Benvenuti.
Qui si parla di miti, simboli,
storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
Ultimamente non mi va molto di parlare della crisi economica, delle analisi dei cauti analisti e dei politici rassicuranti che sono come sabbie mobili tirate giù.
Piccoli uomini in preda ormai al panico più acuto, pallidi esecutori di piani di cui loro per primi poco intuiscono.
Trattare della crisi fino ad un anno fa poteva essere paragonato al tentativo di comprendere la dimensione della tempesta in arrivo, mentre farlo ora significa fare un resoconto in diretta del naufragio.
Mentre i capitani si affannano a tranquillizzarci, col secchiello in mano a buttar fuori l’acqua dall’imbarcazione metà affondata.“Stiamo colando a picco, ma solo un poco; fra un po’ la nave tornerà come era prima”
E vai di secchiello.
Che a guardarla dal di fuori la scena presenterebbe anche degli indubbi momenti di alta ilarità; se non fosse che in quella barca ci stiamo tutti insieme.
Ma ci stanno anche delle belle spiagge, da qualche parte.
I resti del naufragio sono dispersi o scomparsi, o infranti
Ci rimane il presente che già è sufficiente, e non ci deve mancare
Ci rimane la fortuna che se si bilanciasse un poco ci potrebbe toccare
Ci rimane Oaxaca, il peyote San Pedro e gli amici che non ci vogliono cambiare
Ci rimangono canzoni che riempiono i cuori sopra tutto il resto
Ci rimane il mare ed un buon pesce da mangiare al tuo fianco e questo solo avverrà se tornerai
I resti del naufragio sono dispersi o scomparsi, o infranti
Ci rimane Leonard Cohen, Tom Waits e Nick Cave Jaime, Santiago, il Loco e Andres, Charly, Fito, Spinetta, Erica, Andrea e, come no, la mia Giulietta
Ci rimane Benares, Marrakech Cadice, Buenos Aires e Santo Domingo, se ci lasciano tornare Le signorine
che ancora non conosciamo Ci rimane la piazza
quando la gente se ne va
fu il maggior esponente del rebetico greco. Nacque nell’isola di Siro nel 1905 da una famiglia di contadini, e morì nel 1972. Imparò da autodidatta a suonare il bouzouki all’età di 18 anni in soli 6 mesi, ed a distanza di oltre un secolo dalla sua nascita le sue canzoni vengono cantate ed amate come nel periodo in cui furono scritte. Vamvakaris visse gran parte della sua vita in povertà, senza mai rinunciare al suo essere “aristocratico”, un’aristocrazia non fondata sul sangue o sui titoli nobiliari, ma basata esclusivamente sulla dignità del non venire mai a compromessi con la propria coscienza. Come quando, nel 1962, dopo anni vissuti in estrema povertà, la sua arte veniva riscoperta, ed una televisione tedesca che stava girando un documentario sulla musica greca gli offrì 50.000 dracme per partecipare alle riprese; 50.000 dracme era una cifra che un lavoratore greco poteva all’epoca guadagnare in un anno. Vamvakaris si presentò alle riprese, suonò al suo meglio ed al termine della registrazione rifiutò quella somma, chiedendo di essere pagato 200 dracme. 200 dracme, che potremo rapportare con 60-70 euro attuali, era la paga giornaliera che riceveva nei locali in cui si esibiva, e gli sembrava il giusto compenso per quanto aveva fatto. Questo era Markos Vamvakaris. Ci sarebbe molto da raccontare di lui, ma la sua musica lo descrive meglio delle parole.
