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-o- Too late to die young -o-
25 Marzo 2009

Il battito del cuore del mondo

Il tempo lineare, il tempo ciclico, e la testa del serpente


L’immagine di fondo che viene trasmessa dalla storiografia moderna è quella di una umanità che faticosamente percorre un lungo cammino dalla barbarie alla civiltà, incontrando ostacoli, regressi temporanei, deviazioni, ma sostanzialmente seguendo una ben precisa direzione.
E’ l’idea di un essere umano che si fa sempre più civile, che passa  dalla clava e dalle caverne all’I-pod ed ai grattacieli.

Così come la società nella sua interezza, che si è lasciata alle spalle i cupi periodi dell’oppressione e della tirannia per approdare alla libertà ed alla democrazia: le magnifiche sorti e progressive, questi sono i miti su cui si fonda l’immaginario collettivo della nostra civiltà.

Il tutto coronato dal costante perfezionamento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, che permettono, o dovrebbero permettere, all’umanità di sconfiggere le fatiche e le sofferenze conosciute nei secoli passati.
Emerge quindi una percezione lineare del tempo, concezione predominante nella nostra epoca, una visione nella quale gli eventi si susseguono in una linea retta,  da un lontano passato non del tutto ancora noto fino ad un futuro che porterà in sé il ricordo e gli insegnamenti di tutti gli eventi che nel frattempo si saranno verificati.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, il futuro è un qualcosa che si costruisce sulle fondamenta del passato, come un palazzo destinato a crescere e ad essere perfezionato, mattone dopo mattone.
Ma se oggi la concezione del tempo lineare è predominante, così non sempre è stato nei secoli passati.

Gli uomini osservando il mondo intorno a loro vedevano che tutti gli eventi che regolavano il corso della vita si riproponevano in maniera ciclica.

Il sole sorgeva, saliva alto in cielo e poi tramontava, e ripeteva il suo percorso il giorno seguente, e quello dopo ancora.
Così la luna, che mentre percorreva la sua rotta circolare intorno alla terra sapeva anche da spenta divenire piena e lucente, per poi ancora pian piano spegnersi, e di nuovo crescere.
La natura stessa seguiva dei ritmi circolari, i campi fiorivano, gli alberi diventavano verdi, e poi tutti i colori svanivano, per ricomparire puntualmente l’anno seguente.
E gli  astri nel cielo nel loro vagare tracciavano dei cerchi perfetti, nel breve e nel lungo periodo.

Gli uomini osservavano ciò che li circondava e capivano che ogni cosa nel creato segue un ritmo circolare, dal tragitto del sole alle stagioni.

Il tempo venne di conseguenza rappresentato come una ruota, e la vita era scandita da eventi che si riproponevano regolarmente di anno in anno.
Piccoli e grandi cicli, accomunati da un battito costante, un respiro che ne cadenzava il ritmo.
Piccoli giorni e grandi giorni.
Così passavano le stagioni e si riproponevano, passavano le vite degli uomini e venivano sostituite da altre vite, passavano i regni, gli imperi, e nuovi regni e nuovi imperi sorgevano, sempre simili e mai uguali ai loro predecessori.
L’età moderna ha reso invece predominante una nuova concezione, definendo  il concetto di progresso.

L’essere umano, e la società da esso creata, viene vista ora come un cammino verso un costante perfezionamento, verso organizzazioni sociali sempre più eque, verso conoscenze sempre maggiori atte a garantire il bene di tutti.
Hegel  fu uno dei maggiori profeti di questo nuovo sentire, e descrisse la storia stessa come un lungo percorso verso lo Spirito, il compimento ultimo.
La forma stato verrà poi vista come l’ultima e definitiva conquista dell’organizzazione sociale,  e di seguito la democrazia apparirà come la migliore forma di governo di cui gli esseri umani possano dotarsi.
La concezione lineare della storia non può fare a meno dell’idea del progresso, del perenne miglioramento.
Accade così che un rallentamento, se non addirittura una inversione di marcia, mina alla radice questa convinzione, e crea nello spirito del tempo una sensazione di profondo smarrimento, ed una generale incertezza si diffonde.

L’idea che il progredire sia giunto ad un punto morto, e la possibilità che il futuro possa riservare scenari non previsti,  inizia ad insinuarsi nell’inconscio collettivo, ma è un pensiero che si tenta di esorcizzare.
Parallelamente, il diffondersi di queste sensazioni porta molte persone a teorizzare una fine dei tempi prossima; vengono studiate ed analizzate antiche profezie, si cercano i segni rivelatori, si riscoprono conoscenze che parevano dimenticate.
E’ un reciproco contagiarsi, ma alla base del tutto c’è la diffusa sensazione di un tempo che non potrà a lungo seguire un perenne progresso.
E se questo appare sempre più evidente, le risposte che si tentano di dare rientrano ancora all’interno del paradigma moderno: il tempo è ancora visto come una linea retta, e se non può più proseguire, si spezza.
Occorrerebbe forse recuperare, per un istante, gli occhi dei tempi passati, e solo allora si potrebbe vedere la testa del serpente, nel punto in cui si morde la coda, proprio sotto di noi.

