adorazione del disordine e del nulla primigenio».
E ancora, sotto un altro punto di vista, si può asserire che «tutto l’impegno contenuto nella fondazione della Tecnica e della Scienza contemporanea è consistito nel privare le opere umane di ogni significato, cioè di deritualizzarle.
Il significato è un’esigenza che limita l’efficienza, obbligando l’operatore a una quantità di adempimenti formali che lo distraggono da perseguire direttamente e alla spiccia il punto di arrivo.
I grandi progressi realizzati dalla tecnica sono stati semplicemente il risultato dell’abolizione dalle operazioni umane di ogni sacralità: ciò ha reso, come per incanto, le pratiche umane meravigliosamente efficienti, ha consentito di porre ogni cosa in commercio, di sviluppare da ogni operazione un’industria.
A un solo prezzo, appunto: che tutto rinunciasse al suo significato.
Ma la natura resiste alla sconsacrazione» e, nonostante il disincanto in cui Tecnica e Scienza hanno preteso di sprofondare il mondo, la sacralità riemerge nelle cose, in modo diretto ed elementare.
[…]
Sermonti critica in modo sistematico lo scientismo, da lui definito una “ideologia politica” in cui si trasforma la scienza nel momento in cui vuole rifondare l’uomo e il suo destino biologico.
Il buffo è che tutta questa arroganza risulta assai poco motivata, dato che, come egli rileva, la scienza non ha poi tanti successi di cui essere fiera, dato che specie la biologia e la medicina hanno conseguito notevoli risultati solo vampirizzando sistematicamente le conoscenze empiriche, popolari, del passato, spesso residui di una sapienza religiosa, e diffondendole in modo sistematico e razionalizzato, come se fossero state conquiste proprie, o impossessandosi del merito di fenomeni positivi (quali la diminuzione di gravi malattie contagiose), quando invece l’azione svolta dalla medicina aveva avuto una influenza assai modesta sui fatti.

A titolo di esempio riportiamo alcuni episodi significativi.
Il mondo contadino sapeva da tempo che il contrarre il vaiolo dalle mucche, come avveniva ai mungitori, ammalandosi in forma lieve, preservava dal vaiolo umano.
Questa conoscenza popolare, trasmessa a un medico di campagna del XVIII secolo, permise di mettere a punto in Inghilterra le prime forme rudimentali, empiriche, di vaccinazione antivaiolo, anche se mancavano ancora del tutto le conoscenze immunologiche tali da far comprendere il meccanismo d’azione di questa misura di profilassi.
Il chinino, usato a lungo e con efficacia per guarire dalla malaria, solo nel secolo scorso fu identificato come principio attivo ed estratto dalla corteccia di una pianta, la Cinchona.
Già dal XVII secolo il suo uso terapeutico, sotto forma di polvere di corteccia di china, era stato introdotto in Europa dall’America del sud, dove da tempo era impiegato dalla medicina tradizionale degli Indios per la cura delle febbri malariche.
Una intera famiglia di composti, (tra i tanti che si possono citare ancora), le cumarine, da cui sono derivati molti farmaci differenziati per attività come vasodilatatori, antibiotici, antinfiammatori, ecc., era nota da millenni nella medicina tradizionale di vari popoli (ad esempio, gli Egizi).
Può essere interessante aggiungere che alcune multinazionali farmaceutiche da decenni stanno analizzando i vari rimedi terapeutici delle popolazioni extraeuropee per identificare nuovi principi attivi, da spacciare poi come frutto della sola ricerca scientifica di laboratorio.
La storia dell’aspirina è altrettanto istruttiva: fu per merito di un sacerdote inglese del XVIII secolo se si cominciò a usare, con un certo successo, la polvere della corteccia di salice per curare le febbri.
La sua scoperta non derivò da alcun procedimento “scientifico”, ma fu il risultato, riconosciuto dallo stesso autore, della applicazione di un antica credenza tradizionale secondo la quale gli ambienti che provocano certe malattie forniscono anche i rimedi naturali per combatterle. Nel caso specifico il riferimento riguarda i luoghi umidi, dove è facile contrarre alcune malattie, ma che al contempo sono favorevoli per la crescita dei salici.
Solo successivamente si identificò il principio attivo, l’acido salicilico, la cui attività venne migliorata in un secondo tempo ottenendo un derivato di sintesi, l’acido acetilsalicilico, contenuto nella ben nota aspirina.

