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Qui si parla di miti, simboli,
storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
L’impatto sull’economia globale e in particolare su quella degli Usa e dell’Europa della crisi di liquidità e di quella dei mutui si amplierà nel 2008. Lo sostiene il numero uno del Fondo monetario internazionale, Rodrigo Rato, secondo il quale si registrerà un “leggero rallentamento” a livello mondiale, anche se le conseguenze della crisi saranno “gestibili”.
Il ministro dell’Economia interviene al Fmi: Italia, prospettive favorevoli WASHINGTON Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, è ottimista sullo stato di salute dell’economia italiana. Le prospettive, afferma nel suo intervento presso il Comitato monetario e finanziario del Fmi, rimangono favorevoli.
Il presidente di Citigroup, Charles Prince, si e’ dimesso. Lo sostituira’ l’ex segretario al tesoro Usa, Robert Rubin. La decisione e’ arrivata nella notte, al termine di un Cda straordinario della banca, una delle societa’ di servizi finanziari piu’ importanti del mondo, travolta dalle enormi perdite dovute ai prestiti collegati ai mutui subprime in Usa. La posizione di Prince era in bilico da quando, il 15 settembre scorso, Citigroup, prima banca mondiale per capitalizzazione, aveva annunciato utili in calo del 57 per cento nel terzo trimestre dell’anno.
(ANSA)-ROMA, 5 NOV – Le perdite complessive accumulate a valere sui prestiti ipotecari Usa potrebbero arrivare a 250 mld di dlr nel giro dei prossimi 5 anni. E’ questa l’indicazione venuta oggi dagli analisti di Lehman Brothers, secondo i quali il passivo ricadrebbe sulle banche commerciali, sulle agenzie governative del settore (Fannie Mae e Freddie Mac) e sulle compagnie assicurative. Per il solo 2008 le perdite sarebbero di circa 50 miliardi di dollari.
L’idea realizza se stessa per tramite di un procedimento dialettico di tesi, antitesi e sintesi, nel quale la tesi implica un’opposizione, l’antitesi, ma la supera attraverso una determinazione superiore, la sintesi.
Il “popolo” non è mai insorto per sua esclusiva iniziativa. Tutte le grandi rivoluzioni del passato sono state istigate da quei gruppi di potere che in seguito hanno beneficiato del “cambio di guardia”. L’esempio più noto, e non vi è nessun “complottismo” in queste considerazioni, fu quello della rivoluzione francese, in cui la casta dei borghesi aizzò il popolino contro il potere della casta dei nobili decaduti e si sostituì a loro. Il popolo vide semplicemente cambiare i padroni a cui doveva obbedire, con un aggravante per i contadini che videro irrigidirsi le loro condizioni di lavoro; se i nobili decadenti infatti si disinteressavano completamente dei loro possedimenti, lasciati in mano ai contadini che in qualche modo riuscivano a ricavare una minima e misera fonte di sopravvivenza, i borghesi che acquisirono le terre dei nobili vollero che il rendimento dei loro nuovi possedimenti fosse massimo, ed obbligarono chi vi lavorava a dei ritmi insostenibili. In generale il potere accorto cerca di fare in modo che i sudditi non arrivino ad uno stato di indigenza totale, ma vivano sempre in una situazione sofferta e precaria, in cui la paura di perdere anche quel minimo che ne consente la sopravvivenza suggerisce la prudenza e sconsiglia gli atti estremi. Un ulteriore obiettivo di una certa elite illuminata è la diminuzione della popolazione, e si tratta di un programma da lungo in cantiere, risalente alle prime speculazioni di Malthus, precursore di tutta la propaganda odierna della “bomba demografica”. Meno sudditi da controllare, più facile esercitare il potere. Attualmente pare che la tendenza sia opposta, ma vi sono piani ben accurati studiati per invertire questo trend, basti pensare al celebre NATIONAL SECURITY MEMORANDUM NSM-200, la cui stesura vide l’attento contributo dell’onnipresente Henry Kissinger. Quello che viene definito Nuovo Ordine Mondiale sorgerà sulle ceneri di uno scontro tra blocchi contrapposti, uno scontro economico o forse militare, e l’obiettivo sarà il tanto agognato governo mondiale sotto l’egida dell’ONU massonica. Massonica in quanto creazione della massoneria moderna, come gli stessi rappresentanti della libera muratoria non perdono occasione di ricordare. La Cina nel contesto generale gioca il ruolo dell’ antagonista. Si tratta semplicemente dell’applicazione su campo reale della tripartizione degli eventi postulata da Hegel: tesi, antitesi, sintesi. Ovvero, il raggiungimento di un obiettivo finale avviene mediante la creazione di due finti antagonisti, e dalla loro contrapposizione si ottiene il risultato voluto. Secondo alcune correnti di pensiero 500.000.000 di persone è il numero ideale per la popolazione mondiale. Il come si arriverà a questa cifra ce lo spiegano i nipotini di Malthus.