Mi ritrovo a volte a guardare e riguardare video di concerti. E’ innegabile che succeda qualcosa di particolare, che l’energia che si sprigiona non è una semplice somma della singola energia “ceduta” da ogni partecipante. Le Bon nello studiare la psicologia delle folle era giunto alla conclusione che esiste una vera e propria coscienza collettiva che in determinati momenti pervade la folla stessa, una coscienza indipendente e slegata da quella dei suoi componenti. E i regimi del passato erano ben consapevoli di questa forma di energia, così che le grandi adunate che venivano organizzate avevano proprio la funzione di assorbire le forze che le folle creavano. Di quell’energia si nutrivano, e l’adunata della massa era il loro banchetto psichico. La forza generata può però anche essere costruttiva, se l’attenzione della coscienza collettiva viene convogliata verso un obiettivo positivo. E mentre guardo e riguardo video di concerti, mi viene ancora da pensare che probabilmente la chiave stia da queste parti. Il video proposto è tratto da un concerto del gruppo synphonic gothic metal dei Nightwish. Si può notare come la cantante Tarja Turunen assuma in tutto e per tutto le vesti di Sacerdotessa, celebrante un enorme rito collettivo.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha presentato la bozza della “finanziaria” per il prossimo anno fiscale, il 2010, che inizierà il prossimo 1 ottobre: si tratta di una manovra economica in 134 pagine da oltre 3.600 miliardi di dollari. Il documento finale, molto più ampio, è atteso tra la metà e la fine di aprile. È previsto un deficit di 1.750 miliardi, pari al 12,3% del Pil, il maggiore dalla seconda guerra mondiale. Il documento, ha spiegato il presidente, «dà conto in modo onesto di dove siamo e dove intendiamo andare».
“L’individuo si trova di fronte ad una cospirazione così enorme che fa fatica ad immaginarsi che solo possa esistere”
Edgar. J Hoover (presidente del FBI da 1924 fino alla sua morte)
Cercando di districarsi tra le trame fitte di questioni molto più grandi di ciascuno di noi si arriva spesso ad un punto in cui sembra prevalere un senso di profonda impotenza, una sorta di disorientamento. Per quanto possa risultare difficile da accettare quello che ci gira intorno è in qualche modo diretto da gruppi di potere più o meno noti, entità sfuggenti che difficilmente si fanno osservare, e quando fanno trapelare qualcosa di sè, lo fanno con piena consapevolezza. Il termine “cospirazione” è un termine svilito proprio dall’abuso al quale viene sottoposto. Eppure, la cospirazione non è nulla di metafisico. Etimologicamente il termine deriva, come si può facilmente dedurre, da cum -spirare, ovvero soffiare, respirare, insieme. La ricchezza della lingua latina già introduce quindi la caratteristica principale della “cospirazione”, la parola stessa evoca la vicinanza di un gruppo di persone che lavorano all’unisono per perseguire un fine. Il respirare insieme è una splendida immagine poetica, indica vicinanza, coesione, affinità, riservatezza.
Di cospirazioni quindi ve ne sono a migliaia, di piccole e di meno piccole; due ragazzini che si mettono d’accordo per fare uno scherzo ad un loro coetaneo tecnicamente stanno cospirando. Così come un grande industriale che fa un accordo sottobanco con un politico per ricevere agevolazioni per la sua attività. Nessuno può negare che questo tipo di “cospirazioni” esistano. Quello che solitamente si è soliti stigmatizzare con il termine “dietrologia” è l’atteggiamento di coloro che in ogni evento ipotizzano delle trame occulte. Tali critiche lasciano il tempo che trovano, avendo sempre come unico fine quello di screditare coloro che si pongono domande, senza mai entrare nel merito delle questioni. Specialmente in Italia condannare a priori chi pone domande appare quantomeno sospetto, se non fosse per il fatto che nel bel paese abbiamo avuto la P2, Piazza Fontana, Ustica, e così via.
Bisogna comunque ammettere che ci sono teorie del complotto altamente fantasiose, e spesso i detrattori della dietrologia non hanno tutti i torti. Come prendere seriamente in considerazione infatti coloro che sostengono che diciannove arabi col turbante dopo aver cospirato si sono armati di taglierino e hanno fatto breccia nei cieli della più grande superpotenza del globo, scorrazzando a destra e a manca senza che nessuno dell’apparato di difesa dell’esercito più potente sapesse cosa fare? Questo genere di teorie della cospirazione sono effettivamente alquanto ridicole. Le cospirazioni di cui invece vale la pena di occuparsi sono quelle con più solide basi, le tessere delle quali faticosamente emergono sparse. Cospirazioni grandi e piccole, perchè, come disse Disraeli, la vera storia si fa dietro le quinte. E non vi è nulla di metafisico, almeno in questo. Solo delle persone, in carne ed ossa, che respirano insieme.
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
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