articolo completo

10 Ottobre 2007

Angeli caduti


Lucifero
, la creatura più bella e splendente del Regno dei Cieli, fu scacciato da Dio a seguito di una rivolta, una ribellione che lo stesso angelo della luce capeggiò, e che ebbe un esito tragico, per lui e per gli angeli che a lui si unirono.
Si narra che Lucifero peccò di orgoglio, che volle farsi pari al suo creatore.
La vicenda della caduta è nota, ma in verità vi sono diverse versioni a noi giunte, sulle sue reali cause.
Nell’ Antico Testamento l’unico riferimento alla ribellione di Lucifero si trova in Isaia, precisamente nel 14° capitolo, versetti 12-15:

Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, astro mattutino, figlio dell’aurora?
Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?
Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione.
Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo.
E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso!

Lucifero viene quindi punito per il suo orgoglio.
Isaia non aggiunge altre informazioni, ma si comprende che all’epoca in cui scriveva la vicenda dell’angelo caduto fosse di patrimonio comune.
Vi sono infatti altri libri contemporanei o posteriori ai testi dell’Antico Testamento che trattano la caduta in maniera più approfondita.
Si tratta dei cosiddetti Apocrifi del Vecchio Testamento, libri che non entrarono a far parte della Bibbia, ma che ne riprendono i temi, spesso apportando informazioni preziose.
Il Libro di Enoc richiama i primi versi del sesto capitolo della Genesi:

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.
Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.


Identificando nei figli di Dio  gli Angeli del Cielo, in Enoc si narra di queste creature celesti che scendono sulla terra e si innamorano delle donne, le figlie degli uomini, e rimangono con loro.
Il peccato degli Angeli ribelli sarebbe quindi non l’orgoglio, ma la cupidigia, e la rinuncia al loro ruolo celestiale in virtù dell’amore terreno.
Lo stesso tema è ripreso in un altro apocrifo, Il Testamento dei 12 Patriarchi, e precisamente nel Testamento di Ruben, nel V capitolo:

Dunque, figlioli miei, fuggite l’impudicizia e ordinate alle vostre mogli e alle vostre figlie di non adornare le loro teste e i loro sguardi per non ingannare le menti; ogni donna che si serva di questi inganni é destinata alla punizione eterna.
Fu in questo modo infatti che ammaliarono i Vigilanti, prima del diluvio. Perché quelli le guardarono a lungo e così ne ebbero il desiderio e concepirono l’azione nella mente. Presero forma umana e apparvero loro, mentre erano unite ai loro mariti.
Esse concepirono nella mente il desiderio delle loro immagini e dettero vita ai giganti; ché i Vigilanti erano apparsi loro alti fino al cielo.

Gli Angeli del Cielo vengono chiamati Vigilanti, come in Enoc, ed ancora si rimarca come caddero in disgrazia a causa del loro debole per le donne degli uomini.
Il Libro dei Giubilei, considerato canonico dalla Chiesa Copta, ancora riporta la medesima versione, e in esso i capi dei Vigilanti sono chiamati Mastema (Satana) e Belial; insieme alle altre creature celesti scendono sulla terra con l’intenzione di trasmettere la conoscenza agli uomini, ma finiscono per concupire le loro figlie:

…ai suoi tempi, scesero sulla terra gli Angeli del Signore, chiamati “vigilanti”, ad insegnare ai figli dell’uomo a fare giustizia e rettitudine sulla terra. […]
E fu quando i figli dell’uomo cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero ad essi delle figlie (che) gli angeli del Signore le videro nell’anno uno di questo giubileo (e), poiché erano belle a vedersi, si presero mogli fra tutte quelle che scelsero ed esse generarono loro dei figli e questi erano giganti .
E crebbe la malvagità sulla terra e tutti gli esseri corruppero il loro modo di vivere, dagli uomini agli animali, alle fiere, agli uccelli e fino a tutti quelli che si muovono sulla terra.
Tutti corruppero il proprio modo di vivere e le proprie regole e presero a divorarsi fra loro; la malvagità aumentò sulla terra e i pensieri della mente di tutti (furono) egualmente, in ogni tempo, malvagi.
(Libro dei Giubilei, 4, 14 5, 1-2)

Gli apocrifi quindi suggeriscono una visione alternativa della caduta degli Angeli, parlano di un qualcosa avvenuto molto tempo fa, un qualcosa a noi poco noto.