Le origini del Rebetico si fanno risalire alle canzoni diffuse tra i detenuti nelle carceri greche del XIX secolo.
Il Rebetico venne a lungo considerato come la musica degli strati più bassi della società greca, confinato nei locali malfamati e nei luoghi di perdizione.
Narrava di amori difficili, di detenzioni, di droghe, ma anche della passione per la musica stessa.
Lo strumento protagonista del Rebetico, che ne caratterizza il suono, è il Bouzouki, strumento a tre corde, noto nell’antica Grecia con il nome di Pandouris, e giunto pressoché immutato ai giorni nostri (negli anni cinquanta Manolis Hiotis aggiunse al suo Bouzouki una quarta corda, creando una nuova “scuola”) .
La storia del Rebetico subisce una svolta importante nel 1922, l’ anno della Catastrofe dell’Asia Minore.
A seguito della sconfitta dell’esercito greco in Turchia, dopo che il governo ellenico aveva tentato una improbabile conquista spingendo i soldati fino alle porte di Ankara, le popolazioni greche che abitavano le coste dell’Asia Minore furono costrette a rifugiarsi in Grecia.
Questo episodio rappresenta tuttora la pagina più triste della storia della Grecia moderna; la presenza greca in Asia Minore risaliva al II millennio avanti Cristo, e da allora era stata una presenza costante, attraversando i millenni e le innumerevoli dominazioni straniere che avevano governato quelle terre.
Fino al 1922, con una tragedia che pose fine ad una storia di 3.000 anni.
Più di un milione di profughi giunsero in Grecia, in una nazione che contava all’epoca poco più di 4 milioni di abitanti, e portarono con sé le loro tradizioni e i loro usi: portarono con sé un pezzo di Asia.
La Grecia moderna è figlia di questa unione, che da allora le ha conferito quel carattere di incontro tra la civiltà occidentale e quella orientale.
Dal 1922 in poi il Rebetico quindi assorbe molto delle sonorità dell’Asia Minore, che a loro volta portavano in sé il ricordo delle melodie e dei canti Bizantini, con echi arabi ed indiani.
I testi parlavano ancora di vite sofferte, di speranze che nascevano nel buio della disperazione, e di vite dissolute, di droghe, di prigioni.
Nel 1937 il regime di Metaxas vietò e censurò gran parte della produzione del Rebetiko, che sopravvisse nell’illegalità.
Bisognerà aspettare gli anni che seguirono la seconda guerra mondiale affinché la valenza artistica del Rebetico fosse riconosciuta, e divenisse a tutti gli effetti un genere musicale popolare e nello stesso tempo non disdegnato dalle classi più “colte”.
Ancora oggi le produzioni del Rebetico continuano, tra riscoperte e reinterpretazioni dei classici di inizio secolo e nuove degne composizioni, a seguire un filo in verità mai interrotto.
I primi due video che seguono riproducono fedelmente l’atmosfera degli anni 20 e 30 dei locali in cui si suonava il Rebetico, una atmosfera che è possibile ritrovare ancora oggi, in luoghi che si rifiutano di seguire lo scorrere del tempo.
Nel terzo video Melissa Aslanidou reinterpreta in modo toccante un vecchio classico degli anni 60.
Of Aman, di Spiros Peristeris, 1934, Interpreta A. Iakovidis
Stou Thoma, dal Film Rebetico, musiche di S. Xarhakos, 1983.
Ti sou’kana kai pineis, Melissa Aslanidou
Dimmi perchè non mi permetti, con due baci
portare via dai tuoi occhi offuscati, le scure nubi
Cosa ti ho fatto e fumi, sigarette su sigarette e sono i tuoi occhi amari chiodi sul pavimento Dimmi perchè non mi permetti, con due baci portare via dai tuoi occhi offuscati, le scure nubi
I dolori che ti devastano, sono dolori doppi per me
si seccano nel mio cuore le lacrime che piangi
Se solo sapessi, come si agita quello che ho dentro, per te
che te ne stai lontano, e parola non mi rivolgi
La gente poteva anche passar sopra a un morso di lupo, ma un morso di pecora faceva girar le scatole. James Joyce
Indro Montanelli, giornalista da sempre “anticomunista”, negli ultimi anni della sua vita teneva sulla sua scrivania una foto di Stalin.
Quando gli venne chiesto il perché, rispose che rimpiangeva i tempi in cui vi era un uomo come lui, contro cui battersi.
