Benvenuti.
Qui si parla di miti, simboli,
storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
Un anno e mezzo fa, ancora distanti dal cuore della crisi economica che stiamo attraversando, in un articolo dai toni relativamente scherzosi si davano dei primi consigli sui provvedimenti da prendere per meglio affrontare il difficile periodo che si affacciava all’orizzonte.
Come era prevedibile ci è voluto un po’ di tempo prima che ci si rendesse conto che questa volta non si trattava di un semplice momento di contrazione dell’economia, ma che al contrario ci si ritrovava di fronte al naturale capolinea di una politica finanziaria globale che aveva perso ogni contatto con la realtà.
Solo adesso, con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi, milioni negli Stati Uniti, la produzione industriale in stallo e nessuna prospettiva di risalita all’orizzonte, la maggioranza delle persone inizia a comprendere che forse sta succedendo qualcosa di grave.
Che tutto questo sia stato progettato, oppure che i mastri cocchieri abbiano perso il controllo della situazione, al momento ha poca importanza, per chi dal basso si ritrova ad affrontare la crisi nella vita di tutti i giorni.
Una crisi che oltretutto è solo all’inizio.
Ma dove porterà tutto questo?
Nessuno qui dispone di informazioni privilegiate, quello che si può fare è osservare e cogliere i segnali.
Scenari che fino a poco tempo parevano lontani, iniziano a preoccupare sempre più persone.
Lo spettro che si aggira per le vie dell’occidente si chiama Argentina, e il timore di ritrovarsi un giorno senza più poter disporre dei propri risparmi, con le banche senza liquidi, i bancomat bloccati, in una situazione di totale bancarotta diviene sempre più reale.
La possibilità di fare la fine dell’Argentina esiste, ed è concreta.
I presupposti ci sono tutti, e se sarà evitato sarà solo per volontà degli enti che stanno in alto e che con questa situazione ci stanno giocando.
Ma si arriverà ad un punto in cui non si potrà più rimandare.
Nessuno sa quanto prossimo sia quel momento, né il modo in cui influenzerà le nostre vite.
Alcune persone si chiedono quale sia il modo migliore per proteggere i propri risparmi, per salvaguardare quei beni che negli anni sono riusciti a “mettere da parte”.
Personalmente, non ho consigli “tecnici” di investimento da dare, e sinceramente in periodi come questi potrebbe anche essere un po’ illusorio cercarne.
Nello scenario Argentina, chi aveva dei soldi in parte, in qualunque luogo, si è ritrovato nell’impossibilità di disporne, e tutti i capitali risparmiati si sono ridimensionati.
Avendo quindi dei soldi in parte, in questo momento forse la scelta più saggia sarebbe tramutarli in beni materiali utili.
Se ad esempio ci fossero delle spese necessarie che da tempo si rimandano, questo potrebbe essere un buon momento per attuarle.
Qualche lavoro in casa, la sostituzione di un mobile che va cambiato, dotarsi di strumenti per il fai da te, sistemarsi i denti.
Cose utili, che andrebbero fatte e che si rimandano.
Comunque vadano le cose, non saranno soldi sprecati.
Ovviamente è essenziale l’evitare di indebitarsi, poiché vi è totale incertezza su quello che attende il sistema bancario.
In uno scenario di crisi profonda, con le banche nazionalizzate, gli indebitati saranno i primi ad essere salassati dallo stato.
La cosa più importante probabilmente, e questo è il consiglio principale che mi sentirei di dare, è quello di rafforzare e recuperare i rapporti umani, famigliari.
Se ci dovessimo trovare in difficoltà, solo coloro che davvero si interessano a noi potranno offrirci aiuto disinteressato.
Legami forti aiuterebbero anche a superare con meno difficoltà periodi duri.
Mi rendo conto che non sono un gran che come consigli, ma almeno sono gratis.
Una decina di giorni fa i principali giornali inglesi riportavano voci sulla pesante situazione economica del Regno Unito. Persino il celebre aplomb britannico veniva meno nel prendere atto della drammatica condizione delle finanze inglesi, letteralmente sull’orlo della bancarotta. Non a caso, più di ogni altra nazione europea l’Inghilterra nei decenni passati ha puntato tutto sull’economia virtuale, de-industrializzando il proprio territorio e specializzandosi nella gestione di enormi capitali eterei. Capitali in gran parte svaniti durante la tempesta della crisi economica internazionale. Si scopre ora, grazie alle rivelazioni del ministro Paul Myners, che lo scorso 10 Ottobre il sistema economico inglese ha sfiorato il collasso.