4 Ottobre 2007

L' errore del dubbio

Il “mondo delle apparenze” è il solo mondo reale:
il “mondo verità” è solamente aggiunto dalla menzogna.
Friedrich Nietzsche


La modernità ha sancito la fine di ogni certezza, o almeno così pretende.
Ed in verità si tratta di un processo assai lungo, che per quanto riguarda il nostro occidente origina nelle disquisizioni dei filosofi della Grecia classica, i primi, quale audacia, che misero in dubbio l’esistenza del mondo Reale, quel mondo che non si poteva vedere, ma solo percepire.
Qualcuno disse all’epoca che non vi è nulla oltre ciò che appare, ma pochi gli credettero.
Ci sono voluti più di duemila anni affinché quella “intuizione” diventasse pensiero comune.
Un processo lungo, che pochi nei secoli seppero cogliere, di cui pochi intuirono le possibili conseguenze.
Nietzsche fu tra quei pochi, con lucidità comprese il vento che avrebbe attraversato “l’occidente”, e volle essere il primo, con la sua filosofia del martello, a fare piazza pulita dei vecchi idoli.
I vecchi idoli, le vecchie certezze, il sapere “dogmatico”, indimostrabile, stava per divenire un ricordo del passato.

Il “mondo – verità” – un’idea che non serve più a niente, un’ idea divenuta inutile e superflua, per conseguenza un’ idea confutata: sopprimiamola!
(Giornata chiara; prima colazione; ritorno del buon senso e della gaiezza; Platone arrossisce di vergogna e tutti gli spiriti liberi fanno un fracasso del diavolo.)

Un fracasso del diavolo.
Ma una modernità che sopprime la metafisica, il mondo superiore, senza sapere con cosa colmare quel vuoto, è una modernità allo sbando.
Nietzsche stesso se ne rese conto, e la domanda che fa capolino, quasi discreta, nel suo “Al di là del bene e del male” preannuncia il punto di arrivo di questa nuova umanità ebbra di gaiezza, che danza sui resti degli idoli che ha abbattuto in un impeto di esaltante eccitazione:

“Perché il bene deve essere preferibile al male?”

Già. Perché?
Nietzsche si pose la domanda che pochi tra i contemporanei distruttori di idoli osano formulare.
Eppure, questo dubbio è il naturale approdo di tutti coloro che rinunciano ad ogni certezza, la naturale meta della modernità stessa.
Dal momento che non vi è nulla di certo, che tutto è avvolto nel dubbio, dal momento che le certezze sono proprie dei poveri di spirito, preso atto di questo, per quale motivo occorre preferire il bene al male?
L’uomo dogmatico avrebbe risposto “Perché il bene è ciò a cui un uomo dovrebbe tendere. E’ così e basta.”
Ma la modernità ha ribrezzo ed orrore del dogma, della verità indimostrabile.
Il dogma, la certezza colta per intuizione.
Che non può essere messa in discussione.
Orrore per ogni libero pensatore.
Ma anche il libero pensatore ha i suoi limiti, altrimenti si chiederebbe, nel suo piccolo, “ma perché perseguire il bene?”.

Per quanto mi riguarda, non ho timori nell’affermare che sono dogmatico, che detengo delle certezze.
Il bene è superiore al male, e al bene occorre tendere.
Perché?
Perché è giusto così.
E basta.
E questa è una certezza.
Il culto del dubbio condurrà al baratro questa modernità, perché una umanità che si interroga su tutto, anche sul motivo per cui dovrebbe preferire il bene al male, è una umanità che ad un certo punto potrebbe scegliere la via del male.
Anzi, per una volta, senza “potrebbe”.