 

22 Marzo 2009

La crisi del credito

All’interno dell’attuale crisi economica mondiale, la scorsa crisi dei mutui negli Stati Uniti ha agito da classica goccia che fa traboccare il vaso.
Questa animazione, già segnalata da Paxtibi ed ora anche con sottotitoli in italiano grazie a Vincenzo e Oreste Attanasio, ripercorre in modo chiaro i passi che hanno condotto al default.



La Crisi Del Credito – con sottotitoli in italiano
from Oreste Attanasio on Vimeo.

20 Marzo 2009

Ex-Et

Splendido video di animazione della Esma Movie, con finale a sorpresa.

 

Ex-ET
Caricato da Esma-Movie

20 Marzo 2009

Definisci 'recessione'

Rancho Cumanonga, California. Lotti abbandonati a seguito della crisi del settore immobiliare

Hefei, provincia di Hanui, Cina. Giovani in cerca di occupazione presso un centro di collocamento.20 milioni di cinesi hanno perso il proprio lavoro negli ultimi mesi.

Las Vegas, Nevada. Tour organizzati per prendere visione delle case messe all’asta a seguito dell’impossibilità dei proprietari di onorare il mutuo.

18 Marzo 2009

I soldi veri di Emma Marcegaglia

“Su alcuni punti abbiamo visto soldi veri, era quello che ci aspettavamo”. Lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, giudicando “positivo e costruttivo”, l’incontro avuto con il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
[…] “Nei prossimi giorni” il governo stanziera’ 1,3 miliardi per un fondo di garanzia a favore delle pmi” ha detto Emma Marcegaglia uscendo da Palazzo Chigi.

La presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia nell’atto di elemosinare contributi governativi per “sostenere” le piccole e medie imprese ha coniato l’espressione “soldi veri”, espressione grottesca e nello stesso tempo emblematica della confusione che regna sovrana nelle menti di coloro che, in teoria, dovrebbero traghettare il paese fuori da questa crisi.
Che sarebbe un po’ come affidare ad una squadra di simpatici elefanti la pulizia di un negozio di ceramiche.
Emma Marcegaglia ha quindi chiesto al governo “soldi veri”, e pare che il governo abbia alla fine acconsentito alla richiesta della presidentessa, dopo aver superato un momento di incertezza.
Non era infatti ben chiaro ai rappresentanti del governo cosa la presidentessa intendesse realmente, e come volesse essere pagata.
Alcuni sostenevano che probabilmente richiedeva 5 miliardi di euro in banconote di piccolo taglio, da consegnarsi in un luogo sicuro che la Marcegaglia stessa avrebbe comunicato in un secondo momento, ma i più informati hanno fatto notare che nemmeno le banconote sono “soldi veri”, poiché sono semplici pezzi di carta generati e non creati a discrezione da stampanti mistiche.
Pare che si sia anche suggerito di pagare la Marcegaglia con gettoni d’oro, un’idea che però è stata scartata dopo una veloce verifica dei forzieri dello stato.
Comunque siano andate le cose, l’accordo è stato raggiunto, e la presidentessa di Confindustria ha visto i soldi veri, più o meno come il profeta Ezechiele vide i cherubini volteggiare nei cieli.– Ezechiele: Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.
– Emma: io invece ho visto i soldi veri
– Ezechiele: adesso però non esagerare

Ammesso che i soldi veri effettivamente esistano, si pone però una ulteriore questione, ancor più grave della precedente: da dove provengono?
Sono sempre più numerosi coloro che si rivolgono al governo affinché stanzi contributi a questo o a quel settore per fronteggiare la crisi.
Tutti coloro che invocano questi contributi hanno una idea molto naif dello stato, quasi fosse un ricco benefattore che mette mano al forziere per aiutare chi è in difficoltà, distribuendo le risorse laggiù dove necessario.
In realtà lo stato non è un ente con soldi propri, ma può al massimo spostare le risorse, togliendole da una parte per assegnarle ad un’altra.

E’ un concetto alquanto banale, eppure la seconda parte dell’equazione, ovvero quella per cui i soldi assegnati a qualcuno sono tolti a qualcun altro, pare sempre sfuggire ai richiedenti.
Paradossalmente, fino a pochi mesi fa quel qualcuno a cui venivano tolti i soldi in preferenza erano proprio le piccole e medie imprese, tra le poche entità nel territorio italico che effettivamente producevano una ricchezza concreta e che potevano quindi essere raschiate, per poter così finanziare le missioni di pace nei vari Inculoailupistan, le auto blu dei parlamentari, gli appalti pubblici truccati e tutte le altre piccole e grandi ruberie che per legge devono essere gestite dai governi.
Ora invece spetta proprio alla energica presidentessa richiedere aiuti per conto di quelle piccole e medie imprese in difficoltà, evento che ci porta a rimpiangere – il che è tutto dire – la voce grossa di un Luca Cordero di Montezemolo, che nelle vesti di predecessore della Marcegaglia non perdeva occasione per intimare ai governi di non interferire con le attività delle imprese.
Ora invece che le cose non vanno molto bene, a quanto pare per Confindustria è bene che il governo interferisca.

E chissà dove si andranno a prendere ora questi soldi veri, con un forziere vuoto, una valanga di debiti e nessun altro osso da raschiare.