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storia e metastoria,
mondi vecchi e mondi nuovi,
e di cospirazioni
che attraversano i secoli.
Qui si scruta l'abisso,
e non si abbandona mai
la fiaccola.
so be it
threaten no more
to secure peace is to prepare for war
Con un titolo leggermente roboante, il quotidiano La Stampa riferiva qualche giorno della possibilità che lo Stato dell’Oklahoma potesse richiedere la secessione dagli Stati Uniti d’America.
In realtà, come si evince anche dall’articolo stesso, la camera dello stato dell’Oklahoma ha semplicemente approvato una risoluzione che suggerisce al governo federale di Washington di non oltrepassare i propri limiti di sovranità, appellandosi al 10° emendamento della costituzione americana:
I poteri non delegati agli Stati Uniti dalla Costituzione, e neppure proibiti da essa agli stati, sono riservati agli stati rispettivamente, o al popolo
Nelle intenzioni dei padri fondatori, infatti, ogni singolo stato che formava l’unione godeva di ampie autonomie, e la costituzione americana stessa si concentra principalmente nel porre dei limiti alla giurisdizione del potere centrale, al contrario delle costituzioni europee che si dedicano quasi esclusivamente nel definire i poteri di cui si fa espressione lo stato e a cui il cittadino deve sottostare.
In seguito, come era prevedibile, il governo centrale di Washington ha assunto sempre più poteri, a scapito dei singoli stati.
Questa tendenza è stata ampiamente tollerata dalla maggioranza dei cittadini, dal momento in cui il benessere nella nazione era in continuo aumento ed economicamente gli Stati Uniti avevano raggiunto una posizione dominante a livello mondiale.
Come sempre accade, però, quello che in periodi di prosperità viene sopportato diviene insostenibile in periodi di difficoltà, e nel pieno della peggiore crisi economica sostenuta dalla nazione americana negli ultimi 100 anni sono sempre più numerose le voci di coloro che chiedono al governo centrale di allentare la presa.
Nello stesso modo il piano di stimolo del presidente Obama non viene visto con grande favore dai molti stati della federazione e dai singoli contribuenti, che si vedono sottratti fondi preziosi destinati al salvataggio di entità lontane dal loro territorio e con cui sentono di non avere nulla da condividere.
Si ricorderà come anche lo stato del Texas abbia alzato la voce contro il governo centrale qualche mese fa.
Il celebre attore Chuck Norris, un punto di riferimento per i texani scontenti, aveva ribadito, al pari dei deputati dell’Oklahoma, che la stessa costituzione americana concede ai singoli stati il diritto di separarsi dal potere di Washington:
Ma quando una lunga serie di abusi e di usurpazioni, che perseguono invariabilmente lo stesso obiettivo, evince il disegno di ridurre il popolo a sottomettersi a un dispotismo assoluto, è il loro diritto, è il loro dovere, rovesciare tale governo e affidare la loro sicurezza futura a dei nuovi Guardiani
Ovviamente l’applicazione di tale diritto sancito dalla costituzione non è questione immediata, e l’ultima volta che degli stati dell’unione hanno voluto usufruirne nel continente americano è scoppiata una feroce e sanguinosa guerra civile, passata poi alla storia come una lotta portata avanti dagli stati progressisti contro coloro che volevano mantenere un sistema schiavistico ormai anacronistico.
Ed anche in tempi più recenti il ribadire la contrarietà da parte del parlamento di un singolo stato nei confronti delle decisioni prese dal governo di Washington non sempre si è rivelata una operazione priva di rischi.