Vincenzo Conciatori, Crollo delle certezze
30 Settembre 2007

Ponerologia - La scienza del male

di Carolyn Baker

La canadese Red Pill Press ha recentemente pubblicato il libro dello psicologo Andrew M. Lobaczewski, intitolato Political Ponerology [Ponerologia politica, ndT]  nel quale l’autore spiega sulla base di proprie osservazioni come durante i suoi anni di lavoro clinico in Polonia abbia notato un’alta correlazione fra gli atti che molta gente etichetterebbe come “cattivi” e varie patologie.
La classificazione diagnostica più adatta per questi individui nel moderno gergo psicologico sarebbe sociopatico, la cui più importante caratteristica è l’apparente assenza di una coscienza o empatia in relazione agli altri esseri viventi.Lobaczewski e alcuni dei suoi colleghi est-europei che lavoravano sotto l’impero sovietico decisero di intraprendere questo studio ad un livello più alto e investigarono il ruolo che la sociopatia giocava nel governo, negli affari e in altri gruppi sociali.
La Ponerologia politica (dalla parola greca poneros, male) è una scienza sulla natura del male adattato per scopi politici che all’estremo di una più vasta scala risulta in una patocrazia.

La ricerca indica che i sociopatici si trovano in tutte le razze, etnie e religioni e che nessun gruppo è immune ad essi.
I sociopatici costituiscono, secondo l’autore, circa il 6% della popolazione in qualsiasi gruppo. L’editore di Red Pill afferma che “Political Ponerology è un libro che offre un orribile sguardo dentro la struttura sottostante ai nostri governi, le nostre corporazioni più grandi, e anche il nostro sistema giudiziario”.
Dopo aver letto questo libro, una gran quantità di domande assillanti sulle linee di condotta e le pratiche dei funzionari governativi e aziendali hanno cominciato a trovare una spontanea risposta dato che le analisi di Lobaczewski vanno al cuore del perché il governo degli Stati Uniti sia divenuto un’impresa criminale che fa di tutto per dominare il mondo e per annichilire grandi quantità di esseri umani sia all’interno che nel mondo. [….]

Innanzitutto Lobaczewski fa notare che le società sono più vulnerabili al male nei tempi buoni. “Nei tempi migliori”, scrive, “la gente perde di vista il bisogno di una profonda riflessione, di introspezione, di conoscenza degli altri, e di una comprensione delle complicate leggi della vita”. […]
“Durante i tempi buoni, la ricerca della verità diventa scomoda perché rivela fatti sconvenienti”.
D’altra parte, afferma, “La sofferenza, lo sforzo e l’attività mentale durante i periodi di amarezza imminente portano ad una progressiva, generalmente elevata, rigenerazione dei valori perduti, che risulta nel progresso umano”.
Al contrario, “Il ciclo di tempi felici e pacifici favorisce un assottigliamento della visione del mondo e un incremento dell’egocentrismo…”.
[…]
È esattamente in quei tempi di ego-delirio che le nazioni si sottopongono sorde, mute e cieche a sociopatici senza coscienza che le seducono in pratiche e politiche letali per esse stesse e per il resto del mondo.
La mancanza di riflessione produce per definizione esseri umani privi di discernimento.
[…]egli sottolinea che i cosiddetti individui “normali” non possono comprendere la mente o il comportamento del sociopatico e sono quindi particolarmente vulnerabili ad esso – da qui il motivo principale per scrivere un libro sulla Ponerologia, esattamente per informare i non-sociopatici sulla patologia.

L’autore usa il termine “spellbinders” [incantatori, ndt] per descrivere gli incantatori di serpenti psicologici che sembrano saggi, illuminati pensatori/politici, anche attivisti che si presentano come i possessori di conoscenze basate su ricerche svolte unicamente da loro o su informazioni ottenute attraverso canali straordinari ai quali nessun altro ha accesso. […]
Tuttavia l’autore avverte il lettore che i nostri stessi processi inconsci possono portarci a bloccare le “bandiere rosse” che potrebbero saltar fuori quando si ha a che fare con dei sociopatici.