A prescindere dal proprio giudizio sulla figura e sulle idee del decano dei giornalisti italiani, quella sua considerazione celava una grande verità.
Il XX secolo fu il secolo dei totalitarismi spietati, oppressivi, sanguinari, regimi che basavano la propria egemonia sull’uso del terrore.
A seguito della seconda guerra mondiale l’Europa fu divisa in due blocchi, e dopo la caduta del muro di Berlino le “democrazie” trionfarono su tutto il continente.
Oggi il potere non ha più bisogno di sangue e repressione per sostenersi.
I metodi del XX secolo appartengono al passato; i regimi attuali mostrano un volto umano, democratico.
Nel XXI secolo i poteri più evoluti hanno abbandonato il manganello, e hanno puntato tutto sul rimbambimento del cittadino.
Non si tratta di una idea originale, Aldous Huxley nel suo Mondo Nuovo aveva descritto alla perfezione questo meccanismo.
Il cittadino oggi vive sotto un incantesimo.
La pantomima democratica recitata da pupazzi senza dignità lo tiene occupato, mentre un mantra ossessivo lo convince che grazie al voto è lui stesso, il cittadino, l’artefice del suo destino.
Un colpo di genio davvero notevole: le colpe dei mali della società e delle scelte scellerate dei grandi burattinai vengono riversate sulle vittime. Il cittadino suddito oltre ad essere sfruttato ed oppresso viene convinto di essere la causa del suo male, un male che deriva dalla sua scelta democratica al momento di entrare in cabina elettorale.
Indubbiamente uno stratagemma diabolicamente geniale.
E quando il cittadino è colmo di rabbia, alza lo sguardo e vede degli esseri piccoli, meschini, insignificanti: i suoi rappresenti democraticamente eletti.
Nel XXI secolo, più che mai, il vero potere è nascosto, si cela.
Apparentemente siamo liberi, apparentemente decidiamo noi come governarci.
Un paradosso, che non riusciamo a cogliere.
E il desiderio di rivolta, la rabbia, la sete di giustizia, vengono soffocati sul nascere, perché non sappiamo più chi è il nemico contro cui dobbiamo combattere.
In questo senso le parole di Montanelli su Stalin acquistano un significato.
Siamo paralizzati, sentiamo il fetore ma non riusciamo ad individuare da dove arriva.
Abbiamo l’illusione di essere liberi, ma in fondo percepiamo la nostra schiavitù, con i nostri lavori sempre meno gratificanti e sempre più precari, i conti da saldare in perenne ascesa.
Siamo intrappolati, ma le catene non riusciamo a vederle.
Ne sentiamo il peso, ma non le vediamo.
Nella Germania di Hitler, nella Russia di Stalin, l’uomo libero aveva una ultima possibilità per salvare la propria dignità, ovvero combattere contro il regime che lo opprimeva a costo della vita, in un ultimo sacrificio che nobilitava per sempre il suo essere uomo.
A noi non è concesso nemmeno questo, moriamo lentamente nella nostra schiavitù fatta di mille falsi divertimenti effimeri, studiati per non farci riflettere sulla nostra condizione.
Ci spegniamo lentamente, rimbambiti.
E quel che è peggio, prima di noi se ne va la nostra dignità.
Il potere alla fine è riuscito nella sua impresa più grande, si è messo da parte , ci ha trasformati nel nostro nemico.
“Pensiamo che è opportuno, importante educarsi al valore della libertà, al valore della democrazia. Quindi andiamo a rivisitare queste scuole, queste scuole disastrate dove l’educazione civica non si insegna, dove in fondo si pensa che educare un essere umano a diventare cittadino sia un perdita di tempo… meglio l’ora di religione. Ma io dico che c’è un’ altra religione! C’è la religione civile! La religione degli italiani! La religione dei cittadini!”
Avv. Gustavo Raffi, Ven.mo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
Leviatano: La traslitterazione di una parola ebraica, di incerto significato. In Sal 104:26 è chiaramente un (grande) animale del mare. È usata in senso metaforico di nazioni o re potenti in Sal 74:14 (Egitto), Is 27:1 (Assiria e Babilonia) e Ez 29:3-5 (Egitto).
Il Leviatano è il nome di un terribile mostro marino citato nella Bibbia.
Il filosofo Thomas Hobbes userà questo nome per dare il titolo a un celebre trattato (Londra 1651) di filosofia politica, in cui viene giustificato lo Stato assoluto. Il potere dello Stato è infatti paragonato alla forza del terribile mostro descritto da Giobbe, ed è necessario per mantenere la pace e la convivenza tra gli uomini.
I dont have to sell my soul He’s already in me I dont need to sell my soul He’s already in me I wanna be adored I wanna be adored Adored…
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
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