Sempre lo stato dell’Oklahoma, ad esempio, nel 1994 con una risoluzione approvata dall’assemblea legislativa intimava al governo centrale di Washington di non procedere oltre con determinate attività concernenti le Nazioni Unite:
Considerato che non c’è appoggio popolare per l’instaurazione di un “nuovo ordine mondiale” o di una sovranità mondiale di qualsiasi tipo, sia sotto le Nazioni Unite o sotto qualsivoglia organismo mondiale in qualsiasi forma di governo globale; Considerato che un governo globale significherebbe la distruzione della nostra Costituzione e la corruzione dello spirito della Dichiarazione di Indipendenza della nostra libertà e del nostro sistema di vita. …sia deliberato dalla Camera dei Rappresentanti della seconda Sessione della 44ma legislatura dell’Oklahoma: Che al Congresso degli Stati Uniti sia con la presente rammentato di: […] Cessare ogni supporto per l’instaurazione di un “nuovo ordine mondiale” o qualsiasi altra forma di governo globale. Che al Congresso degli Stati Uniti è, con la presente, rammentato di astenersi dal prendere qualsiasi ulteriore iniziativa verso la fusione economica o politica degli Stati Uniti in un organismo mondiale o qualsiasi altra forma di governo mondiale.
Correva l’anno 1994, e con circa 15 anni di anticipo l’assemblea legislativa dello stato dell’Oklahoma esprimeva la sua contrarietà nei confronti del progetto del “Nuovo ordine Mondiale”, molti anni prima che questo stesso progetto venisse definitivamente sdoganato dai potenti della terra e si trasferisse dai sottoboschi degli articoli dei teorici della cospirazione alle prime pagine dei principali giornali del globo.
Sfortuna volle che meno di un anno dopo, e precisamente il 19 aprile del 1995, il palazzo federale dello stato dell’Oklahoma venisse fatto saltare in aria da un “attacco terroristico” che causò 168 vittime.
L’esplosione fu provocata da un sofisticato congegno a-neutrinico, e secondo diversi analisti che si occuparono della vicenda, tra cui Ted Gunderson, ex dirigente dell’FBI, vi era una sola organizzazione che avrebbe potuto essere in possesso di un tale ordigno: l’esercito americano.
Nei giorni scorsi ha avuto una certa eco la vicenda della censura operata dal direttore di Rai Due Antonio Marano ai danni della giovane giornalista Beatrice Borromeo e del disegnatore Vauro, la cui intervista alla trasmissione L’Era Glaciale, condotta da Daria Bignardi, dopo essere stata annunciata ad inizio programma, non è in seguito andata in onda. Ufficialmente il motivo della cancellazione dell’intervento è da ricondurre alle regole della par condicio, dal momento che i due intervistati hanno più volte fatto riferimento alle recenti vicende del presidente del consiglio; ma come gli stessi interessati hanno fatto notare, nella loro partecipazione al programma si sono limitati a rispondere a delle domande prestabilite. Nella intervista sopra riportata, effettuata da Daniele Martinelli, Beatrice Borromeo offre la sua versione dei fatti, spiegando lo svolgersi degli avvenimenti.
La giovane Borromeo racconta di avere espresso perplessità sul fatto che alle pesanti dichiarazioni della signora Lario, riferite al marito, (“è una persona che non sta bene, ha bisogno di aiuto”) non sia stata data l’adeguata attenzione, dal momento che tali esternazioni, se fossero fondate, indicherebbero che il governo della nazione italiana è guidato da una persona con gravi problemi mentali.
Le considerazioni di Beatrice Borromeo sono semplici riflessioni di buon senso, di quelle che ogni persona mediamente razionale dovrebbe porsi a seguito di vicende come questa.
Se questo non accade, è perchè è la stessa maggioranza della nazione a soffrire di una sottile malattia mentale, frutto probabilmente di una lunga e meditata ipnosi di massa, di cui tutti, in diversa misura, siamo vittime.
D’altra parte, è altrettanto difficile stabilire in cosa consista la sanità mentale, in tempi come questi.
Quello che è certo è che la follia non cessa di essere tale nemmeno quando è condivisa dalla maggioranza: la follia sempre follia rimane, anche quando diviene forma di comportamento condiviso.
Ma l’aspetto più interessante di questo particolare episodio, in sè uno dei tanti piccoli atti insignificanti della triste pantomima della politica nazionale, risiede nella reazione del direttore di Rai Due Antonio Marano.
Costui, al termine della trasmissione, si rivolge in modo scurrile alla giovane Borromeo, con epiteti altamente offensivi, mandandola in modo poco cortese a quel paese.
Un episodio, questo, tutt’altro che banale.
Beatrice Borromeo è infatti erede di una delle famiglie più importanti di Milano e della Lombardia, una famiglia che dal XVI secolo occupa un posto decisionale di primo piano nella gestione della città meneghina.