“I processi psicologici inconsci superano il ragionamento cosciente, sia nel tempo che nell’interesse, il che rende possibili molti fenomeni psicologici”.
Così il rifiuto che proibisce ad alcuni individui di vedere le verità più oscure in ciò che un sociopatico cerca di promuovere, ad es. “Il nostro governo non ci farebbe mai del male; il nostro governo ha nel cuore i nostri migliori interessi; nessun presidente potrebbe sfuggire a questo; il principio della legge è ancora al lavoro in America; il fascismo non potrebbe attecchire qui; il governo degli Stati Uniti non può avere orchestrato gli attacchi dell’11/9; se l’11/9 fosse stato orchestrato dal governo degli Stati Uniti, troppa gente dovrebbe essere coinvolta per mantenere ciò segreto”, e così via all’infinito.
[…]
L’autore afferma che “una rete sempre più forte di psicopatici e individui correlati inizia gradualmente a dominare, oscurando gli altri”.
La situazione degenera rapidamente in una patocrazia, o un sistema dove una piccola minoranza patologica prende il controllo di una società di gente normale.
L’editore del libro, Laura Knight-Jadczyk, nelle sue note a piè di pagina non esita a indicare Karl Rove, Disk Cheney e Donald Rumsfeld, sotto l’insegnamento di Leo Strauss, come i principali attori nella patocrazia americana del ventunesimo secolo.
Tragicamente, secondo l’autore, “La patocrazia progressivamente paralizza ogni cosa (e) … progressivamente si intromette ovunque, soffocando tutto”.
[…]
Political Ponerology è un lavoro di inestimabile valore che ogni essere umano proteso alla coscienza dovrebbe leggere, non soltanto per la sua esposizione della patologia degli individui che attualmente comandano il governo degli Stati Uniti, ma anche per la luce che potrebbe fare sugli individui a noi più vicini, alcuni dei quali potrebbero essere amici, compagni attivisti, leader civici o negli affari.
Lo scopo del libro non è incitare alla paranoia, ma coltivare il discernimento e rafforzare la nostra fiducia nella nostra innata intuizione allo scopo di navigare tra le deprimenti manifestazioni del male che ci circondano nel ventunesimo secolo.

articolo completo :LA SCIENZA DEL MALE E IL SUO USO PER SCOPI POLITICI


27 Settembre 2007

Il senso del blog - disquisizione originale

“meglio se te ne stavi dov’eri. Un saccente arrogante in meno nel web
anonimo commentatore a proposito dell’autore di questo blog

Cosa spinge ad aprire un blog?
Questa è una delle domande più originali in cui ci si possa imbattere durante il peregrinare in questo sterminato mondo virtuale.
E se la domanda si ripropone innumerevoli volte, diverse sono le risposte che si potrebbero dare, ma con alcuni punti comuni.
Credo che fondamento essenziale per chi si prende cura di un blog sia una certa dose di vanità, ma anche qui, non credo che questa sia una grande rivelazione.
Vi è una certa soddisfazione nel vedere un proprio scritto che compare sullo schermo, nello scegliere le immagini adeguate, organizzare la presentazione e la resa estetica delle pagine.
Soddisfazione umana, ma in fin dei conti vana, una piccola gratificazione del proprio orgoglio personale.
L’importante credo sia l’esserne consapevoli.
I blog quindi sono scritti per essere letti, altra ovvietà, e poco importa se di volta in volta si desideri un pubblico vasto (nella maggioranza dei casi) oppure attento e selezionato.
Personalmente, oltre alla componente della vanità -ahimè – di cui già si è detto, sono mosso dal desiderio di trasmettere delle informazioni, informazioni di cui sono venuto a capo in questi anni.
Vorrei, lo ammetto, che queste informazioni fossero il più possibile note.
E in un secondo momento chi le riceve potrà, a seconda della propria sensibilità e delle proprie opinioni, giudicare il tutto degno di attenzione o meno.
Nel mio piccolo ho fatto mio il pensiero di R. Winfield

…la mia posizione corrente non è quella di voler vincere le discussioni, il tempo per quello è terminato.
Invece, voglio giusto far circolare delle idee, e se ne siete stimolati o incoraggiati, bene.
Se vi fanno alterare, beh è la vita.
Ma se sentite una curiosità tale che volete scandagliare alla ricerca di differenti modi per interpretare gli eventi correnti, meraviglioso.
Internet vi fornirà molte risorse per le vostre investigazioni.

Ed effettivamente, per me le cose stanno esattamente così.
Ci sono blog curati da autori di gran lunga più competenti del sottoscritto, siti ben documentati e articoli scritti con grande cura dei particolari: queste pagine offrono una sintesi su alcune questioni, vorrebbero offrire degli stimoli per raggiungere quei luoghi, per proseguire la ricerca.
E questo credo che sia lo scopo principale degli scritti qui raccolti, incoraggiare la ricerca personale di chi vi si imbatte.