Il ministero del Tesoro stava preparando l’ordine di chiusura degli sportelli bancari, lo stop alle transazioni elettroniche ed il blocco totale dei bancomat.
Il primo ministro Gordon Brown stava per apparire in tv a reti unificate per annunciare che l’intero sistema finanziario inglese sarebbe stato nazionalizzato.
Transazioni elettroniche bloccate, bancomat chiusi, uno scenario che a quanto pare è stato evitato per sole tre ore, grazie ad accordi non meglio precisati fatti dal governo inglese non si sa esattamente con chi.
Sempre il ministro ci ha informati che la causa è stata una “segreta corsa agli sportelli”, con protagonisti, si badi bene, “importanti titolari di deposito” che hanno ritirato i loro depositi in massa. Ricordiamo che la corsa agli sportelli è la fine di una banca. Si salvano solo i primi che riescono a ritirare i pochi liquidi rimasti. Tutti gli altri restano con un pugno di mosche, con la possibilità di riavere – forse – i propri risparmi “garantiti” quando il governo lo concederà. E così, mentre la maggior parte dei cittadini ignari rischiavano di restare senza contanti, alcuni enormi investitori si affrettavano a stipare i loro quattrini sulle scialuppe di salvataggio e mettersi in salvo, accelerando ancor di più il disastro e lasciando di fatto in condizioni disastrate i piccoli risparmiatori. Con tanto di probabili disordini di piazza e ragionevolmente coprifuoco
Con l’intero sistema economico mondiale gravemente compromesso, basta un movimento brusco o un colpo di vento per far crollare l’intera impalcatura, con esiti facilmente prevedibili.
Disordini e sommosse divengono sempre più frequenti nella vecchia Europa. A soffrire maggiormente gli effetti della crisi sono per adesso principalmente i paesi “emergenti”, quelli che per ultimi hanno raggiunto il benessere del mondo occidentale e si ritrovano improvvisamente sepolti dai debiti con economie sull’orlo del crack. La gente esprime il proprio malcontento, di fronte a governi che con ogni evidenza non hanno idea di cosa fare per fermare il tracollo. Le manifestazioni di protesta si diffondono di stato in stato, e non resta che chiedersi chi sarà il prossimo.
La scoperta di Marshall, e le ricerche conseguenti, dimostrarono che in tutte le guerre precedenti, una piccola minoranza di soldati – il 5% che sono psicopatici naturali, e probabilmente una piccola minoranza di imitatori temporaneamente insani – furono responsabili di quasi tutte le uccisioni. Le persone normali si ritrovano semplicemente dentro il movimento, fanno il possibile per evitare di togliere la vita al nemico, anche quando questo implica la perdita della propria vita. Le guerre sono massacri ritualizzati fatti da psicopatici contro non psicopatici.
1916
(Motorhead)Avevo sedici anni quando andai in guerra
Volevo combattere per una terra fatta per gli eroi
Avevo Dio dalla mia parte e una pistola in mano
Contavo i giorni che mi mancavano prima di arrivare a zero
Marciai, combattei, sanguinai e morii
Non diventai mai più vecchio
Ma sapevo che a quei tempi solo un anno
Era una vita abbastanza lunga per un soldatoEravamo tutti volontari, scrivemmo tutti i nostri nomi
E aggiungemmo due anni alle nostre età
Eravamo fatti per la storia e volenterosi di giocare
Eravamo pronti per entrare nelle pagine della storia
E combattemmo, ci scontrammo e distruggemmo fino alla fine
Eravamo diecimila, spalla a spalla
Volevamo combattere i Crucchi, ma eravamo solo cibo per le armi…
Ecco cosa si è quando si è soldati
Sentii il mio amico che piangeva e cadeva in ginocchio
Sputava sangue ed urlava chiamando sua madre
Io caddi al suo fianco, ed ecco come morimmo
Uniti come solo due ragazzini potevano essere
Ero disteso nel fango, tra i corpi e nel sangue
E piansi mentre il suo corpo si raffreddava
Chiamai mia madre ma lei non arrivò mai
Anche se non era colpa mia e non la sarebbe mai stata
Il giorno non era nemmeno a metà
e diecimila persone erano state uccise
E ormai non c’è più nessuno che si ricorda i nostri nomi
Ecco come va a finire per un soldato…
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
Continuando la tua permanenza nel sito, acconsenti all'utilizzazione dei cookies. Maggiori informazioni
Le impostazioni dei cookies in questo sito sono impostate in "accetta i cookies" per offrirti una navigazione migliore.
Se continui ad utilizzare questo sito senza cambiare le tue impostazioni sui cookies o se clicchi "Accetto" qui sotto dichiari di accettare tali termini.
Commenti