Non a caso, Lavinia Borromeo, sorella di Beatrice, è sposata con John Elkann, a sua volta erede della dinastia Agnelli, la famiglia più potente d’Italia da un secolo a questa parte.
Antonio Marano è di contro un umile servo dei servi del piccolo padroncino, un cameriere che ha come unica preoccupazione quella di non scontentare mai chi gli dà da mangiare, per poter continuare ad usufruire dei suoi privilegi.
La situazione quindi appare da un certo punto di vista grottesca: l’umile servo, degno rappresentante della categoria dei “cafoni” saliti di rango perchè favoriti dal padrone, si permette di dare della cretina alla giovane rampolla di una delle più potenti famiglie che occupano i veri centri di comando, emblema di quella casta dei mercanti che ha preso il potere in occidente dopo aver spodestato la casta dei nobili-guerrieri decaduti e rammolitisi tra parruconi e vizi.
Da un punto di vista metastorico, questo piccolo episodio narra di un episodio epocale molto più grande.
Dopo tanto parlare di Denver, mi stavo quasi dimenticando del “sigillo” dello stato del Colorado, di cui Denver è capitale.
“Nulla senza il volere di Dio”, e chissà di quale Dio si parla.
Forse quel bizzarro occhio vuole suggerirci qualcosa.
Ed anche il fascio littorio sul quale l’occhio risplende è parecchio curioso.
Sembra quasi che lo facciano apposta per dare lavoro ai teorici della cospirazione.
Il 9 febbraio scorso le agenzie di stampa riportarono una particolare dichiarazione del presidente del consiglio, dichiarazione nella quale esprimeva il suo rispetto per la costituzione, aggiungendo però di non considerarla intoccabile. Personalmente la polemica in sé non mi aveva particolarmente interessato, come tutto ciò che riguarda la bassa politica italiana, ma mi aveva incuriosito il termine di cui si era servito il premier riferendosi alla costituzione:
Non è un Moloch intoccabile.
Moloch è il nome di una delle antiche divinità del Medio Oriente, venerato principalmente nel periodo che precedette la diffusione della religione ebraica, ed è associato al rito dei sacrifici umani che gli venivano tributati. Sicuramente l’immagine di Moloch non viene evocata spesso nel linguaggio di tutti i giorni, ed all’epoca della dichiarazione del presidente del consiglio mi parve assai curiosa la sua scelta di usare proprio tale allegoria per esprimere il suo pensiero.
Nello stesso modo, di tutta la vicenda che coinvolge il premier e la consorte in questo periodo, un solo particolare ha attirato la mia attenzione, un estratto di una frase usata dalla signora Lario nel comunicato che ha diramato alle agenzie:
Interpreta la loro parabola quasi epicamente, come “figure di vergini che si offrono al drago[…]”
Nel 1978 Stephen King pubblicò il romanzo “L’ombra dello Scorpione”, The Stand nella versione originale. La Storia raccontata da King inizia con la morte del 99% della popolazione americana causata dalla diffusione di un virus mortale, sfuggito di controllo da un laboratorio in cui si stava sperimentando una nuova arma biologica. Nel romanzo, il virus – una mutazione del virus dell’influenza – si espande rapidamente, e altrettanto rapidamente la pandemia decima la popolazione mondiale. Vengono quindi descritte le peripezie dei pochissimi sopravvissuti, misteriosamente immuni al virus, che in mezzo ad un paesaggio spettrale tentano di ricominciare a vivere. Molti di questi sopravvissuti condivideranno una visione, l’immagine di una anziana di colore che li richiama al suo cospetto. Attorno all’anziana donna si riuniranno quindi gran parte dei sopravvissuti, e sotto la sua guida carismatica fonderanno una nuova società democratica, a Boulder, in Colorado. Nei pressi di Denver. Il Colorado diviene così la terra libera, il luogo dove la civiltà rinasce, mentre contemporaneamente a Las Vegas il diabolico Randall Flagg raccoglie attorno a sé altri sopravvissuti e organizza una società tirannica destinata a scontrarsi con la celestiale Boulder.
La Marvel ha recentemente pubblicato una trasposizione del romanzo The Stand a fumetti.
Il Colorado fu per secoli terra di caccia degli Arapaho e dei Cheyenne, finchè nel 1859 vi giunsero i primi cercatori d’oro, che intuendo le potenzialità del luogo vi fondarono la città di Denver, destinata a divenire nel tempo il punto di contatto tra l’est e l’ovest degli Stati Uniti, tra il nord ed il sud. Denver è detta la Mile-High City, poiché la sua altitudine sul livello del mare corrisponde a 1609 metri, ovvero un miglio. Situata ai piedi delle montagne rocciose, Denver domina le grandi pianure rivolte ad occidente; distante dalle coste, nel cuore della nazione, l’area di Denver rappresenta uno dei punti strategici più importanti degli Stati Uniti.
Questa zona degli Stati Uniti pare richiami nell’immaginario collettivo Americano l’idea di rifugio a seguito di scenari apocalittici. Nella popolare serie televisiva Jericho, ambientata in una America in preda alla guerra civile a seguito di alcuni attentati nucleari all’interno dei confini degli Stati Uniti, il governo della nuova federazione nata dopo gli sconvolgimenti ha sede a Cheyenne, cittadina del Wyoming situata ai confini con il Colorado, sempre a ridosso delle montagne rocciose e a pochi chilometri a nord di Denver.
Ancora più recentemente, il quotidiano inglese Telegraph ha pubblicato un romanzo a puntate che ha inizio con un attentato nucleare che colpisce Londra ed alcune città americane. Dopo il prevedibile caos che segue, gli Stati Uniti si uniscono al Canada ed al Messico, dando vita ad una nuova entità chiamata Unione del Nord America, con capitale, ovviamente, Denver. L’aeroporto di Denver viene addirittura usato quale centro di detenzione per gli ex governanti epurati.
L’aeroporto di Denver in Operazione Blackjack, pubblicato dal Telegraph
L’area di Denver non riveste una importanza strategica solo nelle opere di fantasia. Occorre infatti ricordare che la sede principale del Norad, il comando di difesa aerospaziale degli Stati Uniti, ha sede nella Cheyenne Mountain, che si erge proprio a sud di Denver. Il Norad coordina le forze aeree militari degli Stati Uniti e del Canada, ed è la più potente struttura militare difensiva dell’intero pianeta. La centralità di Denver a livello direzionale è confermata anche dall’elevato numero di impiegati federali risedenti nella città, una presenza seconda solo a quella del distretto della capitale Washington.
Un’importanza ribadita dallo stesso aeroporto di Denver, il più grande aeroporto costruito negli Stati Uniti negli ultimi 25 anni, un’opera faraonica e del tutto spropositata. Costato quasi 5 miliardi di dollari, sorge in una posizione assai scomoda che ne preclude in parte la funzionalità: a 30 miglia dal centro di Denver, situato sulla sommità di un altopiano battuto spesso da forti venti, la sua ubicazione pare frutto di una scelta affrettata e poco ponderata. Ma così non è.
L’aeroporto di Denver, con la sua caratteristica planimetria a forma di svastica.
Al contrario, quella posizione fu fortemente voluta dai committenti, tanto che per livellare adeguatamente il suolo affinché l’edificazione fosse possibile, non fu ritenuto un problema lo spostamento di circa 85 milioni di metri cubi di terra. Una quantità corrispondente a circa un terzo di quella rimossa nel corso dell’apertura dello stretto di Panama. Un fatto che sicuramente conferma che vi era un motivo ben preciso per la costruzione di quell’aeroporto, proprio in quel luogo.
Forse davvero Denver si prepara a divenire la capitale di un mondo nuovo.
Denver ed il territorio circostante, con in evidenza i luoghi citati nell’articolo
Chiunque tu sia
infedele,
idolatra o pagano,
vieni.
La nostra casa non è un luogo
di disperazione.
Anche se hai violato cento volte
un giuramento,
vieni lo stesso.
May the road rise
to meet you.
May the wind be always
at your back.
May the sun shine warm
upon your face.
And rains fall soft
upon your fields.
And until we meet again,
May God hold you
in the hollow of His hand.
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